Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Banche - page 14

La banca non ha rispettato la legge: sospeso il debito milionario

in Banca Intesa/Banche/Economia/Evidenza by

Il debito è sospeso se la banca non ha rispettato fino in fondo la legge. E’ questo, in estrema sintesi, il senso della rivoluzionaria sentenza emessa lo scorso 11 gennaio da un giudice in seguito al ricorso presentato dallo studio bresciano Pagano and Partners. Un caso che ora potrebbe far scuola, obbligando le banche a rivedere radicalmente il proprio atteggiamento nei confronti delle imprese e di tutti gli altri clienti.

Troppo spesso, infatti, gli istituti di credito adottano procedure irregolari, approfittando della propria forza “contrattuale”, di bizantinismi e di clausole poco chiare per ottenere quanto non spetterebbe loro. Ma stavolta un magistrato ha detto no, almeno fino a che non sarà chiarito se tutto è stato fatto nella maniera corretta.

E in ballo non c’è una cifra da poco. Il giudice del Tribunale di Bergamo, infatti, ha sospeso il decreto ingiuntivo emesso da uno dei principali istituti di credito italiani nei confronti di una nota azienda del settore lavorazione pietre, bloccando il pagamento di 1 milione e 258mila euro che la banca pretendeva in virtù di un precedente decreto ingiuntivo.

Ma la società ha opposto resistenza, sostenuta dagli avvocati Monica Pagano e Matteo Marini, specialisti della materia bancaria che sono riusciti a convincere il magistrato a sospendere il presunto debito, imponendo la mediazione tra le parti.

“Oltre all’obbligatorietà di questo passaggio prima di pretendere qualsiasi pagamento”, spiega l’avvocato Pagano, “abbiamo evidenziato l’incostituzionalità del Testo unico bancario quando consente alle banche private di chiedere il decreto ingiuntivo anche in base al solo estratto conto certificato dal direttore: gli istituti di credito devono addurre prove concrete di quanto pretendono, perché solo in questo modo i clienti possono esercitare a pieno i propri diritti. Allo stesso modo gli istituti di credito”, ha aggiunto, “gli istituti di credito non possono avanzare impunemente pretese economiche contra legem. Nello specifico, infatti, si ritiene che la banca abbia applicato tassi ‘ultralegali’ e condizioni contrattuali nulle, oltre ad aver capitalizzato gli interessi sugli interessi (il cosiddetto anatocismo). Circostanze che, da legge, determinano l’illegittimità delle somme pretese”.

Il prossimo round nelle aule di tribunale sarà a giugno. Ma nel frattempo il precedente c’è, e per una volta a vantaggio di imprese e cittadini.

Valsabbina, il Comitato soci chiede un’assemblea staordinaria

in Aurelio Bizioli/Banche/Economia/Personaggi/Valsabbina by

L’agguerrito Comitato soci Valsabbina torna all’attacco. Dopo la partecipata assemblea di dicembre, infatti, il gruppo di piccoli azionisti guidato da Aurelio Bizioli, Giorgio Paris, Mariano Rainone e Gino Toffololo ha deciso di passare all’attacco firmando una lettera di richiesta di assemblea straordinaria per discutere dei temi – scottanti – che riguardano il presente e il futuro della banca.

Ci riferiamo all’acquisizione, perfezionata in dicembre, di 7 sportelli e più di 100 milioni di mutui da Hypo Alpe Adria Bank e la pressochè contestuale operazione di AutoCartolarizzazione per circa 600 milioni di mutui. Avremo modo di tornare su queste operazioni quando il CdiA di Banca Valsabbina procederà alla convocazione di un’assemblea soci”. Così si legge in una mail in cui si sottolinea anche come formalmente per chiedere tale convocazione sarebbe necessaria la firma di ben 4mila soci: clausola definita “irrazionale” di fronte alla partecipazione media delle assemblee della banca.

Il Comitato, quindi, ricorda che “proprio questa settimana è stata diffusa la notizia di ulteriori 13 indagati per i finanziamenti correlati fra Banca Valsabbina e Cassa di Risparmio di Ferrara”, una “notizia di gravità assoluta”. “Come Comitato abbiamo ritenuto opportuno non intervenire immediatamente in attesa di ulteriori chiarimenti”, sottolineano i quattro, “ma è un tema sul quale chiederemo alla Banca di intervenire evitando ‘comunicati stampa’ evasivi”. (testo da www.bsnews.it)

Valsabbina, 13 indagati nell’ambito dell’indagine della Finanza su Carife

in Banche/Economia/Valsabbina by

Sono tredici i consiglieri, dirigenti e sindaci di Banca Valsabbina (alcuni ancora in carica) indagati dalla Guardia di Finanza di Ferrara con due ex dirigenti di Carife e ben 16 ex figure di spiccolo di Cassa di risparmio di Cesena. L’indagine è quella, già nota, relativa all’aumento di capitale da 150 milioni di euro realizzato nel 2011 della banca ferrarerese. In particolare l’attenzione delle Fiamme gialle è puntata sulle “reciproca sottoscrizione di azioni” tra i tre istituti di credito. In una nota i militari sottolineano che sono emerse “responsabilità in capo a due delle quattro banche (la Banca popolare Valsabbina e la Cassa di risparmio di Cesena) coinvolte nel contestato, fittizio aumento di capitale”. I nuovi indagati saranno interrogati nelle prossime settiamane.

In serata è arrivata la replica della banca. Ecco il testo:

La notizia di oggi va letta esclusivamente come un’estensione delle garanzie difensive a tutela dei soggetti che si sono occupati a vario titolo della vicenda, nella quale anche Banca Valsabbina è una vittima. La decisione di investire per acquisire una partecipazione di Cariferrara in aumento di capitale fu infatti presa con l’obiettivo di rafforzare il rapporto con un partner di business interessante (ricordiamo che nel 2011 Banca Valsabbina aveva acquistato da Cariferrara il Credito Veronese ) sulle base delle informazioni pubblicamente disponibili all’epoca, che presentavano Cariferrara come una realtà in fase di rilancio.

Scuola: a Brescia al via il progetto alternanza scuola lavoro “Che Impresa Ragazzi”

in Banche/Economia/Formazione/Lavoro/UBi by

Gli studenti delle scuole superiori della Provincia di Brescia alla prova di alternanza – scuola lavoro, grazie alla collaborazione tra l’Ufficio Scolastico Territoriale, la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio e UBI – Banco di Brescia.

Il percorso dal titolo «Che impresa, ragazzi!» è pensato in particolare per i ragazzi delle classi terze degli istituti superiori e dura all’incirca 28-30 ore. Nel primo incontro gli studenti parteciperanno ad una lezione plenaria, ospitata il 3 febbraio nella Sala Corrado Faissola di UBI Banca, dove si approfondiranno temi come il capitale umano e l’investimento su se stessi e sulle proprie competenze, il primo approccio con il mondo del lavoro o, ancora, la gestione responsabile del denaro per conoscere ed evitare i rischi ed i problemi collegati al sovra-indebitamento.

Accanto agli aspetti dedicati alla finanza personale, saranno poi approfonditi i temi più specifici legati all’impresa, dalla fase di start up fino al recupero dei fondi necessari al suo avviamento ed al suo funzionamento. Nella seconda parte del percorso è infatti previsto un lavoro in team con un insegnante tutor per svolgere analisi del mercato, dei concorrenti, posizionamento, ipotesi di marketing e comunicazione. Il terzo step prevede la stesura di un business pian e come costruire il bilancio e il piano triennale di una start up. Nell’ultima fase i team lavoreranno su un software online per creare il business plan.

Industria 4.0, mercoledì incontro al paolo VI con Banca Valsabbina

in Banche/Economia/Eventi/Evidenza/Valsabbina by

Mercoledì 1 febbraio Banca Valvabbina organizza un incontro per presentare alle imprese gli strumenti messi a disposizione da Industria 4.0. L’incontro si terrà dalle 16.30 alle 19 al Centro Pastorale Paolo VI, in via Gezio Calini 30, a Brescia. Introducono il direttore di Banca Valsabbina, Tonino Fornari, e Massimo De Sanctis, responsabile commerciale di Sistema Ratio. Interverrà come relatore il commercialista Alessandro Pratesi.

Metallurgia, Banca Intesa dà i numeri e mette sul piatto 300 milioni

in Acciaio/Banca Intesa/Banche/Economia/Tendenze by

Si è tenuto ieri a Brescia il convegno “Accelerare la crescita. La sfida della metallurgia bresciana”, organizzato da Intesa Sanpaolo per impostare e condividere una nuova visione strategica per il rilancio del settore alla luce dell’indagine condotta a fine 2016 sul comparto metallurgico nella provincia di Brescia dalla Direzione Regionale Lombardia del Gruppo Intesa Sanpaolo, con la collaborazione della Direzione Studi e Ricerche, su un campione di 70 aziende del territorio.

Durante l’incontro, cui hanno partecipato oltre 200 realtà metallurgiche, il direttore regionale Lombardia Intesa Sanpaolo Paolo Graziano ha presentato i risultati dell’indagine evidenziando i fattori di competitività e i bisogni delle imprese che individuano tre leve fondamentali per la crescita: la disponibilità di finanziamenti, il supporto consulenziale e di advisory in ambito M&A, la formazione per affrontare momenti cruciali come il consolidamento, il passaggio generazionale, l’apertura a nuovi mercati: un contesto, quello delle Borse, che oggi sta vivendo un momento particolarmente dinamico (e non c’è solo la metallurgia, come dimostra l’andamento delle azioni enel oggi).

Le 70 imprese intervistate occupano 13.800 addetti, riportano valori mediani di EBITDA migliori e in aumento rispetto alla media italiana, generano complessivamente circa un terzo (5 miliardi di euro) del fatturato realizzato dalla filiera metallurgica bresciana e mostrano una più forte crescita dell’attivo grazie al buon posizionamento competitivo e a un’alta propensione all’innovazione di prodotto e di processo. Resta ancora da recuperare il 7% per tornare ai livelli pre-crisi del 2008, nonostante il trend di crescita complessivo migliore del comparto a livello nazionale.

Dal campione emergono le visioni di imprese che lavorano per fornitori di primo livello o direttamente per i produttori finali: l’attenzione sull’industria 4.0 e sul concetto di filiera comporta un nuovo ruolo inclusivo del partner bancario e, in ciò, Intesa Sanpaolo si propone come interlocutore per valorizzare fornitori e subfornitori all’interno della filiera, valutando le componenti complessive ai fini dell’erogazione creditizia, per accelerare i processi di crescita dimensionale e supportare le iniziative di sviluppo sui mercati esteri grazie alle strutture specializzate e all’ampio screening garantito da una realtà bancaria consolidata a livello internazionale, per potenziare la realizzazione di programmi formativi, di assunzione di personale qualificato, per favorire investimenti in ricerca e sviluppo in macchinari 4.0 e finanziarli con strumenti tradizionali o innovativi (restart, filiere, industria 4.0).

Su questi temi cruciali per lo sviluppo e la crescita del settore, Banca e impresa si sono confrontate in una tavola rotonda che ha ospitato oltre a Paolo Graziano, Renato Dorrucci, responsabile Formazione e Sviluppo Manageriale del Gruppo, Mauro Micillo, Responsabile Divisione Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo e amministratore delegato e direttore generale di Banca IMI, Rosario Pedicini, general manager Filiale di Shanghai Intesa Sanpaolo in collegamento dalla Cina e le testimonianze aziendali di Brawo, Fonderia di Torbole, Metalleghe e Commerciale Siderurgica Bresciana.

Il convegno si è concluso con l’intervento di Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, che ha illustrato le strategie del Gruppo e la individuazione di un plafond di 300 milioni di euro per il 2017 dedicato alle imprese metallurgiche bresciane. Del resto, la provincia di Brescia è un territorio imprenditoriale vivace: nel 2016, infatti, Intesa Sanpaolo vi ha registrato una crescita nelle erogazioni di nuovo credito pari al 34% rispetto all’anno precedente confermando la propria vocazione di banca dell’economia reale a supporto della crescita del Paese.

“Le imprese, pur percependo un contesto ancora incerto, sono orientate a continuare a investire e a crescere”, ha spiegato Paolo Graziano, direttore regionale Lombardia Intesa Sanpaolo. “Partendo dall’esigenza di stabilità emersa dai risultati della nostra indagine abbiamo sviluppato le soluzioni integrate più adatte al mercato metallurgico per favorire il dialogo tra impresa e banca, offrire la nostra consulenza ed esperienza in sede di definizione di contratti esteri e ripartire dalla formazione del capitale umano, dall’aggregazione e dal rafforzamento in nuovi mercati.

“Siamo fortemente convinti che un’impresa orientata alla crescita debba investire nella formazione continua del proprio capitale umano, affiancando al consolidamento delle professionalità aziendali strumenti specifici per affrontare il cambiamento imposto da un

contesto competitivo come l’attuale”, ha affermato Renato Dorrucci, responsabile Formazione, Sviluppo Manageriale e Scuola dei Capi del Gruppo Intesa Sanpaolo. “In Intesa Sanpaolo la formazione professionale – in costante rinnovamento – rappresenta da sempre un elemento cardine per la crescita del Gruppo e un fattore di sviluppo per i nostri clienti ai quali offriamo progetti dedicati, mirati a sostenerne la competitività, a rispondere alle esigenze degli interlocutori, ad anticipare l’evoluzione dei mercati.”

“Il nostro ruolo come Banca è da sempre teso a favorire e accelerare lo sviluppo del tessuto imprenditoriale italiano” – ha dichiarato Mauro Micillo, responsabile Divisione Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo e amministratore delegato e direttore generale di Banca IMI. “Grazie alle competenze specialistiche di una realtà come la nostra e alle sinergie maturate all’interno del Gruppo, siamo in grado di supportare le varie realtà all’interno di tutta la filiera industriale per accelerare la crescita dimensionale, accrescere l’apertura verso i mercati esteri e favorire gli investimenti in sviluppo e ricerca”.

“Di fronte a uno scenario in evoluzione, il tessuto imprenditoriale e la banca devono essere insieme i protagonisti della quarta rivoluzione industriale per accelerare e intensificare la crescita del Paese senza più esitazioni”, ha concluso Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo. “La nostra banca è l’acceleratore dell’economia reale principalmente attraverso l’erogazione del credito, ma anche grazie alle competenze sinergiche e complementari all’interno del Gruppo. Questa è la frontiera della nuova impresa italiana che sta emergendo e che poche banche possono supportare con un’offerta completa e insieme mirata come la nostra”.

Metallurgia – Indagine Banca IntesaMetallurgia

Ubi, anche il mercato dice sì all’acquisto delle tre good bank

in Banche/Borsa/Economia/Personaggi/UBi/Victor Massiah by

Il mercato sembra premiare l’operazione con cui Ubi ha acquisito tre delle quattro good bank messe sul mercato dal governo. Il primo giorno, infatti, il titolo della banca bergamasca-bresciana ha segnato un aumento quasi in doppia cifra e lo stesso è accaduto ieri. Un chiaro apprezzamento che porterà la banca di Victor Massiah ad acquisire al prezzo simbolico di un euro Nuova Banca delle Marche, Nuova banca dell’Etruria e Nuova cassa di risparmio di Chieti.

Il perimetro identificato dell’Operazione comprende (dati al 30 settembre 2016) parla di 930.623 clienti 547 filiali, 5.010 dipendenti, 14,2 md/€ di impieghi lordi alla clientela (post cessione sofferenze e inadempienze probabili), di cui 1,8 di deteriorati lordi (essenzialmente inadempienze probabili), 18,5 md/€ di raccolta diretta (di cui 14,5 miliardi di depositi della clientela) e 7,5md/€ di raccolta indiretta.

A fronte di un “rischio moderato”, l’operazione permetterà a Ubi di incrementare di oltre l’1% la quota complessiva di mercato (sia in termini di impieghi a imprese e famiglie – al netto delle sofferenze – sia in termini di raccolta diretta), corrispondente ad una quota addizionale del 20% rispetto a quella attuale, consolidando inoltre la presenza in aree geografiche in cui il Gruppo Ubi non è presente. Inoltre per effetto della prevista riduzione del costo del credito, delle sinergie sui costi operativi e del minor costo del funding, “si prevede un impatto positivo sulla redditività ordinaria del Gruppo UBI e un ritorno del 25% sull’aumento di capitale di UBI Banca di massimi 400 milioni di Euro”, con ulteriori benefici derivanti “dalla possibilità per UBI Banca di utilizzare le Attività Fiscali Differite (oltre 600 milioni di Euro di DTA) sulle perdite fiscali pregresse delle Target Bridge Institutions”.

 

Bcc, Bonometti (Aib) si schiera con Iccrea: è la scelta giusta

in Aib/Associazioni di categoria/Banche/Economia by

E’ guerra in seno dalla Federazione Lombarda delle Banche di Credito Cooperativo. Da un comunicato ufficiale della federazione, infatti, emerge la mancanza delle condizioni necessarie per intraprendere una strada comune tra le due candidate capogruppo, Iccrea Banca e Cassa Centrale Banca e, pertanto, l’impraticabilità della costruzione di un progetto unitario a livello nazionale. ”Se ne deduce – scrive Aib in una nota – che verranno avviati due progetti distinti e concorrenti, che costringeranno le Bcc ad operare una scelta che, presumibilmente, porterà a spaccature e divisioni”.

E il presidente di Aib Marco Bonometti, come spesso ha fatto, non manca di schierarsi: “Ad oggi, il Consiglio di Amministrazione della Federazione Lombarda delle Banche di Credito Cooperativo ha deciso di porre in essere tutte le attività utili affinché le Bcc lombarde aderiscano alla proposta di Iccrea Banca e l’Associazione Industriale Bresciana non può che sostenere questa scelta, auspicando che anche le altre Bcc comprendano le motivazioni di questa posizione e vi aderiscano, arrivando ad una soluzione unitaria e di sistema. E’ fondamentale che anche in Italia nasca un player forte e rappresentativo, competitivo con le realtà internazionali e aderente alle necessità delle nostre imprese. Con l’adesione ad Iccrea, le Bcc si trovano di fronte ad un’importante opportunità che non possono permettersi di perdere; un’opportunità che – pur consentendo loro di mantenere un saldo legame con il Territorio – le metterà in condizioni di operare in un contesto globale che richiede ingenti investimenti in servizi e strutture per affrontare la concorrenza di Gruppi Internazionali e per adeguarsi alle richieste sempre più stringenti dell’Europa.”

“Nel mondo della finanza e delle banche – prosegue Bonometti – stiamo assistendo ad un cambiamento epocale al quale nessuno può pensare di sottrarsi, il contesto competitivo sta cambiando sotto la spinta di un nuovo modo di fare banca e di una maggiore necessità di regolamentazione. Qualunque scelta diversa non farebbe altro che indebolire il sistema, dissipare risorse, moltiplicare i costi e sperperare quel patrimonio che le Bcc hanno accumulato in tanti anni di interazione con i loro Territori. La mia posizione così netta deriva proprio dalla conoscenza profonda del mio Territorio e dei suoi bisogni, che ritengo siano – con tutte le differenze del caso- trasferibili a livello nazionale e dalla consapevolezza della necessità di adeguare l’offerta del sistema bancario e finanziario ad uno scenario ormai distante anni luce dalla realtà a cui eravamo abituati negli anni pre-crisi. Uno scenario – conclude il presidente uscente degli industriali bresdiani – al quale il sistema bancario italiano è tenuto a dare risposte concrete e in tempi rapidi; uno scenario al quale si può rispondere solo unendosi e creando un polo forte e strutturato, evitando inutili e dannose parcellizzazioni”.

Valsabbina ferma a 7 euro. Ecco il bilancio di un anno tra luci e ombre

in Banche/Economia/Valsabbina by

Nessun botto in chiusura d’anno per le azioni della Banca Valsabbina che per la sesta settimana consecutiva restano fisse a 7,00 euro con 118 scambi per complessive 32 mila azioni.

Le speranze, insomma, sono tutte proiettate sul 2017. E il passaggio è l’occasione per fare il riassunto di quanto è successo nel corso di un anno che si era aperto con una quotazione a 18 euro pur in presenza di un mercato sostanzialmente illiquido.

La prima doccia fredda è arrivata in concomitanza con l’assemblea di approvazione del bilancio 2015 con la riduzione del valore di riferimento a 14 euro per azioni e l’annuncio della quotazione sul mercato Hi-Mtf. Poi da luglio, con l’ingresso nel nuovo mercato dove sono quotate solo altre sei banche di cui quattro inattive, l’ulteriore discesa che ha portato ad ottobre il valore minimo a 4,60. Solo nel mese di novembre il titolo ha conosciuto una timida risalita per poi assestarsi, come detto, sugli attuali 7 euro pari al 50% del valore determinato ad aprile.

Dall’analisi dei dati forniti dalla banca emerge che nel periodo luglio/dicembre 2016 sono state scambiate circa 974 mila azioni ad un prezzo medio di 5,68 euro. La banca è intervenuta su questi scambi con 426 mila azioni scambiate (291 mila in acquisto e 135 mila in vendita) con un’incidenza pari a circa il 40% delle azioni scambiate.

Nel frattempo la Banca presenta a fine anno due novità rilevanti. Innanzitutto la cessione ad una propria società veicolo di quasi 5 mila mutui per complessivi 648 milioni di euro “per finanziare imprese e famiglie”. In seconda battuta prosegue la strategia (che pare in controtendenza rispetto al sistema bancario) di acquisto di sportelli: gli ultimi sono stati quelli (7) acquisiti da Hypo Alpe Adria Bank, disposta ad effettuare un contributo monetario pur di trasferire questi sportelli.

Valsabbina, Flocchini (Comunità montana): azionisti preoccupati, vigileremo

in Banche/Economia/Istituzioni/Valsabbina by

“La Comunità sta seguendo con grande attenzione le vicende collegate a una banca importante per il nostro territorio”. A dirlo –-intervistato da BsNews.it e Brescia2.it – è il presidente dell’ente comprensoriale che raccoglie i Comuni della Valsabbia, il leghista Giovanni Maria Flocchini, che commenta così il fermento nato attorno a Banca Valsabbina, i cui vertici sono oggetto di pesanti critiche da parte di un comitato di piccoli azionisti nato poche settimane fa.

“Registriamo una grande preoccupazione su questa vicenda”, ha dichiarato Flocchini, “l’auspicio è che gli azionisti possano ricevere le risposte che si aspettano, recuperando gli investimenti fatti. Altrimenti si tratterebbe di un danno importante”

Flocchini, quindi, sottolinea di non aver ricevuto richieste di incontro dal comitato degli azionisti “ribelli”, ma spiega di essere pronto a riceverne i vertici qualora lo dovessero chiedere. Inoltre afferma di condividere la richiesta di convocare un’assemblea dei soci il prima possibile perché “per gli azionisti si tratterebbe di un momento importante di chiarimento e di discussione delle strategie future”.

La Comunità montana della Valsabbia – evidenzia Flocchini – non ha competenze in materia, ma “si tratta di una realtà importante per il territorio e noi, come istituzione, siamo osservatori interessati”. Ricordiamo che la Comunià, fino al 2014 era anche tra gli azionisti dell’istituto. Ma le 898 azioni in portafoglio dell’ente sono state vendute nel 2014 – in virtù della legge che obbliga a dismettere le partecipazioni non strategiche – a un prezzo più che doppio dell’attuale.

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