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Tendenze - page 11

Brescia, partite Iva ancora in aumento: +18%

in Economia/Lavoro/Tendenze by
Giovane al lavoro, foto da Pixabay

Nel corso del 2021 in Lombardia sono state aperte 105.610 nuove partite Iva, con un incremento del 37,75 per cento rispetto all’anno precedente. In particolare nella provincia di Brescia sono state registrate 9.980 nuove aperture (+18%).

È quanto emerge dall’Osservatorio sulle Partite Iva del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che evidenzia inoltre come l’incremento a doppia cifra abbia riguardato tutta la penisola: nel corso del 2021 sono state infatti registrate 549.500 partite Iva, in aumento del 18.2% rispetto all’anno precedente, frutto del “rimbalzo” dopo la flessione del 2020.

A riferirlo è il quotidiano online Brescia news.

Brescia, inflazione di marzo: +1,1% su febbraio, +6,4% sul 2021

in Economia/Tendenze by

Nel mese di MARZO, continua a salire l’inflazione che accelera per il decimo mese consecutivo: la crescita dei prezzi al consumo si attesta a +1,1% a livello congiunturale (rispetto al mese di febbraio) e a +6,4% quella tendenziale (rispetto allo stesso mese dell’anno precedente). A renderlo noto è una nota dell’ufficio statistica del Comune di Brescia, riportata da Brescia News.

A livello di divisione, presentano incrementi congiunturali superiori alla variazione media generale i “Trasporti” (+3,6%, con l’aumento dei Carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati), “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+2,8%, con un elevato incremento dell’Energia elettrica e del Gas). Incrementi sotto la media generale si registrano per le divisioni “Abbigliamento e calzature” (+1,2%, con l’aumento della voce Indumenti), “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,6%, in particolare con l’aumento degli Oli e grassi), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+0,5%, con l’incremento dei Servizi di alloggio) e “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,1%). Diminuiscono le divisioni “Ricreazione, spettacoli e cultura” (-0,6%) e “Comunicazioni” (-0,1%). Nulle le variazioni per “Mobili, articoli e servizi per la casa”, ”Istruzione”, “Altri beni e servizi” e “Servizi sanitari e spese per la salute”.

In termini tendenziali, le divisioni che presentano decisi aumenti sono “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+28,2%, con alti tassi dell’Energia elettrica e del Gas) e “Trasporti” (+10,1%, con l’accelerazione dei Carburanti). Notevoli aumenti, pur inferiori alla media generale (+6,4%), si sono registrati per i “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+5,5%, con elevati incrementi per la Frutta), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+5,4% con l’aumento dei Servizi di alloggio e dei Ristoranti, bar e simili), “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+3,8%), “Abbigliamento e calzature” (+2,8%, con l’aumento della voce Indumenti), “Altri beni e servizi” (+1,8%), “Servizi sanitari e spese per la salute” (+0,9%), “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+0,4%). In discesa, invece, le “Comunicazioni” (-4,2%) e l’“Istruzione” (-0,9%). Analizzando per tipologia di prodotto, a livello congiunturale, si registra un deciso aumento dei “Beni” (+1,7%). Nel dettaglio, sono soprattutto i Beni energetici a subire un deciso incremento (+8,0%) e in particolar modo gli Altri Energetici (+10,2%). I Beni alimentari, sia lavorati e non lavorati, subiscono lievi incrementi (+0,6%). I “Servizi” rimangono piuttosto stabili nel loro complesso (+0,1%), ma presenta un deciso aumento la sottocategoria dei “Servizi relativi ai trasporti” (+0,8%).

Con riferimento alla frequenza di acquisto dei prodotti, presentano decisi aumenti congiunturali e tendenziali le categorie alta e media frequenza: quella alta registra un incremento congiunturale del 1,4% e tendenziale del 6,8%; quella media rispettivamente del 1,1% e del 8,1%. Meno elevati gli incrementi della bassa frequenza d’acquisto (+0,1% e +2,1%). Infine, per la “Core Inflation” 1 , si registrano una lieve variazione congiunturale positiva (+0,3%) e una variazione tendenziale decisamente elevata (+2,0%).

Vino, boom di vendite per il Lugana: +34%

in Agricoltura e allevamento/Alimentare/Commercio/Economia/Tendenze by

La spinta all’autosufficienza alimentare si allarga anche alle vigne e gli italiani riscoprono i vini autoctoni che occupano tutti i primi dieci posti delle bottiglie che hanno fatto registrare il maggior incremento dei consumi in volume, con il Lugana gardesano che – secondo quanto riferisce una nota pubblicata da Brescia news – guida la classifica con un aumento delle vendite del 34% nell’ultimo anno, davanti all’Amarone (+32%) e al Valpolicella Ripasso (+26%) entrambi veneti. E’ quanto afferma la Coldiretti Lombardia in base all’analisi Coldiretti su dati Infoscan Census relativi all’anno terminante a gennaio 2022, diffusa in occasione dell’apertura del Vinitaly a Verona, con le bottiglie che hanno messo a segno le migliori performance in mostra a Casa Coldiretti di fronte all’ingresso della struttura fieristica (Ingresso Cangrande).

La speciale top ten evidenzia risultati sorprendenti con un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani che in tempo di pandemia e tensioni internazionali – sottolinea la Coldiretti – premiano anche negli acquisti di vino le produzioni legate al territorio, da quelle più blasonate a quelle che negli ultimi anni hanno saputo conquistarsi un fiorente mercato. Nella classifica dei primi dieci vini che nel periodo considerato in Italia hanno fatto registrare il maggior incremento delle vendite, infatti, nessuno è internazionale: al quarto e quinto posto ci sono il Nebbiolo piemontese (+22%) e il Vermentino della Sardegna (+22%), davanti alla Ribolla del Friuli Venezia Giulia (+19%), al Sagrantino dell’Umbria (+16%), alla Passerina marchigiana (+14%), con Brunello di Montalcino della Toscana e Grillo di Sicilia a chiudere la top ten entrambi con una crescita del 13%.

Si tratta della conferma – sottolinea la Coldiretti – dell’alta qualità offerta lungo tutta la Penisola grazie alla biodiversità e alla tradizione millenaria della viticoltura tricolore. In Lombardia, in particolare, il 90% del vino prodotto è a Denominazione di qualità, grazie a 5 DOCG, 21 DOC e 15 IGT. Anche per questo – precisa la Coldiretti regionale – i vini lombardi hanno sempre più successo anche all’estero. Nel 2021, sotto la spinta delle riaperture della ristorazione a livello internazionale, le esportazioni hanno raggiunto il valore di 285 milioni di euro con un +11.8% sul 2020 in base agli ultimi dati Istat.

Export, Lombardia locomotiva d’Italia: vale il 26% del totale

in Economia/Export/Tendenze by

La Regione Lombardia è la locomotiva dell’export italiano con 135 miliardi di esportazioni pari al 26% del totale nazionale. Importanti anche le performance del 2020/21 che hanno fatto segnare un +6,6% rispetto al 2019/20 periodo precovid, simile al dato nazionale che ha raggiunto, a livello nazionale, 516 miliardi di euro un +7.5% rispetto al precovid.

Questi i dati emersi nel corso degli Stati generali dell’Export in Lombardia, organizzati da ICE, Italian Trade Agency e Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, in corso di svolgimento a Palazzo Lombardia, cui hanno partecipato il presidente Attilio Fontana e l’assessore alle Sviluppo economico, Guido Guidesi.

PRESIDENTE FONTANA: PREOCCUPANO PREZZI MEDI MATERIE PRIME – “La Cabina di regia nazionale per l’internazionalizzazione e il Patto per l’export – ha spiegato Fontana – sono le sedi in cui tracciare le direttrici per la ripresa di competitività e per far fronte alla crisi energetica. La straordinaria vitalità del tessuto imprenditoriale lombardo e i dati incoraggianti dell’export 2021 non possono da soli frenare gli impatti su energia, mercati finanziari, commercio internazionale e logistica”.

Il governatore ha quindi elencato gli effetti della crisi russo-ucraina: “Risultano pesantemente compromessi gli scambi commerciali con i Paesi interessati – ha detto – ma è ancor più preoccupante il nuovo shock sui prezzi medi delle materie prime energetiche e non, l’impatto sulle forniture, in termini di disponibilità e tempi di approvvigionamenti, le conseguenze finanziarie sul sistema internazionale dovute al crollo del rublo e alla crisi delle banche russe”.

“L’export totale annuo della Lombardia – ha proseguito – che si concentra in primis nei comparti meccanica, moda, chimica, vale l’1,6% verso la Russia e lo 0,4% verso l’Ucraina. Tuttavia, quando si parla di crisi energetica, è necessario considerare gli effetti che ne deriverebbero sull’intero sistema imprenditoriale e, purtroppo, anche sulla coesione sociale e politica delle nostre società”.

Concludendo il presidente Fontana ha sottolineato la necessità di “considerare tutti questi fattori per porsi di fronte a quella che potrebbe definirsi come una nuova geografia dei flussi commerciali e di investimenti che andrà affrontata in maniera compatta ed unita, a livello nazionale ed europeo”.

ASSESSORE GUIDESI: COINVOLGERE PIÙ IMPRESE –  “La Lombardia ha dimostrato anche nell’ultimo trimestre dello scorso anno – ha continuato Guidesi –  di essere la locomotiva d’Italia e tra le regioni leader in Europa; un dato particolarmente significativo è stato quello del fatturato record sulle esportazioni. Non vogliamo fermarci, sembra paradossale visti i numeri, ma la nostra intenzione, condivisa da tutto il sistema lombardo, è quella di mettere più imprese possibili nelle migliori condizioni per poter ulteriormente contribuire al valore delle esportazioni. Dobbiamo proseguire con il continuo confronto con le imprese lombarde e con le associazioni di categoria così da poter mettere in campo strumenti e misure flessibili e concrete nella piena collaborazione tra istituzioni pubbliche che si integrano e non si sovrappongono nella messa in campo di strumenti a supporto. il protocollo firmato con ICE va proprio in questa direzione”.

CARLO FERRO AGENZIA ICE: 15 MILIONI PER PROMUOVERE PRODOTTI CHE ERANO DESTINATI A RUSSIA – “Le Regioni – ha aggiunto Carlo Ferro, presidente dell’Ice – sono i nostri partner nell’ambito delle collaborazioni del sistema Paese più vicine al territorio, più vicini alle imprese interpreti delle necessità delle imprese. Da qualche tempo abbiamo avviato un dialogo che consente di facilitare i nostri interventi. E il nostro obiettivo con questi Stati Generali è quello di poter raggiungere il più numero più ampio possibile di imprese. E’ stata avviata una collaborazione con le Camere di Commercio e con le Regioni anche grazie al protocollo di intenti firmato proprio con Regione Lombardia lo scorso dicembre. La Lombardia per Ice ha rappresentato nel 2020/21 55 iniziative con 1227 partecipanti e 2101 di operatori esteri. Il 58% dei fondi in Lombardia sono andati a vantaggio di Fiera Milano”.

Ferro ha voluto sottolineare come siano stati messi a disposizione “15 milioni di euro per iniziative di promozione aggiuntive per quei prodotti che erano destinati ai mercati di Russia, Bielorussa e Ucraina che, nel brevissimo termine, devono trovare sbocco su altri mercati”.

Immobiliare: ecco i trend per Brescia e per la Lombardia

in Economia/Edilizia/Tendenze by

In questo inizio di 2022 il mattone in Lombardia registra un andamento positivo, con prezzi in aumento sia nel settore delle compravendite che in quello delle locazioni. Questo è quanto rilevato da Immobiliare.it, portale immobiliare, nell’Osservatorio trimestrale sul settore residenziale curato da Immobiliare Insights. In particolare, se i prezzi di vendita aumentano percentualmente di 2,4 punti percentuali e si attestano a una media di 2.320 euro al metro quadro, quelli di locazione nel confronto con il trimestre precedente crescono dell’1,4% e sono pari a 14,7 euro/mq.

I trend regionali

Nel comparto delle compravendite lo stock di abitazioni invendute nella regione è calato dell’1,7% rispetto al trimestre precedente, in conseguenza di una domanda in crescita di oltre il 14%. Anche il quadro delle locazioni è in ripresa: infatti lo stock di case disponibili in regione segna un -9,7% mentre la richiesta di immobili in affitto si attesta sul +7,3% nello stesso periodo, segno che molte abitazioni sono state locate con successo e il mercato si presenta in fermento.

I trend delle compravendite per città e province

Quando si analizza l’andamento dei prezzi medi richiesti da chi vende casa nei comuni e nelle province della Lombardia si nota come la maggioranza delle province e dei comuni si attestino su una sostanziale stabilità, con l’eccezione di Cremona che perde qualche punto percentuale sia nel comune che nella provincia. Il comune di Milano continua la sua crescita guadagnando un ulteriore 1,7% rispetto al trimestre precedente e fermandosi a poco meno di 5.000 euro/mq, il prezzo più alto in regione. La domanda è in forte crescita in tutti territori considerati, con picchi che superano il +24% nei comuni di Brescia, Lecco e Monza-Brianza, con uno stock di immobili in offerta in calo quasi ovunque. In particolare, sono uscite dal mercato diverse abitazioni situate nel comune di Lodi che segna un -14%.

I trend nel comparto della locazione

I trend rilevati raccontano di un mercato delle locazioni che apre il 2022 in positivo. Partendo dai prezzi, stabili o in aumento in tutta la regione, tranne che nelle città di Cremona e Pavia, che perdono attorno al 2%. La città di Milano sempre da record con una crescita del +4,4% e il canone di locazioni medio che si attesta sui 19,4 euro/mq. Lo stop inferto dal Covid al comparto sembra essere stato superato: lo stock si è infatti fortemente ridotto quasi ovunque (con l’eccezione di Cremona dove invece è aumentato di oltre il 9%), mentre nell’ultimo trimestre la domanda ha subito una forte accelerazione, con il picco registrato nella città di Como che segna un +42% circa. Diminuisce invece l’interesse dei potenziali locatari per il comune di Pavia e la provincia di Lodi, al -8,7% e 6,8% rispettivamente.

Di seguito le variazioni dei prezzi richiesti, dell’offerta e della domanda per la tipologia immobiliare residenziale in vendita in Lombardia:

Capoluoghi di provinciaMedia di €/mqDELTA PREZZO
3mesi6mesi9mesi12mesi
LOMBARDIABergamocomune2.243 €-0,1%0,9%2,4%3,7%
provincia senza capoluogo1.303 €0,1%-1,0%-1,9%-2,0%
Bresciacomune1.760 €0,5%0,2%1,1%0,2%
provincia senza capoluogo1.951 €0,1%0,7%3,0%4,4%
Comocomune2.662 €1,3%3,4%4,8%7,7%
provincia senza capoluogo1.827 €-0,7%-0,5%1,1%1,8%
Cremonacomune1.237 €-1,3%-1,1%-0,6%0,2%
provincia senza capoluogo1.197 €-0,1%-1,6%-1,3%0,6%
Leccocomune2.084 €1,3%3,6%5,6%5,8%
provincia senza capoluogo1.488 €0,1%0,8%1,0%0,5%
Lodicomune1.755 €1,4%1,8%3,2%4,5%
provincia senza capoluogo1.210 €0,7%0,8%1,3%2,3%
Mantovacomune1.431 €-0,1%2,6%2,5%2,9%
provincia senza capoluogo1.065 €-0,1%-0,2%0,2%-0,7%
Milanocomune4.985 €1,7%2,2%3,2%4,9%
provincia senza capoluogo1.949 €1,4%2,6%3,2%4,6%
Monza e della Brianzacomune2.432 €2,3%5,2%6,5%9,5%
provincia senza capoluogo1.806 €1,6%2,4%3,4%4,0%
Paviacomune2.170 €0,8%0,8%1,4%2,3%
provincia senza capoluogo1.087 €0,1%0,2%0,5%-0,3%
Sondriocomune1.338 €-1,1%-2,9%3,9%7,5%
provincia senza capoluogo2.138 €3,6%7,6%8,2%7,2%
Varesecomune1.566 €1,9%2,0%2,9%3,1%
provincia senza capoluogo1.449 €0,8%1,4%3,4%4,7%
REGIONE2.320 €2,4%2,6%3,0%4,8%
             
Capoluoghi di provinciaDELTA OFFERTA
3mesi6mesi9mesi12mesi
LOMBARDIABergamocomune-2,6%-5,8%-18,6%-15,5%
provincia senza capoluogo-0,5%-5,2%-8,2%-13,6%
Bresciacomune-1,9%-1,9%-11,0%-19,6%
provincia senza capoluogo-1,5%-10,3%-16,2%-17,6%
Comocomune-6,0%-2,5%-12,1%-19,9%
provincia senza capoluogo-1,9%-5,7%-15,3%-14,6%
Cremonacomune-2,6%-2,0%-13,1%-18,8%
provincia senza capoluogo5,6%-0,7%-6,2%-12,2%
Leccocomune-8,3%-6,3%-27,1%-24,2%
provincia senza capoluogo-11,3%-8,6%-16,2%-15,6%
Lodicomune-14,0%-15,6%-23,6%-25,8%
provincia senza capoluogo-1,5%3,0%-7,2%-14,1%
Mantovacomune2,7%6,6%-7,9%-12,4%
provincia senza capoluogo-9,2%-15,2%-22,3%-26,0%
Milanocomune-3,4%11,5%-16,6%-12,0%
provincia senza capoluogo-0,8%2,2%-13,8%-19,5%
Monza e della Brianzacomune-2,1%0,7%-14,7%-13,8%
provincia senza capoluogo-0,3%5,3%-12,4%-20,0%
Paviacomune-0,1%-2,8%-17,3%-22,4%
provincia senza capoluogo4,6%-5,0%-14,7%-14,0%
Sondriocomune1,2%0,3%-9,8%-20,6%
provincia senza capoluogo-9,8%-14,0%-15,8%-21,4%
Varesecomune-6,3%-6,1%-10,8%-18,9%
provincia senza capoluogo3,4%3,9%-6,8%-13,6%
REGIONE-1,7%-0,2%-13,7%-16,2%
Capoluoghi di provinciaDELTA DOMANDA
3mesi6mesi9mesi12mesi
LOMBARDIABergamocomune15,1%18,4%17,5%1,0%
provincia senza capoluogo12,7%14,9%1,7%-5,9%
Bresciacomune24,5%30,4%13,9%5,7%
provincia senza capoluogo19,9%17,0%5,1%-1,7%
Comocomune14,7%16,9%5,5%0,0%
provincia senza capoluogo11,8%11,4%-6,2%-10,2%
Cremonacomune-0,9%9,8%-3,8%-16,4%
provincia senza capoluogo8,4%-1,6%-5,8%-12,6%
Leccocomune24,2%32,5%10,0%1,6%
provincia senza capoluogo18,3%17,8%3,3%-9,0%
Lodicomune5,7%15,0%3,6%-2,3%
provincia senza capoluogo8,1%9,9%-2,4%-7,8%
Mantovacomune0,0%7,7%-5,5%-11,1%
provincia senza capoluogo12,7%16,8%3,1%6,5%
Milanocomune14,2%27,2%8,8%-10,3%
provincia senza capoluogo14,5%22,7%3,8%-5,5%
Monza e della Brianzacomune24,9%28,3%5,3%-9,1%
provincia senza capoluogo22,2%24,5%1,6%-6,5%
Paviacomune18,6%43,3%18,6%-2,8%
provincia senza capoluogo9,1%8,0%-2,4%-11,4%
Sondriocomune3,3%-3,1%-4,3%-20,8%
provincia senza capoluogo7,7%2,6%6,0%-19,4%
Varesecomune8,9%9,3%-2,5%-9,7%
provincia senza capoluogo12,3%15,6%0,0%-9,9%
REGIONE14,1%24,2%4,7%-7,5%

Di seguito le variazioni dei prezzi richiesti, dell’offerta e della domanda per la tipologia immobiliare residenziale in locazione in Lombardia:

Capoluoghi di provinciaMedia di €/mqDELTA PREZZO
3mesi6mesi9mesi12mesi
LOMBARDIABergamocomune10,4 €3,6%5,0%5,3%5,5%
provincia senza capoluogo7,8 €-0,3%1,4%2,3%3,9%
Bresciacomune9,3 €1,2%3,8%6,3%8,0%
provincia senza capoluogo9,4 €2,6%2,8%6,3%13,5%
Comocomune12,1 €0,0%1,9%2,7%2,1%
provincia senza capoluogo8,9 €-0,1%-0,9%-1,2%-0,6%
Cremonacomune6,7 €-2,0%-2,1%0,0%2,8%
provincia senza capoluogo7,1 €-1,2%-2,8%2,3%4,1%
Leccocomune8,7 €0,1%-1,5%-0,4%0,0%
provincia senza capoluogo8,0 €1,4%-3,7%-4,0%4,1%
Lodicomune9,1 €2,2%2,8%1,5%1,6%
provincia senza capoluogo7,0 €1,0%1,9%0,7%2,8%
Mantovacomune7,8 €1,2%0,8%2,5%4,6%
provincia senza capoluogo6,7 €2,4%4,9%5,5%6,2%
Milanocomune19,4 €4,4%7,3%8,1%6,8%
provincia senza capoluogo10,9 €2,5%3,0%4,1%4,9%
Monza e della Brianzacomune11,5 €2,9%3,0%3,6%5,0%
provincia senza capoluogo9,5 €0,9%0,5%1,5%1,7%
Paviacomune9,0 €-1,8%-0,7%-0,9%-0,1%
provincia senza capoluogo6,7 €1,1%2,3%2,4%0,1%
Sondriocomune7,5 €-0,5%2,2%2,1%6,0%
provincia senza capoluogo9,3 €0,4%-4,3%1,7%15,4%
Varesecomune9,3 €1,5%2,7%4,3%5,6%
provincia senza capoluogo8,5 €-0,1%0,7%2,1%3,4%
REGIONE14,7 €1,4%2,5%4,0%4,3%
Capoluoghi di provinciaDELTA OFFERTA
3mesi6mesi9mesi12mesi
LOMBARDIABergamocomune-8,2%-35,7%-51,2%-54,0%
provincia senza capoluogo-2,6%-23,2%-35,4%-33,8%
Bresciacomune-3,3%-34,8%-32,9%-27,4%
provincia senza capoluogo-12,8%-24,0%-21,2%-21,1%
Comocomune-19,7%-24,6%-45,6%-47,9%
provincia senza capoluogo-11,0%-18,9%-34,6%-43,7%
Cremonacomune9,1%-12,7%-30,6%-37,5%
provincia senza capoluogo-21,1%-29,1%-36,4%-44,0%
Leccocomune-13,3%-27,0%-39,9%-38,6%
provincia senza capoluogo-21,6%-31,9%-38,2%-39,1%
Lodicomune-14,5%-20,7%-37,8%-43,5%
provincia senza capoluogo-10,4%-14,7%-23,5%-23,8%
Mantovacomune0,7%-0,4%-3,2%-13,2%
provincia senza capoluogo-4,4%-16,4%-31,8%-36,0%
Milanocomune-11,5%-49,5%-59,0%-50,3%
provincia senza capoluogo0,7%-11,2%-26,3%-22,1%
Monza e della Brianzacomune-15,6%-31,3%-47,4%-47,2%
provincia senza capoluogo-14,3%-22,7%-35,0%-37,6%
Paviacomune-2,4%-64,9%-63,4%-67,0%
provincia senza capoluogo-6,5%-19,9%-43,7%-35,2%
Sondriocomune4,6%-17,3%-24,2%-7,1%
provincia senza capoluogo-14,2%-16,9%-11,2%-7,2%
Varesecomune-10,7%-27,7%-36,8%-39,3%
provincia senza capoluogo-8,9%-29,0%-39,6%-40,8%
REGIONE-9,7%-40,7%-50,9%-44,6%
           
Capoluoghi di provinciaDELTA DOMANDA
3mesi6mesi9mesi12mesi
LOMBARDIABergamocomune0,1%19,7%72,4%79,5% 
provincia senza capoluogo7,9%23,4%44,6%41,0% 
Bresciacomune15,9%54,4%67,6%48,1% 
provincia senza capoluogo22,5%24,2%14,5%11,8% 
Comocomune41,6%28,3%77,9%71,8% 
provincia senza capoluogo15,9%12,9%41,5%44,7% 
Cremonacomune17,1%5,3%52,4%24,6% 
provincia senza capoluogo21,2%34,0%53,9%22,3% 
Leccocomune15,7%2,3%34,1%17,2% 
provincia senza capoluogo30,0%21,3%22,9%36,9% 
Lodicomune11,2%30,8%77,9%76,7% 
provincia senza capoluogo-6,8%7,0%16,9%11,9% 
Mantovacomune-0,9%1,8%20,8%0,9% 
provincia senza capoluogo10,7%1,0%4,6%15,0% 
Milanocomune1,4%12,8%80,7%70,2% 
provincia senza capoluogo3,4%23,2%61,4%35,9% 
Monza e della Brianzacomune11,6%42,5%93,8%57,7% 
provincia senza capoluogo24,2%36,6%56,8%54,1% 
Paviacomune-8,7%55,1%183,1%188,6% 
provincia senza capoluogo1,7%14,1%57,6%26,2% 
Sondriocomune2,0%24,5%10,0%20,6% 
provincia senza capoluogo-1,0%1,5%10,0%-2,2% 
Varesecomune8,5%18,7%76,6%38,1% 
provincia senza capoluogo13,1%25,4%48,2%48,0% 
REGIONE7,3%21,1%64,7%52,9%
            

In lombardia 401 imprese individuali con titolare russo

in Economia/Tendenze by

In Lombardia, nel 2021, le ditte individuali con titolare russo risultate iscritte al registro delle imprese sono state 401, circa l’8% in più rispetto alle 371 del 2020, con una crescita del 76% negli ultimi 10 anni. Tra queste, 169 sono attive nell’area metropolitana di Milano, 47 in provincia di Brescia, 34 a Bergamo, 30 a Como e 23 a Monza-Brianza. L’aumento più esponenziale nell’ultimo decennio si registra nel lecchese (+325%, 17 totali), a Sondrio (+250%, 7 totali), Monza (+109%) e Milano (89%). Nelle altre province della regione le imprese con titolare russo sono 13 a Cremona, 4 a Lodi, 16 a Mantova, 19 a Pavia e 22 a Varese.

Delle 401 imprese attive in Lombardia, emerge dai dati del registro delle imprese visionati dalla ‘Dire’, 60 operano nel commercio al dettaglio, 53 nel commercio all’ingrosso, 42 per i servizi alla persona e 42 nel settore dei lavori di costruzione specializzati. Solo 11 invece sono riferite all’industria manifatturiera, 20 ai servizi di ristorazione e 10 all’abbigliamento. Le aziende agricole che producono prodotti animali sono soltanto 7.

Le ditte individuali in Lombardia con titolare ucraino sono invece 1.238, con una crescita negli ultimi 10 anni pari al 99%. TESTO DA AGENZIA DIRE.

Edilizia residenziale, a Brescia crescita record nel 2021

in Economia/Edilizia/Tendenze by

Nel corso del 2021, il mercato residenziale bresciano ha proseguito la crescita iniziata nel 2016. L’intensità della domanda e la dinamica delle compravendite sono stati i fattori trainanti di una performance molto positiva” – è quanto emerge dall’analisi del 1° Osservatorio Immobiliare 2022 di Nomisma dedicato ai mercati intermedi, diffuso dal giornale di Brescia e provincia online BsNews.it.

Il mercato residenziale

In termini di compravendite di abitazioni il mercato bresciano registra una crescita sostenuta sia nel primo sia nel secondo semestre 2021, raggiungendo il numero più elevato di transazioni degli ultimi anni.  Complessivamente, il 2021 si è chiuso con 3.240 compravendite di abitazioni (2.400 nel 2020) con un tasso di crescita del +35% rispetto all’anno precedente.

Considerando il comparto residenziale la domanda di acquisto e di locazione registra uno slancio importante dopo il periodo pandemico, ma questa grande euforia potrebbe essere calmierata – per Nomisma – nel 2022 dagli eventi bellici e inflattivi che stanno portando ad una revisione al ribasso delle prospettive di crescita del PIL e del reddito reale delle famiglie. Passando ai prezzi, si notano variazioni annuali positive in tutte le zone cittadine: per le abitazioni nuove la crescita dei prezzi è stata pari all’1,1% nel complesso, con la zona del centro che fa segnare un aumento dell’1,9%. Per le abitazioni usate invece l’aumento dei prezzi medi è pari all’1,4%, e anche in questo caso nella zona centrale i prezzi crescono in modo più deciso con una percentuale pari al 2,5%. L’Istituto bolognese rileva una riduzione dei tempi medi di vendita e di locazione, ora pari rispettivamente a 5 mesi e 1,5 mesi, segnali questi di un mercato residenziale più brillante e in recupero rispetto al periodo pandemico, mentre gli sconti restano pressoché stabili e pari al 6,5% per le abitazioni nuove e al 10,5% per l’usato. Riguardo l’ambito della locazione Nomisma registra un miglioramento dei canoni, leggermente inferiore a quanto registrato a livello nazionale. In dettaglio, sia le zone del centro sia quelle della periferia crescono rispettivamente dell’1,9% e dell’1%.

In seguito all’introduzione degli incentivi del Superbonus e del Sismabonus 110%, la domanda di acquisto di abitazioni da ristrutturare come prima casa è cresciuta per la maggior parte degli operatori. Nell’ultimo anno risulta in aumento la domanda proveniente da nuclei familiari che mostrano un fabbisogno abitativo crescente.

Il comparto non residenziale

Nomisma rileva come anche il settore non residenziale registri un’inversione di tendenza, passando da 255 transazioni del 2020 a 355 nel 2021 con un tasso di crescita pari al 40%.

Nonostante la ripresa delle transazioni, però, per Nomisma permangono diversi elementi di debolezza legati agli andamenti dei prezzi e dei canoni. I dati più recenti mostrano una variazione annuale negativa dei prezzi medi sia per gli uffici (-1,5%) sia per i negozi (-0,7%), mentre i canoni diminuiscono soltanto per gli immobili direzionali (-0,9%).

Nomisma nota un calo piuttosto marcato per i prezzi degli uffici del business district (-3,1%), mentre nelle altre zone il calo risulta più contenuto e pari a -1,1% nel centro e -0,6% nella periferia. Per quanto riguarda i negozi si osserva una dinamica negativa più importante nella zona periferica (-1,3%), a cui si contrappone una variazione lievemente positiva nella zona del centro città (+0,5%).

Un ulteriore elemento di rilievo per Nomisma è rappresentato dalla dinamica positiva di tutte le zone per quanto riguarda i canoni di locazione dei negozi (+1% nel centro). I tempi medi di vendita (10 mesi, sia per gli uffici che per i negozi) e gli sconti (15,5%, sia per gli uffici che per i negozi) rimangono stabili rispetto alla precedente rilevazione, in entrambi i comparti.

Le previsioni sul mercato residenziale

Nomisma rileva un discreto ottimismo tra gli operatori: il 90% ritiene che nel corso del 2022 il mercato delle compravendite residenziali non si indebolirà.

Inflazione ancora in crescita nel Bresciano

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Continua nel mese di FEBBRAIO, la crescita dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), sia rispetto al mese di gennaio (+1,1%), sia rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (+5,5%). A renderlo noto è un comunicato dell’Ufficio statistica del Comune di Brescia riportato da Brescia news.

A livello di divisione, presentano incrementi congiunturali superiori alla variazione media generale la divisione “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+2,9%, con un elevato incremento dell’Energia elettrica e del Gas), i “Trasporti” (1,8%, con l’aumento dei Carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati), “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+1,6%, con l’incremento della voce Servizi per la pulizia e la manutenzione della casa) e i “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+1,5%, con l’aumento dei Pesci e prodotti ittici, della Frutta, dei Vegetali e degli Oli e grassi).

Incrementi minori si registrano per la voce “Altri beni e servizi” (+1,1%, con l’aumento dei prezzi relativi all’Assistenza sociale), “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+0,5%, con l’incremento dei Servizi veterinari e altri servizi per animali domestici e degli Articoli per giardinaggio, piante e fiori), “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,5%, con l’aumento delle bevande alcoliche), “Servizi sanitari e spese per la salute” (+0,5%, con l’incremento dei Servizi medici) e le “Comunicazioni” (+0,5%, con un lieve incremento degli Apparecchi telefonici e telefax).

In diminuzione, i “Servizi ricettivi e di ristorazione” (-0,4%, con la diminuzione dei Servizi di alloggio). Variazione nulla per l’”Istruzione”. In termini tendenziali, le divisioni che presentano decisi aumenti sono “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+24,7%, con alti tassi dell’Energia elettrica e del Gas) e “Trasporti” (+8,2%, con l’accelerazione dei Carburanti). Aumenti decisi, ma inferiori alla media generale (+5,5%), sono registrati dai “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+4,8%, con elevati incrementi per la Frutta), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+4,7% con l’aumento dei Servizi di alloggio e dei Ristoranti, bar e simili), “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+4,0%), “Abbigliamento e calzature” (+3,0%, con l’aumento della voce Indumenti). In discesa, invece, le “Comunicazioni” (-4,7%), l’“Istruzione” (-0,9%) e “Bevande alcoliche e tabacchi” (-0,3%). Analizzando per tipologia di prodotto, a livello congiunturale, si registra un deciso aumento dei “Beni” (+1,7%) e un lieve incremento dei “Servizi” (+0,5%). Nel dettaglio, sono soprattutto i Beni energetici a subire un deciso incremento (+5,8%) e in particolar modo gli Altri Energetici (+7,5%, inclusi i carburanti per gli autoveicoli, i lubrificanti e i combustibili per uso domestico non regolamentati). Segue l’aumento degli Alimentari non lavorati (+2,2%, cioè i prodotti freschi).

Da segnalare che questo mese è nulla la variazione congiunturale degli energetici regolamentati, ma è decisamente elevata la loro variazione percentuale rispetto a un anno fa (+97,4%).

Con riferimento alla frequenza di acquisto dei prodotti, sono in aumento le variazioni congiunturali e tendenziali di tutte e tre le categorie (alta, media e bassa). Quella alta però presenta incrementi congiunturali maggiori rispetto alle altre (+1,6%). La variazione tendenziale più elevata rispetto alle altre tipologie è registrata dai prodotti a media frequenza (+7,3%).

Infine, per la “Core Inflation” 1 , si registrano una lieve variazione congiunturale positiva (+0,6%) e una variazione tendenziale decisamente elevata (+1,9%). Valori in aumento rispetto ai mesi precedenti.

L’allarme degli agricoltori bresciani: costi di materie prime ed energia alle stelle

in Agricoltura e allevamento/Economia/Tendenze by

Gli agricoltori bresciani vedono nero: la situazione, negli ultimi giorni e nelle ultime ore, è passata da molto critica a insostenibile, al punto che molti dicono di essere “al collasso”. Alla corsa folle dei costi delle materie prime e dell’energia, che ha subito un’accelerata enorme con la guerra in Ucraina, mandando in difficoltà tutti i settori produttivi, da ieri si è aggiunta la preoccupazione di non poter più garantire l’alimentazione degli animali. Nel Bresciano si tratta di oltre 1,3 milioni di suini, circa 450 mila bovini e più di 7 milioni di avicoli. La causa è la decisione del Governo ungherese di stoppare l’export di grano e altri cereali e dei semi di soia e girasole, per assicurare i rifornimenti interni e contenere la crescita dei prezzi. Risoluzione che si aggiunge allo stop forzato dall’Ucraina da ormai due settimane e alla decisione della Bulgaria di aumentare, per precauzione, gli stock pubblici di cereali, riducendo i volumi delle vendite all’estero (la Commissione europea dovrebbe assicurare il regolare funzionamento del mercato unico, respingendo il protezionismo alimentare tra Stati). Ucraina e Ungheria sono i primi esportatori dei cereali per l’alimentazione animale in Italia. Un duro colpo, che si somma ai già gravi problemi del settore agricolo e che rischia di mandare in crisi gran parte delle aziende bresciane. Non è finita qui: c’è tensione anche nel mercato dei fertilizzanti, dopo la sospensione delle esportazioni dalla Russia, principale fornitore dell’Unione europea e del Brasile: a rischio sono i nuovi raccolti.

“In una situazione straordinaria servono misure straordinarie – dichiara il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli -: è il momento, senza perdere un solo minuto, di spingere al massimo i raccolti di cereali e semi oleosi nell’Unione europea, modificando le regole vigenti. L’aumento della produzione è indispensabile per compensare il blocco delle importazioni da Ucraina e Russia e lo stop ungherese. A rischio è l’intera filiera, che dovrebbe prendere coscienza della drammaticità del momento. Per questo tutto il settore agroalimentare va incluso tra quelli destinatari dei provvedimenti del Governo per il caro energia: cereali e semi oleosi sono diventati un asset strategico come gas e petrolio, ma con la differenza che nell’Unione europea abbiamo il potenziale per aumentare rapidamente la produzione agricola. Vanno quindi rimossi, in vista dei nuovi raccolti, i limiti all’utilizzo dei terreni agricoli”.

A indicare quali potrebbero essere le misure da intraprendere subito è il vicepresidente di Confagricoltura Brescia Luigi Barbieri: “L’aumento dei prezzi delle materie prime è fuori controllo e scarseggia pure la disponibilità. Serve un supporto finanziario immediato alle aziende zootecniche, la proroga della moratoria dei mutui e da subito la sospensione dell’Iva sull’acquisto dei fattori produttivi, oltre a un intervento sulle filiere per il giusto riconoscimento del prezzo del latte, della carne suina e degli avicoli”.

8 marzo: ricavi in calo per le imprese femminili bresciane

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Tendenze by
Donne e lavoro, foto generica da Pixabay

«Nessuna ripresa dopo l’anno anno nero segnato dal Covid per le “imprese in rosa” nonstante il più generale contesto di crescita nel 2021. Eppure, esaminando le risposte delle imprenditrici emerge, oltre la fatica, tutta la volontà e la resilienza tipica artigiana». Sintetizza così il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti i risultati della Survey curata dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia e realizzata in occasione dell’8 marzo. Due parole chiave emergono dallo studio: fatica e resilienza.

Fatica, perché nonostante il 2021 sia stato l’anno della ripartenza, le MPI e imprese artigiane femminili bresciane non sono state in grado di recuperare i livelli di fatturato precrisi e hanno registrato una variazione media dei ricavi, nel 2021 rispetto al 2019, negativa del -9,7%, più pesante rispetto al -6,1% del totale. Tale risultato trova spiegazione nella maggior presenza di artigianato capitanato da donne in alcuni dei settori più colpiti dalla crisi Covid-19 come quello della moda e del benessere.

Resilienza, perché anche se più colpite dalle conseguenze della pandemia le imprenditrici artigiane bresciane si dimostrano più combattive e pronte a reagire adottando, o esprimendo l’intenzione di adottare nel prossimo futuro, una o più azioni di sviluppo per riuscire a restare sul mercato incrementando la propria capacità competitiva, come dichiarato dal 72,5% di loro, quota superiore al 59,1% totale. Le azioni per ripartire maggiormente intraprese dalle donne a capo d’impresa sono: il miglioramento della qualità del personale attraverso la formazione o nuove assunzioni e il cambiamento dell’organizzazione interna all’impresa. La scelta ad indirizzarsi principalmente verso questi due ambiti di sviluppo da evidenza di come le donne, più degli uomini, vogliono ripartire e recuperare il terreno perso partendo in primis dalle persone e non dall’integrare modifiche che riguardano prettamente l’organizzazione del business dell’azienda intervenendo su produzione, canali di vendita o clienti. La maggior fatica e il grado sempre più elevato di complessità che caratterizza il contesto in cui le imprese operano fa si che siano proprio le imprenditrici quelle per cui si rileva una quota maggiore di incerte rispetto alla capacità di recuperare quanto perso a causa della volatilità odierna e futura che caratterizza, e caratterizzerà in futuro, il mercato (60% > 57,9% totale). Seppur molto incerte le donne che gestiscono imprese artigiane interrogate rispetto alla volontà di voler investire nel 2022 rispondono in modo affermativo nel 71,8% dei casi (> 64,7% del totale). Come per le azioni di sviluppo anche rispetto alle aree di investimento si osserva una predisposizione maggiore della platea femminile a voler puntare su capitale umano e formazione.

LE IMPRESE FEMMINILI ARTIGIANE A BRESCIA. A tutti il 2021 a Brescia sono 5.423 le imprese registrate artigiane guidate da donne che operano per lo più nei settori dei servizi alla persona, dei servizi di pulizia, della moda e delle attività di ristorazione. Più di un’impresa su cinque delle imprese femminili che popolano la nostra provincia (22,3%) opera nel comparto artigiano. Nello specifico di queste 5.423 imprese 832 sono gestite da giovani donne under 35 (28% del totale imprese femminili giovanili e il 15,3% del totale imprese femminili artigiane) e 829 sono gestite da imprenditrice straniera (24,7% del totale imprese femminili straniere e 15,3% del totale imprese femminili artigiane). Confrontando i numeri riferiti all’imprenditoria femminile artigiana del 2021 con quelli del 2019 (anno pre crisi) – tenendo conto che tra le imprese registrate viene conteggiata anche la platea nascosta di imprese cessate, che in attesa di ristori, non hanno ancora chiuso – si nota una difficoltà maggiore nel recuperare i numeri pre Covid-19 per la platea di giovani donne, per quelle di nazionalità italiana e per quelle che operano nel settore della manifattura.

UOMINI E DONNE A CONFRONTO. «Persistono le medesime disparità tra uomo e donna raccontate un anno fa, dopo un anno di pandemia, così, se non peggio rispetto agli anni precedenti. Le donne seppur fanno meglio degli uomini sul fronte istruzione e formazione, scontano gap rilevanti a loro sfavore sul fronte lavoro, conciliazione e benessere soggettivo: è fondamentale dare risposte adeguate e supporto nelle facilitazioni fiscali, nell’assistenziali per la conciliazione lavoro-famiglia e far si che possano tornare a dare il loro impulso positivo e di stimolo ad una nuova ripresa sociale ed economica» aggiunge il presidente Massetti.

Qui i dati sono a livello lombardo: la quota di donne con almeno un diploma si attesta al 69% superando di 6,8 punti quella rilevata per gli uomini (62,2%), quella di donne laureate si attesta al 38,3% superando di 10,8 punti quella rilevata per gli uomini (27,5%). Mentre la quota di coloro che partecipano alla formazione continua eguaglia quella degli uomini (pari al 7,9% in entrambi i casi). C’è però un ambito dell’istruzione in cui le donne scontano un gap a loro sfavore rispetto agli uomini, quello del digitale: per quota di donne con competenze digitali elevate (per le donne si registra una quota del 23,4% inferiore di 6,3 punti a quella degli uomini di 29,7%) e per quota di laureate in discipline scientifiche e tecnologiche, dove per le donne si rileva una quota del 10,3% inferiore 7,5 punti quella degli uomini di 17,8%. La platea femminile lombarda inoltre sconta condizioni peggiori degli uomini in tutti gli ambiti del lavoro e conciliazione con quote superiore a quelle dei colleghi maschi di 4,4 punti per il tasso di mancata partecipazione al lavoro (pari al 12,9% per le donne> dell’8,5% degli uomini), di 3,8 punti per dipendenti con bassa paga (pari all’8,9% per le donne > del 5,1% degli uomini), di 1,4 punti per occupati sovra istruiti (pari al 22,8% per le donne >del 21,4% degli uomini) e di 12,2 punti per part time involontario (pari al 16,7% per le donne> del 4,5% degli uomini). Tutto ciò comporta una disparità uomo donna anche sul fronte della soddisfazione per il proprio tempo libero: le donne che esprimono livelli elevati di soddisfazione sono il 69,8% quota inferiore di 3,3 punti rispetto a quella rilevata per gli uomini (73,1%).

Persiste inoltre una disparità del 31,1% tra la retribuzione media percepita dalle dipendenti donne rispetto a quella percepita dagli uomini, tale differenza sul territorio lombardo è più accentuata nelle province di Sondrio (-37,9%), di Lecco (-37,6%), di Bergamo (-36,2%) e a Brescia (-35,5%) con 17.335 euro annui contro i 26.887 degli uomini (media annua lavoratori dipendenti provincia di Brescia).

Per la presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Brescia Iolanda Pasini: «Le donne imprenditrici vogliono che il loro ruolo venga maggiormente riconosciuto, chiedono una reale integrazione, di essere valutate sulla base del merito, delle capacità e delle competenze. Ci auguriamo che le donne bresciane riescano in tempi brevi a conquistare ciò che per loro è più caro, come: autonomia, rispetto, cambiamento culturale, fiducia, considerazione, condivisione del tempo di cura, libertà di scelta, tutele, opportunità, sicurezza, più tempo e tranquillità. Crediamo sia necessario ripartire da una considerazione: per raggiungere la parità nel mondo del lavoro, dovremmo creare le condizioni perché ci sia reale condivisione anche nel lavoro di cura. I dati a disposizione ci permettono di illustrare l’importanza e la centralità di alcune leve fondamentali per un contesto a ‘favore di donna’ come l’istruzione e la diffusione capillare sui territori di servizi di assistenza negli ambiti della conciliazione (come i servizi per l’infanzia, asili nido), leve su cui poter e dover fare forza per incentivare una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Difatti, si osservano tassi di occupazione femminili più elevati proprio nelle realtà in cui c’è una maggiore diffusione di bambini che frequentano gli asili nido e di donne che hanno titoli di studio elevati (laurea e post-laurea)».

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