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Confindustria Brescia, ieri la cerimonia per le 64 imprese neoassociate

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Si è tenuto ieri pomeriggio, nella Sala Beretta di Confindustria Brescia, il Welcome Day per le aziende neoassociate del 2024 all’Associazione di via Cefalonia e per i nuovi membri dei Giovani Imprenditori. A riferirlo è una nota dell’associazione, riportata da Brescia news.

All’incontro – moderato dal direttore generale di Confindustria Brescia, Filippo Schittone – sono intervenuti Franco Gussalli Beretta (presidente Confindustria Brescia), Marco Capitanio (presidente Piccola Industria Confindustria Brescia), Elisa Torchiani (vice presidente Confindustria Brescia e presidente Fondazione AIB), Daniela Bandera (responsabile gruppo tecnico LE Imprenditrici), Francesco Veneziani (presidente Giovani Imprenditori Confindustria Brescia) e Francesco Franceschetti (vice presidente Confindustria Brescia), insieme a una serie di testimonial aziendali e funzionari di Confindustria Brescia.

Nell’anno da poco concluso, sono 64 le realtà che hanno scelto di associarsi a Confindustria Brescia, per un totale di 1.500 dipendenti; a loro si aggiungono i 30 nuovi membri del gruppo dei Giovani Imprenditori. Al 31 dicembre 2024 sono complessivamente 1.291 le imprese associate (erano 1.271 al 31/12/2023), con 67.571 dipendenti (erano 67.568 nel 2023).

“Grazie all’apporto di tutte le neoassociate e dei nuovi giovani imprenditori, Confindustria Brescia continua a crescere – commenta Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia –. In questi anni di presidenza, il marketing associativo è stato un’attività molto importante, con l’obiettivo di essere il più possibile presenti su un territorio ampio come quello bresciano. Il confronto continuo e costante con gli associati è essenziale per la nostra Associazione, a maggior ragione nei tempi incerti che stiamo vivendo.”

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Esportazioni, il 2024 si chiude con un -2,1% rispetto all’anno precedente: perso in un anno oltre il 10% dell’export tedesco

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Export by

L’export bresciano chiude il 2024 con una contrazione annua del -2,1%: si tratta di un dato meno negativo rispetto al forte calo registrato nell’anno 2023 (-7,5%), ma comunque non rassicurante. A rilevarlo sono i dati ISTAT elaborati dal Centro Studi di Confindustria Brescia.

Per quanto riguarda il dettaglio del 4° trimestre 2024, le esportazioni bresciane segnano un valore pari a 5.092 milioni, con un’inversione di tendenza in confronto al trend negativo degli ultimi trimestri: la variazione delle vendite all’estero rispetto all’analogo periodo del 2024 è infatti pari a +2,5%, interrompendo così una serie di sei flessioni consecutive e mostrando una ripresa rispetto al trimestre precedente (-1,5%).

Al netto della performance trimestrale, nel confronto regionale e nazionale (per il dato annuale) Brescia appare più colpita. La Lombardia emerge invece come l’area meno penalizzata, evidenziando un aumento trimestrale del +3,2% e un incremento cumulato dello 0,6%. Anche l’Italia nel suo complesso mostra segni di ripresa, seppure più contenuti, con una crescita trimestrale dello 0,5% e una riduzione cumulata limitata al -0,4%.

“Le dinamiche dell’export bresciano mostrano segnali di recupero nel 4° trimestre del 2024 ma la performance complessiva dell’anno rimane ancora negativa – commenta Mario Gnutti, vice presidente di Confindustria Brescia con delega all’Internazionalizzazione –: si assiste a una manifattura locale ancora in affanno in un contesto nazionale e internazionale che rimane troppo fragile. Il Made in Brescia continua poi a risentire della sua forte esposizione verso la Germania, il cui settore produttivo rimane in difficoltà come indicato dall’indice PMI manifatturiero, che resta al di sotto della soglia di neutralità da oltre due anni. Questo legame penalizza in particolare i comparti orientati all’export verso l’area UE. Anche le oscillazioni dei prezzi delle materie prime, con andamenti contrastanti, continuano a influenzare i risultati dell’export bresciano; in particolare impatta la flessione del rottame ferroso, componente fondamentale per il comparto metallurgico locale. Non dimentichiamo, in tutto ciò, anche l’attuale “tira e molla” sulla questione dazi, che sta alimentando l’inflazione statunitense, penalizzando anche le nostre imprese.”

Con una tendenza opposta alle esportazioni, le importazioni raggiungono nel 2024 un valore complessivo pari a 12.234 milioni, registrando un significativo incremento rispetto all’anno precedente (+6,5%). Tale evoluzione continua a limare il saldo commerciale bresciano, che passa da 9,1 miliardi nel 2023 a 7,9 miliardi nel 2024.

Sempre a livello annuale, l’analisi delle esportazioni per aree geografiche permette di comprendere più nel dettaglio la dinamica commerciale complessiva. Il calo è particolarmente evidente nei mercati tradizionalmente più rilevanti per l’economia locale, come l’Unione Europea (-4,0%), che rappresenta il 62,2% dell’export totale. Tra i principali partner europei si segnala la marcata flessione delle vendite verso la Germania (-10,3%), che continua a risentire della debolezza del proprio settore manifatturiero. Anche la Francia, secondo partner del continente, registra una contrazione non esigua (-4,0%). Guardando ai mercati extra-europei, si evidenzia un andamento più favorevole per l’America settentrionale (+4,7%), trainato principalmente dagli Stati Uniti (+5,4%). Fino ad ora la crescente domanda del mercato statunitense si è rivelata per Brescia un ottimo contrappeso – anche se non sufficiente – alla significativa crisi dello storico alleato tedesco. Uno scenario che potrebbe però cambiare rapidamente se eventuali dazi fossero applicati da parte del nuovo esecutivo di Washington. Di particolare rilievo è la crescita del mercato asiatico (+9,1%), con un incremento significativo delle esportazioni verso la Cina (+18,5%) e l’India (+14,0%).

Tra i beni venduti all’estero, il consistente calo nel 2024 dei prodotti della metallurgia (-8,2%) che pesano circa un quinto di tutto l’export bresciano, va inevitabilmente a impattare sulla performance complessiva. Contribuisce a tale dinamica anche la contrazione delle vendite di macchinari e apparecchiature (-3,8%) che vale più del 23% dell’intero flusso commerciale in uscita. In controtendenza, ma con pesi decisamente più modesti, i prodotti tessili e quelli chimici e farmaceutici (rispettivamente +6,6% e +6,1%).

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Terziario, lieve ripresa del clima di fiducia delle imprese bresciane

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze/Terziario by

Nell’ultimo trimestre del 2024 si assiste a una lieve ripresa del clima di fiducia delle imprese bresciane attive nel settore dei servizi, attestatosi a 109, in moderato aumento rispetto a quanto rilevato nei tre mesi precedenti (101). Tuttavia, gli attuali livelli di fiducia si confermano tutt’altro che esaltanti, se paragonati a quelli riscontrati nel quarto trimestre del 2021 (123), del 2022 (124) e del 2023 (121).

A evidenziarlo sono i risultati dell’Indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia riferita al periodo ottobre-dicembre 2024.

La percezione delle realtà del territorio si conferma quindi piuttosto depressa, in un contesto ricco di incertezze: dalla rielezione del presidente Trump (con la sua annunciata politica protezionistica), al protrarsi della crisi della manifattura (su cui gravano la rarefatta domanda, le preoccupazioni per la transizione elettrica e i rialzi dei costi energetici).

Quanto riscontrato in ambito locale appare nel complesso coerente con l’evoluzione del settore a livello nazionale: dopo il buono risultato riscontrato a ottobre, l’indice PMI italiano riferito al comparto dei servizi, è sceso a novembre sotto la soglia di neutralità, per ritornare a dicembre in territorio positivo. Allo stesso tempo, la dinamica bresciana del settore terziario va interpretata alla luce delle difficoltà che ultimamente contraddistinguono l’industria manifatturiera del territorio, con cui le realtà del terziario intrattengono storici e consolidati rapporti di fornitura.

“Oggi il mercato ci racconta di un 18% di posizioni aperte nel settore terziario, con particolare attenzione a ICT (6,8%), TLC (4%) e Vendite/Sales/GDO (8%) – commenta Ivano Tognassi, presidente del settore Servizi alle Imprese e alle Persone di Confindustria Brescia –. Continua invece il periodo delicato in ambito metalmeccanica, dove le ore di cassa integrazione sono ancora una costante attenzionata, in tutto l’indotto automotive. Rimane confermato di contro, anche l’interessante evoluzione per noi sul mondo Sanità, in particolare con la progettualità “formazione+assunzione” per i profili ASA.”

“Nonostante la fiducia sia aumentata rispetto al 3° trimestre, il contesto inizialmente positivo ha subito un leggero deterioramento verso fine anno – aggiunge Sergio Venturetti, presidente del settore Digitale di Confindustria Brescia –. Questo ha consentito comunque una lieve crescita del portafoglio ordini con stabilità dei prezzi. Le previsioni sono invece più conservative: i motivi sono da ricercare nell’aumento delle incertezze geopolitiche e nelle criticità produttive del tessuto industriale e manifatturiero. Una ripresa nel 2025 è possibile e prevista, fermo restando che le variabili esogene al comparto non peggiorino ulteriormente.

Nel dettaglio, per quanto riguarda i giudizi espressi dalle aziende rispetto ai tre mesi precedenti:

  • il fatturato è aumentato per il 42% delle imprese intervistate, con un saldo positivo del +30% tra coloro che hanno dichiarato variazioni in aumento e in diminuzione;
  • il portafogli ordini evidenzia un incremento (saldo netto pari a +17%);
  • l’occupazione registra un aumento: le aziende che hanno segnalato una crescita dei propri collaboratori sono il 13% in più rispetto a quelli che dichiarano una flessione;
  • i prezzi dei servizi offerti si caratterizzano per una sostanziale stabilità, per l’84% delle aziende rispondenti i prezzi non variano (saldo netto pari a +8%).

Le prospettive per i mesi a venire appaiano nel complesso favorevoli:

  • il fatturato è atteso in crescita dal 35% degli intervistati, con un saldo positivo del 16% a favore degli ottimisti rispetto ai pessimisti;
  • i saldi riferiti al portafoglio ordini (+33%) e all’occupazione (+29%) descrivono uno scenario incoraggiante, con un possibile rafforzamento dell’attività;
  • i prezzi dei servizi offerti manifestano un saldo del +14%, a indicazione che, nel prossimo futuro, una fase rialzista è ritenuta verosimile.
    Con riferimento alle prospettive generali dell’economia italiana, il 63% degli intervistati prevede il sostanziale mantenimento dei livelli di attività; solo il 7% si dichiara ottimista, mentre il 30% del campione esprime un orientamento pessimistico.

Con riferimento alle prospettive generali dell’economia italiana, il 63% degli intervistati prevede il sostanziale mantenimento dei livelli di attività; solo il 7% si dichiara ottimista, mentre il 30% del campione esprime un orientamento pessimistico

LA DINAMICA PER COMPARTO

L’evoluzione complessiva dell’indice sul clima di fiducia delle imprese del settore terziario fa sintesi di due dinamiche particolarmente diverse tra loro: il comparto Consulenza e Servizi alle imprese rimane quasi immutato (da 104 passa a 103), il Digitale, invece, registra un netto rialzo (attestatosi a 127, contro il valore di 98 sperimentato fra luglio e settembre).

L’Indagine viene effettuata trimestralmente su un panel di imprese associate appartenenti al settore terziario.

Confindustria Bs, sold-out a Villa Fenaroli per la 13esima edizione di SummIT

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Sold-out a Villa Fenaroli di Rezzato – oggi pomeriggio – per la 13esima edizione di SummIT, l’evento annuale dedicato all’innovazione promosso dai settori Servizi alle Imprese e alle Persone e Digitale di Confindustria Brescia. In sala un pubblico di circa 200 partecipanti.

L’evento, intitolato “…Permettendoci di demolire il cielo” fra innovazioni, visioni, resistenze e responsabilità”, ha visto nella parte iniziale una lettura teatrale a cura di Silvio Gandellini, liberamente tratta da “Vita di Galileo” del drammaturgo Bertolt Brecht; in scena Barbara PizzettiLuca Rubagotti e Silvio Gandellini con musiche originali di Maurizio Rinaldi.

A seguire una tavola rotonda – moderata dal giornalista Sebastiano Barisoni (vice direttore esecutivo Radio24) – con gli interventi di Germano Bonomi, professore ordinario di Fisica Sperimentale all’Università di Brescia e Ricercatore al CERN di Ginevra, Ivano Tognassi, presidente del settore Servizi alle Imprese e alle Persone di Confindustria Brescia, e Sergio Venturetti, presidente del settore Digitale di Confindustria Brescia.

“La scienza oggi chiede all’industria e alle imprese di costruire gli apparati sperimentali che le servono per gli esperimenti, come avviene al CERN – le parole di Germano Bonomi, professore ordinario di Fisica Sperimentale all’Università di Brescia e Ricercatore al CERN di Ginevra –; anzi, le richiede a volte di sforzarsi e andare oltre quello che è l’esistente. Il CERN stesso, in questo senso, rappresenta un esempio di come l’unione possa fare la forza. Gli scienziati fanno le scoperte, gli ingegneri li trasformano in invenzioni e poi le aziende in tecnologia di utilizzo.”

“Il mondo dei servizi bresciano è assolutamente vasto e vitale, imprescindibile oggi per il comparto manifatturiero della nostra provincia, che ha valore globale – aggiunge Ivano Tognassi, presidente del settore Servizi alle Imprese e alle Persone di Confindustria Brescia –. In particolare, nella consulenza dobbiamo inventarci il cambiamento ogni giorno, alla luce dei nuovi strumenti esistenti. Chiunque si affacci oggi al mondo del lavoro ha necessità molto differenti rispetto al passato, e su questo dobbiamo calibrarci anche noi come imprenditori. Nei prossimi 5 anni avremo una richiesta di collaboratori qualificati a cui non siamo pronti: come Confindustria Brescia dobbiamo continuare a formare i nostri imprenditori e dirigenti, come facciamo ad esempio con Fondazione AIB e Isfor.”

“Oggi è difficile conciliare per una PMI le proprie forze con lo sforzo di equiparare i risultati delle grandi aziende in ambito digitale – la riflessione di Sergio Venturetti, presidente del settore Digitale di Confindustria Brescia –. Il primo antidoto è creare una cultura aziendale diffusa, lavorando sulla formazione e introducendo anche nelle piccole aziende alcune dinamiche da grandi, aspetto che frequentare la nostra Associazione può aiutare. A maggior ragione con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale è una rivoluzione che si innesta in quella già esistente, ovvero la quarta, all’interno di un processo avviato con la rete.”

Confindustria Bs, ieri in visita il nuovo Direttore Generale di Confindustria Maurizio Tarquini

in Aib/Associazioni di categoria/Economia by

Il nuovo Direttore Generale di Confindustria, Maurizio Tarquini, è stato impegnato ieri in una giornata tutta bresciana; in particolare, con una visita in via Cefalonia – nella sede di Confindustria Brescia –, dove Tarquini ha incontrato l’organizzazione e poi, nel pomeriggio, il Consiglio Generale insieme ad un’importante rappresentanza di ANIMA, Federazione confindustriale che rappresenta la meccanica varia, presieduta dal bresciano Pietro Almici.

“Potermi confrontare con il Sistema Brescia è stato molto stimolante – ha commentato Tarquini – Ho avuto la possibilità di incontrare un team di colleghi altamente professionali e appassionati, con cui ho avuto modo di condividere la mia visione organizzativa su Confindustria. Troppo spesso dimentichiamo che la nostra organizzazione in Italia rappresenta oltre 50% del PIL privato: questa è per noi una responsabilità, che deve renderci orgogliosi e farci interpretare la nostra professione con sempre più professionalità e passione. Così come dobbiamo ricordarci che il benessere del nostro Paese è tale perché è presente un’industria diffusa e competitiva e che, intorno ad essa, nasce e cresce il mondo dei servizi.  Per questo l’incontro odierno con gli imprenditori mi ha consentito di ascoltare le loro aspettative sul nuovo corso di Confindustria e, soprattutto, le loro necessità.”

“Aver ospitato il Direttore Generale di Confindustria per l’intera giornata, oltre a ritenerlo un riconoscimento per quello che la nostra Territoriale rappresenta nel Sistema, è stato un momento indubbiamente arricchente per il confronto avuto sui temi di principale attualità per le nostre industrie – aggiunge Filippo Schittone, Direttore Generale di Confindustria Brescia –. In primis, la sempre maggior centralità per quanto riguarda la politica economica, industriale e del lavoro delle direttive di Bruxelles, che ormai incidono l’80% su quelle nazionali e che negli ultimi anni hanno dato preoccupanti segnali verso una deindustrializzazione, anziché mettere al centro l’industria come fattore competitivo e di benessere.   Le imprese oggi sono di fronte a problemi assai complessi, generati anche da scelte regolatorie miopi, che rischiano di disperdere pezzi importanti dell’economia e del benessere anche sociale del Paese.”

Brescia, nuova flessione per il manifatturiero | I dati di Confindustria

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Nel 2024, l’attività produttiva nel settore manifatturiero bresciano ha registrato, in media d’anno, una nuova flessione (-1,3%), che segue il modesto calo sperimentato nel 2023 (-0,2%). Il sistema industriale locale esce quindi da due anni consecutivi di contrazione dei livelli produttivi; è necessario ritornare al biennio 2008-2009 (in occasione della “Grande Recessione”) e al biennio 2012-2013 (gli anni della crisi dei debiti sovrani), per riscontrare una situazione analoga, anche se nelle precedenti occasioni le entità delle flessioni erano state ben più significative.

A evidenziarlo – secondo quanto riporta Brescia news – è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo ottobre-dicembre 2024.

Quanto rilevato nel 2024 è frutto di una componente propria debolmente positiva (+0,3%), a cui si contrappone la negativa crescita ereditata dal 2023 (-1,6%).

“Il Made in Brescia ha pagato, nel corso dell’anno da poco concluso, una serie di fattori – commenta Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia –, tra cui spiccano le ormai croniche difficoltà del settore manifatturiero a livello mondiale, con l’indice PMI globale che a dicembre 2024 si è attestato in zona negativa per la quinta volta negli ultimi sei mesi e la conclamata debolezza della Germania, principale partner commerciale per l’industria bresciana, a cui si uniscono la forte preoccupazione per lo stato di salute del settore automotive europeo e le rinnovate tensioni sul prezzo del gas e dell’energia elettrica. In generale, cerchiamo comunque di essere positivi: a fronte di un primo semestre che si preannuncia complicato, la seconda parte del 2025 dovrebbe caratterizzarsi per un miglioramento generale dell’andamento del nostro sistema produttivo, anche se sul contesto complessivo incideranno inevitabilmente due tematiche, su cui ho avuto recentemente modo di esprimersi: l’effettiva realizzazione del Piano Industria 5.0 e gli interventi strutturali per arginare la crescita dei costi energetici, su tutti il disaccoppiamento del prezzo finale di gas ed energia elettrica”.

Con riferimento al solo 4° trimestre del 2024, la produzione mostra una sostanziale stabilità, segnando una variazione grezza nulla rispetto al trimestre precedente (congiunturale); la dinamica nei confronti dello stesso periodo del 2023 (tendenziale) evidenzia invece una nuova contrazione (-1,6%), con l’ultimo “segno più” che risale addirittura ai primi tre mesi del 2023. La variazione trasmessa al 2025 è negativa (-1,9%): ciò sta a indicare che la crescita nell’anno in corso sarà appesantita, dal punto di vista algebrico, dalla negativa performance rilevata nel 2024.

§  Nell’ultimo trimestre del 2024 il 36% degli operatori intervistati ha dichiarato una crescita dell’attività rispetto al periodo precedente, a fronte del 34% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti e del 30% che invece ha segnalato una flessione degli stessi.

§  La disaggregazione della variazione della produzione per classe dimensionale mostra andamenti particolarmente differenziati: -3,1% per le imprese micro, +2,4% per le piccole, -1,0% per le medie e 0,0% per le grandi.

§  Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva ha evidenziato una forte dispersione delle dinamiche. Consuntivi positivi provengono dalle realtà del chimico, gomma e plastica (+5,2%), del legno e minerali non metalliferi (+3,7%) e del sistema moda (+1,8%), a fronte delle difficoltà riscontrate fra le imprese della meccanica (-0,4%), della metallurgia (-3,1%) e dell’alimentare (-3,7%).

§  Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato al 75%, invariato rispetto alla rilevazione precedente, e in diminuzione dell’1% nei confronti di quanto misurato nel quarto trimestre del 2023 (76%).

§  Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 31% delle imprese, rimaste invariate per il 40% e diminuite per il 29%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 27% degli operatori, calate per il 31% e rimaste stabili per il 42%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 27%, diminuite per il 29% e rimaste invariate per il 44% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono rilevati in crescita dal 29% delle imprese, con un incremento medio pari all’1,7%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 20% degli operatori, per una variazione complessiva pari a +0,5%. Prosegue quindi la fase di assestamento dei prezzi dei beni industriali, dopo le forti tensioni rilevate negli ultimi anni. Va tuttavia rilevato che le attuali quotazioni delle materie prime e dei semilavorati tuttora continuano ad attestarsi su livelli significativamente superiori rispetto alla situazione pre-pandemica.

§  La scarsa domanda proveniente dai mercati domestici e internazionali continua a preoccupare le imprese manifatturiere bresciane, che denunciano tale aspetto come il principale fattore che limita la produzione: ciò ha riguardato il 49% delle realtà intervistate, in continuità con quanto riscontrato nel terzo trimestre del 2024 e in aumento nei confronti dell’analogo periodo del 2023 (40%), non distante dai livelli del 2020, quando il sistema economico locale stava affrontando l’emergenza Covid-19. Il secondo elemento maggiormente segnalato dalle aziende, molto distanziato, riguarda la scarsità di manodopera (5%), seguito dalle tensioni geopolitiche (2%), che alimentano la incertezza delle imprese e delle famiglie. Va altresì evidenziato che il 42% delle aziende non ha indicato alcun fattore di freno alla propria attività: ciò suggerirebbe una certa polarizzazione del made in Brescia, per quanto concerne la percezione dell’attuale quadro ciclico.

§  Le prospettive per i prossimi mesi sono debolmente positive, lasciando presagire un possibile timido rasserenamento del mercato: infatti, il 28% delle imprese propende per un incremento dell’attività, a fronte del 54% che esprime più cautela e del 18% che invece prevede una flessione dell’attività. Lo scenario in cui le imprese saranno chiamate a lavorare non si discosterebbe molto da quello vissuto lungo tutto il 2024, caratterizzato, fra l’altro, dalla persistente fiacchezza della domanda mondiale (specialmente quella proveniente dai mercati UE), dalle crescenti misure protezionistiche a livello globale, dalla crisi dell’automotive (che indebolisce l’industria metalmeccanica locale, particolarmente connessa con la Germania) e dalle ancora elevate quotazioni degli input energetici (per il mercato europeo).

§  In tale contesto, i settori con le prospettive più positive sarebbero chimico, gomma e plastica e sistema moda. Le imprese dei comparti meccanica e metallurgia esprimono un ottimismo relativamente più contenuto, mentre le realtà dell’alimentare e del legno e minerali non metalliferi non si attendono rilevanti movimenti rispetto all’attuale situazione.

§  La domanda continuerà a caratterizzarsi per la sua scarsa tonicità, specialmente per quanto riguarda i mercati italiano ed europeo. Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 24% delle aziende, stabili dal 55% e in calo dal 21%. Quelli da parte degli operatori comunitari, sono dichiarati in aumento dal 22% delle imprese, invariati per il 59% e in flessione per il 19%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 27%, stabili per il 56% e in contrazione per il 16%.

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Transizione 5.0, Beretta (Confindustria): troppi ostacoli per le aziende

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“Le aziende sono interessate, ma rinunciano di fronte ai tanti impedimenti; c’è il rischio che i 6,3 miliardi stanziati diventino un’occasione persa”. A dirlo – secondo quanto riporta Brescia news – è Franco Gussalli Beretta, presidente Confindustria Brescia, che commenta così in una nota gli ultimi sviluppi legati al piano Transizione 5.0.

“In questo momento stiamo rischiando seriamente che Transizione 5.0 non venga utilizzata dall’industria e che i 6,3 miliardi stanziati per questa misura diventino un’occasione persa – commenta il presidente di Confindustria Brescia –. Dal nostro osservatorio, registriamo l’interesse da parte delle aziende associate nei confronti della misura promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ma constatiamo che si fermano e rinunciano all’agevolazione di fronte ai tanti impedimenti, legati alla presenza di vincoli e limiti burocratici. Non può essere un caso che, ad oggi, si siano messe a terra risorse per soli 290 milioni.”

“Il momento economico poco favorevole centra poco – prosegue il leader degli industriali bresciani –: il problema è che la norma resta scritta in modo confuso. In tal senso, il collega Marco Nocivelli, vice presidente di Confindustria con delega per le Politiche Industriali e il Made in Italy, sta lavorando proprio con il Ministero per quelli che noi riteniamo essere degli opportuni chiarimenti. In generale, come sistema produttivo nel suo insieme, auspichiamo perciò che il Ministero possa quindi rivederne le regole, estendendo la possibilità di accesso a tutta la manifattura italiana che, aldilà dei vincoli previsti, promuove effettivamente economia circolare. Non solo: deve avere il coraggio di ridiscutere con la Commissione Europea alcuni principi alla base del PNRR per l’utilizzo dei fondi relativi: non per eludere gli obiettivi di sostenibilità che anche Transizione 5.0 prevede, ma per calibrarle al meglio su quella che è la realtà imprenditoriale italiana.”

“Nel dettaglio, ravvisiamo la necessità di alleggerire ulteriormente i criteri derivanti dal DNSH (Do No Significant Harm), principio europeo secondo cui gli interventi previsti dal PNRR non arrechino un danno significativo all’ambiente – aggiunge Gussalli Beretta –. È ovviamente corretto coniugare crescita economica e tutela dell’ecosistema, ma se si escludono già in partenza moltissime aziende che fanno della circolarità del loro processo produttivo un punto di forza, aldilà della produzione di rifiuti speciali pericolosi, si reca un danno irreparabile all’economia di un sistema imprenditoriale come quello bresciano e lombardo che, ricordo, ricicla mediamente l’85% dei propri scarti. Si pensi al mondo siderurgico, a quello metallurgico, a moltissima metalmeccanica: tutti campioni europei di sostenibilità.”

“Resta precluso, poi, l’accesso alla transizione energetica e digitale prospettata da Transizione 5.0 proprio alle imprese alle quali è chiesto di più per la decarbonizzazione dell’economia e che già sopportano i costi addizionali del meccanismo ETS. Come possiamo pensare di escludere dall’utilizzo di Transizione 5.0 – misura che supporta il passaggio dei processi produttivi a un modello energetico efficiente, sostenibile e basato su energie rinnovabili, con l’obiettivo di ottenere un risparmio energetico di 0,4 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio nel periodo 2024-2026 – proprio quei settori energivori che utilizzano due terzi dell’energia distribuita?”

“Confindustria – chiude il presidente degli industriali bresciani – lo chiede sin dalla pubblicazione del provvedimento. È necessario e urgente, adesso, che anche il Ministero riproponga questi temi alla Commissione Europea: Bruxelles deve prendere coscienza che la manifattura, per restare competitiva e proseguire la via della transizione green, ha necessità delle tecnologie 5.0, altrimenti, come giustamente affermato dal collega Giuseppe Pasini durante il suo recente discorso di insediamento alla guida di Confindustria Lombardia, l’Europa rischia di avviarsi verso un inesorabile processo di deindustrializzazione. Pochi giorni fa, proprio la Commissione ha annunciato la “Bussola per la competitività”, presentandola quale prima grande iniziativa del secondo mandato della Presidenza di Ursula von der Leyen per riconquistare competitività in Europa. Tra i vari obiettivi, indica la drastica riduzione degli oneri normativi e amministrativi, semplificando, accelerando e snellendo. Ebbene, in questo processo di semplificazione, è urgente rivedere anche i tanti vincoli che di fatto impediscono all’industria di accedere a Transizione 5.0, per di più se testimonial di processi di sostenibilità.”

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Assosistema Confindustria, il nuovo presidente è il bresciano Marco Squassina

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Marco Squassina è il nuovo Presidente di Assosistema Confindustria che resterà in carica fino al 2028. Ad eleggerlo, è stata l’Assemblea dei soci che si è svolta oggi a Roma, nella prestigiosa sede di Palazzo Wedekind in Piazza Colonna.

Insieme a lui, sono stati, nominati come squadra di presidenza: Andrea Confalonieri (Hotelservice), Claudio Galbiati (3M), Andrea Gozzi (Servizi Italia), Marco Marchetti (Padana Emmedue), Emiliano Nardi (Sogesi), Maurizio Ferraguti (Gruppo Ferraguti), Enea Righi (Servizi Ospedalieri), Alberto Scarafiotti (LIM) e Sandro Recalcati (Lavanderia Lombarda Industriale).

Marco Squassina succede ad Egidio Paoletti che ha guidato l’Associazione nel quadriennio precedente.

“In un’ottica di continuità e con il contributo dei Vice Presidenti – ha detto Squassina nel suo discorso di insediamento – cercherò nel mio mandato di rappresentare al meglio le istanze di tutte le sezioni che compongono Assosistema Confindustria nelle varie attività istituzionali e di rafforzare il ruolo dell’Associazione quale garante della correttezza del mercato. La sfida che ci attende è quella della transizione digitale e tecnologica oltre alla necessità di rendere attrattivo il nostro settore all’offerta di lavoro (fattore economico che oggi limita la crescita del settore). Fondamentale, inoltre, il rispetto e l’applicazione del CCNL e il rafforzamento della catena di valore con i fornitori. Sarà per questo necessaria la collaborazione di tutti i soci e auspico anche un forte supporto da parte del gruppo dei giovani imprenditori che possono dare la loro visione di come il mercato e i processi industriali stanno cambiando”.

Dal carcere al lavoro: concluso il corso promosso da Confindustria

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Si è tenuto, negli scorsi giorni del 19 e 20 novembre, il corso di formazione per 10 carrellisti, organizzato all’interno della casa di reclusione di Brescia Verziano.

L’iniziativa è finalizzata a creare un percorso di inserimento lavorativo per i detenuti, come definito dal protocollo sottoscritto da Confindustria Brescia, Istituti di Pena Bresciani, Garante dei Detenuti e Tribunale di Sorveglianza di Brescia.

In particolare, nel primo giorno di formazione del corso – erogato da Isfor Formazione Continua – è stata affrontata la parte teorica: normativa in materia di sicurezza, principali rischi connessi all’utilizzo del carrello, meccanismi di funzionamento e caratteristiche del carrello e verifica delle condizioni di equilibrio e manutenzione; il giorno seguente, i partecipanti hanno, quindi, affrontato la parte pratica: illustrazione di uso del carrello e guida dello stesso su un percorso di prova per evidenziare le manovre a vuoto o a carico.

I partecipanti – che sono autorizzabili ad eseguire attività lavorativa (rientrando in carcere al termine del turno lavorativo) – hanno quindi ottenuto l’abilitazione alla guida del carrello elevatore industriale: si tratta di una figura professionale individuata da Confindustria Brescia tra quelle attualmente più richieste in ambito produttivo manifatturiero.

Le aziende che manifesteranno interesse potranno ora inserire le figure abilitate in azienda.

Brescia, tra il 2023 e il 2022 ricavi delle imprese calati del 5,7 per cento

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La piattaforma manifatturiera bergamasca e bresciana ha realizzato nel 2023 risultati economici in significativa frenata sul 2022, penalizzati, in particolare, dal progressivo raffreddamento della domanda e degli scambi mondiali.

In fase prospettica emerge inoltre una stima negativa sulle principali voci di bilancio relative al 2024, secondo la quale il fatturato complessivo dovrebbe scendere, rispetto al 2023, del 4% circa; il valore aggiunto dell’8% e il Margine Operativo Lordo dell’11%. In contrapposizione, il “sentiment” è positivo per quanto riguarda il 2025, perché circa nel 70% dei casi vengono segnalati un fatturato ed una marginalità in crescita rispetto al 2024.

A evidenziarlo è l’indagine condotta da Confindustria Brescia e Confindustria Bergamo, presentata oggi pomeriggio nella cantina La Montina Franciacorta di Monticelli Brusati, all’interno dell’evento “Nel cuore della manifattura – Un’analisi economico-finanziaria dei primi 200 gruppi industriali di Bergamo e Brescia” moderato dalla giornalista Stefania Scordio, che ha visto la partecipazione di Giovanna Ricuperati (presidente Confindustria Bergamo), Franco Gussalli Beretta (presidente Confindustria Brescia), Pietro Vargiu (Country Manager Coface Italia) e Antonio Solinas (Managing Partner Deloitte Financial Advisory), insieme agli interventi tecnici di Davide Fedreghini (Centro Studi Confindustria Brescia), Massimo Longhi (Studi Territorio Competitività Internazionalizzazione Confindustria Bergamo), Gaia Bassani (Università degli Studi di Bergamo) e Stefania Servalli (Università degli Studi di Bergamo).

I primi 200 gruppi industriali bergamaschi e bresciani a vocazione manifatturiera registrano nel 2023 ricavi complessivi pari a 46,5 miliardi di euro e danno lavoro a 139mila dipendenti. Queste realtà rappresentano uno dei segmenti produttivi più avanzati e innovativi a livello nazionale ed europeo, e si caratterizza poi per un’elevata proiezione internazionale, certificata dalla quota del volume d’affari realizzata al di fuori dell’Italia, pari al 66% del fatturato totale.

I principali risultati della ricerca condotta da Confindustria Bergamo e Confindustria Brescia sono i seguenti:

·        Nel 2023 i ricavi complessivi sono diminuiti del 5,7% sul 2022. Tale movimento trova giustificazione nella debole domanda (che ha frenato la dinamica dei quantitativi venduti) e nella contestuale contrazione dei prezzi applicati alla clientela, a seguito dello sgonfiamento delle quotazioni delle principali materie prime e semilavorati utilizzati nei processi produttivi. La distribuzione dei gruppi analizzati per evoluzione del fatturato mostra una situazione particolarmente eterogenea: il 55% del campione ha infatti evidenziato cali, mentre il rimanente 45% un andamento positivo rispetto all’anno precedente.

·        Il Margine Operativo Lordo (MOL) è diminuito del 10,7%, caratterizzandosi, quindi, per una discesa più intensa di quella delle vendite. Su tale flessione peserebbe la crescita del costo del lavoro (+6,2%), la cui salita è stata favorita dall’aumento degli organici e dall’incremento delle retribuzioni destinate ai dipendenti. In tale contesto, va tuttavia sottolineato che, al netto di quanto sperimentato dal settore siderurgico (-67,9%), il MOL evidenzia addirittura un incremento (+2,5%), che suggerisce un generalizzato miglioramento della marginalità industriale tra gli altri comparti.

·        L’incidenza del MOL sul fatturato è di poco diminuita, pur mantenendosi su livelli piuttosto elevati: passa dal 14,8% del 2022 al 14,0% del 2023. Si tratta di un risultato particolarmente positivo, soprattutto se letto alla luce del contesto macroeconomico poco brillante nel 2023.

·        La struttura patrimoniale del campione si è ulteriormente rafforzata: i mezzi propri sono aumentati del 5,4%, mentre i debiti finanziari (-5,5%) e quelli verso in fornitori (-8,6%) hanno subito significative riduzioni. Sui primi ha pesato la salita del costo dei finanziamenti, che ha penalizzato la propensione degli operatori economici a richiedere finanziamenti. Sui secondi hanno soprattutto influito i minori acquisti effettuati, a seguito della debolezza dell’attività economica. A seguito di tali movimenti, nel 2023 la quota del patrimonio netto sul totale delle attività si è attestata al 54,7% (contro il 52,2% nel 2022). Il segmento più avanzato dell’industria bergamasca e bresciana si connota pertanto per un’elevata dotazione patrimoniale; un processo che nasce da lontano, frutto di gestioni particolarmente oculate negli anni passati, quando gli utili realizzati sono stati primariamente destinati alla capitalizzazione delle imprese.

·        Nel 2023 la gestione operativa ha generato un ammontare di liquidità ampiamente superiore rispetto a quanto realizzato l’anno precedente (+42,0%): una dinamica positiva, a maggior ragione se inserita nel complesso quadro ciclico vissuto dal sistema manifatturiero. Va poi sottolineato che tale liquidità ha interamente finanziato gli investimenti (la cui evoluzione è tuttavia in rallentamento sul 2022) e il rimborso dei finanziamenti in precedenza contratti.

L’analisi dei bilanci 2023 a consuntivo è stata poi arricchita da un’indagine somministrata agli stessi gruppi nel mese di ottobre 2024, con gli obiettivi di fornire una prima istantanea (sebbene parziale e non definitiva) in merito alle principali dinamiche di bilancio per l’anno 2024, nonché alle prospettive per il 2025, oltre ad alcune indicazioni sulle strategie di crescita e sviluppo perseguite dai gruppi industriali e a un approfondimento sullo lo stato di utilizzo (attuale e prospettico) dell’intelligenza artificiale, soprattutto nei processi relativi all’amministrazione, alla finanza e al controllo.

Con riferimento al primo punto, emerge dall’indagine una stima negativa sulle principali voci di bilancio relative al 2024: in base a questa valutazione il fatturato complessivo dovrebbe scendere, rispetto all’anno precedente, del 4% circa; il valore aggiunto dell’8% e il Margine Operativo Lordo dell’11%. Il rapporto MOL/Ricavi si attesterebbe così al 13,0%, in flessione rispetto al 2023 (14,0%) e al 2022 (14,8%).

Osservando la distribuzione geografica del fatturato 2024, le perdite più consistenti, e che interessano il maggior numero dei gruppi industriali analizzati, riguardano la Germania (i tre quarti dei gruppi ha riscontrato perdite, e un terzo oltre il 10%) e l’Europa nel suo complesso, l’Africa centromeridionale e la Cina. Viceversa, i mercati che hanno garantito maggiori soddisfazioni sono quelli di Nord Africa e Medio Oriente (MENA), Sud America, Stati Uniti, India e Oceania.

Si raccoglie poi un “sentiment” positivo per quanto riguarda il 2025, perché circa nel 70% dei casi vengono segnalati un fatturato ed una marginalità in crescita rispetto al 2024. Queste prospettive sono corroborate da una robusta dinamica degli investimenti, che dovrebbero crescere nell’80% dei casi, e da una strategia di crescita che insiste sulla differenziazione su nuovi mercati (58%), sulla apertura di nuovi business (42%) e sull’allargamento del perimetro di consolidamento (35%), oltre che sui driver della digitalizzazione, del riposizionamento lungo la catena del valore, della riorganizzazione infragruppo. Tra le aree geografiche individuate come target per lo sviluppo industriale vengono segnalate il Nord America, e specialmente gli Stati Uniti (37%), l’Europa (23%), e l’Asia, in particolare, India, Cina e Far East.

Decisivo, per perseguire tutti questi indirizzi strategici, l’importante apporto della liquidità aziendale (mezzi propri e gestione operativa) come strumento privilegiato per finanziare, nell’83% dei gruppi, la crescita attesa per i prossimi anni.

Infine, sul terzo aspetto, l’indagine ha evidenziato che, a oggi, il 76% delle realtà intervistate dichiara di utilizzare l’intelligenza artificiale con intensità diversificate. Entro tre anni l’utilizzo raggiungerà il 92%. Limitatamente ai processi di amministrazione, finanza e controllo, l’impiego attuale è molto limitato (4%) ma, in prospettiva, più della metà dei gruppi (56%) saranno coinvolti. L’uso maggiore è, ed è previsto, per i processi di controllo di gestione (controlli operativi, analisi di scenario, dei consumi), ma anche per la preparazione di reportistiche e l’annotazione nei registri contabili. Produttività, motivazione, efficacia ed efficienza, modifica dei ruoli e accuratezza e completezza delle informazioni sono tra i maggiori impatti osservabili. Vi sono poi attese di impatto sull’integrazione delle informazioni all’interno di ciascun gruppo e sulle performance economiche.

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