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Aib - page 17

Trasporti eccezionali, l’allarme di Aib: sempre più criticità per le aziende

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AIB, insieme a Federacciai e Anima, rilancia il proprio grido d’allarme sul tema dei Trasporti Eccezionali (TE): alla crescita delle richieste di TE si accompagna una generale ed esponenziale criticità nelle procedure del rilascio delle stesse per le aziende, oltre che nella regolamentazione normativa del settore. La principale conseguenza è che le merci rischiano di uscire dalle fabbriche con sempre maggiore lentezza, a discapito della competitività delle imprese.

Secondo le elaborazioni di Confindustria su dati della Provincia di Brescia, nel 2018 sono state complessivamente rilasciate 5.445 autorizzazioni TE, divise tra “Singole e Multiple” (1.378, 25,3%), “Periodiche” (2.926, 53,7%) e di altro genere (1.141, 21,0%).

Una recente indagine condotta da Federacciai ha inoltre stimato in 515.235 le tonnellate movimentate con Trasporto Eccezionale nello scorso anno, cifra che si riferisce ai soli spostamenti con origine e destinazione all’interno della provincia.

A questi numeri si accompagnano però una serie di criticità presenti sulle infrastrutture della provincia di Brescia, individuate da Federacciai nelle seguenti:

-Tangenziale Sud di Brescia, Località San Zeno – Cavalcavia n.220 scavalco Autostrada A21;

-Via A. Volta di Brescia – Cavalcavia n.221;

-SS 45Bis – Cavalcavia n.214 Scavalco Autostrada A4;

-Via Serenissima di Brescia, Località Buffalora – Cavalcavia n.220 Scavalco Autostrada A4;

-SP510 Marone-Iseo limitato alle 30 ton al passaggio;

-SS42 – Diversi tra la provincia di Bergamo e la provincia di Brescia;

-SP112 – Località Piamborno Ponte Trobiolo;

-SP EX SS1 – Ponte Fiume Oglio;

-SS 668 – Ponte in località Manerbio;

-SP BS IX – Capriano/Azzano Mella.

Questi assi viari rappresentano solo una piccola parte di tutte le infrastrutture che, in Italia, necessitano di manutenzione per circa 3 miliardi di euro complessivi, a fronte di un calo degli investimenti delle province (strade e scuole): dagli 1,9 miliardi del 2009 agli 0,7 miliardi del 2018 (fonte: Unione Province Italiane)

Il problema non si esaurisce solo con la manutenzione delle opere viarie. Ad essa si aggiungono: la restrizione generalizzata al rilascio delle autorizzazioni a seguito del cedimento del ponte di Annone-Brianza (a tutt’oggi l’unico incidente riguardante un TE su un’infrastruttura già ampiamente oggetto di rilievi critici); nuovi oneri autorizzativi, con spese direttamente a carico del richiedente; la progressiva riduzione dei limiti di carico su un numero sempre crescente di tratti, l’aumento dei costi di trasporto per frazionamento del carico (quando possibile); il ricorso ad altre modalità oppure l’impossibilità di svolgere il trasporto stesso; l’aumento del traffico stradale e relativa congestione.

“Il rischio è più che concreto: la merce spesso non riesce a partire e arrivare a destinazione – commenta Filippo Schittone, Direttore di AIB –. Diviene fondamentale, a questo punto, trovare in tempi estremamente rapidi soluzioni efficaci al problema. Non possiamo permetterci di aspettare ulteriormente: ogni giorno che passa aumenta il rischio che le merci restino bloccate e le aziende non siano in grado di rispettare i tempi di consegna, con il pericolo di perdere mercato e competitività rispetto ai concorrenti internazionali. Ne abbiamo discusso approfonditamente durante il workshop del 25 gennaio scorso proprio in AIB con tutte le altre componenti del Sistema Confindustria  interessate: dalle Territoriali Lombarde a Federacciai, ANIE, ANIMA, AITE, ANCE, Confetra Nord-Est e ASSOANNA.”

ISTANZE DEL MONDO INDUSTRIALE

Tra le istanze avanzate dal mondo industriale, spiccano la necessità di un intervento immediato e risolutivo per una situazione che si sta dilungando, in particolare nel rilascio delle autorizzazioni, che dovranno essere più flessibili in funzione delle diverse esigenze.

Inoltre le parti interessate del Sistema Confindustria chiedono lo studio, insieme a Regione Lombardia e agli Enti gestori, delle reti di soluzioni emergenziali, con percorsi alternativi che nell’immediato diano le possibilità a tali veicoli di circolare in totale sicurezza, maggiore celerità e condivisione nella definizione della normativa dedicata al settore, una manutenzione costante delle infrastrutture, più incentivi alle Province e un coordinamento attivo tra Regioni, Province ed Enti gestori delle strade.

“La sinergia all’interno del sistema confindustriale, come sta avvenendo sul tema dei Trasporti eccezionali, è oggi quanto mai necessaria – chiude Andrea Orlando, Direttore Generale ANIMA Confindustria Meccanica Varia –. Le imprese in questi mesi sono state messe a dura prova a causa di divieti e ritardi autorizzativi su importanti direttrici della rete stradale italiana. La fragilità attuale delle infrastrutture stradali è un ostacolo per alcuni dei nostri comparti associati: in primis la caldareria, rappresentata da Ucc, il sollevamento, rappresentato da Aisem, la cogenerazione, rappresentata da Italcogen, e le turbine, rappresentate da Uct. Il sistema associativo può portare a fattor comune richieste e proposte che siano di supporto all’economia reale del nostro Paese”.

 

Olio industriale, nel 2018 a Brescia recuperate 5mila tonnellate

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Olii industriali

L’economia del riciclo non si alimenta solo di buone intenzioni o dichiarazioni, ma si costruisce su esperienze concrete, efficienti e altamente profittevoli per la salvaguardia dell’ambiente. Un esempio su tutti è quello rappresentato dall’ olio lubrificante usato; catalogato come rifiuto speciale pericoloso sia per l’ecosistema che per la salute dei cittadini, può diventare una preziosa materia di riciclo se raccolto, conferito e rigenerato in maniera corretta.

Nel distretto di Brescia la produzione di olio usato delle industrie è concentrata per l’82% in 49 aziende; nel 2018 sono state raccolte oltre 5.000 tonnellate di olio usato industriale tutte avviate al riciclo tramite rigenerazione. Ciò ha comportato un significativo risparmio sulle importazioni di petrolio del Paese e sulle emissioni di CO2.

L’area industriale Bresciana si colloca, peraltro, all’avanguardia, producendo un quantitativo di olio lubrificante usato pari all’8% dell’equivalente nazionale.

Sono questi i dati diffusi oggi durante la tappa bresciana di CircOILeconomy, il roadshow sulla corretta gestione dell’olio lubrificante usato nelle imprese, realizzato dal Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati (CONOU) in collaborazione con Confindustria. CircOILeconomy mira a fornire agli imprenditori il maggior numero di indicazioni e supporti utili per un corretto stoccaggio del rifiuto olio, così aiutando i produttori da un lato, e rendendo più performante il processo di rigenerazione, dall’altro, incrementando anche la resa di produzione di olio base rigenerato.

Negli ultimi anni, rispetto ai quantitativi di olio lubrificante usato immessi al consumo in Italia, il peso del settore industriale ha assunto un’importanza crescente. Per questo motivo il CONOU ha dato vita a una campagna itinerante che sta attraversando l’Italia per incontrare le imprese proponendosi come loro interlocutore privilegiato per il migliore adempimento degli obblighi di legge relativi alla gestione di questo rifiuto pericoloso.

Dopo Brescia il viaggio proseguirà per tutto il 2019 secondo un programma di incontri che sarà presto disponibile on line nella sezione dedicata consultabile tramite il sito del Consorzio www.conou.it che raccoglierà anche tutti i materiali delle giornate di lavoro.

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ENRICO FRIGERIO, VICE PRESIDENTE AIB CON DELEGA ALL’ENERGIA, ALL’AMBIENTE E ALLA SICUREZZA

“Per le aziende del territorio Bresciano, sempre più attente alle tematiche ambientali, parlare di Economia Circolare equivale a parlare un linguaggio comune, legato all’economia del riuso e alla sostenibilità. L’iniziativa CircOILeconomy non poteva quindi non toccare Brescia, terra ricca di imprese del settore meccanico in cui l’utilizzo degli oli rappresenta un elemento costante dell’attività quotidiana, e la cui corretta attività di raccolta e recupero deve avvenire nel pieno rispetto dell’ambiente che ci circonda. Ritengo perciò che questa interessante campagna di sensibilizzazione in materia di corretta gestione degli oli esausti rappresenti un esempio di incontro tra le esigenze economiche – e di sviluppo industriale – delle imprese, e quelle della tutela dell’ambiente, in quanto, oltre a generare un beneficio per l’intera collettività, favorisce l’ulteriore sviluppo dell’economia circolare”.

RICCARDO PIUNTI, VICE PRESIDENTE CONOU

“Attraverso questa iniziativa abbiamo inteso aprire un canale di confronto e supporto diretto con gli imprenditori, quotidianamente alle prese con la gestione di un rifiuto complesso come l’olio industriale e con un altrettanto complesso sistema di norme, leggi e sanzioni. Ogni incontro farà il punto sugli adempimenti di legge, sulle norme di sicurezza e sulle procedure da seguire per il corretto stoccaggio. Peraltro crediamo così anche di riuscire a migliorare la qualità degli oli raccolti, favorendo il processo di rigenerazione in un sistema virtuoso di economia circolare”.

Il CONOU

Il CONOU, che raggruppa 72 imprese di raccolta e 3 impianti di rigenerazione, dal 1984 a oggi ha raccolto 5,7 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, ne ha avviato a rigenerazione 5,1 milioni consentendo un risparmio sulle importazioni di petrolio di circa 3 miliardi di euro.

Sotto la guida del Presidente Tomasi dal 2003, ha continuato la sua progressione d’eccellenza diventando un esempio virtuoso di economia circolare non solo a livello nazionale. Solo nel 2018 sono state raccolte oltre 189mila tonnellate di lubrificante usato, ancora una volta in crescita   rispetto all’anno precedente. Numeri che, in questo ambito, collocano l’Italia ai massimi livelli europei e internazionali.

In particolare, i risultati ottenuti nel campo della rigenerazione assegnano al nostro Paese la leadership del processo di ri-raffinazione di oli usati anche in virtù della presenza di alcune importanti realtà industriali tecnologicamente all’avanguardia nel settore.

Tutti questi traguardi, sono stati raggiunti anche grazie a una continua e capillare attività di formazione e informazione svolta sul territorio. In 35 anni di attività, infatti, il Consorzio ha sempre investito energie e risorse nella formazione di tutti gli attori coinvolti con lo scopo di sensibilizzare e sostenere ogni anello della catena in grado di contribuire al successo della filiera.

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Confindustria: va ad Aib il premio Orientagiovani 2018/2019

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AIB si è aggiudicata il Premio Orientagiovani 2018/19 di Confindustria nella sezione BAQ (“Bollino per l’Alternanza di Qualità”), prima tra tutte le territoriali italiane.

Il riconoscimento è giunto grazie alla certificazione complessiva di 43 aziende, capaci di distinguersi nella realizzazione di percorsi di alternanza scuola/lavoro di alta qualità e appartenenti a diversi settori merceologici: dalla Metallurgia/Siderurgia al Terziario, passando per l’Agroalimentare e la Meccanica.

Il premio è stato consegnato oggi nell’Auditorium della Tecnica di Roma a Paola Artioli, Vice Presidente di AIB con delega all’Education e al Capitale Umano, per mano di Giovanni Brugnoli, Vice presidente di Confindustria delegato al Capitale Umano, al termine della Giornata Nazionale Orientagiovani.

Il BAQ – Bollino per l’Alternanza di Qualità – si basa sull’attivazione di collaborazioni virtuose tra imprese e scuole secondarie di secondo grado o centri di formazione professionale, con l’obbiettivo di facilitare l’orientamento professionale dei giovani e il loro inserimento in azienda, favorendo l’incontro tra domanda e offerta attraverso percorsi di studio in linea con le esigenze delle imprese, grazie a strumenti quali l’alternanza e l’apprendistato, e puntando su elementi come la formazione continua e la valorizzazione delle filiere educative.

Tra le associate di AIB, quattro realtà hanno inoltre ricevuto il BITS, il Bollino Impresa in ITS, per la promozione degli Istituti Tecnici Superiori.

 

Paola Artioli, Vice Presidente di Aib con delega all’Education e al Capitale Umano

“Sin dal primo momento in cui l’alternanza scuola/lavoro è diventata obbligatoria, AIB ha promosso sul territorio validi percorsi sul tema, con l’obiettivo di valorizzare il ruolo e l’impegno delle imprese in favore dell’orientamento professionale e del futuro inserimento in azienda. Essere riconosciuti come la prima territoriale in Italia conferma come la direzione presa dalla nostra provincia sia quella giusta. Su questa strada continueremo a lavorare nel prossimo periodo, nonostante le previsioni di riduzione oraria a cui l’alternanza sarà soggetta.”

 

Continua la crescita delle esportazioni bresciane: 4,0 miliardi tra giugno e settembre

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Continua la crescita delle esportazioni bresciane che ammontano a 4.001 milioni di euro tra giugno e settembre 2018 e crescono del 6,7% rispetto al terzo trimestre 2017.

Nel periodo gennaio-settembre 2018, rispetto ai primi nove mesi del 2017, la tendenza positiva delle esportazioni (+8,2%) è superiore a quella rilevata sia in Lombardia (+5,1%) che in Italia (+3,1%). Il valore dei primi nove mesi dell’anno (12,6 miliardi) è il più alto della serie storica. Tra i settori, su base tendenziale, i più dinamici sono: apparecchi elettrici (+15,6%), legno e prodotti in legno, carta e stampa (+14,4%), computer, apparecchi elettronici e ottici (+13,0%), metalli di base e prodotti in metallo (+12,7%), sostanze e prodotti chimici (+10,7%), articoli farmaceutici, chimico medicinali e botanici (+9,5%). Tra i mercati di sbocco, crescono le esportazioni verso Brasile (+42,2%), Stati Uniti (+16,0%), Paesi Bassi (+18,5%), Belgio (+11,9%), Germania (+10,1%) e Regno Unito (+9,9%). Diminuiscono le vendite verso Algeria (-42,3%) e Russia (-5,0%). In termini di aree geografiche spiccano le dinamiche positive dell’America Settentrionale (+13,0%) e dell’Unione europea a 28 (+10,2%). Negativa la dinamica dell’Africa (-12,3%).

▪ Nel terzo trimestre del 2018, rispetto ai tre mesi precedenti, le vendite bresciane di beni sui mercati esteri risultano in diminuzione del 10,7%; gli acquisti dall’estero sono in calo del 14,5%.

▪ Su base tendenziale (rispetto al terzo trimestre 2017), le esportazioni aumentano del 6,7% e le importazioni del 6,3%. In valore assoluto, ammontano, rispettivamente, a 4.001 e a 2.239 milioni di euro.

Il risultato delle esportazioni in termini monetari rappresenta il miglior terzo trimestre da quando sono disponibili i dati. Le dinamiche dell’import e dell’export hanno risentito positivamente dell’espansione del commercio mondiale (+3,5% anche nel terzo trimestre, come nel secondo, su base tendenziale) e della significativa crescita dei prezzi delle principali materie prime industriali, evidenziata tra la fine del 2017 e la prima metà del 2018, pur in un contesto di rafforzamento dell’euro nei confronti delle altre valute. Le prospettive per i prossimi mesi dovranno tenere conto delle incertezze derivanti dall’aggravarsi delle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e i principali partner economici e dello sgonfiamento dei prezzi delle materie prime iniziato nel periodo estivo. Risentiranno, inoltre, dell’arretramento dei livelli di attività dell’intera economia italiana che si è avuto a partire dal terzo trimestre.

▪ Nel periodo gennaio-settembre 2018, rispetto ai primi nove mesi del 2017, la tendenza positiva delle esportazioni (+8,2%) è superiore a quella rilevata sia in Lombardia (+5,1%) che in Italia (+3,1%); anche la dinamica delle importazioni (+9,5%) è superiore al dato regionale (+7,3%) e a quello nazionale (+5,0%).  I 12,6 miliardi di export raggiunti nei primi nove mesi del 2018 rappresentano un nuovo record per i primi nove mesi dell’anno, andando largamente a superare il valore del 2017 (11,7 miliardi).

▪ Questi i risultati più significativi che emergono dalle elaborazioni effettuate dall’Ufficio Studi e Ricerche AIB e dal Servizio Studi della Camera di Commercio sui dati ISTAT del commercio internazionale, diffusi a livello provinciale.

▪ Tra i settori, su base tendenziale, l’aumento delle vendite all’estero di apparecchi elettrici (+15,6%), legno e prodotti in legno, carta e stampa (+14,4%), computer, apparecchi elettronici e ottici (+13,0%), metalli di base e prodotti in metallo (+12,7%), sostanze e prodotti chimici (+10,7%), articoli farmaceutici, chimico medicinali e botanici (+9,5%) contribuisce alla crescita dell’export bresciano.

▪ Una diminuzione delle esportazioni riguarda solo il comparto dei prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere (-28,4%) e quello dei prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-0,8%).

▪ Tra i mercati di sbocco, crescono le esportazioni verso Brasile (+42,2%), Stati Uniti (+16,0%), Paesi Bassi (+18,5%), Belgio (+11,9%), Germania (+10,1%) e Regno Unito (+9,9%). Diminuiscono le vendite verso Algeria (-42,3%) e Russia (-5,0%). In termini di aree geografiche spiccano le dinamiche positive dell’America Settentrionale (+13,0%) e dell’Unione europea a 28 (+10,2%). Negativa la dinamica dell’Africa (-12,3%).

▪ Per quanto riguarda le importazioni, sono in aumento quelle di apparecchi elettrici (+29,1%), prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti (+25,7%), macchinari ed apparecchi (+11,7%), legno e prodotti in legno, carta e stampa (+10,3%), articoli in gomma e materie plastiche (+8,5%), metalli di base e prodotti in metallo (+7,3%).

▪ Risultano, invece, in calo gli acquisti nel comparto prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-3,9%) e in quello delle altre attività manifatturiere (-3,0%).

▪ Aumentano le importazioni da: Algeria (+32,0), Russia (+24,5%), Brasile (+22,3%), Regno Unito (+19,5%) e Turchia (+17,0%)

Il saldo commerciale è positivo (+5.227,1 milioni di euro), in aumento del 6,3% rispetto a quello dei primi nove mesi del 2017 (+4.918,4 milioni di euro).

 

Lavoro: due imprese su tre utilizzano il welfare aziendale

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Diffusa l’XI edizione de ‘Il mercato del Lavoro in Lombardia’, indagine di Confindustria Lombardia che analizza le caratteristiche della vita quotidiana delle imprese. Il rapporto 2018, attraverso un campione di oltre mille imprese associate, fornisce un quadro d’insieme di indicazioni per una migliore gestione delle risorse umane.

La rilevazione quest’anno è stata arricchita dalla collaborazione con Ayming, gruppo internazionale di consulenza, che realizza un originale Barometro sull’Assenteismo e la Motivazione orientato all’analisi dei riflessi motivazionali delle assenze, che ha consentito una serie di considerazioni qualitative sui meccanismi legati alle assenze e all’engagement delle persone nelle imprese. Questa prospettiva di una lettura del fenomeno delle assenze a 360 gradi ha permesso, inoltre, di analizzare con maggiore attenzione la diffusione di alcuni strumenti per il miglioramento della qualità della vita aziendale quali i premi variabili collettivi, il welfare aziendale e lo smart working.

ASSENZE DAL LAVORO

Sono 110 le ore complessivamente perdute dall’addetto medio, con un tasso di assenza (percentuale delle ore di assenza su quelle lavorabili) totale pari al 6,7% nel 2017 (6,6% nell’industria e 7,2% nel

terziario). Il tasso di assenza aumenta con il crescere della dimensione aziendale (4,0% nelle micro imprese, 5,1% nelle piccole, 5,9% nelle medie e 7,1% nelle grandi) e con la diminuzione della qualifica (3,4% nei quadri, 5,7% negli impiegati/intermedi, 8,4% negli operai) e risulta più elevato per le donne (9,9%), rispetto agli uomini (5,6%).

Nel corso degli ultimi tre anni il tasso di assenza è passato dal 5,9% del 2015 al 6,8% del 2016 al 6,7% nel 2017. Il fenomeno delle assenze risulta strettamente legato alla motivazione che le persone trovano sul posto di lavoro: l’andamento dell’uno è inversamente proporzionale all’altro.

STRUMENTI PER IL MIGLIORAMENTO DEL CLIMA AZIENDALE:

SMART WORKING

Lo smart working viene utilizzato nel 7,0% delle aziende, con una maggiore penetrazione fra le realtà dei servizi (13,8%) rispetto a quelle industriali (5,6%). Allo stesso tempo lo smart working risulta

crescente all’aumentare della classe dimensionale (3,6% fra le micro imprese, 3,9% fra le piccole, 7,6% fra le medie e 16,4% fra le grandi).

Lo strumento è inoltre attentamente valutato da una buona parte delle imprese che ancora non lo adottano. Stando alle manifestazioni d’interesse, questa modalità organizzativa del lavoro nei

prossimi anni potrebbe arrivare a intercettare il 16,4% delle imprese lombarde (con punte del 24,5% fra le realtà dei servizi e del 32,7% fra le aziende di maggiori dimensioni).

Nel 48% delle imprese lo smart working è presente in forma strutturata, tramite un regolamento o un accordo aziendale, mentre nel rimanente 52% dei casi si fa riferimento solamente ad accordi individuali.

La quota di “presenza strutturata” è più alta nell’industria (45%) che nei servizi (38%) e si intensifica al crescere della dimensione aziendale (22% nelle micro, 31% nelle piccole, 39% nelle medie e 61%

nelle grandi). Questa modalità pone l’accento sulla flessibilità organizzativa e aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro favorendo, al contempo, la crescita della sua produttività.

PREMI COLLETTIVI VARIABILI

Il 33,9% delle imprese censite ha applicato nel 2017 un contratto collettivo aziendale che prevede l’erogazione di un premio di risultato; 36,1% delle imprese industriali e 22,9% delle imprese di servizi.

La presenza della contrattazione aziendale con premi di risultato tende ad aumentare al crescere della dimensione aziendale: 5,6% nelle micro imprese, 17,5% nelle piccole, 47,1% nelle medie e 76,0%

nelle aziende con oltre 250 dipendenti. L’incidenza del premio di risultato sulla retribuzione è del 3,5% per i quadri, 4,1% per gli impiegati e 4,2% per gli operai.

I contratti aziendali risultano essere quindi uno strumento che riscontra un buon utilizzo da parte delle imprese lombarde, con percentuali molto significative per alcuni segmenti di impresa.

WELFARE AZIENDALE

L’indagine ha rilevato la presenza di welfare aziendale, in una delle 9 forme previste dal TUIR, nel 65,9% delle imprese (66,9% delle imprese industriali e 60,6% delle imprese di servizi).

La presenza del welfare aziendale cresce all’aumentare della classe dimensionale delle imprese: nelle micro è pari al 49,6%, fra le piccole raggiunge il 58,2%, fra le medie sale al 74,3% e fra le grandi raggiunge addirittura l’84,8%.

Tra gli strumenti previsti al primo posto si colloca l’assistenza sanitaria integrativa (presente nell’80% delle imprese che hanno dichiarato l’utilizzo di almeno una forma di welfare). Seguono la previdenza

complementare (67%), la somministrazione di vitto-mensa (52%) e altri fringe benefit (49%). I rimanenti strumenti si posizionano a maggiore distanza.

Le misure assorbono risorse mediamente il 2,3% del costo del personale. Si tratta di un valore piuttosto significativo, che testimonia, gli sforzi realizzati dalle imprese lombarde per garantire ai propri organici adeguate prestazioni di welfare.

Il welfare aziendale rappresenta sempre più una modalità nuova di investire sulle risorse umane e di coinvolgerle nella mission aziendale e sono un’importante leva di fidelizzazione e valorizzazione del personale, in grado di favorire lo sviluppo di relazioni interne, con evidenti benefici per imprese e lavoratori.

Indagine Aib: ai minimi la fiducia delle imprese del terziario

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Nel terzo trimestre dell’anno, il settore bresciano dei servizi ha registrato una nuova espansione, caratterizzata però da una nuova e significativa frenata, dopo quelle sperimentate nei periodi immediatamente precedenti.

La decelerazione riscontrabile in ambito provinciale appare coerente col quadro nazionale, dove l’Indice PMI (Purchasing Managers Index) riferito al comparto si è mantenuto, anche nel periodo luglio-settembre 2018, ben al di sopra della soglia che delimita l’espansione dalla contrazione, pur su livelli più bassi di quanto evidenziato fra la fine del 2017 e l’inizio del 2018.

Nel dettaglio, per quanto riguarda i giudizi espressi dalle imprese sui tre mesi precedenti:

  • il fatturato è cresciuto per il 30% delle imprese, con un saldo positivo del 12% fra coloro che hanno dichiarato variazioni in aumento e in diminuzione;
  • gli ordini e l’occupazione evidenziano anch’essi incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +28% e a +12%);
  • i prezzi dei servizi offerti continuano a caratterizzarsi per un’evoluzione tutto sommato piatta (saldo netto +5%), giustificata dalla persistente difficoltà di scaricare nelle tariffe applicate la salita dei costi operativi.

Nonostante tutto, le aspettative per i prossimi mesi continuano a essere orientate a un cauto ottimismo. Per il fatturato, il saldo fra risposte in aumento e in diminuzione è ampiamente positivo (+32%); i saldi riferiti al portafoglio ordini (+21%) e all’occupazione (+15%) evidenziano anch’essi risultati positivi. Le previsioni relative ai prezzi dei servizi offerti (+5%) confermerebbero la limitata possibilità da parte degli operatori contattati di incrementare le tariffe proposte alla clientela.

Le opinioni delle imprese intervistate in merito alle prospettive sulla tendenza generale dell’economia italiana divengono tuttavia negative: il 13% degli intervistati si è espresso infatti in modo favorevole, il 25% ha una visione pessimistica, mentre il rimanente 62% ha indicato stazionarietà.

A seguito delle dinamiche sopra descritte, l’indice sul clima di fiducia nelle imprese bresciane operanti nel settore terziario è sceso a 112,3, valore ancora al di sopra della soglia che delimita l’espansione dalla contrazione, ma su livelli minimi da quando è stata istituita la rilevazione (secondo trimestre 2016).

Riforma della class action, Bonometti contro il Parlamento

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“La riforma della Class action attualmente in discussione in Parlamento è una proposta che denota una cultura anti-industriale, la stessa che aveva caratterizzato il percorso del Decreto Dignità. Tre i punti critici, evidenziati da Confindustria Lombardia in linea con le Associazioni territoriali e con Confindustria nazionale, che rischiano di far diventare le imprese delle vittime sacrificali delle azioni di classe: l’ampliamento dell’ambito di applicazione, la modifica della procedura di adesione da parte dei singoli, l’introduzione di incentive alla litigiosità e la retroattività delle nuove normative”.

Duro il commento del Presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti: “Ecco riapparire, nella proposta di riforma della Class action, quella cultura anti-industriale che aveva caratterizzato il Decreto dignità. Confindustria Lombardia auspica che i parlamentari, di maggioranza e di opposizione, a partire dai parlamentari lombardi, lavorino per migliorare un testo che, allo stato attuale, rischia di aumentare indiscriminatamente i contenziosi e che, nella parte riguardante il compenso, ha un’evidente intento punitivo nei confronti delle imprese e può trasformare l’azione di classe da meccanismo di tutela in strumento di affari” ha aggiunto Bonometti, il quale sottolinea inoltre che “la retroattività non sta né in cielo né in terra. Le imprese, secondo questa norma, potrebbero essere esposte a contenziosi di classe anche per fatti accaduti 10 anni prima” conclude il Presidente di Confindustria Lombardia.

Aib contro il Governo: col Decreto dignità più incertezza sul mercato del lavoro

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Istituzioni by

Più incertezza e ulteriore complicazione nella già tortuosa normativa che regola il mercato del lavoro in Italia. A poco più di un mese dalla conversione in legge del “Decreto dignità”, Associazione Industriale Bresciana (AIB) ha promosso un incontro per una valutazione delle misure contenute nel provvedimento, approfondendo anche dal punto di vista tecnico molti aspetti rilevanti per l’attività quotidiana delle imprese.

“Serve andare oltre slogan e tweet che hanno segnato l’approvazione del Decreto dignità e ragionare sui contenuti – ha osservato Roberto Zini, vice presidente di AIB con delega a Lavoro, Relazioni industriali e Welfare, aprendo stamane i lavori del seminario –. Anzitutto, vanno fatte due considerazioni sul metodo: la prima sulla scelta di utilizzare lo strumento del decreto legge, che ha portato a far coesistere in quattro mesi, ben quattro regimi normativi diversi, con le conseguenti difficoltà applicative. La seconda chiama in causa il ruolo della contrattazione collettiva, che non trova sufficiente spazio in questo provvedimento, che giudichiamo troppo rigido e che va nella direzione opposta a quanto sottoscritto a marzo da Confindustria e Sindacato con il Patto per la fabbrica”.

“Entrando invece nel merito delle misure, diciamo subito che comprendiamo gli obiettivi della riduzione della precarietà e il tentativo di evitare delocalizzazioni selvagge – ha proseguito il vice presiedente di AIB, Roberto Zini –. Tuttavia, con gli strumenti utilizzati si rischia di ottenere l’effetto contrario. In particolare, la stretta sui contratti a termine e in somministrazione non sembra motivata dai numeri: i dati contenuti nel Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie 2018 del Ministero del Lavoro evidenziano, a partire dal 2015, un aumento dell’incidenza delle trasformazioni a tempo indeterminato dei contratti a tempo determinato superiori a 12 mesi, quota che si attesta al 25,7% nel 2017. Inoltre, l’incidenza del lavoro temporaneo in Italia (16,4% del totale dell’occupazione dipendente nel primo trimestre 2018) è in linea con il dato medio dell’Eurozona (16,3%), come lo è anche il tasso di transizione a 12 mesi dai contratti a termine ai contratti a tempo indeterminato (pari a circa il 20%). Il ritorno delle causali rischia poi di portare a un nuovo aumento del contenzioso, che le riforme degli anni scorsi avevano contribuito ad abbattere: le cause di lavoro sui contratti a termine sono passate infatti da oltre 8.000 nel 2012 a 1.250 nel 2016. Viene stabilito pure l’innalzamento del 50% delle indennità dovute in caso di licenziamento illegittimo con il possibile effetto di scoraggiare le assunzioni a tempo indeterminato. Insomma – ha concluso Zini – con il varo di questo provvedimento si rischia l’esito paradossale non solo di non fare l’interesse delle imprese, ma neppure quello dei lavoratori, che si ritroveranno per lo più con contratti di durata inferiore, sfavorendo lo sviluppo di competenze ed esperienza, fattori chiave per la crescita delle aziende”.

 

Aib, Valerio Vago è il nuovo responsabile dell’area Comunicazione

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Valerio Vago è il nuovo responsabile dell’Area Comunicazione, Marketing e Rapporti Associativi dell’Associazione Industriale Bresciana, realtà di primo piano in ambito confindustriale con oltre 1.300 imprese e 70mila dipendenti.

Vago è un professionista particolarmente esperto nel campo della comunicazione e del marketing. In particolare, ha maturato una forte competenza nell’ambito della comunicazione esterna e interna (off line e digitale), assumendo la responsabilità di numerosi progetti di comunicazione istituzionale, finanziaria (con oltre venti quotazioni in Borsa), di crisi e di responsabilità sociale. Ha gestito numerosi progetti di marketing e pubblicitari e nell’ambito delle sponsorizzazioni culturali e sportive.

È stato Direttore Comunicazione di RAS Assicurazioni, di Allianz Italia e della Banca Popolare di Vicenza. Ha ricoperto ruoli manageriali in importanti società di consulenza di comunicazione quali: Barabino & Partners, Hill & Knowlton, Brunswick Group ed Ecomunicare. Dopo la Laurea in Economia e Commercio presso l’Università Bocconi ha lavorato in Price Waterhouse in qualità di Auditor.

L’Associazione Industriale Bresciana, la più antica associazione industriale d’Italia, associa oltre 1.300 imprese per un totale di circa 70mila dipendenti. Rappresenta una provincia leader in Italia a livello economico, al quinto posto per valore aggiunto complessivo (dietro Milano, Roma, Torino e Napoli), al terzo per quanto riguarda l’industria manifatturiera (dopo Milano e Torino) e al quarto per le esportazioni (dopo Milano, Torino e Vicenza).

 

Manifatturiero, Bonometti (Confindustria): pesano gli scenari internazionali

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L’analisi congiunturale sull’industria manifatturiera in Lombardia relativa al secondo trimestre 2018, dopo una serie di trimestri di crescita sostenuta e costante, spinge a moderare i toni”, a dirlo è – con una nota – il leader di Confindustria Lobardia Marco Bonometti. Pur rimanendo in territorio positivo infatti la produzione industriale cresce dello 0,3%. Netto invece il balzo rispetto allo stesso periodo del 2017 con un +3,9%. Nonostante la decelerazione l’industria lombarda prosegue la sua rincorsa europea: si riduce infatti la differenza con l’indice di produzione manifatturiero dell’Eurozona e aumenta la distanza con la media italiana a conferma del fatto che la Lombardia corre come i quattro motori d’Europa e gli Stati Uniti. Questa rincorsa è sostenuta da tutti i settori produttivi, con il traino di meccanica, minerali non metalliferi e gli strumenti biomedicali, e in maniera omogenea da tutti i territori con la sola eccezione di Pavia.

COMMERCIO ESTERO – Discorso a parte meritano gli ordini, interni ed esteri, che hanno registrato variazioni negative. Il -0,1% degli ordini esteri e la riduzione della quota estera sul fatturato totale delle imprese è un primo campanello d’allarme a seguito della minaccia di guerre tariffarie, del cambiamento di paradigma nella politica fiscale americana e dello stallo nelle decisioni nell’Eurozona. “Confindustria Lombardia – afferma Bonometti – è convinta che l’escalation dei dazi sia un pericolo per l’Italia e che in caso di crollo del commercio internazionale la Lombardia (che nel 2017 ha esportato per un valore di 120 miliardi di euro) rischia di subire un pesante shock: uno scenario da evitare con tutte le nostre forze, in questa fase di lieve ripresa. Per questo motivo bisogna rafforzare il mercato interno che, come vediamo dai dati anche del secondo trimestre, continua a essere debole. In questo contesto di incertezza anche le aspettative degli imprenditori si sono adeguate al ribasso, contribuendo a proiettare questa tendenza nel prossimo futuro”.

OCCUPAZIONE – L’occupazione in Lombardia continua la sua corsa: come testimoniano sia il saldo tra entrate e uscite (+0,6) sia l’ulteriore calo della Cassa integrazione, nel secondo trimestre il mercato del lavoro regionale è vivace e in evoluzione. Questo grazie a politiche attive d’avanguardia ma soprattutto grazie alla disponibilità di quegli imprenditori che, nonostante troppo spesso vengano descritti come il nemico, hanno tutto l’interesse ad assumere personale, formarlo, creare un percorso di crescita nell’interesse sia dell’impresa che del lavoratore e quindi del benessere dell’intera società. Per non ingessare questa vitalità come Confindustria chiediamo che i contratti a tempo indeterminato vengano incentivati con sgravi fiscali e che venga ridotto drasticamente il cuneo fiscale: quest’ultima misura, oltretutto, avrebbe il doppio effetto di abbassare il costo del lavoro e far ripartire la domanda interna.

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