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UBi - page 4

UBI Banca: nel 2016 crescono le assunzioni e le ore di smart working

in Banche/Economia/Evidenza/Formazione/UBi by

Il cambiamento in atto nelle banche come negli altri nei luoghi di lavoro richiede sia l’immissione di nuove competenze e figure professionali, sia l’adozione in scala crescente di nuove soluzioni flessibili nella gestione dei tempi di lavoro e degli spostamenti fisici. Da un lato, infatti, la crescente richiesta di servizi e approcci basati sull’esperienza digitale richiede personale specializzato e affine alle esigenze di una clientela in costante evoluzione, dall’altro la tecnologia e le soluzioni applicative più recenti facilitano le soluzioni innovative come lo smart working. In questo contesto UBI Banca ha offerto importanti opportunità di lavoro soprattutto per i giovani under 35, che rappresentano la maggioranza delle assunzioni del biennio 2015-2016, e ha ampliato l’esperienza del lavoro flessibile.

I dipendenti del Gruppo UBI hanno usufruito nel 2016 di 2.760 giornate di smart working, durante le quali hanno lavorato da uffici più vicini a casa, evitando quindi spostamenti in auto o con i mezzi e dialogando con i colleghi e i responsabili, anche usando le nuove soluzioni di messaggistica istantanea e di social network aziendale che il gruppo sta gradualmente introducendo. Rispetto al 2015 le giornate totali sono aumentate del 51%.

Per ciascuna giornata di smart working ogni lavoratore del gruppo UBI ha mediamente evitato un viaggio di 102 kilometri (tra andata e ritorno), risparmiato circa 20 euro e guadagnato due ore di tempo, avendo quindi la possibilità di dedicarsi maggiormente anche ai propri impegni e attività personali e familiari.

I responsabili dei lavoratori coinvolti hanno espresso soddisfazione rilevando che tutti gli obiettivi assegnati sono stati raggiunti (100% dei casi) e segnalando anche un aumento della produttività (94% dei rispondenti).

Il 2016 è stato inoltre un anno rilevante per le assunzioni nel gruppo, che ha visto oltre 500 nuove assunzioni, che si sommano alle 400 realizzate nel 2015; il 55% dei neoassunti nel biennio sono donne e l’84% delle persone immesse in organico nello stesso periodo ha meno di 35 anni.
Questi risultati, insieme a diversi indicatori (quali ad esempio i percorsi di inserimento dei neo assunti, la formazione, lo sviluppo della Leadership, la gestione delle performance, dei percorsi di carriera e degli avvicendamenti, la politica di retribuzione e benefit, la cultura aziendale d’impresa) hanno portato Top Employers Institute, ente di certificazione internazionale, a riconoscere a UBI Banca il titolo di Top Employer anche per il 2016. L’Istituto ha premiato 79 aziende con la certificazione Top Employers Italia, che valuta e attesta le eccellenze delle condizioni di lavoro offerte ai dipendenti e delle politiche HR messe in atto dalle imprese di vari settori.

Mario Napoli, Responsabile Risorse Umane in UBI Banca, ha dichiarato “Smart working e turnover della nostra forza lavoro sono due aspetti chiave della nostra politica del personale, in base alla quale puntiamo ad ottenere una sempre maggiore soddisfazione delle nostre persone, base indispensabile per offrire servizi di eccellenza ai nostri clienti e generare valore per i nostri azionisti. Il fatto che la nostra politica del personale sia stata certificata fra le eccellenze da Top Employers Institute per il terzo anno consecutivo è ovviamente motivo ulteriore di soddisfazione anche per noi e incentivo a proseguire il buon lavoro intrapreso in tale direzione dal Gruppo”.

Ubi, via al nuovo social bond dedicato all’università di Brescia

in Banche/Economia/Finanza/Formazione/Partner/UBi by

Banca di Valle Camonica e Banco di Brescia annunciano il collocamento di un Social Bond, emesso dalla Capogruppo UBI Banca, per un ammontare complessivo di 5 milioni di Euro di cui lo 0,50% dell’ammontare nominale collocato sarà devoluto a titolo di liberalità all’Università degli Studi di Brescia –Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali.

Nello specifico, l’importo devoluto sosterrà la realizzazione di una ricerca sperimentale, attraverso la predisposizione di  una specifica  borsa  di  studio, intitolata “Associating tumor cells with ICG for intraoperative detection of peritoneal occult cancer seeding”, che ha per obiettivo legare cellule di tumori gastrici ad un colorante (verde di indocianina), rilevabile durante l’intervento chirurgico grazie a una telecamera a fluorescenza. Ciò consentirebbe di individuare piccoli gruppi cellulari, in particolare localizzati sul peritoneo, non visibili né in fase preoperatoria con le tecniche di imaging disponibili, né in sede intraoperatoria, al fine di migliorare la stadiazione e personalizzare l’iter terapeutico.

Il tumore allo stomaco è una delle neoplasie solide più frequenti e costituisce nel mondo occidentale la quarta causa di morte per cancro con circa 190.000 nuovi casi all’anno in Europa, la seconda zona maggiormente colpita al mondo dopo Giappone e Cina; l’Italia è la nazione a maggiore incidenza, in particolare la Provincia di Brescia con 53 decessi (31 maschi e 22 femmine) ogni 100.000 abitanti all’anno è la seconda in Italia per incidenza dopo quella di Firenze.

All’interno della Provincia di Brescia, la Valle Camonica è una zona ad incidenza particolarmente elevata, con una prevalenza di circa 250 casi/100.000 abitanti, che porta quello dello stomaco ad essere il secondo tumore in assoluto dopo quello ai polmoni.

“Siamo particolarmente soddisfatti di presentare questo prestito obbligazionario solidale – dichiarano  Stefano Vittorio Kuhn, Direttore Generale del Banco di Brescia e Marco Franco Nava Direttore Generale della Banca di Valle Camonica – a sostegno di una rilevante ricerca dedicata al cancro gastrico, che sarà  condotta dal Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali dell’Ateneo cittadino, al fine di esplorare  un’importante possibilità diagnostica e terapeutica su una neoplasia che, purtroppo, attesta un’incidenza particolarmente elevata nella provincia di Brescia”.

Responsabile del progetto di ricerca è il Prof. Gian Luca Baiocchi, Professore Associato presso la Cattedra di Chirurgia Generale dell’Università degli Studi di Brescia e Dirigente Medico presso la U.O. 3za Chirurgia dell’ASST Spedali Civili di Brescia (Direttore Prof. Portolani). “Siamo assai riconoscenti e al tempo stesso orgogliosi di avere al nostro fianco il Gruppo UBI Banca attraverso la Banca di Valle Camonica e il Banco di Brescia in questo rilevante progetto di ricerca sul cancro gastrico. La storica collaborazione tra il nostro Ateneo e le due banche bresciane, la Loro particolare attenzione alla solidarietà ci fa toccare con mano la lodevole missione di banche del territorio”.

Le obbligazioni collocate dalla Banca di Valle Camonica dal Banco di Brescia e da UBI Banca hanno un taglio minimo di sottoscrizione pari a 1.000 euro e potranno essere sottoscritte presso tutte le filiali delle banche collocatrici dal 8 febbraio al 6 marzo 2017, salvo chiusura anticipata. Le obbligazioni a tasso fisso, tipologia Step Up, per un ammontare nominale massimo di euro 5.000.000, hanno durata di 36 mesi e cedola semestrale; il tasso di interesse lordo è fissato allo 0,55% per il primo anno, allo 0,60% per il secondo anno e allo 0,65% per il terzo anno. Le obbligazioni potranno essere sottoscritte esclusivamente da clientela che dal 2 novembre 2016 e sino a tutto il periodo di collocamento apporterà nuova disponibilità presso le tre Banche.

L’introduzione dei Social Bond in Italia rientra nella rinnovata strategia commerciale del Gruppo UBI Banca di accompagnamento del Terzo Settore – non profit lungo un percorso di crescita e di innovazione sociale e di sostegno ai progetti ad alto impatto sociale promossi da soggetti pubblici e privati nei territori di riferimento. Da aprile 2012 ad oggi il Gruppo UBI Banca ha emesso 82 Social Bond UBI Comunità per un totale di emissioni di oltre 878 milioni di euro rendendo possibile la devoluzione di contributi a titolo di liberalità per oltre 4 milioni di euro, volti a sostenere iniziative di interesse sociale e sono stati sottoscritti da circa 31.000 clienti del Gruppo. Inoltre sono stati attivati plafond per finanziamenti per oltre 20 milioni di euro destinati a consorzi, imprese e cooperative sociali.

La gran parte di queste obbligazioni è stata sottoscritta con largo anticipo rispetto al termine di chiusura del collocamento, a testimonianza della comunanza di intenti fra il Gruppo e i suoi territori di riferimento.

Prima dell’adesione, per un’illustrazione esaustiva delle caratteristiche delle Obbligazioni collocate dalla Banca di Valle Camonica e dal Banco di Brescia, si invita a leggere la Scheda Prodotto congiuntamente al Prospetto di Base, depositato in Consob in data 6.2.2017 ed alle Condizioni Definitive disponibili gratuitamente nelle filiali e sui siti web dell’emittente (www.ubibanca.com) da cui sono rilevabili i costi, le condizioni e i rischi tipici dell’investimento in oggetto. Si rinvia, per una più dettagliata informativa circa le condizioni, i costi e i rischi alla nota di sintesi dell’emissione ed in particolare – per quanto riguarda i rischi – alla Sezione D della stessa.

Università degli Studi di Brescia

L’Ateneo bresciano viene istituito con la legge n.590 del 1982, svolge attività di didattica e di internazionalizzazione, formazione intellettuale della ricerca scientifica e tecnologica, provvede a tutti i livelli di formazione universitaria tesi alla preparazione e specializzazione delle diverse figure professionali e scientifiche previste dagli

Scuola: a Brescia al via il progetto alternanza scuola lavoro “Che Impresa Ragazzi”

in Banche/Economia/Formazione/Lavoro/UBi by

Gli studenti delle scuole superiori della Provincia di Brescia alla prova di alternanza – scuola lavoro, grazie alla collaborazione tra l’Ufficio Scolastico Territoriale, la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio e UBI – Banco di Brescia.

Il percorso dal titolo «Che impresa, ragazzi!» è pensato in particolare per i ragazzi delle classi terze degli istituti superiori e dura all’incirca 28-30 ore. Nel primo incontro gli studenti parteciperanno ad una lezione plenaria, ospitata il 3 febbraio nella Sala Corrado Faissola di UBI Banca, dove si approfondiranno temi come il capitale umano e l’investimento su se stessi e sulle proprie competenze, il primo approccio con il mondo del lavoro o, ancora, la gestione responsabile del denaro per conoscere ed evitare i rischi ed i problemi collegati al sovra-indebitamento.

Accanto agli aspetti dedicati alla finanza personale, saranno poi approfonditi i temi più specifici legati all’impresa, dalla fase di start up fino al recupero dei fondi necessari al suo avviamento ed al suo funzionamento. Nella seconda parte del percorso è infatti previsto un lavoro in team con un insegnante tutor per svolgere analisi del mercato, dei concorrenti, posizionamento, ipotesi di marketing e comunicazione. Il terzo step prevede la stesura di un business pian e come costruire il bilancio e il piano triennale di una start up. Nell’ultima fase i team lavoreranno su un software online per creare il business plan.

Ubi, anche il mercato dice sì all’acquisto delle tre good bank

in Banche/Borsa/Economia/Personaggi/UBi/Victor Massiah by

Il mercato sembra premiare l’operazione con cui Ubi ha acquisito tre delle quattro good bank messe sul mercato dal governo. Il primo giorno, infatti, il titolo della banca bergamasca-bresciana ha segnato un aumento quasi in doppia cifra e lo stesso è accaduto ieri. Un chiaro apprezzamento che porterà la banca di Victor Massiah ad acquisire al prezzo simbolico di un euro Nuova Banca delle Marche, Nuova banca dell’Etruria e Nuova cassa di risparmio di Chieti.

Il perimetro identificato dell’Operazione comprende (dati al 30 settembre 2016) parla di 930.623 clienti 547 filiali, 5.010 dipendenti, 14,2 md/€ di impieghi lordi alla clientela (post cessione sofferenze e inadempienze probabili), di cui 1,8 di deteriorati lordi (essenzialmente inadempienze probabili), 18,5 md/€ di raccolta diretta (di cui 14,5 miliardi di depositi della clientela) e 7,5md/€ di raccolta indiretta.

A fronte di un “rischio moderato”, l’operazione permetterà a Ubi di incrementare di oltre l’1% la quota complessiva di mercato (sia in termini di impieghi a imprese e famiglie – al netto delle sofferenze – sia in termini di raccolta diretta), corrispondente ad una quota addizionale del 20% rispetto a quella attuale, consolidando inoltre la presenza in aree geografiche in cui il Gruppo Ubi non è presente. Inoltre per effetto della prevista riduzione del costo del credito, delle sinergie sui costi operativi e del minor costo del funding, “si prevede un impatto positivo sulla redditività ordinaria del Gruppo UBI e un ritorno del 25% sull’aumento di capitale di UBI Banca di massimi 400 milioni di Euro”, con ulteriori benefici derivanti “dalla possibilità per UBI Banca di utilizzare le Attività Fiscali Differite (oltre 600 milioni di Euro di DTA) sulle perdite fiscali pregresse delle Target Bridge Institutions”.

 

Ubi incorpora Banca Popolare Commercio e Industria e Banca Regionale Europea

in Banche/Economia/UBi by

UBI Banca S.p.A. (“UBI Banca”) informa che, in data odierna, sono stati stipulati i due atti di fusione di cui all’art. 2504 del codice civile (“Atti di Fusione”) relativi, rispettivamente, alla fusione per incorporazione di Banca Popolare Commercio e Industria S.p.A. (“BPCI”) e di Banca Regionale Europea S.p.A. (“BRE”) nella Capogruppo UBI Banca.

Gli Atti di Fusione prevedono che entrambe le fusioni acquistino efficacia verso i terzi a far data dal 21 novembre 2016 (la “Data di Efficacia”), subordinatamente alla loro iscrizione presso i competenti uffici del Registro delle Imprese. Gli effetti contabili e fiscali delle fusioni decorreranno invece dal 1° gennaio 2016.

Con effetto dalla Data di Efficacia, tutte le azioni di BPCI e di BRE detenute dai soci diversi da UBI Banca saranno annullate e concambiate con nuove azioni di UBI Banca, il cui numero sarà determinato moltiplicando il numero di azioni di BRE e di BPCI detenute dai predetti azionisti per i seguenti rapporti di cambio:
n. 0,2522 azioni di UBI Banca per ogni n. 1 azione di BPCI
n. 0,2402 azioni di UBI Banca per ogni n. 1 azione ordinaria di BRE
n. 0,4377 azioni di UBI Banca per ogni n. 1 azione di risparmio di BRE
con arrotondamento del risultato all’unità superiore. Non sono previsti conguagli in denaro.
Le azioni di BPCI e di BRE detenute da UBI Banca saranno invece interamente annullate senza concambio.

Alla Data di Efficacia, le nuove azioni UBI Banca saranno messe a disposizione per il tramite degli intermediari aderenti a Monte Titoli e saranno perfettamente fungibili con quelle già quotate. Pertanto, esse avranno godimento regolare e, al pari di quelle già in circolazione alla Data di Efficacia,  saranno quotate sul Mercato Telematico Azionario gestito da Borsa Italiana S.p.A. e accentrate e in regime di dematerializzazione presso Monte Titoli S.p.A..

A decorrere dalla Data di Efficacia, il capitale sociale di UBI Banca sarà aumentato per Euro 186.378.597,50 mediante emissione di n. 74.551.439 azioni, passando quindi a Euro 2.440.750.027,50 (n. 976.300.011 azioni prive di valore nominale), fatto salvo l’ulteriore aumento – peraltro di importo non significativo – dovuto all’applicazione del meccanismo di arrotondamento sopra citato in sede di gestione delle operazioni di concambio da parte degli intermediari depositari.

Sotto il profilo del patrimonio regolamentare, l’incorporazione in UBI Banca di BPCI e BRE determinerà una crescita del CET1 Ratio Fully Loaded quantificabile in circa 30 punti base sui ratio a fine settembre 2016.

Sempre con effetto dalla Data di Efficacia, saranno modificati, oltre all’articolo 5 dello statuto sociale di UBI Banca (capitale sociale), anche gli articoli 1, 27, 28, 32, 33, 34, 35, 38, 40, 42, 43 e 44 dello statuto medesimo e saranno eliminate tutte le norme transitorie in esso contenute, in conformità a quanto previsto dal progetto di fusione di cui all’art. 2501-ter c.c..

Si comunica altresì che, contestualmente alla stipula dell’atto di fusione relativo a BRE, UBI Banca ha perfezionato l’acquisto delle azioni di risparmio e delle azioni privilegiate della stessa BRE detenute dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, nel rispetto di quanto previsto dal citato progetto di fusione e dall’accordo preliminare di compravendita comunicato al mercato in data 27 giugno 2016. Anche tali azioni, al pari delle altre azioni BRE detenute da UBI Banca, saranno interamente annullate senza concambio.

Si comunica infine che la fusione per incorporazione in UBI Banca delle altre banche coinvolte nel  progetto di “Banca Unica” (Banca Popolare di Bergamo S.p.A., Banco di Brescia S.p.A., Banca di Valle Camonica S.p.A., Banca Popolare di Ancona S.p.A. e Banca Carime S.p.A., tutte controllate da UBI Banca) verrà perfezionata, in una o più fasi, entro la fine del primo semestre 2017, come indicato nel Progetto di Fusione.

Ubi, il terzo trimestre si chiude “con le attese di Piano industriale”

in Banche/Economia/UBi by

Il terzo trimestre del 2016 si chiude con un utile di 32,5 milioni di euro che si confronta con:

– un utile di 48,1 milioni registrato nei primi 6 mesi del 2016 (al netto dell’impatto della 1

contabilizzazione degli oneri up front di attuazione del Piano Industriale )

– un utile di 37,6 milioni registrato nel terzo trimestre del 2015, che includeva un contributo al Deposit Guarantee Scheme inferiore di circa 10 milioni netti rispetto al

2 3Q2016 .

Complessivamente una trimestrale in miglioramento anno su anno, coerente con le attese di Piano Industriale.

Includendo gli impatti degli oneri previsti per l’attuazione del Piano Industriale contabilizzati

1
“up front” a partire da giugno 2016 (circa 840 milioni netti ), i primi 9 mesi del 2016 si

chiudono con una perdita di 754,5 milioni, in riduzione rispetto alla perdita registrata nel 1° semestre dell’anno (circa 787 milioni) grazie ai buoni risultati del 3° trimestre 2016 sopra descritti.

I primi nove mesi del 2016 confermano tendenze positive già in parte evidenziate in corso d’anno:

1) Si confermano solidi gli indicatori patrimoniali:

  • –  Torna a crescere il CET1 phased in, che si attesta a fine settembre 2016 all’11,68%

    rispetto all’11,43% del giugno 2016, influenzato dalla contabilizzazione up front degli oneri relativi al Piano Industriale. Il CET1 Fully loaded si attesta conseguentemente all’11,28% rispetto all’11,02% del giugno 2016.
    Si rammenta che l’annunciato riacquisto delle minorities presenti nelle Banche Rete, principalmente mediante emissione di azioni UBI, e l’effetto della deducibilità fiscale delle maggiori rettifiche su crediti effettuate porteranno progressivamente un beneficio stimato in circa +70 punti base sul CET1 fully loaded, beneficio non incluso nel dato di settembre.

  • –  Il CET1 include il computo pro-quota di un dividendo almeno pari a quello del 2015
  • –  Total capital ratio “phased in” pari al 14,55% (14,47% al giugno 2016)
  • –  Leverage ratio “phased in” al 5,9% e “fully loaded” al 5,7%
  • –  NSFR e LCR >1

    2) Impieghi medi stabili anno su anno assorbendo l’avvio di un’attività di selezione ed eliminazione delle posizioni a EVA negativo.

    1 Sono inclusi in tale importo le rettifiche su crediti che hanno determinato un corrispondente riassorbimento della shortfall, gli oneri

    per incentivi all’esodo, l’impairment dei marchi e delle spese progettuali correlati al progetto “Banca Unica” (complessivamente

    circa 835 milioni netti a giugno 2016 e circa 5 milioni a settembre 2016).

    2
    Nel 2015, la stima del contributo al Fondo di Risoluzione era stata appostata nel 2° trim2015 per un importo di 22,8 milioni lordi

    (13,2 milioni al netto delle imposte e dei terzi) mentre il contributo semestrale al Deposit Guarantee Scheme, era stato appostato nel 3° trimestre dell’anno per un importo di 11,3 milioni (7,1 al netto di imposte e di terzi). Ambedue gli importi erano stati contabilizzati tra gli “accantonamenti a fondo rischi e oneri”, quindi non tra gli “oneri operativi”.
    Nel 2016, il contributo al Fondo di Risoluzione (pari a 32 milioni lordi e 21,1 netti) è stato contabilizzato tra gli oneri operativi del 1 trimestre, mentre il contributo al Deposit Guarantee Scheme (pari a 26,4 milioni lordi e 17,9 netti) è stato contabilizzato nel 3° trimestre.

1

  1. 3)  La flessione del margine d’interesse è in rallentamento nei 9 mesi al 9% e non include i benefici del TLTRO2. L’inclusione di tali benefici, pari a circa 10 milioni, avrebbe confermato il margine d’interesse del 3 trim 2016 allo stesso livello del 2trim2016.
  2. 4)  Prosegue la crescita progressiva del risparmio gestito e della raccolta assicurativa, che segnano rispettivamente +7,7% e +11,6% rispetto a fine dicembre 2015 (+4,2% e +2,9% rispetto a giugno 2016), totalizzando rispettivamente a 36,7 e 16,1 miliardi di euro.
  3. 5)  Grazie alla significativa evoluzione della raccolta indiretta, le commissioni salgono del 2% rispetto ai 9M2015, a 989 milioni. Nel 3trim2016 le commissioni segnano +7% rispetto al 3trim2015, attestandosi a 321 milioni.
  4. 6)  Prosegue il controllo degli oneri operativi, pari a 1.553 milioni nei 9 mesi, cresciuti di soli 11 milioni (+0,7%) a/a, riuscendo ad assorbire pressoché tutto l’aggravio di 58,4 milioni dovuto ai contributi ordinari al Fondo di Risoluzione e al Deposit Guarantee

    2 Scheme, non presenti nel 2015 nella stessa voce .

    Scende il costo del personale dell’1,9% a/a e dell’1,4% rispetto al 2trim2016.

    • –  Nonostante la quasi assenza di cessioni , a fine settembre 2016 lo stock di crediti deteriorati lordi totali si riduce ulteriormente a 13.231 milioni (-1,5% vs dicembre 2015), contribuendo, assieme alle maggiori rettifiche, alla riduzione dello stock totale di crediti deteriorati netti a 8.333 milioni (-14% vs dicembre 2015)
    • –  Si riduce ulteriormente la formazione di nuovi crediti deteriorati: i flussi da crediti in bonis a deteriorati risultano in contrazione del 51% rispetto ai primi 9M2015. Rispetto al picco storico dei primi nove mesi del 2013, i flussi da bonis a deteriorati risultano ridotti del 70% circa.

7) Prosegue il miglioramento fisiologico della qualità del credito 3

– Si alzano ulteriormente le coperture dei crediti deteriorati totali, che raggiungono, 4

inclusi gli stralci , il 45,1% (44,3% a giugno 2016 e 37,2% a dicembre 2015) mentre le sofferenze risultano coperte al 58,55% (58,25% a giugno 2016 e 52,25% a dicembre 2015).

8) Si mantiene elevato il flusso di depositi a vista (lo stock ammonta a settembre 2016 a 50,3 miliardi rispetto ai 49,1 di giugno 2016 e ai 47,7 del dicembre 2015)

***

9M2016 vs 9M2015:

  • Margine d’interesse in diminuzione del 9% a 1.133,1 milioni per effetto della riduzione e

    ricomposizione del portafoglio titoli, della significativa riduzione delle inadempienze probabili (-34,9 milioni di euro di interessi attivi a/a) e per l’ulteriore discesa dei tassi di mercato. Non include i benefici del TLTRO2.

  • Commissioni nette a 988,8 milioni (+2%)
  • Risultato della finanza a 106,3 milioni (138,9 nei 9M2015)
  • Spese del personale a 953,8 milioni (-2% circa)

• Oneri operativi complessivi a 1.553,2 milioni (inclusi 58,4 milioni di contributi ordinari 5

annuialFondodiRisoluzioneealDepositGuaranteeScheme,nonpresentinel2015 sulla

stessa linea) in leggero incremento dello 0,7% rispetto ai 9M2015
• Costo del credito, al netto degli effetti del Piano Industriale6, a 522,9 milioni rispetto ai

557,6 del 2015

3

4
Gli stralci ammontano circa a 2 miliardi

5
Vedasi nota 2

Le cessioni sono state di circa 25 milioni di euro nei primi 9 mesi 2016

2

• Rettifiche di valore per deterioramento di altre attività per 50,9 milioni (6,4 milioni nel 2015) essenzialmente “una tantum” e riferite al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da una posizione di credito deteriorato, contabilizzati nel 2trim2016

3trim2016 vs 2trim2016:

  • Il Margine d’interesse a 368 milioni, -2,8% rispetto ai 378 del 2trim2016, non include i benefici del TLTRO2, stimabili in 10 milioni di euro.
  • Commissioni nette a 321 milioni, in flessione stagionale rispetto ai 330,3 milioni del 2trim2016 ma in crescita del 7% rispetto all’analogo trimestre del 2015
  • Risultato della finanza a 24 milioni (67 milioni nel 2trim2016)
  • Spese del personale a 315 milioni, -1,4% rispetto ai 319,3 milioni nel 2trim2016
  • Oneri operativi complessivi a 515 milioni, sostanzialmente in linea con i 511 milioni del

    2trim 2016 nonostante l’inclusione di 26,4 milioni di contributo ordinario al Deposit

    Guarantee Scheme, non presenti nel 2trim2016

  • Costo del credito a 167 milioni, in flessione rispetto ai 200,1 milioni, al netto degli effetti 6

    ***

    Bergamo, 10 novembre 2016 – Il Consiglio di Gestione di Unione di Banche Italiane Spa (UBI Banca) ha approvato i risultati consolidati dei primi 9 mesi del 2016, che si sono chiusi, dopo la contabilizzazione degli impatti “una tantum” relativi al nuovo Piano Industriale presentato il 27 giugno u.s. (-840 milioni), con un risultato netto di -754,5 milioni, in miglioramento rispetto al risultato di giugno 2016 (-787 milioni) grazie all’utile conseguito nel terzo trimestre dell’anno, pari a 32,5 milioni. Il risultato dei 9 mesi va a raffrontarsi con i 162 milioni conseguiti nei primi nove mesi del 2015.

    Si rammenta che gli impatti derivanti dall’attuazione del Piano Industriale, contabilizzati essenzialmente nel secondo trimestre dell’anno, ammontano complessivamente a circa -840 milioni netti e riguardano, in particolare:

    • l’incremento delle rettifiche su crediti, di cui circa 851 milioni (586 al netto di imposte e di terzi) riconducibili a rettifiche già dedotte dal patrimonio di vigilanza (la cosiddetta “shortfall”), da ricondursi anche all’obiettivo di riduzione del rapporto tra crediti deteriorati netti e patrimonio tangibile (Texas Ratio) in arco di Piano,
    • gli oneri per incentivi all’esodo per 323 milioni (207 al netto di imposte e di terzi) finalizzati alla progressiva riduzione degli organici del Gruppo,
    • l’impairment dei marchi (63 milioni, 38 al netto di imposte e terzi) e parte delle spese progettuali (12 milioni circa, 8 al netto di imposte e terzi contabilizzati nel 2° e 3° trim 2016) correlati al progetto “Banca Unica”.

      6 Tra gli elementi strategici del Piano 2019/2020 del Gruppo vi è l’obiettivo di ridurre il rapporto tra crediti deteriorati netti e patrimonio tangibile (il cd Texas ratio. Per poter conseguire tale risultato, il Gruppo ha deciso di adottare un approccio ulteriormente prudenziale nella gestione dei crediti problematici, incrementando le coperture con maggiori rettifiche, che hanno determinato un conseguente parziale riassorbimento della “shortfall” (851 milioni), già dedotta dal CET1 fully loaded, generando un beneficio stimato sul CET1 di circa 40 punti base aggiuntivi che si manifesterà progressivamente nei prossimi esercizi a partire dal 2017. L’importo relativo al costo del credito è esposto al netto di tale componente.

del Piano Industriale , contabilizzati nel 2trim2016

3

I risultati dei primi 9 mesi del 2016 rispetto ai primi 9 mesi del 2015

I primi 9 mesi dell’anno si sono chiusi con proventi operativi per 2.334 milioni, rispetto ai 2.467 milioni dei primi 9 mesi del 2015, segnati dal minor contributo del margine d’interesse e della finanza, mentre risulta in crescita l’apporto delle commissioni nette.

Nel dettaglio, il margine d’interesse, pari a 1.133 milioni, ha mostrato una flessione rispetto ai 1.246 milioni dell’analogo periodo del 2015, attribuibile in parti pressoché uguali alla riduzione del contributo del portafoglio titoli di proprietà – per il quale è in corso una manovra di riduzione e ricomposizione, come da Piano Industriale – e alla contrazione del risultato dell’intermediazione con la clientela in uno scenario di forte riduzione dei tassi di mercato (l’Euribor a 1 mese è sceso in media nei 9 mesi a -33 punti base dai precedenti -5 punti base).

Nel dettaglio, il portafoglio titoli di proprietà ha generato interessi attivi per circa 172 milioni rispetto ai precedenti 227,8 – in presenza di investimenti in titoli di debito scesi nei 12 mesi di 1,3 miliardi (-3,2 miliardi il portafoglio titoli di stato italiani). Il margine netto prodotto dall’attività di intermediazione con la clientela si è attestato a 966,8 milioni, in flessione rispetto ai precedenti 1.026,5 principalmente per effetto dell’impatto dell’evoluzione dei tassi di mercato, non controbilanciata dall’evoluzione dei volumi di impiego, stabili in termini medi, e dalla progressiva riduzione in corso del costo della raccolta.

L’andamento del margine d’interesse risente inoltre della riduzione degli interessi attivi registrati sulle attività deteriorate, in relazione alla significativa contrazione dei volumi di inadempienze probabili, pari a -34,9 milioni anno su anno.

Le commissioni nette hanno totalizzato 988,8 milioni, +2% rispetto all’analogo periodo del 2015 nonostante la minor presenza di commissioni di performance (-4,6 milioni). Le commissioni relative ai servizi di gestione, intermediazione e consulenza, che rappresentano il 56% circa dell’aggregato commissionale, si sono attestati a 555,3 milioni, in crescita del 7,1% rispetto al 2015; le commissioni correlate all’attività bancaria tradizionale ammontano a 433,5 milioni, e registrano una riduzione del 3,9% rispetto all’anno precedente.

Il risultato dell’attività finanziaria si è posizionato a 106,3 milioni (138,9 milioni di euro nei primi 9 mesi del 2015), e registra i seguenti contributi:

  • –  per 23,5 milioni dall’attività di negoziazione (57,3 milioni nei 9M2015);
  • –  per 89,1 milioni dalla cessione di asset finanziari (70,6 milioni nei 9M2015), principalmente

    riconducibili, come nel periodo precedente, alla cessione di titoli di Stato italiani; la voce comprende inoltre nel 2016 gli introiti riconducibili alle azioni Visa Europe Ltd, per un ammontare complessivo di 15,2 milioni contabilizzati nel 2trim2016;

  • –  per -7,2 milioni dalla valutazione delle attività finanziarie al fair value (+3,8 milioni nei 9M2015);
  • –  per 1 milione dalle attività di copertura (+7,3 milioni nei 9M2015).

    Dal lato dei costi, nonostante l’inclusione dei contributi ordinari al Fondo di Risoluzione (circa 32

    milioni nel 1trim2016) e al Deposit Guarantee Scheme (26,4 milioni nel 3 trim2016), non presenti 7

    7
    Vedasi nota 2

nel 2015 , gli oneri operativi dei primi 9 mesi dell’anno si sono attestati a 1.553,2 milioni di euro, con un incremento di soli 11,1 milioni rispetto al 2015.
Gli oneri operativi non includono i costi straordinari correlati al nuovo Piano Industriale, che sono stati riclassificati a voci proprie, per consentire la disamina delle tendenze operative ordinarie.

4

Nel dettaglio:
– le spese per il personale hanno registrato un’ulteriore riduzione di 18,9 milioni (-1,9%) rispetto ai

primi 9M2015, totalizzando 953,8 milioni. I risparmi derivano principalmente dalla diminuita forza lavoro media (-285 risorse nei dodici mesi), dal turnover delle risorse incentivate, nonché dai minori esborsi per prestazioni lavorative nelle varie forme previste dagli Accordi sindacali via via sottoscritti, dai congedi straordinari fino all’impatto dei nuovi part-time;

– le altre spese amministrative, pari a 493,4 milioni, includono i 58,4 milioni complessivi relativi ai contributi ordinari al Fondo di Risoluzione e al Deposit Guarantee Scheme di cui sopra, non

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presenti nel 2015 in questa voce , e si raffrontano con i 454,6 milioni del 2015. Al netto di tali

contributi, le altre spese amministrative risultano in riduzione del 4,3% rispetto al 2015, grazie al

contenimento di pressoché tutte le componenti di costo.
– infine, le rettifiche di valore nette su attività materiali e immateriali hanno totalizzato 106

milioni, registrando una diminuzione di 8,7 milioni rispetto ai primi 9M2015 per effetto di minori ammortamenti in ambito IT e real estate, ma anche di una minor PPA allocata a seguito dell’impairment dei marchi effettuato in sede di attivazione del Piano Industriale.

Nei primi 9 mesi dell’anno sono state contabilizzate rettifiche di valore nette per deterioramento crediti per 1.373,8 milioni (557,6 nei 9M2015). Le maggiori rettifiche annunciate il 27 giugno u.s. quale premessa alle proiezioni di Piano Industriale, hanno comportato il parziale riassorbimento della cosiddetta “shortfall”, ossia della differenza tra la perdita attesa e le rettifiche di valore, già dedotta dal patrimonio di vigilanza, per circa 851 milioni. Al netto di tale importo, le rettifiche di valore del periodo ammontano a circa 522,9 milioni.

Grazie alle rettifiche di valore effettuate, la copertura complessiva dei crediti deteriorati ha segnato un incremento, attestandosi, inclusi gli stralci, al 45,1% (era il 44,3% a giugno 2016 e il 37,2% a dicembre 2015).

Infine, il conto economico dei primi 9 mesi del 2016 registra rettifiche di valore nette per deterioramento di altre attività/passività finanziarie per 50,9 milioni (6,4 nel 2015) essenzialmente riconducibili a un importo una tantum (43,4 milioni lordi) relativo al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da una posizione di credito deteriorato.

***

I risultati del 3 trimestre 2016 rispetto al 2 trimestre 2016

Dopo la perdita netta pari a 829 milioni registrata nel 2trim2016 (a seguito della contabilizzazione

nel mese di giugno degli impatti derivanti dall’attuazione del Piano Industriale, descritti sopra, per

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circa 835 milioni netti e dell’appostamento di rettifiche di valore “una tantum” su strumenti

finanziari rivenienti da una posizione di credito deteriorato per 39,4 milioni netti), il 3trim2016 si è chiuso con un utile pari a 32,5 milioni, molto vicino all’utile di 37,6 milioni conseguito nel 3trim2015, nonostante la contabilizzazione nel 2016 di un maggior importo relativo al contributo ordinario annuo al Deposit Guarantee Scheme per oltre 10 milioni netti incrementali.

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9
Vedasi nota 1

Vedasi nota 2

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Dal punto di vista dell’operatività ordinaria, il terzo trimestre del 2016 ha registrato i seguenti andamenti:

  • –  il margine d’interesse si è contratto del 2,8% (10,4 milioni) 3trim2016/2trim2016. La riduzione è

    ascrivibile all’ulteriore riduzione del portafoglio titoli (-1,2 miliardi trim/trim), a minori interessi contabilizzati in relazione alla riduzione delle inadempienze probabili, e all’ulteriore riduzione dei tassi di mercato (da una media Euribor a 1 mese di -35 bps nel 2trim2016, a -38 bps nel 3trim2016), che hanno influenzato gli spread clientela. Nel margine d’interesse del periodo non è stato contabilizzato il vantaggio relativo al TLTRO2 (10 milioni), che avrebbe riportato il margine trimestrale ai livelli del 2trim2016.

  • –  Le commissioni nette si sono attestate a 321 milioni, con la consueta stagionalità rispetto ai 330,3 milioni del 2trim2016, ma in crescita del 7% rispetto al dato del 3trim2015 (300 milioni).
  • –  Il risultato dell’attività finanziaria è sceso a 23,8 milioni rispetto ai 66,9 milioni del 2trim2016, principalmente a seguito di minori cessioni di titoli AFS (-53 milioni). Il 2trim2016 includeva inoltre gli introiti riconducibili alle azioni Visa Europe Ltd, per un ammontare complessivo di 15,2 milioni, non più presenti nel 3trim2016.

    Gli oneri operativi si sono complessivamente attestati a 515 milioni, sostanzialmente in linea con il dato del 2trim2016 (510,5 milioni), nonostante l’inclusione di 26,4 milioni di contributo ordinario al Deposit Guarantee Scheme.

In dettaglio, rispetto al precedente trimestre:

  • –  le spese per il personale, pari a 314,7 milioni, si presentano in discesa sia rispetto al 2trim2016

    (319,3) che all’analogo periodo del 2015 (318 milioni), sintetizzando i risparmi conseguenti all’applicazione degli Accordi sindacali tempo per tempo sottoscritti e alla dinamica delle componenti variabili delle retribuzioni (in riduzione dopo le erogazioni una tantum contabilizzate nel secondo trimestre);

  • –  le altre spese amministrative si sono attestate a 166,1 milioni, in crescita di soli 10,6 milioni rispetto al 2trim2016 nonostante l’inclusione di 26,4 milioni di contributo al DGS. Al netto di tale contributo, le altre spese amministrative avrebbero segnato infatti una contrazione di 15,8 milioni;

– le rettifiche di valore su immobilizzazioni materiali e immateriali si sono attestate a 34,3 milioni (-1,4 milioni), per effetto della minore PPA allocata, a seguito della svalutazione dei marchi effettuata tra i costi “una tantum” per l’avvio del Piano Industriale nel mese di giugno.

Nel terzo trimestre dell’anno sono state contabilizzate rettifiche di valore nette per deterioramento crediti per 167,4 milioni, ossia un costo del credito annualizzato dello 0,82%.
Si rammenta che nel 2trim2016 le rettifiche di valore su crediti si sono attestate a 1.051 milioni, includendo le maggiori rettifiche annunciate il 27 giugno u.s. quale premessa alle proiezioni di Piano Industriale, che hanno comportato il parziale riassorbimento della cosiddetta “shortfall”, ossia della differenza tra la perdita attesa e le rettifiche di valore, già dedotta dal patrimonio di vigilanza, per circa 851 milioni. Al netto di tale importo, le rettifiche di valore del 2trim2016 ammontano a circa 200 milioni.

Le rettifiche effettuate hanno comportato un ulteriore incremento della copertura complessiva dei crediti deteriorati, passata a settembre 2016, inclusi gli stralci, al 45,1% rispetto al 44,3% del giugno 2016.

Infine, come annunciato in sede di Piano Industriale, nel terzo trimestre dell’anno sono stati contabilizzati ulteriori oneri “una tantum” relativi al progetto Banca Unica, pari, al netto di imposte e terzi, a circa 4,5 milioni.

***

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Gli aggregati patrimoniali

Al 30 settembre 2016, gli impieghi verso la clientela ammontano a 82,0 miliardi di euro, rispetto agli 83,9 miliardi di giugno 2016 (84,6 miliardi di fine dicembre 2015).
Nel dettaglio, l’aggregato sintetizza i seguenti andamenti:

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  • –  i crediti in bonis verso la clientela sono pari a 73,4 miliardi (-1,6% rispetto a giugno 2016,

    -0,3% rispetto a dicembre 2015) e riflettono la stabilità a giugno e settembre degli stock a medio- lungo termine (55,7 miliardi circa rispetto ai 54,9 del dicembre 2015) dato che le nuove erogazioni riescono ormai pienamente a compensare lo stock in run-off (-200 milioni circa ogni trimestre), mentre risultano in contrazione gli stock a breve termine settembre su giugno (-1,1 miliardi), effetto di una certa stagionalità presente nel periodo settembre/giugno tutti gli anni, ma anche del risultato della revisione, iniziata al lancio del Piano Industriale, che sta portando alla graduale eliminazioni di posizioni ad EVA negativo. Tale eliminazione ha comportato, nel 3trim2016, una riduzione di circa 0,5 miliardi di crediti a breve termine, senza impatto sul margine d’interesse, ma con vantaggi in termini di minori rwa e di accantonamenti alla riserva collettiva.

  • –  l’esposizione verso la CCG è pari a 0,2 miliardi (0,8 a giugno 2016 e 1,2 a dicembre 2015);
  • –  i crediti deteriorati netti sono ulteriormente scesi a 8,3 miliardi (-2,1% rispetto a giugno 2016,

    -14,0% rispetto a dicembre 2015).

    Per quanto riguarda la qualità del credito, lo stock di crediti deteriorati lordi si attesta a fine settembre 2016 a 13.231 milioni (in ulteriore discesa rispetto ai 13.280 milioni di giugno 2016 e ai

    11

.
I flussi da crediti in bonis a crediti deteriorati confermano una significativa contrazione,

13.434 del dicembre 2015), in sostanziale assenza di cessione di crediti

essendosi ridotti di un ulteriore 50,7% rispetto ai primi nove mesi del 2015.

I risultati di fine settembre 2016 mostrano coperture in ulteriore miglioramento. Includendo i crediti stralciati, la copertura del totale crediti deteriorati sale al 45,1% (era il 44,3% a giugno 2016 e il 37,2% a dicembre 2015).
Al netto dei crediti stralciati, la copertura del totale crediti deteriorati è pari al 37% (in aumento rispetto al 35,9% di giugno 2016 e al 27,9% di dicembre 2015).

Quale risultato della combinazione della riduzione degli stock lordi e di maggiori coperture, le consistenze di crediti deteriorati netti scendono ulteriormente a 8.333 milioni (erano 8.512 milioni a giugno 2016 e 9.689 milioni a dicembre 2015).
Nel dettaglio:

  • –  lo stock di sofferenze nette ammonta a 3.913 milioni (3.849 a giugno 2016 e 4.288 milioni a dicembre 2015).
    Includendo i crediti stralciati, la copertura delle sofferenze sale a settembre 2016 al 58,55% (era il 58,25% a giugno 2016 e il 52,25% a dicembre 2015).

    Al netto dei crediti stralciati, la copertura delle sofferenze è del 47,77% (in crescita rispetto al

    46,66% di giugno 2016 e al 38,64% di fine 2015).

  • –  la categoria delle inadempienze probabili (cd. “Unlikely to pay”) ammonta in valori netti a 4.258

    milioni di euro (4.470 a giugno 2016 e 5.147 a dicembre 2015), esprimendo una copertura del

    23,54%.

  • –  le posizioni scadute/sconfinanti nette ammontano a 162 milioni rispetto ai 194 milioni di giugno

    2016 e ai 254 del dicembre 2015, con una copertura del 4,97% .

    10
    Al netto della CCG indicata nel seguito

    11

Vedasi nota 3

7

La raccolta diretta da clientela ordinaria, pari a 69,3 miliardi a settembre 2016 (69,8 miliardi a giugno 2016, 72,5 miliardi lo scorso dicembre) risulta in riduzione essenzialmente per effetto della progressiva scadenza di obbligazioni collocate a loro tempo su reti terze (-1,3 miliardi da dicembre 2015 a settembre 2016, -0,3 miliardi da giugno a settembre 2016).

Si confermano peraltro le tendenze già rilevate sulla clientela del Gruppo:

  • –  costante incremento dei conti correnti, attestatisi a 50,3 miliardi a settembre 2016 dai 49,1 di

    giugno 2016 e dai 47,7 di dicembre 2015;

  • –  riduzione degli stock di obbligazioni collocate sulla clientela a seguito dei minori collocamenti

    previsti in sede di Piano Industriale anche in considerazione della normativa sul bail-in (-4,4

    miliardi nei nove mesi a 16 miliardi circa).
    Si rileva la favorevole evoluzione della raccolta indiretta da clientela ordinaria, che si è portata a 80,1 miliardi. Nel dettaglio il risparmio gestito in senso stretto si è attestato a 36,7 miliardi (+7,7% rispetto a dicembre 2015 e +4,2% rispetto a giugno 2016), la raccolta assicurativa a 16,1 miliardi (+11,6% rispetto a dicembre 2015 e +2,9% rispetto a giugno 2016) mentre la raccolta amministrata, pari a 27,2 miliardi, risulta in flessione del 12,1% rispetto dicembre 2015, principalmente per effetto della performance di mercato, ma stabile rispetto a giugno 2016.

    La raccolta diretta da clientela istituzionale ammonta a 15,3 miliardi a settembre 2016, in riduzione rispetto ai 17,7 miliardi di giugno 2016 (erano 19 miliardi ai fine 2015) per effetto di minori pronti contro termine con la CCG (-4 miliardi circa rispetto a dicembre 2015) mentre sono rimasti sostanzialmente invariati i volumi di Obbligazioni Bancarie Garantite (9,5 miliardi) e di EMTN (3,5 miliardi). Nel mese di ottobre sono state effettuate emissioni di OBG e EMTN complessivamente per oltre 1 miliardo.

    L’esposizione del Gruppo verso la BCE consiste in un ammontare totale di 10 miliardi di euro di TLTRO2, iscritti tra i “Debiti verso Banche” e quindi non inclusi nella raccolta diretta.

    Si riconferma la solidità della posizione di liquidità del Gruppo, con indici di liquidità (Net Stable Funding Ratio e Liquidity Coverage Ratio) ormai da anni superiori a 1, e uno stock di attività stanziabili complessivamente pari, al 30 settembre 2016, a 29,3 miliardi di euro, (di cui 16,6 disponibili), già al netto degli haircut.

    A fine settembre 2016, le attività finanziarie del Gruppo hanno una consistenza al mark to market di 18,4 miliardi di euro, di cui 15 miliardi relativi a titoli di stato italiani: quest’ultimo aggregato risulta in diminuzione rispetto al dato di giugno 2016 (16,2 miliardi), in continuità con le previsioni di Piano Industriale.

    Al 30 settembre 2016, il patrimonio netto consolidato del Gruppo UBI Banca, incluso il risultato di periodo, si attesta a 8.890 milioni di euro rispetto ai 8.842 milioni di euro di fine giugno 2016 e rispetto ai 9.982 milioni di fine dicembre 2015.

    Gli indici patrimoniali a fine settembre 2016 risultano in crescita rispetto a giugno 2016 e confermano la solidità del Gruppo UBI Banca.
    Il CET 1 ratio “phased in” al 30 settembre 2016 risulta pari al 11,68% rispetto al 11,43% di giugno 2016; il CET1 stimato a regime è pari al 11,28% rispetto al 11,02% di giugno 2016.

    Si rammenta che l’annunciato riacquisto delle minorities presenti nelle Banche Rete, principalmente mediante emissione di azioni UBI, e l’effetto della deducibilità fiscale delle maggiori rettifiche su crediti effettuate porteranno progressivamente un beneficio stimato in circa +70 punti base sul CET1 fully loaded, beneficio non incluso nel dato di settembre.

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Il Total Capital Ratio “phased in” si attesta al 14,55% (14,47% a giugno 2016 e 13,93% al 31 dicembre 2015).
Infine, il Leverage ratio calcolato in base alle indicazioni del Regolamento Delegato UE 2015/62, ammonta “phased in” al 5,86% e “fully loaded” al 5,68%.

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Al 30 settembre 2016, le risorse umane del Gruppo UBI Banca totalizzavano 17.573 unità rispetto alle 17.716 di fine 2015. L’articolazione territoriale a fine periodo constava di 1.532 sportelli in

Italia (1.531 a giugno 2016) e 6 all’estero.

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Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari

Elisabetta Stegher, quale Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari di Unione di Banche Italiane Spa attesta, in conformità a quanto previsto dal secondo comma dell’articolo 154 bis del “Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria”, che l’informativa contabile contenuta nel presente comunicato corrisponde alle risultanze documentali, ai libri e alle scritture contabili.

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Prevedibile evoluzione della gestione ordinaria (al netto degli elementi non ricorrenti)

Complessivamente la dinamica dei proventi operativi è prevista in crescita rispetto a quella del 3° trimestre, con un miglioramento della componente core ed un minore apporto dell’attività di negoziazione e copertura.
Gli interventi attuati a partire dal 2015 consentono di confermare l’obiettivo di contenimento degli oneri operativi ricorrenti del 2016 in linea con l’anno precedente, assorbendo i maggiori costi relativi alla contribuzione ordinaria al Fondo di Risoluzione e al Fondo di Garanzia dei Depositi.

La rischiosità particolarmente contenuta del portafoglio in bonis e la prosecuzione della riduzione del flusso di nuovi crediti deteriorati, dovrebbero confermare una riduzione del costo del credito nel quarto trimestre 2016 rispetto all’equivalente periodo del 2015.

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Ubi, intervista a Victor Massiah

in Banche/Economia/Evidenza/UBi by

Di seguito pubblichiamo le dichiarazioni di Victor Massiah inviate dall’ufficio stampa di Ubi.

Dottor Massiah, quali sono gli eventi più rilevanti dell’ultimo trimestre e come giudica i risultati dei primi 9 mesi dell’anno?
Ovviamente dobbiamo – per analizzare compiutamente i risultati – isolare gli effetti delle manovre che abbiamo fatto durante la semestrale nel far partire il nostro piano industriale.
Una volta isolati, noi abbiamo un buon ritorno all’utile nel terzo trimestre; in particolare migliora nettamente la qualità del credito, sia perché abbiamo un portafoglio complessivo molto meno rischioso e che genera dei passaggi da “bonis” a crediti problematici che sono un terzo di quelli che erano nei momenti di picco della crisi, e sono sostanzialmente comparabili con i momenti pre crisi – e questo evidentemente comporta un forte contributo alla redditività – sia perché c’è una buona tenuta della componente commissioni.
Dove continuiamo ad avere ancora dei margini di miglioramento sono evidentemente gli impieghi e il margine di interesse, perché abbiamo ancora una situazione “piatta” sulla crescita degli impieghi e un margine di interesse che continua a soffrire del livello di tassi molto basso e della “guerra dei prezzi”. Infine resta molto buono il controllo dei costi.
Quindi complessivamente una trimestrale in miglioramento, una trimestrale che è coerente con quelle che erano, nel complesso, le aspettative del piano, dove sul lato ricavi le commissioni vanno nel senso di compensare il minor margine di interesse mentre i costi e il costo del rischio sono perfettamente allineati con le aspettative.
 Quali sono i risultati fino ad oggi acquisiti dall’attuazione del piano industriale, e quali quelli che ci possiamo attendere da qui a fine anno?
Come sapete era molto importante innanzitutto creare le condizioni per il progetto di Banca Unica; abbiamo svolto in questi primi tre mesi tutti i test che erano previsti prima di agire sul campo. I test sono stati tutti molto positivi e conseguentemente è stato dato il via libera alla effettiva conversione verso la Banca Unica: entro questo mese di novembre avverranno le prime due conversioni delle prime due banche, perfettamente in linea col piano. Tutti i cantieri del piano sono regolarmente aperti, e sono tutti in linea con le tempistiche. Ovviamente operiamo in un contesto non facile ma devo dire, a maggior ragione, che va molto bene proprio perché riusciamo a rispettare i tempi in un contesto particolarmente difficile.

Quali sono le caratteristiche della riorganizzazione del gruppo a supporto di questa evoluzione?
Direi che la parola chiave è “semplificazione”. L’organigramma è stato ulteriormente semplificato, coerentemente con il passaggio verso la Banca Unica, le linee di riporto sono molto focalizzate. Abbiamo ovviamente, come da piano, rivisitato l’organizzazione commerciale. Direi tutto, di nuovo, in linea con quelle che erano le previsioni di piano. Abbiamo promosso alcune persone, abbiamo acquisito qualche persona dall’esterno, nell’ottica di una squadra che vuole e può essere – e a mio avviso è – eccellenza nel mercato.

La finanza entra in classe con Ubi banca

in Banche/Economia/Formazione/UBi by

L’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia e UBI Banco di Brescia – anche in considerazione delle numerose manifestazioni di interesse pervenute durante l’anno scolastico 2015-2016 – ripropongono alle scuole bresciane secondarie di secondo grado l’opportunità di fruire di interventi formativi su tematiche di carattere finanziario, realizzati al fine di favorire la comprensione dell’economia finanziaria, arricchendo i percorsi formativi già garantiti dai programmi scolastici. Le opportunità formative, prevalentemente rivolte alle classi quarte e quinte, si articoleranno in una o più lezioni svolte da funzionari della Banca e saranno focalizzati su specifiche e condivise tematiche di carattere economico-finanziario. Il credito bancario, il merito creditizio, l’assegnazione del rating nell’ambito degli accordi di Basilea, le forme tecniche di concessione del credito, il mercato degli strumenti finanziari e la tutela degli investitori sono tra i principali temi che sono stati richiesti e che potranno essere affrontati in classe; potranno altresì essere valutati approfondimenti sul regolamento degli scambi internazionali e percorsi di internazionalizzazione, con interventi formativi anche in lingua inglese. Tempi e modalità di fruizione delle lezioni potranno essere condivisi e gli argomenti potranno altresì essere declinati ad hoc, sulla base di specifiche esigenze formative. I Dirigenti scolastici degli Istituti secondari di II grado di Brescia e Provincia riceveranno idonea comunicazione dall’Ufficio Scolastico Territoriale, con indicazioni inerenti le opportunità formative offerte.

Mario Maviglia, Dirigente Reggente dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, dichiara “L’UST di Brescia, in collaborazione con UBI Banco di Brescia, offre una comprovata e significativa opportunità di conoscenza del sistema economico- finanziario e bancario agli studenti, avvicinandoli sempre più al mondo del lavoro. Grazie al sostegno di UBI Banco di Brescia, che si è dimostrata molto sensibile ai temi della formazione e dell’istruzione, la scuola può confrontarsi con il Territorio in un itinerario economico-sociale, aiutando i giovani ad acquisire strumenti di conoscenza e consapevolezza sempre più adeguati.” “Siamo particolarmente soddisfatti – dichiara Stefano V. Kuhn, Direttore Generale del Banco di Brescia – di rinnovare questa importante e fattiva collaborazione che attesta il legame privilegiato del nostro Istituto con il Territorio, ove siamo cresciuti nel tempo perseguendo uno stile ispirato a criteri di responsabilità sociale, che consideriamo un tratto identitario e distintivo del nostro Fare Banca per Bene, investendo sul futuro dei giovani, sulla loro formazione e sulle loro peculiari esigenze, in sinergia con le istituzioni deputate, nel caso specifico, a presidiare l’istruzione”. Nel quadro delle opportunità formative offerte alle scuole bresciane si segnala altresì la proposta educativa per promuovere l’utilizzo consapevole di internet e dei social network condivisa con la Polizia di Stato – Questura di Brescia, Ufficio Scolastico Territoriale e UBI Banco di Brescia sui temi specifici dell’uso sicuro della rete internet, identità virtuale, web reputation e cyber bullismo, un fenomeno purtroppo in rapida diffusione. La rapidità di crescita delle nuove tecnologie, e dei relativi giovani fruitori, ha infatti generato nuove insidie e sofferenze, che possono svilupparsi nelle cosiddette “piazze virtuali”, in assenza di quella conoscenza utile a rendere internet una grande opportunità. Opportunità che nasce dalla cultura della creazione della propria identità virtuale attraverso la costruzione della propria web- reputation.

Al riguardo la Banca si è resa altresì disponibile ad effettuare interventi formativi sul tema della sicurezza, in relazione all’evoluzione digitale in atto nei sistemi di pagamento. D’intesa con l’Ufficio Scolastico Territoriale, UBI Banco di Brescia ha altresì strutturato un’offerta dedicata alle famiglie, a sostegno della formazione dei giovani studenti: un finanziamento a tasso zero già attivo da giugno 2016 e dedicato all’acquisto di libri di testo, materiale scolastico e supporti didattici digitali (es. tablet) per gli studenti delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado, nonché universitari. In estrema sintesi l’offerta, che si intende valida fino al 31 dicembre 2016, prevede un importo massimo finanziabile di 2000,00 Euro, durata massima di 6 mesi e rate di rimborso mensili (tasso: zero; spese di istruttoria e incasso rata: zero). Gli interessati potranno recarsi presso una qualsiasi filiale del Banco di Brescia e di Banca di Valle Camonica per ricevere tutte le informazioni necessarie.

Bianchi (associazione azionisti): ora Ubi Banca può crescere e progredire

in Banche/Economia/Partner/UBi by

A margine dell’Assemblea di Ubi Banca di venerdì 14, Mario Bianchi, Presidente dell’associazione di azionisti Insieme per Ubi, ha espresso la propria soddisfazione per la decisione assunta di avviare concretamente il processo di rinnovamento e di modernizzazione dell’Istituto.

“Con l’approvazione della fusione delle sette banche rete in Ubi Banca – ha dichiarato Mario Bianchi in un comunicato stampa diffuso oggi – e con il superamento del modello federale, si è formalmente avviato quel processo di modernizzazione e di rinnovamento che la nostra Associazione aveva auspicato sin dalla sua costituzione esattamente quattro anni orsono. Ora Ubi Banca, con la forma giuridica di S.p.A e l’assetto di banca unica, sarà in grado di crescere nell’efficienza operativa e nella facilità di governance, con benefici effetti per l’Istituto stesso.

Con queste premesse, il piano industriale presentato da Victor Massiah potrà concretizzarsi, realizzando i suoi ambiziosi ma realistici obiettivi. Auspichiamo quindi che Ubi Banca, forte della sua tradizione di serietà e di solidità, delle sue competenze professionali e di un’operatività fortemente orientata alle attese della clientela, possa proporsi sempre più come istituto bancario aperto all’innovazione e interprete attivo delle nuove esigenze del mercato di riferimento. In questo contesto – ha concluso – la nostra Associazione di azionisti non mancherà di dare il proprio sostegno, svolgendo un ruolo attivo volto a favorire e ad accompagnare questo percorso.”

“Un giorno in dono” di UBI Banca ottiene il Premio Banca e Territorio per il sociale

in Banche/Economia/Evidenza/Solidarietà/UBi by

AIFIn assegna a UBI Banca per il 2016 il riconoscimento come miglior istituto nella categoria “Iniziative di carattere sociale”, premiandola per “Un giorno in dono”, l’iniziativa di volontariato aziendale che quest’anno ha coinvolto 1.245 dipendenti del gruppo, che per un giorno hanno prestato la loro opera come volontari presso 70 onlus tra aprile e giugno 2016.

L’iniziativa premiata oggi è giunta nel 2016 alla sua terza edizione: dopo un test del 2014 limitato all’area milanese, è stata estesa all’intero territorio nazionale nel 2015 e nel 2016, totalizzando 2.845 giornate di volontariato erogate nel triennio, corrispondenti a circa 20.000 ore di lavoro svolto presso le ONP partecipanti. Partecipando come volontario al progetto, ogni dipendente aderente ha donato un proprio giorno di ferie, trascorrendolo presso un’associazione e impegnandosi in una tra le 150 attività di volontariato proposte.

In funzione del numero di partecipanti la somma che il Gruppo UBI Banca ha riconosciuto per il triennio alle diverse ONP è di complessivi € 284.500 (pari a 100 € per ogni giornata di volontariato erogata).

Il premio AIFIn “Banca e Territorio” è un osservatorio e un riconoscimento annuale che ha lo scopo di promuovere il tema della Responsabilità Sociale d’Impresa nel settore bancario dando notorietà alle iniziative realizzate dalle banche e/o dalle relative fondazioni bancarie in ambito sociale, economico e culturale per creare valore per gli stakeholder e per il territorio di riferimento.

Nell’assegnare il primo premio a UBI Banca per il 2016 per la categoria “Iniziative di carattere sociale” la giuria, composta dai rappresentanti degli organizzatori e dai componenti di un comitato scientifico indipendente, ha riconosciuto a “Un giorno in Dono” il primato di categoria in base ai criteri “Concept e innovatività del progetto”, “Coinvolgimento degli stakeholder” e “Impatti in termini di Responsabilità Sociale d’Impresa”.

Nello specifico il progetto è stato premiato per il concetto di dono attraverso cui si origina un effetto leva che genera un contributo alle associazioni.

Riccardo Tramezzani, Responsabile Retail UBI Banca, ritirando il premio ha espresso soddisfazione per il riconoscimento pubblico dell’iniziativa, sottolineando come la stessa “vada compresa nel contesto di UBI Banca, che come scelta strategica ha istituito ‘UBI Comunità’, una divisione specializzata nell’offerta al Non Profit e in cui gli stessi dipendenti dimostrano coi fatti di attribuire un valore alla solidarietà ed alla coesione sociale, cogliendo positivamente l’occasione offerta dall’azienda per operare a favore del territorio e della società civile”.

Mario Napoli, Responsabile Risorse Umane in UBI Banca, dedica il premio “a tutti i colleghi che hanno, in questo triennio, aderito alla proposta, sacrificando un proprio giorno di ferie e collaborando sia alla riuscita dell’iniziativa sia, mediante il conteggio dei giorni donati, all’erogazione di quasi 300.000 € nel triennio, e a tutti gli altri colleghi che, anche se non direttamente coinvolti, consentono con il loro lavoro di fornire alla clientela un servizio di qualità valorizzato da un approccio sensibile alle necessità sociali dei nostri territori”.

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