Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Lavoro - page 10

Disoccupazione giovanile, report Api: Brescia tra le peggiori del Nord Italia

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In provincia di Brescia più di un giovane su tre, di età compresa tra 15 e 24 anni, è disoccupato: nel 2008 lo era poco più di uno su venti. Il dato, più che preoccupante, viene sottolineato nell’indagine su «Disoccupazione giovanile e mismatch» realizzata dal Centro Studi e dall’Ufficio Risorse Umane di Apindustria. Obiettivo dello studio, oltre a mettere a confronto i dati bresciani sulla disoccupazione giovanile nella fascia 15-24 anni con quelli delle altre provincie italiane e con i dati europei, cercare anche di capire (attraverso 200 interviste a giovani che hanno rifiutato la posizione lavorativa per la quale erano stati selezionati) le difficoltà che esistono nell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro.

«Il trend degli ultimi anni ha segnato un peggioramento molto evidente – si legge nel report del Centro Studi Apindustria -, portando la nostra provincia, a vocazione prettamente metalmeccanica, al 50esimo posto nella lista delle province italiane classificate per tasso di disoccupazione giovanile nel 2015». Lo scorso anno, in provincia di Brescia, il tasso di disoccupazione giovanile nella fascia 15-24 anni risulta essere infatti del 35,9%, in continuo peggioramento rispetto agli anni precedenti (6,2% nel 2008, 21,5% nel 2011, 28,2% nel 2014). Ben lontana da province quali Bolzano (11,9%), Verbano-Ossola (15,8%) o Cuneo (17,1%), peggio della media lombarda (32,3%) e del Nord Italia (30,6%), appena meglio addirittura rispetto alla media nazionale (40,3%). «Stupisce negativamente il dato del 2015 – sottolinea il rapporto -: il Nord e in generale l’Italia registrano un miglioramento rispetto all’anno precedente, con una riduzione del tasso di disoccupazione per i giovani 15-24. In Lombardia peggiora di un paio di punti, mentre a Brescia di ben 7,7 punti percentuali». Meglio la disoccupazione in fascia 15-29, in cui il tasso si staglia al 22,7% nel 2015 (l’anno prima era il 17,5%).

Se questo è il dato negativo, è pur vero che anche negli ultimi anni le imprese, seppure in misura minore rispetto al passato, hanno continuato a cercare nuove figure professionali. Un dato, questo, confermato anche dal report quando evidenzia «una variazione crescente positiva nella domanda di personale da parte delle imprese» nell’ultimo triennio. Dall’analisi incrociata con l’Ufficio Risorse Umane di Apindustria è però emersa in modo abbastanza evidente anche una difficoltà a far incrociare domanda e offerta di lavoro. In particolare, basandosi su 200 interviste ad altrettanti giovani che hanno rifiutato la posizione lavorativa per la quale erano stati selezionati, è emerso che tra le cause principali di questo mancato incontro vi sono la distanza casa-lavoro, le aspettative economiche non soddisfacenti e la mancanza di competenze richieste.

Tre nuovi punti Inps in Valcamonica

in Economia/Evidenza/Lavoro/Uncategorized by

Da dicembre 2016 si darà avvio nei Centri per l’Impiego di Edolo, Breno e Darfo Boario Terme ai Punti Cliente di Servizio INPS (PCS), ossia sportelli che garantiscono servizi INPS di prima accoglienza e servizi a ciclo chiuso che erogano, secondo logiche di “tempo reale”, quei prodotti e servizi che hanno un impatto immediato sul bisogno dell’utente.

Viene così data attuazione alla Convenzione stipulata tra la Provincia di Brescia e la Direzione Regionale dell’INPS e diventano operativi tre nuovi Punti Cliente di Servizio INPS presso i quali sarà possibile ottenere:

– Estratto contributivo (visualizzazione e stampa del certificato che riporta, suddivisi per anno, i dati contributivi registrati negli archivi dell’INPS);

– Pagamenti prestazioni (visualizzazione e stampa dell’estratto che riporta il dettaglio di ciascun pagamento che l’INPS ha erogato al cittadino);

– Domus (visualizzazione dello stato delle pratiche richieste all’INPS);

– Duplicato CU (visualizzazione e stampa del modello di certificazione – ex CUD – per tutti i pensionati iscritti INPS e per gli assicurati che hanno percepito prestazioni a sostegno del reddito dall’INPS);

– Duplicato ObisM (visualizzazione e stampa del documento che l’INPS invia ai pensionati ad inizio anno dove vengono riportati gli importi delle rate di pensione che verranno percepite durante l’anno).

I tre Punti Cliente di Servizio permetteranno inoltre di agevolare l’interlocuzione diretta con l’Istituto attraverso:

– La prenotazione di appuntamenti;

– La formulazione di quesiti.

I servizi elencati saranno forniti dal personale dei centri per l’impiego al cittadino richiedente (o suo delegato) che si recherà direttamente presso i tre Centri per l’Impiego della Valle Camonica tutti i giorni dal Lunedì al Venerdì dalle 8.30 alle 13.30.

La collaborazione prevede altresì una formazione ad hoc da parte del personale esperto dell’Istituto e la consultazione diretta da parte del personale dei Centri per l’impiego delle banche dati dell’INPS necessarie all’erogazione dei servizi informativi immediati al cittadino utente.

“In uno scenario di contrazione di risorse disponibili sia umane che economiche – hanno dichiarato il Presidente Pier Luigi Mottinelli, il Direttore Regionale INPS Antonio Pone e il Direttore Provinciale INPS Alessandro Casile – la sinergia di due importanti Pubbliche Amministrazioni, INPS e Provincia di Brescia, consentirà di incrementare l’accessibilità ai servizi e la prossimità al cittadino utente, per garantire qualità del servizio e risposte concrete in un’area disagiata, per le criticità che presentano i territori montani”.

Nella Valle opera dal 1982 l’Agenzia Territoriale INPS di Breno.

Contributo della Camera di Commercio di Brescia alle aziende che assumono lavoratori disoccupati prossimi alla pensione

in Camera di commercio/Economia/Evidenza/Lavoro by

La Camera di Commercio di Brescia si fa promotrice di un’importante iniziativa volta a favorire i lavoratori disoccupati prossimi alla pensione.

L’Ente camerale di via Einaudi ha inteso, infatti, dare un significativo apporto, di rilievo sociale oltreché economico, nel contribuire a risolvere un problema che, causa la persistente crisi che attanaglia il mondo del lavoro, rischia di determinare un impatto fortemente negativo su molte famiglie.

In dettaglio, con uno specifico bando, con una fondo di dotazione pari 255.000 euro, le micro e le PMI bresciane operanti in tutti i settori economici potranno beneficiare di uno specifico contributo per l’assunzione a tempo indeterminato (sia full time che part time, con minimo 24 ore settimanali), di lavoratori disoccupati, prossimi alla pensione cui manchino non più di 5 anni di contribuzione per la maturazione del diritto al trattamento pensionistico secondo la normativa vigente.

I lavoratori che si trovano in questa condizione, rischiano infatti seriamente di trovarsi in una sorta di “terra di nessuno” dove all’estrema difficoltà a trovare una nuova collocazione lavorativa, per motivi per lo più legati all’età anagrafica, si aggiunge quella di non riuscire a maturare i requisiti pensionistici.

L’iniziativa assume ancora maggior significato se si pensa che il fondo di dotazione del bando deriva interamente da risorse reperite dagli stanziamenti destinati ai compensi e ai gettoni spettanti agli Amministratori camerali, sia in qualità di componenti della Giunta che del Consiglio, ai quali gli stessi hanno volontariamente e completamente rinunciato.

“Gli Amministratori della Camera di Commercio – commenta il Presidente Giuseppe Ambrosi – hanno inteso sottolineare il significato del loro impegno e del loro spirito di servizio a favore dell’economia e della comunità bresciana con un’iniziativa che assume anche un importante valore simbolico, di fatto anticipando i contenuti della riforma del sistema camerale, attualmente in iter di approvazione, che per l’appunto prevede, tra l’altro, la gratuità degli incarichi amministrativi”.

Gli investimenti oggetto del contributo camerale, ammontante a 4.500 euro per contratti a tempo pieno e a 2.500 euro per contratti part time, con minimo 24 ore settimanali, devono essere effettuati dall’impresa destinataria nel periodo di vigenza del bando, ovvero dal 1.1.2016 al 1.3.2017. E’ consentita la concessione di contributi per n. 2 assunzioni massimo da parte della medesima impresa bresciana.

Ulteriori informazioni in merito al bando, sono reperibili sul sito istituzionale della Camera di Commercio www.bs.camcom.it alla voce contributi alle imprese a partire dalla fine del mese di settembre.

McDonald’s offre 20 posti di lavoro. Ecco come essere assunti

in Alimentare/Economia/Lavoro/Partner by

McDonald’s selezionerà 20 nuove risorse da inserire nei ristoranti in Provincia. Mercoledì 7 settembre dalle 10 alle 17 i selezionatori della catena saranno a Brescia in Piazza Miro Bonetti, all’ingresso del Centro Commerciale Freccia Rossa, in via Fratelli Ugoni 36/a-36/b con il McItalia Job Tour, durante il quale si svolgeranno i colloqui dei candidati selezionati.

Metalmeccanici, 81 le aziende in crisi nella provincia di Brescia

in Cisl/Economia/Lavoro/Meccanica/Sindacati/Tendenze by

Ben 81 aziende in crisi e circa 3.500 lavoratori coinvolti su un totale di 3.931 occupati nelle stesse, è questo il triste bilancio del settore metalmeccanico bresciano secondo il 41esimo rapporto Fim-Cisl, diffuso nei giorni scorsi. Da gennaio a giugno sono ben 2.594 i lavoratori bresciani coinvolti nella cassa integrazione ordinari, mentre 878 quelli hanno ricevuto la “straordinaria” e 30 sono stati inseriti nelle liste di mobilità: anticamera dei licenziamenti. Sette (607 lavoratori), inoltre, le aziende che hanno deciso di sottoscrivere i contratti di solidarietà. Da aprile ad oggi, con il nuovo sistema di dimissioni on line, sono ben 400 i lavoratori del settore che si sono rivolti agli uffici della Fim Cisl per la pratica di dimissioni.

 

Ricerca Aib: il Mercato del lavoro in Provincia di Brescia

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Lavoro by

Rapporto 2015 A cura di Davide Fedreghini e Caterina Perugini

Centro Studi AIB Luglio 2016

 

Nel presente documento vengono illustrati i risultati più significativi dell’indagine sul Mercato del Lavoro in provincia di Brescia (anno 2015), realizzata dal Centro Studi dell’Associazione Industriale Bresciana nel periodo tra marzo e maggio 2016.
L’indagine, come è noto, si inserisce in una più ampia iniziativa del CSC (Centro Studi Confindustria), istituita nel 2005, e relativa all’Indagine del Sistema Confindustria sul mercato del lavoro, che si è rivelata nel corso degli anni un valido supporto per orientare le politiche associative e meglio mirarle alle esigenze delle imprese. La rete dei Centri Studi di Confindustria Lombardia, da qualche anno, coordina l’indagine a livello regionale e contribuisce per circa un terzo al campione nazionale. All’indagine relativa al 2015 hanno risposto 235 imprese iscritte all’Associazione Industriale Bresciana, all’interno delle quali sono occupati poco più di 27 mila addetti. Si tratta di numeri rilevanti, che certificano il valore e la portata dei risultati di seguito discussi. Rispetto all’edizione dello scorso anno è significativamente aumentato il numero delle aziende che hanno aderito all’iniziativa: pertanto i dati presentati in questa sede non sono perfettamente confrontabili con quelli dell’indagine precedente, sebbene vi sia una forte convergenza sulle tendenze di fondo dei fenomeni analizzati. Come auspicato negli anni passati, il documento ha assunto una periodicità annuale e costituisce, al pari di altri report realizzati dal Centro Studi AIB, un momento di stimolo per tutti gli attori (imprese, associazioni di categoria, organizzazioni politiche e sindacali, media, ecc.) interessati a conoscere e a interpretare le dinamiche che caratterizzano il mercato del lavoro in provincia di Brescia.

Prima di presentare i risultati dell’indagine, appare opportuno fornire, attraverso il ricorso a fonti esterne, un sintetico quadro dei principali elementi che hanno contraddistinto nel 2015 il mondo del lavoro in ambito territoriale. Più in dettaglio, il riferimento va:

• agli indicatori di performance desunti dalle statistiche ufficiali elaborate dall’ISTAT e dall’EUROST A T ;

  • alle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) diffuse dall’INPS;
  • ai flussi in entrata e in uscita, tratti dal sistema delle Comunicazioni Obbligatorie.La lettura integrata di questi tre set di informazioni ci fornisce un quadro provinciale che nel 2015 ha espresso un sostanziale miglioramento rispetto agli anni passati. Vanno tuttavia precisati due aspetti:

    • il suddetto rasserenamento non è stato pervasivo (alcune variabili, come il tasso di occupazione e quello di disoccupazione giovanile, sono ulteriormente peggiorate);

• la distanza dai livelli pre-crisi è, nella maggior parte dei fenomeni indagati, ancora fortemente elevata.

Sul versante dell’offerta di lavoro, nel 2015 il tasso di occupazione in provincia di Brescia si è attestato al 62,2%, in riduzione dello 0,5% sul 2014. L’incidenza dell’occupazione sul totale della

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popolazione in età lavorativa si conferma inferiore alla media regionale (65,1% nel 2015), ma sensibilmente superiore a quella nazionale (56,3%). Tuttavia, il confronto con alcune delle aree più sviluppate a livello europeo, i cosiddetti “Motori d’Europa” (Baden-Württemberg, Bayern, Cataluña, Rhône-Alpes) indica un notevole ritardo, intensificatosi negli ultimi anni, della provincia di Brescia. Mentre le regioni tedesche e quella francese hanno infatti saputo interamente recuperare quanto perso nella fase più acuta della crisi, la provincia di Brescia e la Cataluña, nel 2015 presentano ancora un forte divario rispetto ai livelli occupazionali del 2007.

Nel 2015, per la prima volta in sette anni, il tasso di disoccupazione in provincia di Brescia ha segnato una contrazione, attestandosi all’8,7% (dal 9,1% del 2014); esso risulta tuttavia quasi tre volte superiore rispetto ai livelli pre-crisi, quando la disoccupazione poteva essere definita come “frizionale” (3,2% nel 2007). Dal 2013 si è inoltre venuto a creare un differenziale negativo con la Lombardia, acuitosi nell’ultimo biennio, mentre il nostro territorio continua a godere di una situazione relativamente più favorevole rispetto alla media nazionale. Il paragone con le aree tedesche più industrializzate risulta tuttavia particolarmente svantaggioso: Baden-Württemberg e Bayern hanno infatti sperimentato un’evoluzione del tutto opposta a quella bresciana, al punto che, per entrambi i Länder, il 2015 ha rappresentato il minimo livello di disoccupazione. La Cataluña ha iniziato nel 2014 un movimento di riduzione, sebbene il tasso nel 2015 risulti circa tre volte superiore a quanto registrato nel 2007.

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A una riduzione del tasso di disoccupazione complessivo nel 2015 in provincia di Brescia non è corrisposta un’analoga dinamica di quello relativo alla componente giovanile (15-24 anni), che ha invece raggiunto un valore record, pari a 35,9% (quattro volte più elevato rispetto al 2007, 8,9%).

Si tratta di un dato particolarmente allarmante (soprattutto se letto insieme al contestuale incremento del tasso di inattività), che pone serie incognite circa la capacità da parte del sistema bresciano di fornire adeguato spazio a una componente vitale del capitale umano a disposizione delle imprese, con le evidenti ripercussioni sulla competitività e sulla capacità prospettica delle stesse di affrontare

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importanti sfide, come la competizione globale e la quarta rivoluzione industriale. In tale contesto, il dato provinciale risulta estremamente lontano dalle eccellenze sperimentate in Baden-Württemberg e Bayern, dove un modello particolarmente efficiente di “alternanza scuola-lavoro” contribuisce a facilitare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

Relativamente più confortante è la dinamica provinciale della Cassa Integrazione Guadagni (CIG): nel 2015 le ore autorizzate sono state 34,9 milioni rispetto ai 45,2 del 2014 (-22,8%). La componente ordinaria (9,8 milioni di ore) è diminuita del 18,6% sul 2014; problematiche amministrative sorte negli ultimi mesi del 2015 (e poi protrattesi nei primi del 2016), legate al recepimento del d.lgs. n. 148/2015, hanno tuttavia determinato un rallentamento nell’autorizzazione delle ore di CIGO. Pertanto il suddetto calo appare come la sintesi di due effetti (uno riferito al miglioramento del contesto ciclico, l’altro al blocco delle procedure di autorizzazione) difficilmente scindibili.

La componente straordinaria (pari a 23,0 milioni di ore) è diminuita del 7,2% rispetto al 2014, mentre quella in deroga, finanziata a carico del bilancio pubblico, ed estesa a comparti produttivi e categorie di lavoratori altrimenti esclusi dalla CIG (2,1 milioni di ore), è risultata in forte flessione (-74,5%), sebbene parte di tale dinamica sia imputabile al più ridotto perimetro di applicazione di questo istituto.

Nonostante gli innegabili ed evidenti miglioramenti, nel 2015 il ricorso alla CIG è apparso ancora significativamente elevato, se confrontato con i livelli pre-crisi; rispetto al 2007 (6,0 milioni di ore autorizzate), l’incremento complessivo è del 482,2%.

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Dall’analisi congiunta delle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni e delle informazioni desumibili dall’Indagine ISTAT sulle “Forze di Lavoro” è possibile ottenere il cosiddetto “tasso di disoccupazione implicita”, ovvero quella sottesa al ricorso alla CIG1.
Nel 2015 i lavoratori equivalenti a tempo pieno coinvolti nella CIG sono stati pari a 10 mila (circa 3 mila in meno del 2014, ma ben 7 mila in più nei confronti del 2008), corrispondenti a un tasso di disoccupazione implicita del 10,5% (nel 2014 aveva raggiunto il valore massimo di 11,5%). Nel 2015 il differenziale con la disoccupazione ufficiale si è pertanto attestato all’1,8%, vale a dire al livello minimo dal 2008; tale risultato è imputabile allo sgonfiamento delle ore autorizzate e al contestuale minor utilizzo da parte delle imprese.

L’evoluzione relativa ai flussi occupazionali è anch’essa positiva: nel 2015 gli avviamenti al lavoro con contratti alle dipendenze in provincia di Brescia sono stati oltre 134 mila (+8,9% sul 2014). La crescita è stata trascinata dal contratto a tempo indeterminato (+47,2%), sulla cui dinamica sembrano aver influito, almeno in parte, i provvedimenti approvati dal Governo: quello riferito agli sgravi contributivi (in vigore da gennaio 2015) e quello sul contratto a tutele crescenti (in vigore da marzo 2015). Nel contempo, l’apprendistato e il tempo determinato sono stati protagonisti di decrementi significativi (rispettivamente -20,0% e -4,8%). Nonostante il vero e proprio boom che ha caratterizzato il tempo indeterminato, la composizione delle assunzioni per tipo di contratto è ancora contraddistinta dalla netta prevalenza dei contratti a termine (che rappresentano il 59,2% del totale) e dall’incidenza marginale dell’apprendistato (3,3%). La quota delle assunzioni a tempo

1 Tale tasso viene stimato sulla base delle ore di CIG effettivamente utilizzate dalle imprese, trasformate in lavoratori equivalenti a tempo pieno.

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indeterminato ha raggiunto il 37,4% (in salita dal 27,7% nel 2014): tale espansione è avvenuta a spese sia del tempo determinato, sia dell’apprendistato2.

Le cessazioni nel 2015 sono state poco più di 132 mila (+3,8% sul 2014). Il contratto a tempo indeterminato ha guidato la crescita dei flussi in uscita (+14,6%), mentre l’apprendistato (-9,8%) e il tempo determinato (-1,0%) hanno evidenziato una riduzione.

2 Va tuttavia precisato che, con riferimento alla sola industria in senso stretto, nel 2015 le assunzioni a tempo indeterminato sono divenute maggioritarie (52,8% del totale, rispetto al 37,1% registrato nel 2014).

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La composizione delle cessazioni per contratto ha privilegiato il tempo determinato (61,3% nel 2015), seguito a distanza dall’indeterminato (35,8%) e dall’apprendistato (2,9%).

Nel 2015 il saldo netto in provincia di Brescia fra avviamenti e cessazioni è risultato positivo (+2.096); il valore misura l’incremento dello stock di contratti di lavoro alle dipendenze intervenuto rispetto alla situazione a fine 2014. Il 2015 ha pertanto sperimentato un miglioramento occupazionale rispetto all’anno precedente, che invece si era caratterizzato per un saldo significativamente negativo (-4.060). Il valore complessivo è la risultante di un saldo positivo nel tempo indeterminato (+2.994, il primo da quando è disponibile la serie storica) e nell’apprendistato (+651) e di una forte riduzione nel tempo determinato (-1.549).

Dopo questa panoramica, che ha messo in luce alcune delle evidenze caratterizzanti il mercato del lavoro in provincia di Brescia dal lato dell’offerta, è possibile sintetizzare i principali risultati dell’indagine AIB, che offre un’analisi al 2015 dal lato della domanda, in particolare quella di un campione di aziende bresciane.

Il lavoro è suddiviso i due sezioni:

  • Struttura e dinamica dell’occupazione;
  • Orari e assenze dal lavoro.
    A queste, si aggiunge un approfondimento sul giudizio espresso dalle imprese in merito aiprovvedimenti emanati dal Governo nel 2015, a sostegno delle assunzioni a tempo indeterminato. Il Centro Studi AIB 8

riferimento va alle norme sugli sgravi contributivi e sul cosiddetto “contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti”, inserito nella riforma del Jobs Act. L’analisi ricalca quella presentata nella precedente edizione del Rapporto, ma si differenzia perché, mentre l’anno scorso erano state raccolte valutazioni necessariamente provvisorie, ora le opinioni delle imprese riguardano il consuntivo sull’intero 2015 e le intenzioni per il 2016.

STRUTTURA E DINAMICA DELL’OCCUPAZIONE
Il lavoro a tempo indeterminato (full-time e part-time) è nettamente il contratto prevalente all’interno delle imprese bresciane: coinvolge il 97,0% dei lavoratori alle dipendenze. Il tempo determinato (full- time e part-time) e il contratto di apprendistato, interessano solo il rimanente 3,0% dei dipendenti (rispettivamente, 2,1% e 0,9%).
Con riferimento alla qualifica, tra i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, il 65,6% è operaio, il 29,5% è impiegato; i quadri sono il 3,2% e i dirigenti rappresentano il rimanente 1,7%. L’occupazione femminile, sul totale dei lavoratori a tempo indeterminato, rappresenta solo il 19,7%. La scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro locale trova giustificazione soprattutto nella forte specializzazione dell’industria bresciana sbilanciata verso i comparti metalmeccanici, i cui organici vedono la netta prevalenza di forza lavoro maschile. Al di là delle considerazioni relative al settore di attività, la presenza femminile evidenzia dei ritardi: le donne rappresentano soltanto il 7,9% dei dirigenti e il 17,0% dei quadri.
Dal punto di vista dell’organizzazione dell’orario di lavoro settimanale, il part-time (sia a tempo indeterminato, sia a tempo determinato) è utilizzato dall’86,0% delle imprese bresciane, mentre la sua incidenza sul totale dei lavoratori alle dipendenze è pari al 5,1%. La composizione dell’occupazione part-time per genere e per durata del contratto esprime la netta prevalenza di femmine (86,3%) e di addetti a tempo indeterminato (97,2%). Il part-time si rivela quindi come strumento prezioso per incrementare il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro.
Il bilancio complessivo dell’occupazione, derivante dalla differenza tra i flussi in entrata e quelli in uscita, è positivo (+1,9%). Si tratta di una dinamica incoraggiante, dopo anni di ridimensionamenti più o meno intensi degli organici. La crescita dei dipendenti sarebbe stata favorita dalla ripresa dell’attività produttiva e dall’entrata in vigore delle nuove norme in materia di contratti di lavoro (sgravi contributivi e “contratto a tutele crescenti”). Il contratto a tempo indeterminato registra un incremento netto degli occupati (+2,9%), a fronte di saldi negativi per i profili lavorativi a termine (-24,2% per il determinato e -13,9% per l’apprendistato). Per quanto riguarda la sola dinamica inerente il tempo indeterminato, la crescita del numero dei lavoratori ha interessato tutte le qualifiche (+1,8% i dirigenti, +3,4% i quadri, + 3,6% gli impiegati, + 2,6% gli operai).

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ORARI E ASSENZE DAL LAVORO
Le ore lavorabili sono risultate mediamente pari a 1.635, 1.634 nei maschi e 1.638 nelle femmine. Il valore, calcolato al netto delle ore di CIG effettivamente utilizzate, tende a diminuire al decrescere del livello di inquadramento professionale: per i quadri è pari a 1.694, per gli impiegati a 1.691 e per gli operai si attesta a 1.607. Le ore lavorate, invece, ammontano mediamente a 1.526, frutto di una significativa differenza di genere (1.538 nei maschi e 1.469 nelle femmine) e sono caratterizzate da una relazione positiva con l’inquadramento professionale: 1.644 per i quadri, 1.617 per gli impiegati, 1.481 per gli operai. La combinazione “operaio-femmina” è quella che si caratterizza per il minor numero di ore lavorate (1.375), mentre quella “quadro-maschio” per il valore più elevato (1.652). Le ore di assenza sono risultate mediamente pari a 108, con un’elevata eterogeneità per genere e inquadramento del lavoratore. L’addetto medio maschio ha effettuato 97 ore di assenza, contro le 170 di quello femmina; allo stesso tempo, i quadri sperimentano un valore significativamente più basso (51) rispetto a quello che caratterizza gli impiegati (74) e gli operai (126). La composizione per causale delle ore di assenza per l’addetto medio evidenzia la netta predominanza delle malattie non professionali, a cui viene addebitato il 57,8% delle ore perdute.
Il tasso di assenza, inteso come rapporto tra le ore perdute e quelle lavorabili, è pari, per l’addetto medio, al 6,6%. Il valore tende a crescere al diminuire della qualifica (è pari al 3,0% per i quadri, al 4,4% per gli impiegati e al 7,9% per gli operai). Tale tasso è inoltre funzione del genere dell’addetto: nelle femmine, per le quali si registrano più ore perdute, si attesta al 10,3%, a fronte del 5,9% che caratterizza l’occupazione maschile; le donne operaie esprimono il valore più alto (pari al 13,0%), mentre i quadri maschi quello più basso (2,4%).
L’utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni (CIG), riferito alle ore effettive e non a quelle richieste, ha riguardato mediamente il 35,3% delle imprese del campione. Le ore di CIG effettuate dall’addetto medio sono 58 (22 dai quadri, 31 dagli impiegati e 72 dagli operai); le procedure hanno maggiormente coinvolto i maschi (59 ore) rispetto alle femmine (53); il picco è stato raggiunto dalla categoria “operaio-donna” (83 ore). Le ore di CIG rappresentano, a livello complessivo, il 3,6% delle ore lavorabili; il tasso di incidenza della CIG è funzione dell’inquadramento del lavoratore e cresce al diminuire della qualifica (1,3% nei quadri, 1,8% negli impiegati e 4,5% negli operai).
Il fenomeno degli straordinari ha riguardato l’82,6% delle imprese bresciane. L’addetto medio ha svolto 79 ore di straordinario (99 fra gli impiegati e 70 fra gli operai). L’incidenza sul totale delle ore lavorabili è stata in media del 4,8% (5,9% per gli impiegati e 4,3% per gli operai).

Infine, nell’edizione di quest’anno è stato inserito un approfondimento che riguarda il giudizio a consuntivo delle imprese in merito ai provvedimenti emanati nel corso del 2015 dal Governo a sostegno delle assunzioni a tempo indeterminato. Il riferimento va alle norme sugli sgravi contributivi e sul cosiddetto “contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti”, inserito nella riforma del Jobs Act.

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Dai risultati emerge che ben il 79,1% degli operatori intervistati ha effettuato nel 2015 assunzioni e/o trasformazioni a tempo indeterminato. Tra le imprese che hanno dichiarato di aver fatto assunzioni, il 79,0% ha affermato che le norme sugli sgravi contributivi e/o quelle sul contratto a tutele crescenti hanno giocato un ruolo importante nella scelta a favore delle assunzioni. Il rimanente 21,0% delle aziende ha invece dichiarato di non essere stato influenzato dalla nuova normativa.

Tra le imprese che hanno riconosciuto di essere state influenzate dai provvedimenti del Governo, il grado di incisività delle singole norme è stato così valutato: gli sgravi contributivi hanno ricevuto una valutazione positiva nell’87,8% dei casi (39,5% giudizio “molto”, 48,3% “abbastanza”), mentre il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti ha ricevuto consensi favorevoli, sebbene relativamente più tiepidi: 18,8% giudizio “molto”, 36,1% “abbastanza”, ma anche 35,4% “poco” e 9,7% “per niente”.

Come è noto, infine, nel 2016 gli sgravi contributivi sono stati confermati, sebbene per importi e durata inferiori: qual è stato l’orientamento delle imprese, in particolare, per quanto riguarda l’impatto atteso sugli under 29? Dall’analisi effettuata risulta che il contratto a tempo indeterminato è ritenuto preferibile per l’assunzione di un under 29 solamente dal 22,5% delle imprese, mentre quelli a termine emergono come i maggiormente indicati (39,6% il tempo determinato e 37,9% l’apprendistato).

Arriva un nuovo McDonald’s a Rezzato, aperte le selezioni per 20 posti di lavoro

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McDonald’s apre un nuovo ristorante a Roncadelle e cerca 20 persone. Da oggi sono aperte le selezioni online per individuare i candidati che parteciperanno al McItalia Job Tour, l’evento itinerante di selezione del personale impiegato per le nuove aperture McDonald’s lungo la penisola.

Il McItalia Job Tour fa tappa nelle città sede dei nuovi McDonald’s e dà la possibilità di partecipare alle selezioni per diventare parte integrante del team di lavoro e gestione del nuovo ristorante, e di avere l’opportunità di lavorare in un contesto dinamico, giovane, informale e dalla forte identità di gruppo.

Entro il 26 agosto, i candidati interessati a lavorare nel nuovo McDonald’s potranno partecipare alla prima fase di selezione sul sito mcdonalds.it rispondendo ad alcune domande (disponibilità oraria, tipo di mansioni a cui si è interessati, area geografica di interesse etc) e inserendo il proprio cv. Ai candidati idonei verrà richiesta la compilazione di un test volto a individuare le aree comportamentali di forza dei candidati.

I candidati che supereranno il test verranno contattati da McDonald’s, riceveranno una convocazione con data e orario e avranno accesso ai colloqui individuali. Il McItalia Job Tour che avrà luogo a fine agosto sarà l’occasione per i candidati di ottenere tutte le informazioni sull’azienda e sul lavoro in McDonald’s, grazie alla presenza di crew, hostess e manager che già lavorano nei ristoranti della zona.

McDonald’s ha già creato, nel triennio 2013-2015, 3.000 posti di lavoro grazie all’apertura di 100 nuovi ristoranti. Per il 2016, McDonald’s Italia ha confermato l’impegno ad aprire circa 30 nuovi ristoranti, per un totale di quasi 1.000 posti di lavoro. Per cercare queste persone, per raccontare loro cos’è McDonald’s, per dare concretezza alla promessa, l’azienda ha deciso di organizzare il McItalia Job Tour.

Per la nuova apertura di Roncadelle, McDonald’s è alla ricerca di 20 persone dinamiche, predisposte al lavoro in team e al contatto con il cliente per le posizioni di Crew, Hostess e Steward.

Per maggiori informazioni e per inviare il proprio cv: www.mcdonalds.it/lavorare

Iveco, la crisi si chiude senza licenziamenti

in Economia/Evidenza/Lavoro/Sindacati by

Un respiro di sollievo per i lavoratori dell’Iveco di via Volturno. A distanza di un anno dall’apertura del tavolo, infatti, Iveco e sindacati hanno “chiuso” gli 850 esuberi annunciati senza alcun licenziamento. Anche se resta ancora da chiarire la posizione di circa un centinaio di lavoratori.

Nel 2015 Iveco contava 2.249 dipendenti, un terzo di troppo secondo i conti dell’azienda. Ma grazie all’impegno di Iveco e dei sindacati non uno è rimasto a casa: oltre 300 sono stati trasferiti nei siti di Suzzara, Piacenza e Foggia, mentre 60 hanno trovato accordi con l’azienda per lasciare e 70 andranno in pensione grazie agli strumenti a disposizione. All’interno dello stabilimento di via Volturno, poi, sono state attivate nuove lavorazioni, che hanno permesso di rioccupare circa 200 lavoratori a cui se ne aggiungeranno altri 70 con l’aumento degli ordini dell’Eurocargo.

Ubi, il progetto Banca Unica vale 2.750 licenziamenti

in Banche/Economia/Lavoro by

Ben 2.750 licenziamenti (1.529 del 2015 a 1.250 nel 2019), se pur mitigati da 1.110 nuovi arrivi, e 280 sportelli chiusi. Sono questi i numeri del nuovo piano industriale di Ubi, che prevede di semplificare l’assetto del gruppo dando vita alla Banca Unica, con l’incorporazione di tutti i sette istituti controllati attraverso il concambio con proprie azioni. L’operazione dovrebbe concludersi entro la prima parte del 2017. Il venir meno dell’uso societario dei marchi, che rimarranno sulla rete, comporterà svalutazioni lorde per 60 milioni di euro.

Nel dettaglio – secondo quanto riportato dall’edizione di Brescia del Corriere della Sera – “la fusione con Banca Popolare di Bergamo e con Banco di Brescia non comporterà effetti sul capitale, perché le due società sono interamente controllate. Effetti minimi, per quanto riguarda l’emissione di nuove azioni, per la fusione con Banca Popolare di Ancona, controllata al 99,59%, con Banca Carime (99,99%) e Banca di Valle Camonica (98.70%). La gran parte delle azioni andranno in concambio agli azionisti di Banca Regionale Europea, di cui Ubi ha il 74,79%, e di Banca Popolare Commercio e Industria (83,76%). Ubi ha inoltre riacquistato le azioni privilegiate Banca Regionale Europea detenute dalla Fondazione CariCuneo, per 120 milioni di euro. A seguito della fusione la Fondazione CariCuneo avrà il 5,90% di Ubi, la Fondazione Banca del Monte Lombardia il 5,20%.

A2A: in 300 lavoreranno da casa per un giorno alla settimana

in A2A/Economia/Lavoro/Partecipate e controllate by

Da oggi circa 300 dipendenti potranno svolgere le proprie mansioni in un luogo diverso dal proprio ufficio Milano, 27 giugno 2016 – Al via lo Smart Working in A2A, l’innovativa modalità di lavoro che consente, per un giorno a settimana, di lavorare da casa o da un luogo diverso dal proprio ufficio utilizzando le dotazioni aziendali necessarie per svolgere l’attività lavorativa. Grazie ad un accordo sindacale recentemente firmato è stato definito il perimetro delle società del Gruppo e il numero di persone che saranno interessate dal progetto pilota, riservato a dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato da almeno un anno. A partire da oggi circa 300 dipendenti di A2A Spa e A2A Energia, dislocati in 18 sedi del Gruppo, potranno sperimentare per sei mesi questo nuovo sistema di lavoro che coniuga flessibilità e innovazione. I dipendenti che aderiscono al progetto Smart Working osserveranno il medesimo orario di lavoro previsto dal contratto di lavoro. “Smart Working è un altro concreto tassello del nuovo corso aziendale che punta a disegnare un modello organizzativo e culturale più moderno per il futuro di A2A, in linea con il processo di trasformazione e cambiamento che stiamo conducendo” spiega Valerio Camerano, Ad del Gruppo – Una piccola rivoluzione che può consentire un migliore bilanciamento del tempo tra sfera lavorativa e privata, migliorando la qualità della vita dei dipendenti e la loro soddisfazione professionale. Lo Smart Working sottolinea inoltre l’importanza del lavorare per obiettivi e, in ottica green, può ridurre l’impatto ambientale sui territori coinvolti in termini di riduzione degli spostamenti e utilizzo delle infrastrutture.” I primi mesi del progetto Smart Working saranno fondamentali per consentire al Gruppo di valutarne aspetti positivi e possibili aree di miglioramento, e per prendere in considerazione l’ipotesi di estendere questa modalità di lavoro, in futuro, anche ad altre aree. Per fornire ai dipendenti tutte le informazioni e per favorire l’utilizzo delle tecnologie digitali necessarie ad attuare questa nuova modalità lavorativa, A2A ha inoltre previsto l’organizzazione di giornate di formazione ad hoc e corsi on-line sulla sicurezza.

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