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Tendenze - page 21

Export settore Moda, Brescia nella top 20 italiana

in Economia/Tendenze by

Moda “made in Italy” nel mondo? Per sapere dove va, quali sono i maggiori mercati  e da dove parte l’export italiano: “La moda italiana nel mondo – Italian fashion in the world”, realizzata da Promos Italia, la struttura del sistema camerale italiano a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese e dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. La mappa, disponibile in italiano e inglese, è scaricabile dal sito di Promos Italia

Moda, un export italiano da 42 miliardi nei primi nove mesi del 2019: tra abbigliamento, accessori e calzature, +6% rispetto all’anno precedente. Emerge da elaborazioni della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Promos Italia su dati Istat. In particolare sono aumentate le esportazioni di abbigliamento (+7,6%) che superano i 14 miliardi, di borse (+12,8%) con 9,5 miliardi, di calzature (+5,4%) con 8 miliardi circa e di maglieria (+6,3%) con 2,7 miliardi. I 3 maggiori partner italiani del 2019 sono: Svizzera (14% del totale, +55,2%) che sorpassa Francia (10,4%, +5,5%) e Germania (8,4%). La Svizzera è il principale partner per articoli di abbigliamento, borse e pelletteria, Hong Kong eccelle per abbigliamento sportivo e pellicce, la Germania è prima per tessuti e per camicie, T-shirt e intimo, la Francia per maglieria e tappeti, gli Stati Uniti per biancheria per la casa, la Romania per filati, passamanerie e bottoni. In crescita soprattutto: Corea del Sud (+14,7%), Giappone (+10,8%) e Stati Uniti (+7,8%). Vanno forte anche i filati in Corea del Sud (+10,7%), i tessuti in Giappone (+14,5%), la biancheria per la casa in Canada (+25%), i tappeti nel Regno Unito (+42,1%), i bottoni in Tailandia (+41,9%), gli articoli di abbigliamento in Svizzera (+44,9%) e in Austria (+22,9%), quelli sportivi sempre in Austria (+49,5%), la maglieria in Svizzera (+62,1%), le borse in Svizzera (+92%) e Corea del Sud (+17,7%) e le scarpe in Svizzera (+26,6%) e Polonia (+21,5%).

I maggiori esportatori italiani? Firenze per calzature e pelletteria, Milano per abbigliamento. Firenze cresce del 55,1% in un anno, Milano del 7%. Terza Vicenza, +2,9%. Superano il miliardo di export anche Treviso, Prato, Reggio  Emilia, Verona, Bologna, Piacenza, Biella e Como. Biella prima per fibre tessili, Prato per tessuti.

Lombardia prima regione per export di moda con 10,4 miliardi di export, rappresenta un quarto del totale italiano, +3,5%. Supera i 10 miliardi anche la Toscana (+26%), terzo il Veneto con 8 miliardi. Oltre a Milano, tra i primi 20 posti ci sono anche le lombarde Como 11°, Bergamo 12°, Varese 17°, Mantova 18°.  e Brescia al 20°. In forte crescita Pavia (+113,1%), che passa da 181 a 385 milioni. I prodotti lombardi che incrementano di più il loro export sono: le calzature (+11,4%) e gli articoli di abbigliamento (+7,2%). Tra le province, oltre a Milano, si distinguono Mantova seconda per maglieria, Como per tessuti, Bergamo per biancheria per la casa, passamaneria e terza per filati.

Beni durevoli, a Brescia nel 2019 spesi 1 miliardo e 663 milioni di euro

in Automotive/Economia/Tendenze by

Nel 2019 la spesa per beni durevoli in Lombardia è aumentata del 4% (solo il Veneto è cresciuto di più: +4,5%) grazie in particolare al comparto della mobilità e alle auto nuove che hanno registrato l’incremento della spesa delle famiglie più elevato sull’intero panorama nazionale (+11,9% rispetto al 4,5% in Italia). Il quadro della spesa per i beni durevoli in Lombardia nel 2019 è stato tracciato dall’Osservatorio dei Consumi Findomestic, realizzato in collaborazione con Prometeia e presentato oggi a Milano. In espansione anche la spesa dei privati per auto usate (+1,6%) e motocicli (+7%). Tra i beni legati alla casa, andamenti positivi per mobili (2,9%) ed elettrodomestici (2,9%). Calano, invece i consumi di beni tecnologici: telefonia (-7,9%), elettronica di consumo (-4,6%) e information technology (-1,6%). “Nell’anno appena concluso in Lombardia – commenta il responsabile dell’Osservatorio Findomestic Claudio Bardazzi – sono stati spesi in durevoli 14 miliardi e 250 milioni, quasi il 20% del totale nazionale, con una media di 3.171 euro per nucleo familiare, il 3,9% in più rispetto al 2018. Monza-Brianza (3.501 euro), è la provincia italiana con la spesa media per famiglia più alta”.

L’ANALISI PROVINCIALE. “Lo scenario provinciale – ha aggiunto Bardazzi – presenta un andamento diversificato: solo a Milano (5,8%) e Monza-Brianza (5,2%) la dinamica della spesa per i durevoli è migliore della media regionale. Pavia (3,8%), Cremona (3,5%), Varese (3,4%), Mantova (2,9%), Como e Lodi (2,7% entrambe), Bergamo (2,2%) sono cresciute più della media nazionale. Brescia è in linea (2,1%), Sondrio (1,7%) e Lecco (1,5%) sono le uniche due province lombarde che si collocano al di sotto. Considerando la spesa per famiglia, dopo Monza-Brianza prima in Italia, troviamo 11esima in classifica (oltre 200 euro di distanza) Varese (3.277 euro), seguita da Cremona (3.216), Mantova (3.207), Pavia (3.193), Milano (3.188) e Como (3.176). Al di sotto della media regionale (3.171 euro) ci sono Lecco (3.087), Lodi (3.055), Brescia (3.021), Bergamo (2.993) e, infine, Sondrio che, con 2.886 euro, occupa il 47esimo posto a livello nazionale”.

BRESCIA. Brescia è una provincia economicamente dinamica e i dati di consumo dei beni durevoli lo confermano: i, a  con una spesa media per famiglia di 3.021 euro. Nel comparto motori le auto nuove valgono 489 milioni di euro (+4,4%), quelle usate 463 milioni (+1,3%) e i motoveicoli 35 milioni di euro (+5,4%). Solo a Milano è stato speso di più in elettrodomestici nel 2019 – a Brescia 101 milioni complessivi (184 euro a famiglia), in crescita del 2,6% – e in mobili (370 milioni, 671 euro per nucleo familiare), +3,2%. Elettronica di consumo (-4%) e telefonia (-5,5%) in negativo, lieve crescita per l’information technology (+0,5%) che è diminuita altrove.

MILANO. Il capoluogo lombardo è la provincia più dinamica nella regione e la seconda in Italia per consumi di beni durevoli: +5,8% di aumento rispetto al 2018 a 4 miliardi e 936 milioni di euro e +6,8% di crescita nella spesa media per famiglia (3.188 euro). Nel 2019 sono stati impiegati 1 miliardo e 396 milioni di euro per l’acquisto di auto nuove (+19%), 1 miliardo e 444 milioni per quelle usate (+1,4%) e 122 milioni (1° in regione) per i motoveicoli (+8,5%). L’incremento di Milano (+3,5%) nella spesa per elettrodomestici è secondo solo a Monza-Brianza. In positivo i mobili (+3,9%), stabile l’information technology (+0,2%) mentre crollano elettronica di consumo (-4%) e telefonia (-5,8%).

VARESE. A Varese la spesa per beni durevoli è cresciuta del 3,4% chiudendo il 2019 a 1 miliardo e 270 milioni di euro (3.277 euro di media a famiglia, +3,1%). La mobilità si conferma il settore traino dell’intero mercato: 441 milioni di euro di consumi per auto nuove (+11,3%), 315 per quelle usate (+2,2%) e 31 milioni di euro per motoveicoli (3,2%). L’Osservatorio Findomestic ha rilevato che le famiglie varesine hanno speso nel 2019 l’1% in più rispetto al 2018 in elettrodomestici (192 euro di media per nucleo), +1,2% per i mobili (682 euro medi), mentre non hanno sostenuto i consumi di TV e Hi-Fi, crollati in provincia del 7,2% a 31 milioni di euro complessivi. Stessa sorte per information technology e telefonia, rispettivamente in calo del 5,3% e del 12,1%.

CREMONA. Cremona, dopo Monza-Brianza e Varese, è la terza provincia lombarda per spesa media familiare in beni durevoli: 3.216 euro, cresciuti nell’ultimo anno del 2,7%. Sul territorio sono stati spesi in totale 502 milioni di euro nel 2019 (+3,5% rispetto al 2018), gran parte in auto nuove (151 milioni, +9,1% e 968 euro per famiglia) e auto usate: 140 milioni di euro complessivi, +2,6%. Positivo l’incremento di spesa per i motoveicoli anche se rappresentano una porzione minore del mercato dei durevoli in provincia (10 milioni di euro). Nel 2019 sono andati bene gli acquisti di elettrodomestici: +3,1% e 194 euro a famiglia, secondo miglior dato in regione dopo Monza. Per i mobili si è registrato un +3,5% con 111 milioni di euro in totale. In flessione l’elettronica di consumo (TV e Hi-Fi) e l’information technology (-2%), mentre è un vero e proprio crollo quello della telefonia che – in linea con il trend negativo di tutte le provincie lombarde – cala del 9,1% a 36 milioni di euro complessivi (erano 40 nel 2018), con 231 euro di spesa media per famiglia (erano 256 nell’anno precedente).

COMO. Como è la provincia lombarda che nel 2019 ha fatto registrare la crescita più elevata nella spesa per l’acquisto di motoveicoli (+13,7%) con 26 milioni di euro impiegati (3 in più del 2018) e il dato medio per famiglia più elevato nel segmento (99 euro). Nel complesso il mercato dei beni durevoli comasco ha raggiunto gli 828 milioni di euro nel 2019 (+2,7%) e 3.176 euro per nucleo familiare (+2,1%). Alle auto nuove sono stati destinati 291 milioni: +8,4% e +7,8 di spesa media per nucleo. Sono, invece, 180 i milioni spesi per quelle usate (+1,2%). Numeri più contenuti (49 mln) per gli elettrodomestici, ma pur sempre in crescita (+1,6%). Per i mobili le famiglie comasche hanno speso 705 euro di media ognuna, 184 milioni di consumi totali, in aumento dell’1,4%. Decresce l’information technology (-4,6%), l’elettronica di consumo (-5,9%) e crolla la telefonia con -11,6% di consumi e un ridimensionamento della spesa media familiare del 12,1%.

PAVIA. In provincia di Pavia i beni durevoli superato i 792 milioni (+3,8%) di euro per una spesa di 3.193 euro a famiglia, in aumento del 3,4%. L’Osservatorio Findomestic rileva che la quota per le auto nuove è salita a 258 milioni (+9,2%) così come quella per le usate che ha raggiunto i 218 milioni di euro (+2,1%). Dati lievemente positivi per i motoveicoli (+0,5%), mentre corrono gli elettrodomestici a +3,3% (44 milioni) e i mobili: +3,1%, 165 milioni complessivi e 665 euro a famiglia. In flessione dell’1% il segmento information technology, ed è in forte calo (-5,5%), come altrove, la spesa in telefonia passata dai 58 milioni del 2018 ai 55 del 2019.

LODI. I consumi di beni durevoli a Lodi sono aumentati nell’ultimo anno del 2,7% passando da 298 milioni di euro a fine 2018 a 306 nel 2019. Le rilevazioni dell’Osservatorio Findomestic evidenziano una spesa media per famiglia di 3.055 euro che ha contribuito in particolare ad alimentare il settore delle auto nuove (106 milioni di euro in totale, +5,6%) e quello delle usate con consumi in salita del +3,1%, soltanto Sondrio è cresciuta di più in questo segmento. Stabili i motoveicoli (+0,8%), in positivo gli elettrodomestici (+2,8% di consumi per 185 euro a famiglia) e i mobili (+3,2%). In provincia sono stati spesi solamente 8 milioni di euro per TV e Hi-Fi nel 2019 con un vistoso calo del 5,7% rispetto all’anno precedente. Diminuiti anche i consumi di information technology (-1,5%) e telefonia (-6,9%).

MANTOVA. Mantova è la seconda provincia lombarda, dopo Milano, per spesa media familiare nel comparto della telefonia (249 euro) nonostante i consumi del segmento siano calati del 4,5%. Nella città dei Gonzaga sono stati spesi 551 milioni di euro in beni durevoli nel 2019 (+2,9%), in particolare tra auto nuove (+8,4%, 872 euro a famiglia) e usate con 155 milioni di euro totali. Andamento negativo per i motoveicoli: Mantova è l’unica provincia lombarda che decresce (-0,9%), mentre è in positivo il settore casa: elettrodomestici a +2,8%) e mobili a +3,3%. L’information technology, stabile o in calo in tutta la regione, risulta invece in crescita (+1,1%), mentre viene confermata la tendenza negativa generale per l’elettronica di consumo (-3,6%).

LECCO. A Lecco consumi di beni durevoli in lieve crescita (+1,5%) a 453 milioni di euro complessivi e spesa media per famiglie (3.087 euro) che rimane stabile. L’Osservatorio Findomestic evidenzia come siano stati 150 (+6,9%) i milioni che i lecchesi hanno impiegato per le auto nuove, 110 (+1,1%) per le usate e 13 per i motoveicoli con la seconda maggior crescita in Lombardia: +11,1%. Segno “più” per elettrodomestici (+1,6%) e segno meno per la spesa media familiare sui mobili (-1,1%, unica provincia in calo nel segmento). In flessione anche l’elettronica di consumo (-5,8%) e l’information technology (-6,4%). A Lecco si registra il peggiore calo di tutta la regione nella telefonia: -13,2% di spesa complessiva con un arretramento da 38 milioni di euro nel 2018 a 33 nel 2019.

BERGAMO. Bergamo è la terza provincia lombarda per consumi in durevoli: 1 miliardo e 390 milioni di euro nel 2019 (+2,2% rispetto al 2018) e 2.993 euro di spesa media per famiglia (+3,2%). Il segmento in cui si è concentrata la maggior parte della spesa è quello delle auto nuove (423 milioni di euro, +7,4%) e usate (366 milioni, +1,1%). Bene anche i motoveicoli (+3,8%) così nel comparto casa la spesa media per famiglia è in aumento del 4,3% (seconda miglior crescita in regione) per gli elettrodomestici che si attestano a 89 milioni di euro, e del 3,3% per i mobili (306 milioni i consumi del comparto). L’elettronica di consumo e l’information technology non brillano con un -4% ciascuno, la telefonia crolla a -10,9%.

SONDRIO. Sondrio si conferma, anche nel 2019, l’ultima provincia lombarda per consumo di beni durevoli. La spesa complessiva si è attestata a 227 milioni di euro, l’1,7% in più rispetto al 2018. Le auto nuove hanno canalizzato 48 milioni di euro in totale con 612 euro per famiglia, meno delle usate Che hanno toccato quota 75 milioni con 952 euro di spesa media per famiglia (+3,7%), il dato più alto dell’intera regione. Ammontano a 5 milioni di euro gli acquisti di motoveicoli, mentre gli elettrodomestici crescono del 3,1% e i mobili del 3%. In negativo le altre voci: -2,4% per information technology, -9,4% la telefonia e -4,8% l’elettronica di consumo.

MONZA – BRIANZA. Monza-Brianza è la quarta provincia in Italia per crescita nella spesa destinata ai beni durevoli. L’incremento è stato del 5,2% sul 2018 e sono stati impiegati 1 miliardo e 331 milioni di euro in questo mercato. I monzesi hanno speso 437 milioni in auto nuove (1.150 euro a famiglia, il dato più alto in regione), e 357 in usate (+2,1%). Anche i motoveicoli risultano in positivo con 33 milioni complessivi, in crescita del 9,8%. In tutta la Lombardia, solo le famiglie monzesi hanno superato i 200 euro (203) di spesa media per gli elettrodomestici (+3,6% di consumi). Il segmento mobili aumenta del 2,8% ma cala l’elettronica di consumo del 4,3%. Anche information technology e telefonia diminuiscono rispettivamente del 3,4% (36 milioni di euro spesi) e del 10,4% (86 milioni e una spesa per famiglia crollata dell’11,3%).

CREDITO AL CONSUMO. Nei primi 9 mesi del 2019 in Lombardia sono stati finanziati attraverso il credito al consumo oltre 9 miliardi e 330 milioni euro, un valore in crescita del 7,9% e superiore alla media nazionale. “Oggi il credito al consumo – afferma Gilles Zeitoun, direttore generale di Findomestic – è sempre più percepito come uno strumento di pagamento utile e talvolta indispensabile. Non a caso, secondo una rilevazione del nostro Osservatorio mensile, il 78% degli italiani che hanno acquistato a rate avrebbe dovuto posticipare o abbandonare i propri progetti d’acquisto se non avesse potuto ricorrere al credito”.

Il mercato del credito ha offerto ancora una volta un sostegno fondamentale ai consumi delle famiglie italiane in un anno, il 2019, in cui complessivamente le erogazioni di prestiti hanno raggiunto un ammontare di 71,5 miliardi (+3,9% rispetto al 2018). In questo scenario Findomestic si è confermata leader di mercato, erogando 10,4 miliardi di prestiti (+6,1%) e raggiungendo una quota del 14,5%.

 

Le imprese bresciane incontrano la Svizzera: appuntamento l’11 marzo

in Economia/Export/Partner/Tendenze by

Appuntamento mercoledì 11 marzo, a Brescia, per la seconda tappa del 2020 del “Open Consulting Day: Svizzera”, evento dedicato alle imprese innovative e promosso dallo Swiss Business Hub Italia per promuovere la Svizzera come Business Location dove fare impresa.

L’iniziativa si terrà dalle 10 di mattina fino alle 17.30 e sarà ospitata dalla Camera di Commercio di via Einaudi, in città. Il format è quello di tavoli di incontro one to one (la sessione mattutina va dalle 10 alle 12.30, la pomeridiana dalle 14 alle 17.30), in cui – con una consulenza specifica – le aziende interessate a sviluppare il proprio business oltre confine potranno “approfondire le opportunità che la Svizzera, come mercato e come piattaforma aziendale, può offrire per la crescita aziendale e per esplorare gli esclusivi vantaggi competitivi sui mercati internazionali”.

Gli incontri sono riservati in particolare a realtà che operano nei settori: artificial intelligence, advanced manufacturing, personalised health, robotics&drones e blockchain. In concreto parliamo di biotecnologie, medtech, pharma, ICT, fintech, industria 4.0, intelligenza artificiale, droni, robotica e automazione. Ma non solo.

Tra gli argomenti affrontati ci saranno le forme di società possibili in Svizzera (Sagl, Società anonima, Succursale, Joint venture), le opportunità per Pmi e startup innovative, il supporto cantonale/federale alla creazione di imprese, gli aspetti commerciali, la gestione del mercato del lavoro, il Sistema fiscale, gli accordi di libero scambio e la Protezione Intellectual property e Intangible Assets.

Il termine per registrarsi all’evento è il 6 marzo. Per ulteriori informazioni è possibile mandare una mail a: milano.sbhitalia@eda.admin.ch

LINK REGISTRAZIONE: https://www.s-ge.com/it/event/evento-s-ge/open-consulting-day-svizzera-0

(articolo publiredazionale)

COS’E’ LO SWISS BUSINESS HUB ITALY

Lo Swiss Business Hub Italy è il rappresentante a Milano dell’agenzia ufficiale di promozione degli investimenti e del commercio internazionale Switzerland Global Enterprise (S-GE). L’Hub, che fa parte del Consolato generale svizzero a Milano, ha il compito di implementare le strategie di esportazione svizzere in Italia per promuovere la piazza economica svizzera.

Lo Swiss Business Hub Italy è il punto di contatto chiave per le piccole e medie imprese (PMI) della Svizzera e del Liechtenstein che desiderano esplorare opportunità di esportazione nel mercato italiano. I servizi dell’Hub includono: informazioni sul mercato; supporto per certificazioni; analisi dettagliate su mercato e prodotti; ricerca di distributori, rappresentanti e partner locali e supporto per instaurare canali di comunicazione; sviluppo di pipeline di vendita B2B / B2C; consulenza personale e coaching per PMI; valutazioni di sedi locali; organizzazione di eventi e missioni di accertamento di fattiper società, associazioni e delegazioni ufficiali svizzere. 

Lo Swiss Business Hub informa le aziende italiane circa i vantaggi chiave della Svizzera come piazza economica e di investimenti. Nell’ambito del mandato del governo svizzero (Segreteria di Stato dell’economia, SECO), l’Hub lavora a stretto contatto con le agenzie di promozione commerciale regionali e cantonali in Svizzera.

Settore benessere: a Brescia 3.364 imprese e 7 mila addetti

in Economia/Salute/Tendenze by
Benessere

Sono 26 mila le imprese attive nel settore del benessere e fitness indoor con le palestre in Lombardia al terzo trimestre 2019, tra palestre, centri benessere ed estetica. In crescita del 1,1% in un anno e del 4,9% in cinque anni. Pesano sulle 152 mila imprese attive in Italia nel comparto (+1,3 % in un anno e +5,5% in cinque anni) grazie anche alla presenza tra le prime dieci province italiane di tre lombarde: Milano con 8.055 imprese (+6,7% dal 2014), al secondo posto per attività dopo Roma ma prima per numero di addetti, 22 mila. Brescia è sesta con 3.364 imprese (+4% in cinque anni) e Bergamo settima con 2.987 (+5%). La Lombardia pesa soprattutto nel settore delle palestre, concentrando 925 attività su 4.436 italiane, nei centri benessere (1.048 su 3.560) e nei servizi di manicure e pedicure (446 su 2.074). Le ditte cinesi pesano a Milano e Prato 10% e 8%, a Genova, Gorizia, Firenze, Bologna circa il 5%. A Milano ci sono 787 ditte di cinesi (+63% in cinque anni) su 8 mila imprese, pari a un decimo. Tra gli altri centri lombardi Monza con 89 su 2003, pari al 4%, Como con 64 su 1449, il 4%, Varese con 92 su 2412, il 4%. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese al 2019, 2018 e 2014.

Le province lombarde. Dopo Milano, prima in regione con 8.055 imprese, +6,7% dal 2014 e 22 mila addetti, vengono Brescia (3.364 imprese, + 4% dal 2014 e 7 mila addetti), Bergamo con 2.987 imprese, +5% in cinque anni e 6 mila addetti. Seguono Varese con oltre 2 mila imprese e 5 mila addetti, Monza Brianza con 2 mila imprese, + 6% e 4 mila addetti, Como con oltre mille imprese e 3 mila addetti.

Il benessere fa impresa in tutta Italia. Sono 152 mila le imprese del settore, +1,3% in un anno, +5,5% in cinque anni. In testa Roma dove si concentrano 10.939 attività legate al fitness e benessere (+3,7% in un anno, + 15,4% in cinque anni), specializzata per lo più in istituti di bellezza (2.905). Al secondo posto Milano (8.055), prima per centri benessere, 487 e palestre, 339, terza Napoli (6.342, di cui 4.756 parrucchieri), quarta Torino con oltre 6 mila. Seguono Bari con 4 mila, Brescia con oltre 3 mila, Bergamo e Salerno con circa 3 mila. Per addetti del settore prevale Milano con 22 mila, seguita da Roma (21 mila), Torino e Napoli (11 mila).

Settore al femminile e giovanile, record di imprese straniere a Milano. Quasi due imprese su tre nel settore sono femminili e una su sei è in mano a giovani. Più alta in Lombardia la presenza di imprese con titolari nati all’estero, più di una su dieci.

Enoteche, Brescia seconda in Lombardia: le imprese sono 166

in Alimentare/Economia/Tendenze by

Le città, Roma, prima con 345, +1,5% in un anno e +35% in dieci anni, Napoli stabile con 221, Milano con 141, + 5% in un anno, + 72% in dieci anni, Torino con 121, + 5% in un anno e + 64% in dieci anni, Firenze con 91, +2% in un anno e + 7% in dieci

Sfiorano quota mille (982) le enoteche attive in Lombardia nel 2019. È quanto emerge da una rilevazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Coldiretti Lombardia su dati dei primi nove mesi del 2019, relativi alle localizzazioni di oltre 650 imprese attive (che in molti casi hanno più sedi). Rispetto al 2018 il numero di enoteche in regione è sostanzialmente stabile, mentre cresce del +8,7% in cinque anni rispetto alle 903 attive nel 2014. Complessivamente si contano oltre mille addetti, in crescita del +8,6% nel quinquennio.

A livello nazionale le enoteche sono 7.209, in aumento del 4% in cinque anni e stabili nell’ultimo anno: in Italia sono impiegati quasi 8 mila addetti, un numero che si mantiene stabile in un anno e in crescita del 10% in cinque anni.

Nelle singole città, i primi 10 comuni in Italia per numero di enoteche attive sono: Roma al primo posto con 345 enoteche (+1,5% in un anno e +35% in dieci anni); Napoli con 221 attività (-1% in cinque e dieci anni); Milano con 141  (+ 5% in un anno, + 72% in dieci anni); Torino con 121 (+ 5% in un anno e + 64% in dieci anni); Firenze con 91 (+2% in un anno e + 7% in dieci); Genova con 80 enoteche; Venezia con 68; Palermo con 62; Bologna con 57 e infine Bari con 50.

A livello provinciale, Milano è prima in Lombardia con 259 enoteche (+1,2% in un anno, +9,3% in cinque). Le imprese a Brescia sono 166 (stabili rispetto a cinque anni fa), a Bergamo 99 (+19,3% in 5 anni, ma in calo nell’ultimo anno del 6% dopo il picco dell’anno precedente), a Varese 104 (+6% in cinque anni) e a Monza 80 (+5% in cinque anni). Un comparto che in Lombardia impiega circa 1.100 addetti, +8,6% in cinque anni.

Prime in Italia per enoteche le province di Napoli (528, +3% in 5 anni), Roma (480, +3%) e Milano (259, +9%). Dopo Milano c’è Torino (235, +6%), Bari (192), Firenze (172, + 5% in un anno), Brescia (166, stabile), Venezia (158, +7% in cinque anni), Padova (138, stabili). Tra le prime, crescono di più in Italia nell’ultimo anno Firenze (+5% con 172), Palermo (+4% con 100), Catania (+7% con 91), Torino e Treviso (+2,6%, con 235 e 78 rispettivamente).

L’identikit del settore in Lombardia Considerando le sedi di impresa attive in Lombardia (che possono avere più localizzazioni), le donne ne guidano il 19,5%, i giovani l’8,5%. A livello provinciale ci sono più donne a Mantova (28%, 8 delle 29 sedi di impresa) e Como (31% pari a 15 delle 48 totali), più giovani a Como (15%) e Varese (13%). Sono 24 in tutto le imprese straniere attive in Lombardia (3,7% del totale) di cui 11 attive a Milano.

L’identikit del settore in Italia, donne al 26,5% e giovani al 11%. Considerando le sedi di impresa (che possono avere più localizzazioni) e i territori con più di 50 attività nel settore, ci sono più giovani a Taranto (25% delle 56 sedi di impresa), a Catania (22% su 72 imprese), Caserta (15% su 100 imprese). Più donne a Taranto (37,5% delle 56 imprese), Caserta (42% su 100 imprese), Pisa (35% delle 51 imprese), Como (31% delle 48), Catania (36% delle 72 imprese) e Cagliari (31% di 87). Più stranieri a Firenze (12%) e Roma (10%).

Manifatturiero, svolta negativa a fine 2019: Confartigianato lancia l’allarme

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Tendenze by

“Ultimo trimestre dell’anno con un forte rallentamento. Una frenata che si nota soprattutto a confronto con i dati del 2018 e che ci vede, seppure ancora su un territorio positivo, con segnali di crescita molto deboli e certamente condizionati dal clima di incertezza internazionale. Non ultima l’emergenza Coronavirus, di cui peraltro questi dati non tengono ancora conto” afferma Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia, a commento dei dati della congiuntura di Unioncamere Lombardia presentata stamane a Milano. E aggiunge: “Altro elemento degno di nota è il gap della produzione che ancora una volta segna la distanza tra la Lombardia e l’Italia: se il dato lombardo è sovrapponibile, nella sua serie storica, con quello europeo, permane una distanza netta tra Lombardia e Italia. Guardando a come si è concluso lo scorso anno, il pensiero prevalente è che eravamo ormai convinti che la fase difficile che abbiamo attraversato a inizio 2019 forse ormai alle spalle, e che ci aspettassero tempi migliori. Ora non ne siamo più cosi sicuri”.

I dati della congiuntura del IV trimestre, su un campione di più di 2.600 aziende manifatturiere lombarde, di cui 1.100 artigiane, fanno registrare una svolta negativa per il dato congiunturale delle aziende artigiane manifatturiere (-0,2%), con un dato tendenziale positivo (+0,5%); la crescita media annua si attesta così al +0,6%, in rallentamento rispetto al risultato del 2018 (+1,9%). L’indice della produzione non riesce ancora a raggiungere quota 100: si ferma a quota 98,7 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100).

Il quadro settoriale dell’artigianato conferma la siderurgia come il settore più in difficoltà (-3,6%), seguito dalle pelli-calzature (-2,0%) e dalla carta stampa (-0,8%), comparti caratterizzati da un trend negativo già negli anni precedenti. La gomma-plastica registra il secondo anno di calo (-0,5%), mentre il tessile prosegue la fase di stagnazione (-0,4%). La meccanica, il settore più rilevante in termini occupazionali, mostra una lieve variazione positiva (+0,2%), ma evidenzia un forte rallentamento rispetto agli intensi ritmi di crescita dei cinque anni precedenti. I settori in crescita coinvolgono soprattutto la produzione di beni di consumi (legno mobilio: +2,1%; alimentari: +2%; abbigliamento: +1,1%) oppure riguardano settori in ripresa dopo le forti perdite accumulate negli anni precedenti (manifatturiere varie: +2,1%; minerali non metalliferi: +1,6%). Il fatturato risulta in lieve calo in un’ottica tendenziale (-0,5%) ma rimane in crescita la media annua (+0,2%) pur avvicinandosi alla variazione nulla e di intensità inferiore al +1,7% del 2018.

Per il comparto artigiano dati negativi per gli ordini interni sia considerando il singolo trimestre (-0,3%) sia in media d’anno (-0,9%). Restano positivi gli ordini esteri (+0,4% il quarto trimestre) e il dato medio annuale riesce a spuntare un +2,4% grazie ai buoni risultati del secondo e del terzo trimestre. La quota del fatturato estero sul totale per le imprese artigiane rimane poco rilevante (8,1% del fatturato totale) anche se in aumento rispetto al precedente 6,9%: “Un dato che, anche se non riguarda grandi numeri, è significativo nel raccontare una tendenza: quella che vede sempre più aziende artigiane mettersi in gioco direttamente anche su un terreno internazionale, che fino a pochi anni fa non veniva quasi preso in considerazione se non attraverso la subfornitura”, commenta Massetti.

L’occupazione fa registrare un saldo negativo (-0,7%), per via di un calo del tasso d’ingresso (2,0%) e un contestuale aumento del tasso d’uscita (2,7%). In incremento il ricorso alla CIG con una quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione al 3,4% e la quota sul monte ore allo 0,7%.

“Siamo convinti che, particolarmente in tempi di instabilità economica internazionale come l’attuale, sia fondamentale mettere in campo strategie mirate per far sì che le imprese lombarde possano continuare ad essere competitive. – conclude Massetti – È un compito che richiede interventi su più fronti, da parte delle Istituzioni, delle Associazioni datoriali, delle banche e dei Confidi. La partita resta poi in mano alle nostre imprese, quelle micro e quelle piccole, che vogliamo rappresentare non tanto richiamando alla loro dimensione, ma perché tutte connotate nel loro modo di essere da quello che noi chiamiamo “valore artigiano”: esse sono le vere protagoniste dell’economia lombarda; noi crediamo nella loro capacità di reagire al cambiamento con rapidità, nella loro resilienza e flessibilità e, più di tutto, nel loro valore”.

Produzione del miele, Brescia prima in lombardia con 119 imprese

in Alimentare/Economia/Tendenze by
Miele

Sono 763 le imprese lombarde attive nella produzione di miele (+6% in un anno, +23% in cinque anni) su un totale italiano di 5.926. E’ quanto emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Coldiretti Lombardia su dati del registro delle imprese, relativi al quarto trimestre 2019.

Tra le province della nostra regione Brescia guida con 119 imprese, +10% in un anno e +27% in cinque anni. Seguono Bergamo con 110, +8% e +31%, Varese con 94 imprese, (-1% in un anno, ma in crescita del +7% in cinque), Pavia con 84 imprese, (+6% in un anno e +29% in cinque) e Sondrio con 81 imprese (+1% e +17%), Milano con 70 (+5% e +13%), Como con 64 (+10% e +16%), Lecco con 40 imprese (+14% e +29%), Lodi con 18 imprese (+13% in un anno e raddoppiate in cinque). Mantova ne ha 31 (stabili in un anno e +35%  in cinque), Cremona 15 (+7% e +15%), Monza Brianza 37 (+6% e +37%).

“In Lombardia – spiega Paolo Voltini, Presidente della Coldiretti regionale – sono presenti circa 160 mila alveari, custoditi da oltre 6000 appassionati tra professionisti e hobbisti, che producono miele, propoli, cera e altri derivati. Nel 2019 la produzione regionale è stata più che dimezzata dalle bizze del clima. A periodi particolarmente siccitosi, infatti, si sono alternate settimane piovose e fredde che hanno influito negativamente sul lavoro delle api. In questa situazione, per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, il consiglio è quello di verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica”.

Gli addetti. Nel 2019 in Lombardia gli addetti totali hanno registrato un aumento del 6% in un anno e del 24% in cinque anni, arrivando a 401. Sono cresciuti maggiormente a Bergamo e Brescia, + 10% circa, rispettivamente con 60 e 34 addetti.

Le imprese in Italia. Sono 5.926 le imprese italiane attive nella produzione di miele, in crescita del 6% in un anno, per un totale di 3.611 addetti (+9% in un anno, +34% in cinque). Tra le regioni più attive nella produzione di miele c’è il Piemonte con 1.024 imprese, + 9% in un anno e 746 addetti. Tra le province, invece, si segnalano Torino con 273 imprese (+9% in un anno, con 162 addetti), Catania con 239 imprese (+ 8%, con 196 addetti) e Cuneo con 238 imprese (+9%, con 188 addetti). In termini percentuali le crescite maggiori si registrano in provincia di Alessandria +14%, Udine +13% e Brescia +10%.

Sondaggio Confartigianato: Pmi fiduciose nonostante un anno difficile

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Tendenze by
Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

Le Pmi bresciane guardano al 2020 con un certo ottimismo e si attendono un anno migliore rispetto al 2019. È quanto racconta la rilevazione di Confartigianato Lombardia, che tra il 13 e il 16 gennaio ha coinvolto oltre 1600 imprese associate, 300 delle quali bresciane, interrogandole rispetto alla dinamica passata (2019) e futura (2020) di fatturato, ordini, occupazione, investimenti ed esportazioni per le sole imprese manifatturiere che vendono sui mercati esteri.

“Nonostante l’anno scorso si sia chiuso tra luci e ombre, le imprese artigiane, a inizio anno, guardano al 2020 con fiducia. È questa, in estrema sintesi, la visione che esce dall’ultimo sondaggio del nostro Osservatorio – racconta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti – Una visione che lascia ben sperare per il futuro della nostra Provincia e della nostra Regione, se consideriamo che la Lombardia resta salda nella sua posizione di locomotiva d’Italia: prima regione per valore dell’export manifatturiero – che ammonta a 124 miliardi nell’ultimo anno, pari al 27,3% del made in Italy – la Lombardia totalizza il 22,2% del PIL nazionale e ospita quasi un milione di imprese. Il sondaggio racconta un 2019 differenziato per comparti, con il Manifatturiero in evidente sofferenza e maggiore stabilità per le imprese dei Servizi e delle Costruzioni. La maggior parte delle nostre imprese si aspetta un 2020 in generale migliore del 2019, soprattutto per quanto riguarda il fatturato. C’è meno ottimismo sul fronte investimenti, anche se voglio sottolineare il segnale piuttosto netto che arriva dalle imprese di costruzione e installazione di impianti, le cui aspettative positive risultano essere influenzate dalle politiche pubbliche sull’ambiente: in altre parole, la transizione in atto verso un’economia più green si sta delineando come una leva forte per dare una spinta alla crescita delle imprese” conclude Massetti.

In base alla rilevazione fatta dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia, per tutti i settori si registra una prevalenza di imprese che prevedono per il 2020 una dinamica di crescita del fatturato, tendenza determinata dai Servizi e dalle Costruzioni, mentre nel Manifatturiero il saldo è positivo ma inferiore al punto percentuale. Le incertezze sui mercati internazionali, la debole domanda interna e la riduzione dei prestiti convergono nel determinare un saldo negativo per gli investimenti (con più imprese che si attendono una diminuzione per il 2020 rispetto a chi si attende una crescita), più marcato per Costruzioni e Manifatturiero, settori a maggiore presenza di imprese artigiane, mentre emerge un segnale di tenuta nei Servizi. Le previsioni sugli investimenti per quest’anno peggiorano il risultato del 2019.

Le imprese intervistate indicano che le aspettative sono influenzate, con un saldo negativo, dalle condizioni della politica fiscale italiana, dall’attuale situazione politica nazionale e dalle politiche tariffarie e sui dazi. Temperano l’influenza negativa della politica fiscale, con un marcato saldo positivo, le politiche pubbliche sull’ambiente, fenomeno decisamente più marcato per le imprese dell’edilizia e dell’installazione di impianti; saldo positivo anche sulle aspettative delle Pmi per la dinamica dei prestiti e le tendenze del commercio internazionale che, pur non favorevoli, sono attesi in miglioramento.

Le imprese manifatturiere che si spingono oltre confine nazionale sono più influenzate negativamente dagli sviluppi futuri di politiche tariffarie e dall’evoluzione del mercato tedesco. Il settore che soffre di più è quello Manifatturiero, con 3 indicatori su 4 con saldo negativo; la maggiore criticità si registra per gli ordini. Le imprese manifatturiere esportatrici, pur presentando performance migliori per investimenti, occupazione e fatturato, segnalano un saldo negativo per le vendite sui mercati esteri, in coerenza con il rallentamento del commercio estero.

 

 

Brevetti, a Milano una domanda su quattro di quelle italiane

in Economia/Tendenze by

Le imprese che richiedono brevetti, marchi o disegni hanno il 21% di possibilità in più, rispetto alle altre, di aumentare il proprio fatturato. A dimostrarlo è un recente studio dell’Ufficio europeo dei brevetti (EPO) e dell’Ufficio Europeo per la Proprietà Intellettuale (EUIPO). L’Italia fa molto bene nella tutela dei marchi e dei disegni europei, aggiudicandosi la medaglia d’argento tra i Paesi Ue alle spalle della Germania e la quarta posizione tra i 25 big mondiali. Sul fronte dei brevetti, il nostro Paese si posiziona al decimo posto della classifica internazionale delle invenzioni depositate all’Epo.

L’Italia è decima per numero di brevetti depositati nel 2018 all’Epo (Ufficio europeo brevetti). Malgrado un buon recupero rispetto al 2016 (+5,4%), i 4.400 brevetti depositati da imprese, fondazioni, enti pubblici e inventori italiani rappresentano il 2,5% delle 174mila domande pervenute. A trainare saldamente la classifica sono gli Stati Uniti che, nel 2018, hanno depositato oltre 43mila domande (un quarto di tutte quelle pervenute). Alle spalle degli Usa, la Germania, con quasi 27mila domande (il 15,3% del totale), quindi il Giappone (oltre 22mila domande, pari al 13% del totale).

A livello nazionale Milano si afferma come prima provincia per il deposito di brevetti (seguita da Torino e Roma), marchi (seguita da Roma e Torino) e disegni (seguita da Roma e Firenze). Milano rappresenta da sola il 25% dei depositi nazionali e l’81% dei depositi regionali di brevetto.

Coronavirus, sei aziende su dieci preoccupate per le conseguenze

in Economia/Export/Salute/Tendenze by
Brescia - Cina

Scambi con la Cina: Lombardia maggiore partner italiano con il 38,7% del totale, 13 miliardi su 34. Milano la più attiva (+3,6%) seguita da Torino, Lodi, Bologna, Bergamo, Napoli e Treviso. Si esportano macchinari e si importano elettronica e tessili. In crescita l’export di prodotti farmaceutici.

Sei su dieci si aspettano  conseguenze, resta un terzo di ottimisti sul timore che l’emergenza Coronavirus possa incidere sul business dell’impresa in Cina.  Fino ad ora non ci sono avvisaglie o contraccolpi negli affari per quasi la metà, ma circa la metà ha già avuto alcune conseguenze limitate.

Le informazioni sul virus sono chiare e spesso dirette per uno su tre ma per sei su dieci è ancora presto e bisogna aspettare per capire meglio le conseguenze.  Uno su sei ha fonti dirette dalla Cina con cui segue questi aggiornamenti.

Circa la metà, se la situazione fosse prolungata, potrebbe avere una riduzione del suo business estero. Lo rileva un’indagine di Promos Italia, l’agenzia nazionale delle Camere di commercio per l’internazionalizzazione, insieme ai numeri della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su oltre 200  imprese già attive sui mercati esteri sentite a gennaio 2020.

“Dalla nostra indagine emerge che alcune conseguenze per il business delle nostre imprese in Cina sono già tangibili – spiega Alessandro Gelli, direttore di Promos Italia, l’agenzia nazionale delle Camere di commercio per l’internazionalizzazione – e che la preoccupazione per l’evoluzione degli affari nei prossimi mesi è alta. La maggioranza delle imprese intervistate, infatti, ritiene che, se la situazione non migliorerà, i rapporti economici con la Cina potranno ridursi. Detto ciò – prosegue Gelli – la maggior parte delle imprese ritiene che le informazioni ad oggi disponibili siano ancora troppo frammentarie e confuse per poter calcolare con chiarezza le ricadute che questa emergenza avrà sui loro affari nel breve-medio periodo, ma al contempo questa incertezza genera inevitabile preoccupazione”.

È di oltre 13 miliardi in nove mesi l’interscambio lombardo con la Cina sui 34 miliardi italiani. La Lombardia rappresenta infatti più di un terzo del totale nazionale (38,7%). L’import da solo vale circa 10 miliardi sui 24 nazionali (41%) e l’export 3 miliardi su 9 (33%). Le importazioni sono in crescita sia in Lombardia (+2,2%) che in Italia (+5,4%). In flessione l’export che consiste soprattutto in macchinari ma aumenta a livello regionale quello di prodotti alimentari (+8,6%), articoli farmaceutici (+5,5%) e abbigliamento (+4,2%) mentre a livello nazionale bene i prodotti farmaceutici (+11,8%) e i tessili (+5,2%). L’import lombardo privilegia l’elettronica (27,3% del totale), l’abbigliamento (12,6%) e gli apparecchi elettrici (11,2%), quello italiano il tessile (20%). Dopo la Lombardia le regioni più attive nell’interscambio sono Veneto ed Emilia Romagna (13% circa del totale) mentre Milano spicca tra le province con 6,4 miliardi di scambi (+3,6%, 4,7 di import e 1,7 di export). È seguita da Torino con 1,6 miliardi e da Lodi con 1,4 miliardi. Superano il miliardo anche Bologna, Bergamo, Napoli e Treviso. Tra le prime 20 anche le lombarde Monza Brianza, Brescia, Varese, Como e Mantova. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia, la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione su dati Istat a settembre 2019 e 2018.

 

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