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Finanza - page 2

BancaValsabbina acquisisce il 4% di Anthilia Capital Partners

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Sottoscritto l’accordo per l’ingresso da parte di Banca Valsabbina, per una quota pari al 4%, nel capitale di Anthilia Capital Partners SGR, società di gestione del risparmio innovativa, condotta da un gruppo di partner professionali con un track record specialistico nel segmento dell’asset management e della finanza complementare alle PMI.

L’operazione, a valere su una transazione di mercato secondario, si inserisce nel contesto di un più articolato accordo di natura commerciale funzionale al consolidamento della partnership già avviata da tempo tra le due realtà, con l’obiettivo di implementare ulteriori servizi alle PMI, anche nell’ambito di una strategia evolutiva comune nell’asset e wealth management.

Banca Valsabbina è il principale gruppo bancario popolare della provincia di Brescia, presente in 5 regioni del Nord Italia. La Banca offre un’ampia gamma di servizi per privati e famiglie, con una capillare copertura delle PMI locali: ponendosi quale banca del territorio innovativa, offre alle imprese – anche tramite partnership industriali o strategiche – una pluralità di servizi complementari alla finanza di tipo tradizionale (accesso al mercato dei capitali, emissione di minibond, operazioni di cartolarizzazione, etc.). In un contesto quindi di continua evoluzione ed integrazione delle aree di business, si inseriscono le diverse operazioni di investimento recentemente finalizzate dalla Banca, sia in ambito Fintech che in quello del corporate finance e dell’economia Reale, con l’obiettivo di agevolare la convergenza verso un modello di business sempre più integrato ed efficiente.  

Anthilia Capital Partners SGR è una Società italiana indipendente dedicata all’asset management per conto di clienti istituzionali e privati. Grazie alla specializzazione ed esperienza nei segmenti di riferimento, la SGR ha saputo affermarsi fin dal 2008 focalizzandosi sui valori richiesti dagli investitori: specializzazione, trasparenza, ritorno assoluto. La SGR ha raggiunto un patrimonio gestito di oltre 2,5 miliardi di euro con più di 1,3 miliardi investiti nel private capital ed una posizione di leadership nel segmento delle small cap italiane. Anthilia SGR è attiva nella gestione di fondi di investimento aperti e chiusi, mandati individuali a ritorno assoluto, Eltif e PIR alternativi, oltre che nella consulenza agli investimenti.

Le due realtà collaborano da alcuni anni nell’ambito del risparmio gestito con prodotti specializzati nell’economia reale e nei servizi “corporate” evoluti a supporto della crescita delle PMI, anche a valere su strumenti di finanza complementare. Il consolidamento della collaborazione tra la Banca ed Anthilia SGR, concretizzatosi con l’intesa, ha permesso di avviare un percorso comune, funzionale a sviluppare da un lato ulteriori soluzioni di risparmio e di investimento qualificate per clienti e famiglie, dall’altro ad offrire alle aziende prodotti e servizi a crescente valore aggiunto.

“Da tempo lavoriamo con Anthilia Capital Partners SGR, una realtà con cui sin da subito abbiamo condiviso mission e valori, premette Hermes Bianchetti, Vice Direttore Generale Vicario di Banca Valsabbina. L’investimento, ancorchè di minoranza, permette di consolidare la partnership con l’obiettivo di operare sempre più in sinergia, offrendo servizi specialistici e ad alto valore aggiunto per l’economia del territorio. Al contempo stiamo ampliando la gamma dei prodotti di risparmio gestito offerti alla nostra clientela qualificata, anche in linea con le esigenze ed i trend del mercato. Questa operazione è volta a rafforzare un network virtuoso che la Banca sta costituendo e rappresenta quindi un ulteriore ed importante traguardo nel nostro percorso evolutivo, sempre orientato a supportare al meglio le famiglie e le imprese del territorio, che rappresentano la nostra clientela di riferimento”.

“L’accordo finanziario ed industriale consegue un duplice obiettivo: contribuisce al percorso di crescita di Anthilia Capital Partners e rafforza la partnership con Banca Valsabbina, introducendo le basi per nuove ed ulteriori sinergie. Siamo certi e consapevoli che nell’ambito di questa intesa ci siano tutti gli elementi per creare un importante e reciproco valore aggiunto nell’ambito dei servizi alle PMI italiane e della gestione del risparmio: la specializzazione e la professionalità di Anthilia nei segmenti dell’economia reale, dell’asset & wealth management, coniugate alla presenza territoriale, alla competenza e alla riconosciuta professionalità distintiva ed indipendente di Banca Valsabbina”, commenta Giovanni Landi, Presidente di Anthilia Holding.

▼ Sovraindebitamento, altra sentenza a Brescia: il tribunale cancella 60mila euro a un 40enne

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Nel 2018, un attimo prima di finire per strada con moglie e figli, aveva deciso di rivolgersi al Tribunale di Brescia. A fine ottobre 2023 – dopo aver versato 350 euro al mese per quattro anni – si è visto cancellare ufficialmente dai giudici oltre 60mila euro di pendenze che gli impedivano di guardare al futuro con la speranza di farcela.

Protagonista della vicenda – secondo quanto riferisce BsNews, il giornale di Brescia online – è un quarantenne che vive a Bedizzole con la moglie e tre figli minorenni. Ogni mese, come commesso, porta a casa circa 1.500 euro al mese, ma il suo è l’unico reddito di casa e quei soldi non gli bastano nemmeno a sostenere le esigenze familiari. Intorno al 2017, l’uomo contrae i primi prestiti per l’acquisto di beni di uso quotidiano (un’auto di modesto valore, i mobili di casa etc) che – sommati alle spese correnti e al loop dei successivi finanziamenti fatti solo per sostenere le rate dei debiti – lo portano ben presto a trovarsi circa 80mila euro sulle spalle. Soldi che non sarà mai in grado di pagare.

A questo punto, il quarantenne decide di rivolgersi allo Studio Pagano & Partners di Brescia. “Al Tribunale – spiega l’avvocato Monica Pagano – abbiamo chiesto l’applicazione della Legge 3/2012 (nota anche come legge sul Sovraindebitamento o Salva-suicidi), oggi confluita nel Codice della crisi, che sancisce un principio molto semplice: nessuna persona onesta finita in difficoltà finanziaria può essere condannata a pagare per tutta la vita debiti che vanno ben oltre le sue capacità economiche. Concretamente – continua il legale – il nostro cliente ha versato con cadenza mensile quanto ragionevolmente poteva dare senza far venir meno il sostentamento alla propria famiglia (16.800 euro in tutto) e, ultimato questo percorso, è arrivata per lui l’esdebitazione. In parole povere – conclude Pagano – i restanti debiti sono stati azzerati e da questo momento il quarantenne e la sua famiglia possono ripartire da capo, senza il fardello di segnalazioni pregresse e tornando anche ad accedere al credito, se mai ne avranno davvero bisogno”.

Brescia, il calo dei crediti alle imprese è forte: -7,8%

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 A marzo 2023, lo stock di prestiti (al netto di pronti contro termine e sofferenze) erogati alle imprese industriali bresciane ammonta a 11,3 miliardi di euro, evidenziando una flessione del 7,8% sullo stesso periodo del 2022. La dinamica riscontrata a Brescia appare più intensa di quanto rilevato in Lombardia (-5,0%) e in Italia (-3,1%).

A evidenziarlo è un focus realizzato dal Centro Studi di Confindustria Brescia e contenuto nella 17esima edizione del Booklet Economia, disponibile in formato digitale e contenente informazioni su tutti i principali indicatori economici bresciani aggiornati al 25 luglio, tra cui una specifica sezione sugli aggregati creditizi nel territorio bresciano.

Il credito a disposizione delle aziende attive nell’industria subisce quindi una discesa, dopo la fase fortemente espansiva che aveva invece caratterizzato buona parte del biennio 2021-2022. Come indicato da Banca d’Italia, le motivazioni alla base di tale riduzione vanno essenzialmente ricondotte alla minore domanda da parte delle imprese, a seguito della più ridotta necessità di copertura del circolante e di finanziamento degli investimenti, oltre all’aumento del livello generale dei tassi di interesse.

“Attraversiamo una fase caratterizzata dai rialzi dei tassi avviata dalla BCE e da una maggiore rigidità del settore bancario, legata a una più elevata percezione del rischio e a una minore tolleranza dello stesso da parte degli intermediari. – commenta Paolo Streparava, vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Credito, Finanza e Fisco –. In tale contesto, si osserva come il Made in Brescia abbia fatto fronte alla situazione ricorrendo alle importanti liquidità maturate: si tratta certamente di un importante “polmone” per le nostre imprese, che può essere destinato, in questo periodo caratterizzato da forti restrizioni nell’offerta, per finanziare il circolante e i piani di investimento approvati dalle aziendeTuttavia, siamo consapevoli che tale strada non può rappresentare una soluzione di lungo periodo al problema, quanto invece una prima risposta, non strutturale, alla condizione che stiamo vivendo in questo periodo. In prospettiva, il sistema imprenditoriale deve essere ricettivo nella ricerca di soluzioni stabili a queste problematiche, valutando strumenti di finanza alternativa.”

L’inedita fase di rincari dei tassi di interesse, avviata dalla BCE con l’obiettivo di contrastare la corsa dell’inflazione dei prezzi al consumo, sta quindi determinando un’accelerazione degli oneri finanziari a carico del sistema delle imprese. A riguardo, come evidenziato durante i lavori della 41° edizione dell’Osservatorio Congiunturale Scenari&Tendenze, le stime del Centro Studi di Confindustria Brescia descrivono un’istantanea in cui, con riferimento alle sole società non finanziarie attive nell’industria, tali oneri ammonterebbero (per l’intero anno 2023) a poco più di 496 milioni di euro, con un incremento del 125% sul 2022 (221 milioni), quando l’importo pagato dal made in Brescia segnava già un +72% sul 2021 (129 milioni).

Va inoltre segnalato che le proiezioni sopra descritte sono da intendersi, in qualche modo, come prudenziali: esse, infatti, recepiscono i quattro rialzi del costo del denaro effettuati dalla BCE nel 2022 e i primi due (febbraio e marzo) realizzati quest’anno: non incorporano, invece, i tre aumenti fra marzo e luglio, né i possibili ulteriori rialzi nei mesi futuri

Allo stesso tempo, la liquidità a disposizione del sistema produttivo locale si mantiene particolarmente elevata: a marzo di quest’anno i depositi bancari e il risparmio postale detenuti dalle imprese è pari a 17,2 miliardi, un importo di fatto invariato nei confronti di fine 2022 (17,3 miliardi), in aumento dell’8,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

In tale contesto, va segnalato poi che l’inedito rialzo dei tassi di interesse non ha intaccato la qualità del credito erogato alle imprese, sebbene sia probabile che ciò avvenga nel prossimo futuro: le sofferenze nell’industria rilevate a fine marzo 2023 in provincia di Brescia, pari a 83 milioni di euro, evidenziano una modesta crescita dai minimi di dicembre 2022 (81 milioni) e riguardano lo 0,7% del totale dei prestiti, un valore storicamente molto basso. La situazione rilevata a Brescia si conferma migliore di quanto sperimentato in Lombardia (1,0%) e in Italia (1,2%).

Nel Booklet è inoltre presente un approfondimento relativo agli sportelli bancari presenti a Brescia e provincia. La necessità di razionalizzare i costi connessi con l’esercizio dell’attività bancaria e la dirompente diffusione delle tecnologie digitali, come l’home banking, hanno prodotto una significativa flessione nel numero degli sportelli bancari attivi sul territorio. A dicembre 2022, in provincia di Brescia si contano 661 sportelli, contro i 972 di fine 2008, con un ridimensionamento del 32,0%. Come già evidenziato nel recente passato, il fenomeno ha inevitabilmente determinato una minore capillarità territoriale del sistema bancario: a fine 2022 si rilevano 53 sportelli ogni cento mila abitanti, contro gli 81 di fine 2008.

Perché è importante investire in modo consapevole, evitando improvvisazioni

in Economia/Finanza by

Investire comporta l’assunzione di numerosi rischi, i quali possono essere calibrati adeguatamente solo effettuando investimenti consapevoli.

Sebbene, grazie al web, all’internet banking e alle piattaforme di trading, acquistare e vendere titoli sia diventato, a livello pratico, molto più semplice rispetto al passato, scegliere i titoli giusti e costruire un portafoglio tarato sul proprio profilo di investimento continuano a essere operazioni molto complesse.

Certo, oggi anche i neofiti hanno un accesso praticamente immediato a dati e informazioni sui mercati finanziari e sui titoli, ma molto spesso non possiedono le competenze necessarie per utilizzarli; consultare informazioni sui megatrend, ossia, come è ben spiegato qui, quei“fenomeni dirompenti che indicano la direzione che sta prendendo il mondo”, oppure leggere gli indici di mercato serve davvero a poco se non si sa come sfruttarli a proprio vantaggio all’interno di una strategia di investimento.

Proprio per questo motivo è sempre consigliabile evitare il fai da te e rivolgersi a professionisti del settore che siano in grado di aiutare nella creazione di un piano e di un portafoglio tarato sulle proprie possibilità di investimento e di rischio.

Investire non è una scommessa

La già citata facilità di accesso al mondo degli investimenti, favorita da internet, può far nascere nei non addetti ai lavori la sensazione che, dopotutto, si tratti di un’attività poco impegnativa e divertente, non troppo dissimile dalle scommesse e in grado di portare guadagni facili.

La realtà dei fatti è del tutto diversa, in quanto investire e scommettere sono due attività affatto diverse; mentre gli scommettitori si basano sul proprio istinto e su una buona dose di intuito e fortuna, gli investitori consapevoli effettuano una serie di analisi, consultano i grafici, applicano strategie collaudate e seguono gli andamenti del mercato al fine di comprendere in quale direzione potrebbe andare un determinato titolo e aumentare la possibilità di ottenere un profitto.

Chi si avvicina per la prima volta al mondo degli investimenti, aprendo magari un conto su una piattaforma di trading online, dovrebbe tenere conto di questo importante aspetto, in quanto agire in modo avventato e senza una preparazione adeguata o il sostegno di un esperto può comportare non pochi problemi.

I rischi degli investimenti

Qualsiasi tipo di investimento, anche quello ritenuto, a livello teorico, più sicuro, comporta l’assunzione di una certa dose di rischio.

Il rischio di un investimento può prendere due forme:

  • impedire il raggiungimento degli obiettivi finanziari prefissati;
  • portare a una perdita di capitale parziale o totale.

Mentre per un neofita può sembrare impossibile capire quale possa essere il reale livello di rischio di un determinato titolo o di uno strumento finanziario in particolare, i professionisti sono in grado di valutare in modo adeguato questo fattore. Per farlo prendono in considerazione vari elementi, tra i quali rientrano:

Allarme di Confartigianato: anche a Brescia meno prestiti e più cari

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Finanza/Tendenze by

Meno prestiti e più cari. Le imprese lombarde su base annua anno sborsato un miliardo e mezzo in più. A stimarlo l’Osservatorio di Confartigianato Lombardia sulla base dello stock dei prestiti concessi. Maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI pari a 583 milioni di euro solo per Milano, seguita da Brescia con 230 milioni di euro. Contestualmente si accentuano situazioni di stretta sul credito: dopo la provincia in testa alla negativa classifica e cioè Lecco con -7,7%, c’è la nostra con il -7,3%, seguita da Cremona (-6,7%).

«Sono in calo e si pagano maggiori costi sui prestiti. Per le micro e piccole imprese è l’ennesimo segnale. C’è un rischio frenata. Oltre 1 miliardo e mezzo di extra costo per il credito delle MPI lombarde, di cui 230 milioni solo nella nostra provincia. Un numero oggettivamente impressionante, che pesa di più laddove le imprese sono più impegnate negli investimenti per crescere. È un tema sul quale non si sta ponendo sufficiente attenzione, ma che rischia di frenare lo sviluppo delle nostre imprese. La marginalità viene contratta all’osso e dunque anche la volontà di mettere in atto quelle misure utili ad aumentare la propria competitività: evoluzioni di processo, acquisto di nuovi macchinari, rivoluzione degli spazi di lavoro. Ma tutto questo costa e le MPI rischiano di non poterselo permettere, contraendo così drammaticamente la propria capacità di stare sul mercato ed esprimere tutto il loro valore» spiega Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Imprese Brescia e Lombardia.

Premessa – La stretta monetaria sta proseguendo, rischiando di mettere il freno a mano all’economia italiana e dell’Eurozona, quest’ultima già caduta in recessione tecnica. L’inflazione scende, con una stabilizzazione dei prezzi dell’energia, ma che rimangono del 53% superiori a quelli del 2019. Intanto la Bce ha rialzato ancora i tassi di 25 punti base. Ottavo rialzo in dodici mesi, per complessivi 400 punti base per contenere l’inflazione. Intanto nel corso dell’anno si propagheranno effetti restrittivi sulla propensione ad investire, mentre una politica monetaria della Bce più restrittiva rispetto a quella della Fed potrebbe apprezzare l’euro sul dollaro, influenzando la competitività dell’export. Vi sono inoltre altri diffusi segnali di rallentamento del ciclo economico: nei primi cinque mesi dell’anno flette il volume delle esportazioni, l’elevata inflazione erode il potere di acquisto delle famiglie, la produzione manifatturiera segna un calo, così come quella delle costruzioni, e sono negativi gli indicatori del mercato immobiliare.

Il costo del credito – A maggio 2023 a livello nazionale i tassi sui prestiti alle imprese sono saliti al 4,81%, con un aumento di 362 punti base su base annua. Un livello così alto del costo del credito non si registrava dalla Grande crisi, nel novembre del 2008. Nel confronto internazionale, in Italia si registrano tassi di interesse per le imprese più elevati tra i maggiori paesi Ue: a fronte del tasso medio del 4,81% in Italia, l’Eurozona segna un 4,56%. L’analisi del costo del credito a livello regionale evidenza che a marzo 2023 il tasso di interesse bancario attivo (TAE) pagato dal totale delle imprese lombarde si attesta al 4,74%, il più basso rilevato tra le regioni (Lombardia 20^ nel ranking nazionale), in aumento di 208 punti base rispetto a quello di giugno 2022, 9 mesi prima della stretta monetaria.

A livello settoriale a marzo 2023 costi del credito più elevati vengono sostenuti dalle imprese delle Costruzioni (5,63%), a cui seguono i Servizi, con un tasso del 4,72%, e il Manifatturiero, con un tasso del 4,60%. Mentre tra giugno 2022 e marzo 2023 rialzi più elevati dei tassi di interesse bancari attivi si osservano per il Manifatturiero (+216 p.b.), seguito dai Servizi (+208 p.b.) e dalle Costruzioni (+172 p.b.).

Mentre secondo le ultime valutazioni disponibile, in Lombardia il tasso pagato dalle piccole imprese a dicembre 2022 è del 6,97% superiore di 314 punti base al 3,83% delle medio grandi imprese e di 77 punti base sopra al costo del credito sostenuto dalle piccole imprese a giugno 2022 (6,20%). Per la nostra regione, sulla base dell’incremento tendenziale dei tassi sulle consistenze dei prestiti alle imprese, si stima un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI (micro e piccole imprese fino a 50 addetti) di 1.587 milioni di euro, l’impatto più pesante della stretta monetaria rilevato tra le regioni italiane. Sulla base dello stock dei prestiti concessi si stima a livello provinciale un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI pari al 583 milioni di euro a Milano, pari a 230 milioni di euro a Brescia, pari a 175 milioni di euro a Bergamo, pari a 104 milioni di euro a Monza – Brianza, pari a 101 milioni di euro a Varese, pari a 81 milioni di euro a Mantova, pari a 76 milioni di euro a Como, pari a 69 milioni di euro a Cremona, pari a 60 milioni di euro a Pavia, pari a 48 milioni di euro a Lecco e pari a 30 milioni di euro a Sondrio e a Lodi.

Il trend dei prestiti – Evidenti i segnali di tensioni sulla domanda di credito con i prestiti alle piccole imprese, che in Lombardia, come a livello nazionale, risultano in calo da marzo 2022. A marzo 2023 (ultimo dato disponibile) la dinamica del credito concesso alle piccole imprese lombarde – corretta soprattutto per le cartolarizzazioni – scende del -4,6% (era del -3,3% a dicembre 2022). Flessione in linea con quella rilevata a livello nazionale (-4,4%) ma in controtendenza rispetto al +0,2% registrato per il totale imprese lombarde.

Prestiti a livello provinciale – Situazioni di tensione sul credito più pesanti si rilevano a Lecco (-7,7%), Brescia (-7,3%) e Cremona (-6,7%). Tutte e tre figurano tra le province italiane che performano peggio in termini di trend del credito erogato alle imprese. A livello settoriale, sempre con riferimento a variazioni tendenziali non corrette, la dinamica dello stock dei prestiti concessi a marzo 2023 risulta in riduzione nelle Costruzioni (- 6,9%) e nel Manifatturiero (-5,4%) mentre è in controtendenza nei Servizi (+1%).Nel dettaglio esaminando il trend del credito per settore e territorio si osserva che nel Manifatturiero perdono di più in termini di prestiti concessi, contribuendo a determinare la flessione del credito rilevata a livello regionale (-5,4%), Lecco (-8,0%), Brescia (-7,9%) e Monza e Brianza (-7,1%); nelle Costruzioni contribuiscono maggiormente al risultato lombardo le contrazioni dei prestiti più marcate rilevate per le imprese di Lodi (-25,2%), Lecco (-16,7%), Como (-15,3%), Cremona (- 14,4%) e Bergamo (-13,8%) e Brescia -12,3%; e nei Servizi la dinamica positiva regionale è correlata alla crescita dei prestiti del +4,3% rilevata per Milano (a cui sono indirizzati il 65% dei prestiti concessi alle imprese dei Servizi) e del +1,5% rilevata per Monza-Brianza (5,4% stock prestiti del settore), mentre Brescia anche nei Servizi si segna -6,1%.

«Non parliamo di un rischio futuro: già oggi i segnali di tensioni sulla domanda di credito sono evidenti con i prestiti alle piccole imprese in calo. Numeri che rivelano la prudenza e anche la fatica delle MPI che hanno già dovuto far fronte all’aumento delle materie prime e dell’energia» conclude il presidente Massetti.

Intesa, 4,5 milioni per sostenere le aziende della filiera di Cieffe

in Banche/Economia/Finanza/UBi by

Intesa Sanpaolo e Cieffe, partner strategico dei principali brand mondiali del lusso nella confezione di capi prêt-à-porter di alta gamma,annunciano di aver messo a disposizione un plafond di 4,5 milioni di euro a supporto delle 35 aziende fornitrici di Cieffe che operano nelle province di Bergamo, Brescia e Cremona.

L’accordo, che si colloca nell’ambito del Programma di Intesa Sanpaolo “Sviluppo Filiere”, è stato pensato proprio per supportare la gestione finanziaria e del circolante dell’indotto produttivo di Cieffe rappresentato da tante piccole e medie aziende che operano nell’area orobica, del bresciano e del cremonese in un momento complesso di mercato caratterizzato da aumento dei tassi e dei costi di produzione e delle materie prime.

Intesa Sanpaolo, primo operatore bancario in Italia ad aver introdotto il sostegno del ciclo finanziario delle forniture tramite ‘Confirming’, piattaforma completamente digitale di finanza di filiera,metterà a disposizione ai principali fornitori di Cieffe che ne faranno richiesta, liquidità immediata a costi agevolati, generando così un ciclo virtuoso complessivo per tutta la filiera della moda. In particolare, il fornitore potrà ottenere accesso al credito con condizioni economiche competitive e rapidità sia nei processi di delibera del merito creditizio, sia nella richiesta dell’anticipo fatture alla banca.

Con tale strumento si intende infatti favorire la tempestività dei pagamenti e il flusso di capitale circolante alla catena di fornitura. In particolare, sono garantiti i crediti commerciali ceduti e incassati anticipatamente in un’operazione di factoring pro-soluto vantati da imprese fornitrici di soggetti inclusi nel basket dei buyer a cui è stata accordata la garanzia EGF (‘debitori ceduti’).

Con un fatturato 2022 di oltre 40 milioni di euro, 270 dipendenti e un indotto di 35 piccole aziende e laboratori specializzati e oltre 450 persone, Cieffe oggi è un punto di riferimento nella confezione di capi prêt-à-porter di alta gamma e un partner strategico dei principali brand mondiali del lusso nel percorso che va dalla realizzazione del capo di campionario, fino alla sua produzione in serie. Negli anni, l’azienda ha intrapreso un importante percorso di crescita anche per linee esterne, con un approccio industriale di lungo termine, acquisendo piccoli e medi laboratori di produzione, vere eccellenze del territorio e custodi di uno straordinario “saper fare”. Cieffe ha così creato un “ecosistema di prossimità” di alto artigianato industriale che unisce professionalità trasversali, quelle interne e dei partner che alimentano una piattaforma di produzione integrata.

Dal suo avvio nel 2015, il Programma Sviluppo Filiere di Intesa Sanpaolo ha coinvolto, a livello nazionale nel Sistema Moda, 100 capi-filiera con i loro 2.200 fornitori collegati e un giro d’affari complessivo di oltre 11 miliardi di euro. Rendere le imprese più digitali, innovative e sostenibili sono passaggi indispensabili per accrescerne la competitività in Italia e all’estero.

Marco Panzeri, CEO di Cieffe, commenta: “Crediamo fortemente nel valore di una filiera sana, solida e in grado di produrre il meglio dell’eccellenza italiana per i più importanti brand internazionali. Questo accordo con Intesa Sanpaolo ci permette di dare ai nostri fornitori uno strumento in più per crescere insieme a noi, facendo leva su una maggiore agilità finanziaria, fondamentale in un momento storico come quello attuale”.

“Per facilitare il rilancio del nostro sistema produttivo è fondamentale supportare lo sviluppo e l’economia delle filiere che consente alle PMI fornitrici delle aziende leader di trarre numerosi benefici, tra cui il miglioramento del merito di credito, la maggiore rapidità nell’accesso ai finanziamenti, la condivisione di progetti industriali più ampi, che comprendono l’intera supply chain. – dichiara Marco Franco Nava, direttore regionale Lombardia Sud di Intesa Sanpaolo – La nuova intesa con Cieffe, che mette a disposizione un importante plafond per l’operatività Confirming, va proprio in questa direzione. In Lombardia ad oggi, abbiamo contratti con oltre 200 filiere, per un totale di 4.200 fornitori e un giro d’affari complessivo di circa 25 miliardi di euro”.

Mutui, Brescia tra le province più esposte agli aumenti

in Economia/Edilizia/Finanza by

L’aumento dei tassi di interesse sta pesando sulle tasche degli italiani che hanno sottoscritto un mutuo variabile, ma quanto sono esposti i mutuatari della provincia di Brescia? Secondo l’analisi congiunta di due portali specializzati del settore (Facile e Mutui punto it), nel 17% dei casi i bresciani che hanno ottenuto un finanziamento negli ultimi 18 mesi hanno optato per il variabile. E oggi, inutile negarlo, devono affrontare diverse difficoltà.

La percentuale rilevata nella provincia non solo è la terza più alta della Lombardia, ma è anche è notevolmente superiore sia alla media regionale (14,7%) sia a quella nazionale (14,5%).

Analizzando la graduatoria delle aree lombarde più esposte agli aumenti, sul podio si posizionano Pavia (18,8%), Cremona (17,9%) e Brescia (17%), seguite da Bergamo, (16,8%), Mantova (16,4%), Monza e Brianza (15,7%) e Como (14,8%). Valori inferiori alla media regionale e nazionale, invece, per Milano, (13,3%), Varese (12,8%) e Lecco (12%).

Guardando ai valori regionali, in Lombardia chi ha ottenuto questo tipo di finanziamento negli ultimi 18 mesi ha ricevuto, in media, 154.637 euro e oggi si trova ad affrontare una rata che, in appena un anno e mezzo, è cresciuta fino al 60%.

Cos’è la Flat Tax? Da Metatasse una sintesi per il 2023

in Economia/Finanza by

In questi mesi la Flat tax è stata al centro del dibattito politico. Anzi, questo tema è regolarmente presente nelle prime pagine dei quotidiani nazionali fin dall’ultima campagna elettorale nazionale, suscitando le più diverse reazioni. Non solo è presente sui quotidiani, ma gli stessi clienti Metatasse domandano quotidianamente chi può beneficiare della flat tax, unitamente al dubbio che attanaglia i più: “quanto è verosimile che la flat tax così pensata possa rimanere invariata e non subire alterazioni al susseguirsi delle diverse forze politiche al governo?”

Ma cos’è nel concreto la Flat Tax?

Cos’è la Flat Tax? Il significato

Come spiega il team di Metatasse, con il termine Flat Tax in generale non ci si rivolge a nessuna particolare legge e a nessun regime fiscale in essere. La Flat Tax è semplicemente una tassa piatta, ovvero un sistema fiscale che, anziché basarsi su un’aliquota variabile, si poggia su un’aliquota fissa, al netto di eventuali detrazioni o deduzioni fiscali. Adottare una Flat Tax significa quindi appiattire la tipica progressività dell’imposta, con i contribuenti che di conseguenza versano la medesima percentuale del proprio reddito, a prescindere dal reale guadagno. Non ci sono dubbi: per molti imprenditori la Flat Tax rappresenta un regime fiscale assolutamente vantaggioso. Ma, come sottolineano gli esperti di Metatasse, questa non rappresenta sempre la soluzione migliore. Non solo, a differenza della programmazione fiscale proposta dal Metodo Meta, la flat tax potrebbe subire alterazioni dovute alla successione dei diversi governi.

La Flat Tax in Italia, oggi

Attualmente in Italia la Flat Tax si applica in due casi. Da una parte c’è il regime forfettario, ovvero l’unico regime fiscale agevolato attualmente disponibile nel nostro Paese, che dà la possibilità alle partite Iva di avere un’aliquota fissa – per l’appunto, una soglia piatta – al 15% dell’imponibile, peraltro ridotta al 5% durante i primi 5 anni di avvio dell’attività. Il regime forfettario di fatto è andato a sostituire i diversi regimi agevolati precedentemente presenti in Italia, dagli “ex-minimi” in poi. Va sottolineato che il bacino dei forfettari, proprio per effetto di una modifica del Governo Meloni, in questo 2023 si è allargato: il tetto massimo entro il quale è possibile rientrare in questo regime e quindi approfittare della Flat Tax è infatti stato portato da 65.000 euro di ricavi annui a 85.000 euro.

Chi contatta Metatasse chiede spesso quale sia la strategia migliore se ad esempio l’impresa deve assumere un nuovo dipendente o se vede aumentare il fatturato drasticamente. Tutte situazioni positive, ma che richiedono attenzione dal punto di vista fiscale.

L’unica strada, come spiegano i professionisti Metatasse è la programmazione fiscale che messa in pratica permette di avere una proiezione sul futuro fiscale serena.

Quando conviene il regime forfettario, e quando no

Si capisce quindi che, per ora, quando si parla di Flat Tax in Italia si pensa soprattutto al regime forfettario per le partite IVA con ricavi entro gli 85.000 euro. E di certo sono tanti i professionisti italiani che possono trovare questo regime agevolato estremamente conveniente. Ma è sempre così? Non proprio: come sottolineano gli esperti di Metatasse, nonostante l’aumento della soglia massima del ricavo annuo, il regime agevolato non è automaticamente il migliore per qualsiasi professionista. Come è noto, infatti, aderire alla Flat Tax significa rinunciare alla possibilità di dedurre i costi sostenuti, con il reddito imponibile che risulta sempre e comunque – esclusivamente – dal totale del fatturato in rapporto con il coefficiente di redditività di riferimento. In questo scenario i consulenti di Metatasse evidenziano l’importanza di valutare sia le spese normalmente sostenute per lo svolgimento dell’attività, sia la propria situazione personale e familiare, con le relative detrazioni Irpef disponibili. In certi casi ci si può accorgere di come una Flat Tax al 15%, senza la possibilità di effettuare delle detrazioni, possa essere decisamente svantaggiosa!

Brescia, a fine 2022 mutui calati del 23%

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Le famiglie lombarde hanno ricevuto finanziamenti per l’acquisto dell’abitazione per 3.263,8 milioni di euro, che collocano la regione al primo posto per totale erogato in Italia, con un’incidenza del 25,39%; rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente in regione si registra una variazione delle erogazioni pari a -16,2%, per un controvalore di -631,9 milioni di euro.

Se si osserva l’andamento delle erogazioni sui 12 mesi, e si analizzano quindi i volumi dell’intero anno solare 2022, la regione Lombardia mostra una variazione negativa pari a -9,5%, per un controvalore di -1.451,5 mln di euro. Sono dunque stati erogati in questi ultimi dodici mesi 13.864,6 mln di euro, volumi che rappresentano il 25,08% del totale nazionale.

Nel quarto trimestre 2022 le province della Lombardia hanno evidenziato il seguente andamento.

Brescia sono stati erogati volumi per 289,1 mln di euro, corrispondenti a una variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente pari a -23,0%. Nei precedenti dodici mesi sono stati erogati 1.288,1 mln di euro (-12,8%).

La provincia di Bergamo ha erogato volumi per 285,6 mln di euro, facendo registrare una variazione rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno pari a -18,9%. Nell’ultimo anno, invece, sono stati erogati 1.227,0 mln di euro, pari a -5,7%.
La provincia di Como ha erogato volumi per 184,7 mln di euro, la variazione sul trimestre è pari a -15,4%. Il 2022 ha evidenziato volumi per 754,6 mln di euro, corrispondenti a -12,6%.
In provincia di Cremona i volumi erogati sono stati 76,1 mln di euro, con una variazione pari a -23,2%. Nel 2022 sono stati 323 mln di euro, (-8,1% rispetto al 2021).
In provincia di Lecco sono stati erogati volumi per 75,8 mln di euro, la variazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente pari a -21,2%. Sommando i volumi dei precedenti quattro trimestri, i volumi sono stati 336,5 mln di euro e la variazione -7%.
Lodi ha erogato volumi per 60,1 mln di euro, la variazione sul trimestre è pari a -18,0%. Questi dodici mesi hanno evidenziato volumi per 253,9 mln di euro e una variazione pari a -13,3%.
La provincia di Mantova ha erogato volumi per 84,9 mln di euro, facendo registrare una variazione sul trimestre pari a +7,5%. L’anno 2022 ha segnalato un totale di 336,9 mln di euro(+5,7%).
Milano sono stati erogati volumi per 1.526,2 mln di euro, la variazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente è risultata essere pari a -17,2%. I quattro trimestri passati, invece, hanno visto un totale 6.585,6 mln di euro (-8,8%).
La provincia di Monza-Brianza ha erogato volumi per 292,5 mln di euro, facendo registrare una variazione pari a -7,4% nel trimestre. Nel 2022 stati erogati 1.148,1 mln di euro (-8,3% del 2021).
In provincia di Pavia i volumi erogati sono stati 112,2 mln di euro, la variazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente pari a -7,6%. Nei dodici mesi precedenti, invece, sono stati erogati 456,5 mln di euro, pari a -5,1%.
In provincia di Sondrio sono stati erogati volumi per 32,8 mln di euro, facendo registrare una variazione pari a -0,3%. Nell’intero 2022, invece, sono stati erogati 116,0 mln di euro (-10,6%).
Varese ha registrato volumi erogati per 243,8 mln di euro, con una variazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente pari a -15,4%. I volumi di questi ultimi dodici mesi sono stati 1.038,4 mln di euro e la variazione è stata pari a -18,1%.

IMPORTO MEDIO DI MUTUO – LOMBARDIA
Attraverso l’elaborazione dei dati provenienti dalle agenzie di mediazione creditizia Kìron ed Epicas, Kìron Partner ha analizzato la tendenza rispetto all’importo medio di mutuo erogato.
Nel quarto trimestre 2022 in Lombardia si è registrato un importo medio di mutuo pari a 132.926 euro, in aumento rispetto a quanto rilevato durante lo stesso trimestre dell’anno precedente, quando il ticket medio ammontava a 124.616 euro. Mediamente colui che sottoscrive un mutuo nella regione viene finanziato circa l’8% in più rispetto al mutuatario medio italiano.

Nocivelli, vinta una nuova gara da 7 milioni di euro

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Nocivelli ABP S.p.A. (ABP:IM), ESCo Company specializzata nella realizzazione di impianti tecnologici e nei servizi di facility management, leader di settore a livello nazionale nelle operazioni di Partenariato Pubblico Privato si è aggiudicata, in Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI) come Capogruppo assieme alla società Pavoni SpA, quattro lotti di una Gara d’Appalto avente ad oggetto l’affidamento dell’esecuzione di opere edili ed impiantistiche per la realizzazione e/o adeguamento di strutture da adibire ad Ospedali di Comunità e Case di Comunità nelle province di Brescia e Lodi. L’importo dei lavori di natura impiantistica di competenza di Nocivelli ABP (tutti rientranti nel PNRR, quali ad esempio impianti idrico sanitari, cucine e lavanderie, impianti termici e di condizionamento, impianti elettrici, telefonici, radiotelevisivi e televisivi) è di circa 7,0 milioni di euro. Lo svolgimento delle opere avverrà nel corso dei prossimi 3 anni.

Si tratta della terza gara d’appalto vinta dalla società Nocivelli in RTI in meno di un mese. Complessivamente, le tre gare pubbliche vinte (due delle quali relative a progetti previsti dal PNRR)  ammontano a un totale di oltre 30 milioni di euro.

Nicola Turra, Amministratore Delegato di Nocivelli ABP, ha dichiaratoQuesta terza aggiudicazione consecutiva ci consente di riportare l’attenzione sul business model unico di Nocivelli. Grazie ad una solidità rilevante, ad un’assenza di debito e soprattutto ad un know-how di settore che ci viene riconosciuto dagli stakeholders, siamo riusciti a vincere gare d’appalto che aggiungono valore e marginalità al nostro backlog. Al contempo, indirizziamo il grande tema che oggi l’Italia ha, ovvero riuscire a utilizzare in maniera appropriata le risorse del PNRR su progetti che migliorino l’impatto ambientale, efficientando la performance energetica dei luoghi e degli immobili pubblici”.

Bruno Nocivelli, Presidente di Nocivelli ABP, ha aggiunto: “Il nostro ruolo di supporto alla Pubblica Amministrazione non è solo come fornitore di servizi di efficientamento energetico bensì anche come partner di filiera capace di proporre operazioni finanziarie di valore che possano attirare i fondi del PNRR ancora non stanziati, in particolare nell’ambito della Sanità”.

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