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Camera di commercio - page 13

Camera di commercio, il 20 un seminario gratuito sull’e-commerce

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Mercoledì 20 settembre 2017 dalle ore 10.00 si terrà presso la Camera di Commercio di Brescia il quarto incontro della rassegna formativa gratuita Eccellenze in digitale 2017 dal titolo ”E-commerce: la tua vetrina sempre aperta, ovunque”. Nel pomeriggio si terranno laboratori a numero chiuso di approfondimento del tema trattato, su prenotazione. Per informazioni: Ufficio Competitività Imprese, tel.030.3725298/264/346 pni@bs.camcom.it. Iscrizioni on line dal sito www.bs.camcom.it.

Mercato dell’usato, Brescia seconda in Lombardia

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Cresce il settore dell’usato in Italia: +2,1% in un anno. Nel 2016 si contano 3.553 imprese italiane attive nella vendita di merce che il tempo impreziosisce, rende trendy secondo la moda vintage del momento o permette di risparmiare rispetto all’acquisto ex-novo. Quali sono gli articoli che si prestano ad essere rivenduti? Mobili usati e oggetti di antiquariato generano lavoro per 1.720 imprese, 1.289 le attività addette alla vendita di indumenti e altri oggetti usati e 296 quelle che commerciano al dettaglio libri di seconda mano. Roma (10,7%), Milano (7,7%) e Torino (5,8%) sono prime in Italia, contando rispettivamente 379, 275 e 207 attività. Napoli (198) e Firenze (158) ospitano il 5,6% e il 4,4% delle imprese del mercato dell’usato. Emerge da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano su dati del registro delle imprese al quarto trimestre 2016 e 2015.

Cresce il settore dell’usato in Lombardia nel 2016: +3,8%, più della crescita media italiana (2,1%). La Lombardia è sede di 572 imprese del settore che rappresentano il 16,1% del totale nazionale. In un anno si espande del 19,4% il mercato del commercio dei libri usati (da 31 a 37 imprese), del 6,4% la vendita di vestiti usati (da 220 a 234 imprese ) e dello 0,8% l’interesse per i pezzi di antiquariato (da 246 a 248 imprese). I principali centri dell’usato in Lombardia: Milano, Brescia, Bergamo e Varese. Hanno sede a Milano 275 imprese, la metà del settore in regione. A seguire Brescia (69), Bergamo (51) e Varese (45).

Diritto Camera di commercio, attenti ai bollettini ingannevoli

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La Camera di Commercio informa con una nota che si stanno verificando casi di invii alle imprese di bollettini di pagamento ingannevoli, con diciture tali da indurre a credere che siano stati inviati dalla Camera di Commercio.

Il diritto annuale è un tributo che le imprese iscritte al Registro delle Imprese della Camera di Commercio di Brescia pagano annualmente, versandolo esclusivamente tramite modello F24 per il pagamento delle imposte, e in nessun caso con bonifico bancario o bollettino postale.

Per maggiori informazioni sulla corretta modalità di versamento del diritto annuo è possibile consultare il sito internet www.bs.camcom.it alla pagina Registro Imprese/Diritto annuale.

Imprese storiche, 70mila in Italia: prime Milano, Napoli, Roma e Torino

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Milano e la Lombardia hanno un ruolo di guida nel Paese per la storicità delle imprese, con rispettivamente 11 mila e 20 mila ultracinquantenni su circa 70 mila, secondo i dati della Camera di commercio di Milano. Prime in Italia per imprese storiche: Milano (11 mila ultracinquantenni), Napoli, Roma e Torino (circa 3 mila), Varese, Genova, Bologna, Caserta, Firenze (circa 2 mila). Prime per densità di imprese storiche rispetto al dato nazionale di 1,3 storiche ogni 100 imprese del territorio: Caltanissetta (5,4%), Milano (3,8%), Varese (3,5%), Lecco, Biella e Genova (circa 3%), Como (2,4%).

Proprio oggi, presso la Sala Conferenze di Palazzo Reale, i rappresentanti del Comune di Milano, della Camera di commercio, delle Associazioni di categoria hanno consegnato a 31 attività commerciali milanesi il prestigioso riconoscimento di “Bottega Storica”. La premiazione è stata anche l’occasione per presentare a stampa e operatori il volume “Le Botteghe Storiche, 100 indirizzi della tradizione a Milano”, a firma del giornalista Alberto Oliva.

Alla consegna del premio hanno partecipato: Giuseppe Sala, Sindaco di Milano, Cristina Tajani, Assessore a Politiche del lavoro, Attività produttive, Commercio e Risorse umane,  Alfredo Zini, consigliere della Camera di commercio di Milano e coordinatore del Club Imprese Storiche di Confcommercio Milano, Marco Accornero, consigliere della Camera di commercio di Milano e segretario generale di Unione Artigiani, Sandro Neri, direttore del quotidiano “Il Giorno”.

Le ultra cinquantenni in Lombardia.

Quasi 2 mila imprese nate tra il 1940 e il 1949, oggi settantenni. Cinquemila nate tra il 1950 e il 1959, oggi sessantenni. Circa 11mila le imprese lombarde con circa cinquant’anni. Le nate prima del 1940, che compiono almeno 77 anni, sono 1500 circa, di cui 797 a Milano. In Lombardia c’è una impresa tra le più antiche su tre in Italia, 1.500 su 4.400. A Milano le imprese più longeve della Lombardia: sono 797 le attive iscritte fino al 1940 su un totale regionale di 1.497, quasi una su due. Seguono Varese con 254, Como con 125 e Bergamo con 86.

I settori prevalenti delle imprese più antiche sono: industria, immobiliare e commercio.

Calano le imprese under 35 a Brescia, in crescita solo tatuatori e broker

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Un tatuatore all'opera

Dai dati del Registro Imprese elaborati dall’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio di Brescia sono 11.349 le imprese bresciane guidate da giovani con meno di 35 anni, ovvero il 9,5% delle imprese registrate. Valore questo che colloca Brescia in quarta posizione nella graduatoria regionale, ex equo con Bergamo, per presenza dei giovani nel tessuto imprenditoriale.  Donne e stranieri sono i protagonisti delle giovani imprese bresciane: quasi un’impresa giovanile su tre è guidata da donne, mentre il 24% delle imprese under 35 è condotta da stranieri. Le attività produttive gestite dai giovani bresciani si concentrano prevalentemente nei settori tradizionali quali: il commercio (che assorbe il 21,7% delle imprese giovanili), le costruzioni (il 16,4% con 1.866 imprese), turismo con alloggio e ristorazione (12,2%), servizi alla persona (8,1%) e industria manifatturiera (7,9%).

Esercitano per la maggior parte l’attività di impresa da titolare, infatti oltre sette imprese giovanili su dieci sono gestite da imprenditori individuali. Più nel dettaglio i giovani titolari gestiscono bar e ristoranti; fanno i barbieri, i parrucchieri e i tatuatori; i muratori ed i tinteggiatori; gli agenti e broker delle assicurazioni; gestiscono imprese di pulizie e manutenzione del paesaggio; conducono aziende agricole associate all’allevamento di animali; vendono autoveicoli ed eseguono riparazioni; svolgono il commercio ambulante.

Nell’ultimo anno la base imprenditoriale giovanile si è ridotta del 4,3% corrispondenti a 505 imprese in meno. Intensa la diminuzione negli ultimi cinque anni: -21%, ovvero 3.006 imprese in meno. Gli effetti della crisi economica sono evidenti, tra il 2011 e il 2016 si è assistito ad un processo di invecchiamento della componente direttiva delle imprese bresciane. Nel 2011 circa 11,7% dei titolari o soci delle imprese era costituito da under 35, nel corso degli anni la componente si è progressivamente ridotta fino ad arrivare al 9,5% del 2016.

L’andamento negativo è determinato dal crollo delle imprese di costruzioni, diminuite in un anno dell’11,5% e del 46,1% in cinque, settore che continua a scontare gravi difficoltà, a cui si aggiunge la flessione dell’industria manifatturiera (-6,6% sul 2015; -32,4% sul 2011); dell’agricoltura (-1,6% sul 2015; -20,2% sul 2011); del commercio (-2,2% sul 2015; -13,7% sul 2011). Più contenuto il calo nel settore della ristorazione (-2,6% sul 2015; -4,3% sul 2011) e nell’aggregato degli altri servizi (-2,8% sul 2011; -15,4% sul 2011). Nonostante la diminuzione generalizzata degli imprenditori under 35, i giovani bresciani creano nuove opportunità imprenditoriali nelle attività finanziarie e assicurative come agenti e broker delle assicurazioni (cresciuti rispetto al 2011 del 19%); sono attivi anche nei servizi di supporto alle imprese, con attività di pulizia di edifici, di cura e manutenzione del paesaggio (inclusi parchi, giardini e aiuole), di servizi di fotocopiatura e disbrigo pratiche.

Anche nei servizi alla persona si rileva una certo dinamismo, in particolare nell’ambito delle attività di cura del benessere fisico con l’apertura di centri di yoga e shiatsu, nonché nelle attività di tatuaggi e piercing.

Export lombardo verso l’Ue vale 61,9 miliardi

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L’Unione Europea, secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat per l’anno 2016, vale per la Lombardia 138 miliardi di scambi nel 2016 (61,9 miliardi l’export e 76,3 miliardi l’import), in crescita (+1,5%) rispetto all’anno precedente. In dieci anni restano abbastanza stabili i rapporti economici con i paesi dell’Europa, circa 140 miliardi (da 136 a 138 miliardi, + 1,3%), ma accelera il business extra europeo (da 76 miliardi a 89 miliardi, +16,8%).

La dipendenza dai Paesi dell’Unione cala così nel decennio di tre punti percentuali, dal 64% degli scambi al 61%. Di opportunità economiche nei Paesi dell’Unione Europea, in particolare nel settore degli appalti pubblici, si è parlato oggi in un convegno in Camera di commercio di Milano. Unione Europea, per scambi la Lombardia pesa il 30,4% sul totale italiano, che ammonta a 454 miliardi (+2,5%). Milano prima tra le province lombarde con uno scambio di 57 miliardi (+1,8%): 41 miliardi (+0,4%) l’import e 15 miliardi (+5,7%) l’export, rispettivamente il 54% e il 25% del totale lombardo. Seguono Bergamo (+2,8%) e Brescia (-0,2%) con quasi 15 miliardi, Varese con 9 miliardi (-2,9%), Pavia con 7 miliardi (+1,2%) e Mantova con 6 miliardi (+2,1%).

Importa soprattutto prodotti manifatturieri per un valore di 73 miliardi, in crescita del 1,3% rispetto al 2015. Bene anche l’import di prodotti dell’agricoltura, silvicoltura e della pesca con 1,6 miliardi, +5,7%. In calo, invece, l’import di prodotti dell’attività di trattamento dei rifiuti: passa da 1,4 miliardi nel 2015 a 1,1 miliardi nel 2016 (-15,3%). Anche nell’export lombardo prevalgono i prodotti manifatturieri per un valore di 61 miliardi (+2,2%): Milano resiste al primo posto tra le province con 15 miliardi (+6,5%), seguita da Brescia con 9,2 miliardi (+0,5%) e Bergamo con 8,8 miliardi (+1,7%). Nello specifico tra i prodotti manifatturieri, la Lombardia importa sostanze e prodotti chimici (12 miliardi, -3,4%), computer e apparecchi elettronici (9,6 miliardi, -2,8%) e macchinari (7,9 miliardi, +9,3%). Mentre esporta soprattutto prodotti in metallo per un valore di 11 miliardi (+3,5%), macchinari per 10 miliardi (+1,6%), sostanze e prodotti chimici per 7 miliardi (+4,4%) e abbigliamento (+1,8%) e mezzi di trasporto (-2,1%) per oltre 5 miliardi.

Milano esporta in Unione Europea soprattutto macchinari e sostanze e prodotti chimici per oltre 2 miliardi. Bene anche l’export di abbigliamento e prodotti in metallo, rispettivamente 1,6 miliardi e 1,9 miliardi. Tra le altre province Brescia esporta prodotti in metallo per un valore di 3 miliardi e macchinari per 2 miliardi; Bergamo esporta macchinari e sostanze chimiche per quasi 2 miliardi; Lecco e Monza e Brianza esportano soprattutto prodotti in metallo per oltre un miliardo; Lodi, infine, esporta un miliardo di apparecchi elettronici.

Vietnam, sempre più affari con le imprese lombarde

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Vietnam: sempre più business con la LombardiaIl Vietnam vale per la Lombardia 2 miliardi di scambi, in crescita del 12,8%. Milano capolista con 1,7 miliardi. Seguono Bergamo e Brescia

Secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati Istat per l’anno 2016, cresce di 12,8% l’interscambio della Lombardia con il Vietnam che ammonta a più di 2 miliardi di scambi nel 2016 (rispetto ai 1,8 miliardi nel 2015), circa l’1,8 miliardi l’import e 291 milioni l’export. Milano da sola raggiunge i 1,7 miliardi (1,6 miliardi l’import e 120 milioni l’export) fatturando l’88,7% dell’import dell’intera Lombardia e il 41,4% dell’export. Il settore che pesa di più in Lombardia è quello manifatturiero ( 1,7 miliardi l’import e 289 milioni l’export). In tale settore, tra le città lombarde, Milano è capolista facendo registrare un interscambio di 1,7 miliardi (1,6 miliardi l’import e 119 milioni l’export). Seguono Bergamo e Brescia, rispettivamente con un interscambio di 63 milioni e 60 milioni. Tra i prodotti manifatturieri a Milano prevalgono gli apparecchi elettronici e computer con 1,4 miliardi l’import e 11 milioni l’export, in crescita rispettivamente del 24,2% e del 55,5% rispetto all’anno precedente.

Per incoraggiare il trend positivo del commercio tra Italia e Vietnam, Promos, Azienda Speciale per le Attività Internazionali della Camera di commercio di Milano, in collaborazione con il Consolato della Repubblica Socialista del Vietnam, il Desk Italia in Binh Duong di Unioncamere Emilia-Romagna e la Camera di commercio Italia-Vietnam a Torino, ha organizzato oggi un incontro di approfondimento sulle opportunità di business in Vietnam, con particolare riferimento alla provincia di Binh Duong.

“Il Vietnam ha un sistema imprenditoriale molto simile a quella italiano costituito per il 96% da piccole e medie imprese attive in particolare nei settori dei macchinari e della tecnologia  – spiega Sergio Rossi, Direttore di Promos, Azienda Speciale per le Attività Internazionali della Camera di commercio di Milano  – L’obiettivo dell’iniziativa è di presentare alla imprese lombarde le numerose opportunità di business offerte da un paese il cui PIL pro capite è aumentato di dieci volte nel corso dell’ultimo decennio e che presenta tassi di crescita a due cifre”.
La provincia di Binh Duong, sui cui si è concentrata l’attenzione del seminario, mira ad essere riconosciuta come la 21esima “Smart city” nel mondo. Il termine “Smart City” non è inteso solo come acquisto di tecnologie, ma anche utilizzo delle tecnologie e di politiche per il benessere del cittadino per uno sviluppo sostenibile e di lungo periodo. Si aprono cosi ampi spazi di collaborazione anche per le imprese italiane in un’ottica di partnership.
Non solo, nel mese prossimo mese di ottobre per le imprese lombarde è in programma un’iniziativa gratuita in Vietnam con incontri b2b con controparti locali grazie al progetto “Percorsi di accompagnamento in mercati strategici per il sistema economico lombardo” di Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia.

Camera di commercio, nuovo bando per le startup

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La Camera di Commercio comunica che è stato  approvato, per l’anno 2017, un nuovo bando di concorso a favore delle PMI bresciane del settore commercio, turismo e servizi, pubblici esercizi ed artigianato per incentivare e promuovere la riqualificazione territoriale all’interno del DUC di Brescia, con riferimento ai seguenti ambiti: C.so Garibaldi e C.so Mameli.

Regolamento e riferimenti ufficio sono disponibili sul sito camerale: www.bs.camcom.it, alla pagina Contributi alle imprese/Bandi di contributo camerali/avviso.

Camere di commercio, Parolini: Regione ha sostenuto la riforma

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Nella foto: Mauro Parolini, Assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia​​, Elena Vasco, Segretario Generale della Camera di commercio di Milano - www.bsnews.it

“Regione Lombardia ha sostenuto e accompagnato in tutte le sedi il percorso di autoriforma e razionalizzazione intrapreso dal sistema camerale lombardo, che prevede importanti accorpamenti”. Così l’assessore regionale allo Sviluppo economico sulla Legge Madia di riforma degli Enti camerali.

“Gran parte delle Camere lombarde – ha sottolineato l’assessore – ha già avviato la riorganizzazione, mentre altre, come Bergamo, Brescia e Varese, hanno confermato le strutture esistenti. In questo modo la Lombardia passa da dodici realtà a otto (Milano-Lodi-Monza e Brianza; Como-Lecco; Varese; Brescia; Bergamo; Mantova-Cremona; Sondrio; Pavia), mantenendo l’organizzazione locale dei servizi e delle sedi”.

CAMERE DI SONDRIO E PAVIA – “Rispetto ai criteri stabiliti dalla legge di riforma c’è la deroga prevista per la Camera di Sondrio, un area montana per cui abbiamo sostenuto fin dall’inizio l’autonomia. La stessa proposta è stata avanzata da Regione Lombardia anche per la Camera di Pavia, che ha quasi 60mila imprese e una collocazione geografica ed economica particolare. Ho proposto l’autonomia di Pavia – ha aggiunto l’assessore – anche se non è presente una specifica deroga per legge e pur consapevole delle difficoltà che il relativo percorso approvativo comporta, proprio perché credo nella necessità di tutelare le autonomie e le specificità locali, oltre al diritto di autodeterminarsi dei sistemi economici locali”.

RISPETTO AUTONOMIA E SUSSIDIARIETÀ – “Il percorso finora è stato conseguito nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà e dell’autonomia di questi enti, che rappresentano una forma efficiente di democrazia economica, perché sono l’unica istituzione gestita direttamente dai soggetti economici. L’assetto – ha concluso Parolini – costituisce la migliore sintesi e il contributo che la Lombardia sta dando al cammino nazionale di autoriforma del sistema camerale”.

 

Imprenditori stranieri a Brescia: ecco i dati della Camera di commercio

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Sono 13.016 e rappresentano circa l’11% del totale – a fine 2016 – le imprese straniere iscritte al Registro Imprese della Camera di Commercio di Brescia. E’ quanto emerge da una ricerca effettuata dall’Ufficio Studi e Statistica dell’Ente Camerale di Via Einaudi, che certifica, quindi, che più di una impresa su dieci presenti nel territorio bresciano è straniera.

La ricerca evidenzia poi come, negli ultimi dodici mesi, le imprese straniere a Brescia siano cresciute dello 0,8%, confermando un trend positivo, che si registra ormai da sei anni. Complessivamente, infatti, rispetto al 2011, l’aumento è stato del 14,3%, in contro tendenza rispetto alla totalità delle imprese, che hanno mantenuto una dinamica decrescente (-1,8% nell’ultimo anno e -2,4% negli ultimi sei anni).

L’età media degli imprenditori stranieri è di 42 anni, mediamente più bassa degli italiani operanti nella provincia di Brescia di oltre 8 anni.

Il 76,6% degli imprenditori stranieri sono maschi, anche se la crescita dell’imprenditoria straniera degli ultimi anni è stata sostenuta da una maggiore partecipazione femminile. Le imprenditrici straniere titolari di impresa sono infatti cresciute del 23,9% nel periodo 2011-2016.

L’impresa individuale è la forma giuridica prevalentemente scelta dagli stranieri: a fine 2016 erano 9.787 e rappresentavano il 75,2% del totale. Nell’ultimo anno le stesse imprese individuali segnano però arretramenti (-0,2%) ed aumentano, invece, le società di capitali (+9,2%). Rispetto al 2011 le società di capitali straniere sono aumentate del 52%, mentre le imprese individuali sono cresciute dell’11,8%.

“Anche se la ditta individuale continua ad essere la forma di gestione più diffusa – commenta il Segretario Generale della Camera di Commercio, Massimo Ziletti – si registra, negli ultimi anni, una tendenza che vede gli imprenditori stranieri sempre più organizzati, con forme di gestione più strutturate come le società di capitali, segno di una costante crescita della capacità imprenditoriale”.

L’attività prevalentemente esercitata dalle imprese straniere resta il commercio. Si tratta, in particolare, di commercio al dettaglio (quale il commercio ambulante di prodotti tessili, abbigliamento e calzature ed il commercio ambulante di altri prodotti). Segue il settore delle costruzioni (nell’ambito di tale comparto le attività prevalentemente svolte sono i lavori di costruzione specializzati). Entrambi questi settori assorbono il 49% delle imprese straniere. Importanti sono anche i settori manifatturiero ed i servizi di ristorazione.

Tra gli imprenditori individuali, l’84% proviene dai paesi Extra UE, mentre il restante 16% è di origine comunitaria. Gli imprenditori provenienti da Cina, Marocco, Romania e Pakistan rappresentano le quattro nazionalità principali e comprendono più del 40% del totale.

Cinesi, nigeriani e tunisini sono quelli che hanno una maggiore vocazione imprenditoriale. Su 5 cinesi residenti 1 è titolare di un’impresa individuale, mentre il 17,7% dei nigeriani ed il 12,4% dei tunisini residenti fa impresa individualmente. Seguono gli egiziani (9,4%), i pakistani (7,9%) ed i senegalesi (7,8%).

La maggioranza degli imprenditori marocchini, senegalesi e nigeriani operano nel commercio al dettaglio ambulante. Rumeni, albanesi e tunisini si occupano di lavori di costruzioni specializzati o di costruzioni di edifici; la ristorazione è la specializzazione degli egiziani. I cinesi operano nella confezione di articoli di abbigliamento, nel commercio al dettaglio e nella ristorazione. Pakistani e indiani si occupano di attività di supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi di supporto alle imprese.

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