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Tendenze - page 21

Indagine Confartigianato: solo 4 aziende su 10 prevedono di riprendere come prima entro un anno

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Tendenze by
Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

I risultati della rilevazione dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia svolta dal 7 al 14 aprile 2020 con oltre 3.700 interviste a micro-piccole imprese e imprese artigiane lombarde, 586 delle quali bresciane, evidenzia un’ampia diffusione di segnali recessivi, intensificati rispetto la precedente rilevazione del 4 di marzo. «Abbiamo coinvolto i nostri associati che hanno risposto in gran numero, quasi 600 dei quali i titolari di imprese bresciane: tra i risultati emerge come il 77 per cento in questo momento è chiuso e la gran parte, il 63 per cento, si è dovuto bloccare per le disposizioni del Governo, più del 14 per cento ha fermato l’attività per una scelta del titolare. Non me l’aspettavo, ma è la dimostrazione di come tutti noi pensiamo soprattutto alla sicurezza di famiglie e dipendenti. Ora, per riprendere serve un segnale di diminuzione del contagio, ma come si fa a dirlo fino a quando non verranno fatti i tamponi? L’abbiamo ribadito anche al Presidente Attilio Fontana: le 4D di Regione Lombardia non bastano senza la 5D: il diritto delle imprese alla sicurezza» così Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia» a commento dello studio realizzato dall’Osservatorio di Confartigianato Lombardia e che ha coinvolto tutte le province lombarde. Solo il 23% delle pmi bresciane ha continuato completamente o parzialmente l’attività. E, di queste, l’83,6% delle imprese rimaste aperte lamenta l’elevata difficoltà riscontrata nel reperire l’apparecchiatura necessaria per continuare ad operare in sicurezza. Il 28,1% delle imprese aperte svolgono tutta o parte dell’attività in modalità a distanza (lavoro agile/smart working). Una micro-piccola impresa su 5 si serve di almeno un canale alternativo di vendita (domicilio, e-commerce, etc.) per proseguire l’attività.

A marzo si rileva un calo del fatturato delle Pmi bresciane del 61,2%. Per il mese di aprile, in cui si estende il lockdown avviato a marzo, le imprese stimano un calo dei ricavi del 70,8%. Il calo del fatturato nel bimestre marzo-aprile equivale ad una riduzione dell’11% del fatturato dell’intero anno. In valore assoluto il calo del fatturato è quantificabile solo per l’intero sistema delle pmi lombarde: a marzo stima l’Osservatorio di Confartigianato Lombardia è  pari a 12 miliardi di euro e ad aprile a 13 miliardi, per una riduzione complessiva nel bimestre di 25 miliardi di euro. Ipotizzando uno scenario di recupero entro la fine dell’anno, la crisi Covid-19 determinerebbe una riduzione del 26% delle vendite delle MPI lombarde nel 2020 rispetto a quelle dell’anno precedente, in valore assoluto pari a 57 miliardi di euro.  

CONSEGUENZA COVID – Lo shock della crisi da coronavirus ha determinato sulla gestione finanziaria delle imprese bresciane nel 93,1% dei casi mancati incassi per caduta del fatturato, nel 75,4% dei casi criticità relativamente al cash flow aziendale e nel 57,4% dei casi ritardi dei pagamenti di privati.

Il 58,9% delle imprese artgiane bresciane ha avanzato almeno una richiesta alle banche. In prevalenza sono state richieste: moratoria (66,8%) e consulenza (53,6%); mentre è crollata la domanda di credito per investimenti (14%).

PROSPETTIVE – Nell’arco di 6-12 mesi solo 4 imprese bresciane su 10 prevedono un recupero della normalità aziendale graduale. Nella fase di progressiva uscita dalla crisi e di ripartenza gli imprenditori indicano che saranno per lo più trainanti un solido sostegno al sistema dei pagamenti e alla finanza d’impresa e il dinamismo e la resilienza che da sempre contraddistingue le micro-piccole.

Conclude il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti: «Tutti gli imprenditori vorrebbero riaprire dopo un mese e mezzo di fermo e con i danni che stiamo contando: abbiamo suggerito che si riparta partendo dai cantieri, dalla moda e dal Made in Italy. Ma lo si deve fare con una vera regia nazionale, che deve arrivare per forza di cose dalla politica. Noi ci siamo, non solo quando c’è da chiedere il voto e quando lo Stato batte cassa per le tasse: riapriremo anche tra mille difficoltà, perché siamo abituati ad arrangiarci e rimboccarci le maniche, ma abbiamo bisogno di avere la garanzia del credito e un sostegno alla liquidità subito, non possiamo aspettare mesi».

Inflazione a Brescia: nel mese di marzo tasso tendenziale nullo

in Economia/Tendenze by

Per il mese di MARZO, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività registra un tasso congiunturale lievemente positivo (+0,1%), affiancato da un tasso tendenziale nullo. A livello di divisione, l’incremento maggiore è registrato dalle “Bevande alcoliche e tabacchi” (+1,5%), seguito da “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+1,0%) dai “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,6%) “Altri beni e servizi” (+0,4%) e “Abbigliamento e calzature” (+0,2%).

In forte diminuzione, invece, sono le “Comunicazioni” (-1,6%), seguite dai “Trasporti” (-0,6%). Altre diminuzioni, più lievi, sono presentate dalle divisioni “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-0,1%) e “Servizi ricettivi e di ristorazione” (-0,1%).
Nulle le variazioni congiunturali delle restanti divisioni: “Mobili, articoli e servizi per la casa”, “Istruzione”, “Servizi sanitari e spese per la salute”.
Analizzando per tipologia di prodotto, rispetto al mese precedente, sia i “Beni”, sia i “Servizi” registrano un lieve aumento congiunturale (rispettivamente +0,1%, +0,3%). Tra i Beni, hanno avuto un aumento considerevole i Tabacchi (+2,3%) e i “Beni alimentari lavorati” (+1,0%), mentre hanno subito una flessione gli “Altri Energetici” (-2,2%) e i “Beni alimentari non lavorati” (i freschi presentano -0,5%). All’interno dei Servizi, invece, lievi variazioni si riscontrano nella voce “Servizi vari” (+0,3%), nei “Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona” e nei “Servizi relativi ai trasporti” (entrambi +0,2%).

Con riferimento alla frequenza di acquisto dei prodotti, questo mese l’alta e media frequenza presentano un lieve aumento congiunturale (rispettivamente +0,1% e 0,3%), mentre i prodotti a bassa frequenza diminuiscono lievemente (-0,1%). Infine, la “Core Inflation”, che indica l’andamento della componente di fondo della dinamica dei prezzi, cioè l’inflazione al netto della componente volatile (beni energetici e alimentari non lavorati), registra una variazione congiunturale positiva (+0,3%), con un tasso tendenziale positivo (+0,4%).

NOTA METODOLOGICA

Gli indici dei prezzi al consumo di marzo 2020 sono stati elaborati nel contesto dell’emergenza sanitaria dovuta al diffondersi del Covid -19 in Italia, con la sospensione di attività di ampi segmenti dell’offerta di beni e servizi di consumo.  L’impianto dell’indagine sui prezzi al consumo, basato sull’utilizzo di una pluralità di canali per l’acquisizione dei dati, ha consentito di ridurre gli effetti negativi dell’elevato numero di mancate rilevazioni sulla qualità delle misurazioni della dinamica dei prezzi al consumo. La situazione che si è venuta determinando e le modalità con le quali è stata affrontata sono illustrate nella Nota metodologica, alle pagine 19 e 20, del Comunicato stampa diffuso oggi dall’Istat.

Come ricordato nella Nota metodologica dell’Istat, gli indici ai diversi livelli di aggregazione che hanno avuto una quota di imputazioni superiore al 50% (in termini di prezzi mancanti e/o di peso) sono segnalati mediante l’utilizzo del flag “i” (dato imputato).
Con il comunicato stampa odierno vengono diffusi gli indici locali dei prezzi al consumo a un livello aggregato (indice generale, divisioni di spesa ECOICOP, tipologie di prodotto) e laddove necessario con il flag “i”. Ciò è coerente con gli indici NIC pubblicati dall’Istat a livello nazionale. Le specifiche realtà locali saranno rappresentate in occasione dell’uscita dei dati di aprile (retrospettivamente anche per marzo) quando saranno resi disponibili anche indici più disaggregati.

Dall’entrata in vigore del DPCM del 9 marzo 2020, la rilevazione delle singole quotazioni relative ai prodotti facenti parte del piano di campionamento del Comune di Brescia, è stata effettuata solo telefonicamente dai rilevatori incaricati, senza che questi si dovessero recare fisicamente presso i punti vendita rimasti aperti, cioè quelli appartenenti all’allegato 1 del citato decreto. Laddove, non è stato possibile rilevare le quotazioni dei punti vendita chiusi dal DPCM citato, l’Istat è intervenuto applicando metodologie di stima condivise in ambito europeo e riportate in modo approfondito nella NOTA ISTAT citata (www.istat.it).

Immatricolazioni: in Lombardia autobus -25,5%, camion -28,9% (prima del Coronavirus)

in Automotive/Economia/Partner/Tendenze by

Nel 2019 in Lombardia le immatricolazioni di autobus sono state 534, con un calo del 25,5% rispetto al 2018. Sempre lo scorso anno le immatricolazioni di veicoli pesanti (e cioè con PTT – peso totale a terra – superiore a 16 tonnellate) per il trasporto merci sono state 3.607, con un calo del 28,9% rispetto al 2018. Questi dati emergono da un’elaborazione del Centro Studi Continental su dati Aci.

Dall’elaborazione è possibile stilare un prospetto dei dati a livello provinciale. Le province della Lombardia in cui le immatricolazioni di autobus sono calate sono Lodi (-61,3%), Varese (-51,8%), Mantova (-44,4%), Cremona (-42,9%), Monza e Brianza (-36,4%), Milano (-36%), Pavia (-31,3%), Lecco (-30%) e Bergamo (-27,4%). Le province in cui è stato registrato invece un aumento sono Brescia (+204,3%), Como (+200%) e Sondrio (+27,3%). Per ciò che riguarda le immatricolazioni di veicoli pesanti per il trasporto merci, tutte le provincie della Lombardia fanno registrare dati in calo, ad eccezione di Monza e Brianza (+4,7%). Si va dal -13,1% di Como al -40,3% di Milano fino ad arrivare al -51,4% di Lodi.

Immatricolazioni camion 2019 in Lombardia

Nel 2019 in Italia le nuove immatricolazioni di autobus sono state 4.321, con una crescita del 31,3% rispetto al 2018. Sempre nel 2019 le immatricolazioni di veicoli pesanti (e cioè con PTT – peso totale a terra – superiore a 16 tonnellate) per il trasporto merci sono state 19.605, con un calo del 30,7% rispetto al 2018.

Coronavirus, Siderweb: il settore dell’acciaio rischia un calo del 20 per cento

in Acciaio/Economia/Tendenze by

Flero (BS) – Doveva essere un anno interlocutorio, con un tasso di crescita del consumo di acciaio positivo, seppur inferiore a quello registrato nel 2019. Invece, il 2020 sarà a suo modo un anno memorabile per il mondo e, quindi, anche per la siderurgia globale. Un anno contraddistinto da quello che sta assumendo i contorni di un vero e proprio terremoto sanitario, sociale ed economico. Il protagonista, l’innesco dell’incendio è stato il virus SARSCoV-2, responsabile della malattia infettiva respiratoria che sta contagiando tutto il mondo.

Quale sarà l’impatto delle misure volte a contenere la diffusione del coronavirus sulla siderurgia? Questo il tema affrontato nel webinar gratuito organizzato martedì scorso, 7 aprile, da siderweb. «Al momento i ragionamenti che si possono fare – ha spiegato Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb – sono di natura indiretta, in quanto ad oggi non esistono previsioni aggiornate sui consumi di acciaio. Si può quindi solo stimare quale sarà la domanda dei settori utilizzatori e farsi un’idea delle ripercussioni sul comparto».

Sul versante delle costruzioni «CRESME LAB, il think tank analitico del CRESME il 26 marzo ha previsto per l’edilizia e il genio civile nel nostro Paese, includendo investimenti in nuova costruzione e manutenzione straordinaria, una contrazione (valutata a valori costanti) del -22,6% rispetto al 2019». Ci potrebbe essere, rispetto alle previsioni (che erano positive per il 2020; +2,4%), una perdita potenziale di 34 miliardi di euro di investimenti. Se invece si guarda al dato del 2019, la caduta è quantificabile in 31 miliardi di euro.

Per il settore dell’auto, «marzo ha visto una contrazione delle vendite del 90% sul mercato italiano – ha proseguito Ferrari -. Per l’anno 2020 le attese degli analisti sono per una riduzione a livello globale del 15% circa». In particolare Standard & Poor’s si attende un -15%/-20% in Europa, seguito da un +9%/+11% nel 2021. Se queste previsioni si avverassero, a fine 2019 avremmo vendite in Europa pari a 19 milioni di autoveicoli, contro i 20,7 milioni di autoveicoli del 2019.

Infine per il settore petrolifero il forte calo dei prezzi del greggio dovrebbe portare secondo IEA ad una riduzione del 50%-85% dei profitti delle compagnie petrolifere rispetto al 2019, con un conseguente taglio degli investimenti. La riduzione dovrebbe essere di circa il 15%-20% rispetto alle attese, con un conseguente calo dei consumi di acciaio.

«Tutti i dati a disposizione ci dicono che la contrazione del settore sarà forte – ha concluso Ferrari durante il webinar -, con l’automotive a -15%/20%, il petrolio a -15/20% e le costruzioni a -20/25%. Anche se alcuni comparti faranno meglio della media (per esempio il biomedicale, l’industria alimentare, ecc.), per la siderurgia mi attendo una contrazione dei volumi in linea con quella dei settori utilizzatori».

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Mercato immobiliare, nel 2019 compravendite cresciute del 13% a Brescia

in Economia/Edilizia/Partner 2/Tendenze by

La performance del mercato residenziale è stata supportata principalmente dalla dinamica delle compravendite e dall’intensità della domanda, mentre restano distanti dalla media del panel la ripresa dei prezzi e la velocità di assorbimento del mercato – è quanto emerge dal 1° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2020 di Nomisma presentato oggi in diretta streaming.

Residenziale

Il mercato residenziale bresciano nel 2019 ha registrato 2.724 compravendite, in aumento del 13,3% rispetto al consuntivo 2018 e sospinte da una domanda crescente. Le transazioni sono cresciute per il sesto anno consecutivo, portando gli scambi sui livelli più alti della serie storica osservata.

Al contempo – come emerge dallo studio condotto da Nomisma- le erogazioni di mutui diminuiscono di poco meno di tre punti percentuali a livello provinciale, in linea con il trend che si osserva a livello nazionale; la buona ripresa del mercato immobiliare nel 2019 è stata resa possibile dal basso livello dei prezzi immobiliari.

L’Istituto bolognese evidenzia come i tempi medi di vendita siano di 7 mesi per le abitazioni sia nuove sia usate e gli sconti medi, nel corso del 2019, hanno visto una diminuzione, sia per gli immobili nuovi (7,5%) sia usati (12%).

Sul fronte degli affitti Nomisma riscontra una ripresa favorita dalla dinamica di crescita già iniziata nel 2018. Nel centro città si rileva una crescita annuale dell’1,4%, percentuale che scende lievemente per le zone di periferia. I tempi di locazione si riducono a 1,9 mesi, restando al di sotto della media delle 13 città.

Crescono i rendimenti lordi annui da locazione, grazie all’aumento dei canoni, e si assestano in media al 5,6%, con punte del 5,9% in periferia.

Eguale peso si riscontra tra la compravendita e la locazione, pari al 47,5% per l’acquisto e per il 52,5% per l’affitto. L’acquisto della prima casa riguarda quasi l’80% delle compravendite, in aumento rispetto alla rilevazione del 2019, a discapito degli acquisti per investimento la cui percentuale scende dal 18,3% al 14,9% del totale delle transazioni. Ancora più ridotta risulta la quota degli acquisti dedicata alle seconde case (5,3%).

 

Non residenziale

Rispetto al settore non residenziale Nomisma fotografa il perdurare di alcuni segnali di criticità in un contesto di lieve crescita dell’attività transattiva.

L’Istituto bolognese evidenzia come vi sia stato un aumento delle compravendite piuttosto deciso nel 2019, con una dinamica positiva che tuttavia ha mostrato, in serie storica, una discreta volatilità. I prezzi degli uffici risultano ancora in calo, mentre per i negozi si interrompe la caduta dei valori che tornano perciò in territorio positivo (+0,3% in media, contro il -0,8% registrato nella media delle 13 città monitorate).

Il segmento della locazione, di significativa importanza per i comparti direzionale e commerciale, mostra le difficoltà di questi mercati ad uscire pienamente dalla crisi, come dimostrano i canoni ancora in flessione in entrambi i comparti considerati.

I rendimenti lordi annui rimangono stabili al 4,6% per gli uffici e al 5,8% per i negozi, in entrambi i casi inferiori alla media delle 13 città intermedie.v

Brescia, inflazione in leggero calo nel mese di febbraio

in Economia/Tendenze by

Per il mese di febbraio, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività registra una lieve variazione congiunturale negativa (-0,1%) affiancata da un tasso tendenziale nullo. Analizzando per tipologia di prodotto, rispetto al mese precedente si registra una lieve diminuzione dei “Servizi” (-0,2%) dovuta principalmente alla forte flessione dei “Servizi relativi ai trasporti” (-0,8%). Anche i “Beni” presentano una lieve diminuzione (-0,1%), causata soprattutto dalla forte contrazione degli “Altri beni energetici” (-1,4%), controbilanciata dall’incremento dei “Beni alimentari non lavorati” (+1,0%), in aumento per il secondo mese consecutivo.

A livello di divisione, le uniche che registrano variazioni positive in termini congiunturali sono i “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,3%) con aumenti spiccati per i “Pesci e prodotti ittici” e i “Vegetali”, e “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+0,2%) con incrementi della voce “Grandi apparecchi domestici elettrici e non” (+2,7%).

In forte diminuzione, invece, sono i “Trasporti” (-0,9%), con una sostenuta flessione del “Trasporto aereo passeggeri” (-9,5%), la contrazione dei “Carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati” (-1,4%) e l’aumento della voce “Trasporti passeggeri su strada” (+2,5%). Altre diminuzioni, più lievi, sono presentate dalle seguenti divisioni: “Comunicazioni” (-0,6%), “Bevande alcoliche e tabacchi” (-0,2%) con una sostenuta contrazione delle Birre (-1,5%), Altri beni e servizi” (-0,1%) e “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-0,1%), con una forte flessione del “Gasolio per riscaldamento” (-2,8%) e dei “Combustibili solidi” (-2,2%).

Nulle le variazioni delle restanti divisioni: “Ricreazione, spettacoli e cultura”, “Servizi ricettivi e di ristorazione”, “Abbigliamento e calzature, “Istruzione” e “Servizi sanitari e spese per la salute”.

Con riferimento alla frequenza di acquisto dei prodotti, questo mese le tre tipologie di prodotto presentano una lieve flessione: Bassa (-0,1%), Media (-0,2%) e Alta (-0,1%). In termini tendenziali, solo i prodotti a Media frequenza d’acquisto presentano tassi negativi (-0,8%), mentre le altre due tipologie registrano variazioni tendenziali entrambe positive (+0,6%).

Infine, la “Core Inflation”, che indica l’andamento della componente di fondo della dinamica dei prezzi, cioè l’inflazione al netto della componente volatile (beni energetici e alimentari non lavorati), registra una variazione congiunturale negativa (-0,1%), con un tasso tendenziale lievemente positivo (+0,2%).

Sicurezza sul lavoro, a Brescia 174 imprese (+40 per cento in cinque anni)

in Economia/Edilizia/Tendenze by

Le imprese nei settori legati alla sicurezza sul lavoro, che offrono servizi in questo campo, sono 4.200 in Italia, mille in Lombardia, 380 a Milano, secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Un settore in costante crescita quasi raddoppiato nel corso degli ultimi dieci anni, + 4% negli ultimi 12 mesi. Un quarto delle imprese attive è concentrato sulla Lombardia. Emerge da un’elaborazione Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Innovhub – SSI  su dati Registro Imprese al II trimestre 2019.

In Lombardia ci sono oltre 1.000 imprese, in aumento del 3% rispetto allo scorso anno e del 32% circa rispetto al 2014. A prendersi cura della sicurezza sui luoghi di lavoro sono circa 2.600 addetti, un numero in crescita del 9% in soli 12 mesi. Dopo Milano che conta 380 imprese e 942 addetti ci sono Brescia con 174 imprese (+8,7% in un anno, + 40% in 5 anni) e 425 addetti, Bergamo (96 imprese e 251 addetti), Monza e Brianza (84 imprese e 129 addetti), Varese (73 imprese e 303 addetti, raddoppiati in un solo anno.

In Italia. A Roma ci sono 388 imprese (+9,3% rispetto al 2018) e quasi 4.200 addetti, a Torino 215, +3,4% con 491 addetti, a Napoli 120, +7,1% con 210 addetti.

Brescia, battuta d’arresto per la produzione metalmeccanica

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Meccanica/Tendenze by

In provincia di Brescia, nel quarto trimestre 2019, l’attività produttiva dei tre settori metalmeccanici ha segnato variazioni negative rispetto allo stesso trimestre del 2018. È proseguita, quindi, la dinamica sfavorevole registrata nel periodo precedente, in cui si era improvvisamente invertito il trend di crescita dei tre settori rilevato per numerosi trimestri.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale condotta dall’Ufficio Studi e Ricerche di AIB.

In particolare, il comparto metallurgico siderurgico ha registrato una diminuzione dell’attività dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2018, la meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche del 2,8%, la meccanica tradizionale e mezzi di trasporto del 2,0%.

“La situazione di debolezza per quanto riguarda i settori metalmeccanici prosegue, e ha impattato negativamente anche sui prezzi delle materie prime industriali e sulle quotazioni dei noli marittimi, che si attestano sui minimi pluriennali – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di AIB –. Tra le commodity principalmente impiegate nei cicli di produzione delle aziende metalmeccaniche bresciane si rilevano cali diffusi, a testimonianza di una situazione non semplice”.

A febbraio, rispetto allo stesso mese del 2019, l’alluminio ha segnato un ribasso del 9,4%, il rame del 9,7%, lo zinco del 21,9% e il rottame ferroso dell’11,5%.

Sul versante del mercato del lavoro, si segnala la ripresa della Cassa Integrazione Guadagni nei comparti metalmeccanici. Le ore complessivamente autorizzate nel 2019 sono cresciute del 76% rispetto al 2018, passando da 3 a 5,4 milioni. In particolare, la componente ordinaria è cresciuta del 215% (da 866 mila a 2,7 milioni di ore), quella straordinaria del 21% (da 2,2 a 2,6 milioni di ore). I dati dell’Osservatorio AIB-ApL al quarto trimestre 2019 hanno invece messo in luce alcune tensioni nel reperimento di figure professionali legate alla metalmeccanica, in particolare per gli operai specializzati (fonditori, saldatori, fabbri, montatori, manutentori).

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la terza provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino e Milano). Con poco meno di 100 mila addetti attivi nell’industria metalmeccanica, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (16 mila addetti) e i prodotti in metallo (36 mila), è al terzo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila) e in quinta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco più di 8 mila addetti).

 

Imprese, sono 19.536 le bresciane titolari di aziende o nei Cda

in Economia/Tendenze by

Crescono negli anni le cariche direttive nelle aziende occupate da donne: tra amministratori, procuratori e titolari sono oltre 161 mila in Lombardia, erano 142 mila dieci anni fa, +13,7%, un aumento molto più forte rispetto a quello degli uomini (+1,9% dal 2009). E se le titolari di ditte individuali sono ancora la prevalenza (93.606), salgono dalle 42.252 del 2009 alle 52.505 del 2019 le amministratrici di società attive in Lombardia (+24%). Milano concentra 64 mila cariche femminili (+26,2% in dieci anni) ed è seconda in Italia dopo Roma (84.501), precede Napoli, Torino, Bari e Salerno. Rispetto alle altre province a Milano prevalgono nettamente le cariche direttive femminili in società (37 mila circa tra cui 25 mila amministratori e 12 mila procuratori) rispetto alle titolari (27 mila). Tra le prime a livello nazionale anche Brescia con 19.536. Seguono in regione Bergamo con 18 mila, Monza Brianza e Varese con 11 mila. A Monza Brianza +31,5% in dieci anni. In generale quasi una carica direttiva su quattro in Lombardia è di una donna con punte del 28% a Sondrio e del 25% a Pavia e Varese. I settori con maggiore presenza femminile a livello direttivo in Lombardia sono il commercio al dettaglio, i servizi alla persona e di ristorazione dove prevalgono le titolari mentre nel commercio all’ingrosso e nella attività immobiliare gli amministratori e procuratori donna sono la maggioranza. In media una carica femminile su venti in Lombardia è occupata da una donna sotto i 30 anni mentre le nate all’estero rappresentano il 16% con prevalenza di cinesi e rumene. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese relativi alle cariche attive.

Le cariche direttive femminili in Italia. Sono oltre un milione di cui 798 mila titolari e rappresentano il 25% delle cariche attive. Crescono le presenze femminili in dieci anni del 3,9% e sono attive soprattutto nel commercio al dettaglio (232 mila cariche), nelle coltivazioni agricole (199 mila), nei servizi alla persona (100 mila) e nella ristorazione (86 mila). Roma con 84.501 cariche e Milano con 63.894 guidano la classifica seguite da Napoli (48.392), Torino (37.699), Bari (26.776), Salerno (23.021), Brescia (19.536), Firenze (19.147) e Caserta (18.918). Tra le prime, è a Caserta e a Salerno che la presenza delle donne pesa di più sulle cariche direttive, oltre il 26%. In Italia in media le giovani sotto i 30 anni rappresentano il 57% del totale mentre le nate all’estero il 12,3% con prevalenza di cinesi e rumene.

In Lombardia aumentano le imprese femminili: + 0,5% in un anno

in Economia/Tendenze by
Donne e lavoro, foto generica da Pixabay

Crescono le donne imprenditrici in Lombardia, 713 imprese in più in un anno, + 0,5% e 5200 in più in cinque anni, +3,4%. Con 158 mila imprese, la regione Lombardia vede cresce le imprese. La regione si conferma anche culla delle eccellenze femminili, con il 26% delle imprese ad alta e medio alta tecnologia guidate da donne, trainata da Milano che si posiziona prima in Italia con 653 imprese e 5.433 addetti. Al secondo posto Torino con 348 imprese, seguita da Roma e Brescia. Ottimo posizionamento anche per Monza Brianza, al 14esimo posto con 178 imprese. E’ quanto emerge dai dati elaborati dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sulla base dei dati del registro imprese e della classificazione OCSE dei settori ad alta e medio alta tecnologia.

Più in generale, considerando tutti i settori, in Lombardia il numero di imprese a guida femminile aumenta dello 0,5% in un anno sfiorando quota 160 mila.

Imprese femminili ad alta e medio alta tecnologia – Tra i settori ad alta e medio alta tecnologia individuati in base alla classificazione OCSE (telecomunicazioni, veicoli spaziali, apparecchi ottici, sistemi informatici, prodotti farmaceutici e chimici, fibre, veicoli elettrici e imbarcazioni…) l’Italia conta 7.215 imprese guidate da donne, 1.876 delle quali si concentra in Lombardia, che rappresenta quindi il 26% del totale nazionale.  Milano è prima in Italia con 653 imprenditrici alla guida di imprese avanzate, 115 ad alta tecnologia e 538 a medio alta tecnologia, con complessivamente 5.443 addetti. Al secondo posto Torino con 348 imprese di cui 72 ad alta tecnologia e 276 a medio alta tecnologia, seguita da Roma e Brescia con rispettivamente (rispettivamente 262 e 257). Nella top 20 anche Monza Brianza che si posizione al 14 posto con 178 imprese femminili ad alta (26) e medio alta (152) tecnologia e 4.605 addetti. Lodi registra 37 imprese e 184 addetti. In Regione complessivamente  sono 1.876  le imprese ad alta e medio alta tecnologia guidate da donne, con 16.668 addetti (solo quelle ad alta tecnologia sono 278 e 2.542 addetti).

Imprese femminili in tutti i settori – Sono 1.164.324 le imprese guidate da donne in Italia. Rappresentano il 22,7% del totale (nel 2018 erano il 22,6%). Danno lavoro a 2.550.751 addetti, numero in aumento dello 0,6% rispetto al 2018 e di oltre il 10% negli ultimi 5 anni. In Lombardia sono quasi 160 mila, in aumento dello 0,5% rispetto al 2018, e del 3,4% negli ultimi 5 anni. Milano è seconda in Italia sia per numero di imprese, 54.491, sia per numero di addetti, 150.568. Sono i numeri elaborati dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese al 4° trimestre 2019.

Il primo settore è il commercio, seguito dall’agricoltura, altre attività di servizi e alloggio e ristorazione. Prima città in Italia per numero di imprese e addetti è Roma con rispettivamente 80.283 imprese a guida femminile e 186.721 addetti, seguita da Milano (54.491 imprese e 150.568 addetti), Napoli (51.995 imprese e 101.863 addetti) e Torino (43.580 imprese e 93.637 addetti).

I dati in Lombardia – Sono quasi 158 mila le imprese a guida femminile in Lombardia, il 13,6% rispetto al dato nazionale, in aumento, in valori assoluti, dello 0,5% rispetto al 2018 e del 3,4% negli ultimi 5 anni. Il 34,5% di queste imprese si concentra a Milano, 54.491, seconda in Italia anche per numero di addetti (150.568). Un aumento significativo del numero di imprese guidate da donne si registra a Monza e Brianza (11.838 imprese, + 2,1%), dove il numero di addetti cresce dell’1,5%, raggiungendo quota 28.655. In aumento anche i numeri di Lodi (2.826 imprese, +0,9%,), dove si registra una significativa crescita del numero di addetti (6.776, +3,2%).

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