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Novembre 2025

Tecnologia e legge: quando l’amore incontra la privacy digitale

in Economia/Tech/Tendenze by

Viviamo in un’epoca in cui ogni gesto lascia una traccia digitale. Dalle conversazioni sui social ai messaggi criptati, dalle foto salvate sul cloud alle videocall registrate, la tecnologia ha cambiato radicalmente il modo in cui comunichiamo, lavoriamo e… amiamo.  Ma mentre la nostra vita diventa sempre più connessa, anche il diritto è costretto a inseguire l’evoluzione tecnologica.

Oggi la privacy digitale non è più solo un tema tecnico: è un vero e proprio diritto umano  E nelle relazioni di coppia — dove fiducia e trasparenza sono fondamentali — la tecnologia può diventare tanto uno strumento di libertà quanto una potenziale fonte di conflitti legali

Il confine sottile tra intimità e sorveglianza

Le nuove tecnologie ci hanno abituati a vivere in un mondo iperconnesso. Condividiamo luoghi, pensieri, emozioni e perfino dati biometrici.  Ma quando si parla di relazioni, questo livello di esposizione può diventare pericoloso.

Molte coppie oggi utilizzano sistemi di localizzazione o app per “sapere dove si trova il partner”. In alcuni casi è una scelta consensuale; in altri, si trasforma in una forma di controllo. La legge italiana (e le normative europee) sono molto chiare: la sorveglianza senza consenso è una violazione della privacy e può configurare reati come lo stalking informatico o la violazione di sistemi informatici.

In altre parole, anche se la tecnologia ci permette di sapere tutto, non sempre abbiamo il diritto di farlo.

Il diritto alla privacy: un principio da difendere

Il Regolamento Europeo sulla Protezione dei Dati (GDPR), entrato in vigore nel 2018, ha posto la tutela della privacy al centro del dibattito digitale. Secondo il GDPR, ogni individuo ha diritto al controllo sui propri dati personali, alla trasparenza del loro utilizzo e alla possibilità di revocare il consenso in qualsiasi momento.

Nelle relazioni di coppia, tuttavia, questo principio incontra un terreno delicato: la fiducia. Molti partner giustificano comportamenti invasivi — come leggere messaggi, accedere ai social altrui o installare app di tracciamento — come “dimostrazioni d’amore”. Ma dal punto di vista legale, si tratta di violazioni della privacy, anche all’interno di un rapporto affettivo.

L’amore non è una deroga alla legge: è una responsabilità che richiede rispetto reciproco, anche digitale.

Cyberlaw e relazioni: nuovi scenari per il diritto

Il diritto informatico — o cyberlaw — è una delle branche giuridiche più in crescita. Riguarda tutto ciò che accade nello spazio digitale: protezione dei dati, intelligenza artificiale, blockchain, cybersecurity e responsabilità online.

Negli ultimi anni, le aule dei tribunali si sono riempite di casi legati a violazioni digitali in ambito personale: registrazioni non autorizzate, accessi a dispositivi del partner, diffusione di foto intime senza consenso (revenge porn). Il legislatore ha risposto con norme più severe, ma la realtà tecnologica corre più veloce di qualunque codice.

Il vero nodo è etico: come conciliare la libertà di comunicare con il diritto a essere protetti? La legge può punire un abuso, ma solo la consapevolezza può prevenirlo.

Il ruolo della tecnologia: sicurezza o violazione?

La tecnologia non è né buona né cattiva: dipende da come la utilizziamo. Esistono dispositivi pensati per garantire sicurezza e trasparenza — come sistemi antifrode, software di protezione dati o strumenti per l’indagine privata — che, se usati nel rispetto della legge, possono diventare alleati preziosi della verità e della tutela personale.

In questo contesto, trovare piattaforme professionali come Doctor Spy che offrono strumenti tecnologici avanzati per la sicurezza, la protezione dei dati e la prevenzione di abusi digitali è fondamentale per evitare di cadere già al momento della scelta del dispositivo in un campo che potrebbe anche velocemente, ritorcersi contro di noi.

Non si tratta di violare la privacy, ma di preservarla: difendere la propria identità digitale, proteggere informazioni sensibili e mantenere il controllo sulle proprie comunicazioni.

Il confine tra sicurezza e sorveglianza, tuttavia, è sempre sottile. Ecco perché l’uso di tecnologie di monitoraggio deve essere sempre supportato da un consenso informato e da una base legale chiara.

L’intelligenza artificiale e la responsabilità giuridica

Uno dei temi più discussi del diritto contemporaneo riguarda l’intelligenza artificiale (AI). Gli algoritmi oggi influenzano decisioni cruciali: dal credito bancario alla selezione del personale, fino al modo in cui ci relazioniamo sui social. La cosiddetta AI emotiva — in grado di leggere espressioni facciali, tono di voce o parole scritte — è già utilizzata in ambito di dating online e analisi comportamentale.

Ma chi è responsabile se un algoritmo discrimina, manipola o diffonde dati personali senza consenso? Il diritto deve ancora rispondere a molte di queste domande. L’Unione Europea sta lavorando all’AI Act, il primo regolamento organico sull’intelligenza artificiale, che mira a garantire trasparenza e responsabilità nei sistemi automatizzati.

Nel frattempo, la consapevolezza resta l’unica vera difesa: sapere come vengono raccolti e utilizzati i propri dati è il primo passo per non diventare vittime inconsapevoli.

La prova digitale nei rapporti personali

Anche nei casi di crisi di coppia o contenziosi familiari, la tecnologia ha cambiato le regole del gioco. Messaggi, e-mail, chat, fotografie, registrazioni e dati GPS vengono spesso utilizzati come prove digitali nei tribunali. Ma attenzione: non tutte le prove sono ammissibili.

Il Codice di Procedura Penale italiano stabilisce che le prove ottenute violando la legge o la privacy altrui non possono essere utilizzate. Ciò significa che registrare una conversazione privata o accedere a un telefono senza consenso può costituire un reato, anche se lo scopo era “ottenere la verità”.

La giurisprudenza più recente invita quindi a distinguere tra diritto alla prova e diritto alla riservatezza. In altre parole: non tutto ciò che è tecnicamente possibile è giuridicamente lecito.

Educazione digitale e responsabilità personale

Molti dei conflitti tra tecnologia e diritto nascono da mancanza di consapevolezza. Le persone spesso non conoscono i propri diritti digitali, né i limiti di legge nell’uso degli strumenti tecnologici. Un comportamento percepito come “normale” può in realtà costituire una violazione punibile.

Ecco perché diventa essenziale promuovere una cultura della sicurezza digitale: sapere come proteggere i propri dati, come usare i social media in modo responsabile, come gestire i dispositivi condivisi in famiglia o nella coppia.

La tecnologia evolve rapidamente, ma il rispetto resta un principio immutabile — online e offline.

Le nuove sfide per la giustizia digitale

Il futuro del diritto sarà sempre più intrecciato con la tecnologia. Già oggi, molte cause vengono gestite in modalità telematica, i documenti vengono firmati digitalmente e le udienze si svolgono da remoto. Ma l’innovazione porta con sé nuove responsabilità: la protezione delle identità digitali e la sicurezza dei sistemi informatici giudiziari sono temi centrali.

Le leggi devono garantire non solo la tutela dei cittadini, ma anche la trasparenza delle tecnologie utilizzate dallo Stato stesso. La fiducia nel digitale si costruisce con regole chiare e strumenti sicuri.

Il diritto di amare (anche online)

Nel mondo iperconnesso di oggi, l’amore, la tecnologia e la legge si intrecciano in modi impensabili fino a pochi anni fa. La libertà digitale non significa poter fare tutto, ma sapere come farlo nel rispetto degli altri e di sé stessi.

La legge non serve a limitare l’amore, ma a proteggerlo: garantendo che la fiducia, anche quella digitale, non venga mai tradita. In un’epoca in cui ogni relazione passa anche per un dispositivo, imparare a muoversi tra emozione e norma è la nuova forma di maturità.

Perché la vera rivoluzione tecnologica non sarà quella dei robot o degli algoritmi, ma quella della consapevolezza etica e legale con cui sapremo usarli.

Polieco acquista il 100% di The Compound Company

in Economia/Manifatturiero by

Industrie Polieco – M.P.B. S.p.A. (“Industrie Polieco” o la “Società”), società leader nella produzione di sistemi di tubazione e di resine per rivestimento e imballaggio, il cui capitale sociale è per l’85% di titolarità dalla famiglia Tonelli, indirettamente tramite TP Holding S.r.l., e per il 15% dalla società RFLTC – Polieco S.p.A., controllata da RedFish LongTerm Capital S.p.A., annuncia di aver raggiunto un accordo per l’acquisizione del 100% del capitale sociale di The Compound Company B.V. (“The Compound Company”), società olandese specializzata nella produzione di compound tecnici e polimeri graffati.

L’operazione consentirà a Industrie Polieco di integrare nel proprio perimetro una realtà altamente specializzata e performante, con oltre 100 dipendenti e stime al 2025 che prevedono un turnover di circa 60 milioni di euro.

L’acquisizione rappresenta un passaggio decisivo nella strategia di crescita della Società: grazie a The Compound Company, il gruppo estenderà la propria presenza internazionale e rafforzerà la propria offerta tecnologica nel mercato dei prodotti compounding, avvicinandosi al traguardo dei 300 milioni di euro di ricavi consolidati.

«L’ingresso di The Compound Company nel gruppo Polieco è per noi profondamente strategico», commenta Luigi Tonelli, Presidente di Industrie Polieco, «The Compound Company ha sviluppato un prodotto straordinario come Yparex, che rappresenta un’eccellenza nel campo dei compound tecnici, e possiede un team altamente qualificato con una struttura operativa nei Paesi Bassi e in Germania che ci permetterà di accelerare la nostra trasformazione in una vera azienda multinazionale. L’esperienza e le competenze del management olandese e tedesco sono fondamentali per affrontare i mercati internazionali con ambizione e solidità».

The Compound Company è un produttore olandese specializzato in compound e additivi polimerici ad alte prestazioni per numerosi settori industriali, tra cui spiccano l’imballaggio, l’automotive, il medicale, il fotovoltaico e l’edilizia. La società è nota per lo sviluppo di soluzioni personalizzate, che si traducono nei suoi brand di punta, tra cui Yparex (resine adesive estrudibili) ed EcoForte (compound termoplastici performanti). L’offerta di The Compound Company include servizi di toll compounding, ossia lavorazioni per conto di terzi in cui la società miscela polimeri di base con additivi secondo le istruzioni specifiche richieste per creare materiali plastici personalizzati. Innovazione a 360 gradi, anche mediante la collaborazione con altre realtà all’avanguardia. Flessibilità e sostenibilità sono al centro della vision dell’azienda, che possiede impianti produttivi nei Paesi Bassi e in Germania.

Industrie Polieco rafforza la propria presenza internazionale

The Compound Company integrerà nel gruppo Industrie Polieco un portafoglio di compound ad alte prestazioni, tra cui spicca il marchio Yparex, riconosciuto a livello internazionale per versatilità e qualità tecnica. L’integrazione di queste soluzioni rappresenterà un significativo rafforzamento delle competenze del gruppo nell’innovazione dei materiali, ampliando l’offerta destinata ai settori più esigenti. L’operazione consentirà inoltre di sviluppare sinergie industriali, operative e commerciali: le capacità produttive dei Paesi Bassi e della Germania andranno a completare e potenziare la rete esistente di Industrie Polieco, migliorando l’efficienza complessiva e ottimizzando scala, R&D, acquisti, vendite e logistica. Inoltre, la presenza di una struttura societaria e operativa nei Paesi Bassi e in Germania rappresenterà un passo ulteriore nella strategia di multinazionalizzazione della Società e creerà una piattaforma solida per future espansioni. L’apporto dei risultati attesi da The Compound Company contribuirà in modo sostanziale al percorso di crescita di Industrie Polieco, supportando il raggiungimento dell’obiettivo di superare i 300 milioni di euro di ricavi consolidati e rafforzando ulteriormente la posizione del gruppo tra i principali player europei nel settore dei materiali plastici avanzati.

L’operazione di acquisizione è ancora soggetta al completamento del processo di consultazione con il comitato aziendale di The Compound Company, in conformità con la legge olandese sui comitati aziendali.

Di Natale nuovo coordinatore di Confindustria Garda-Valsabbia

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Eventi by

Luca Duthion Di Natale (Di Natale-Bertelli Spa) è il nuovo coordinatore della zona Valsabbia-Lago di Garda di Confindustria Brescia (conta 138 aziende e 5.664 dipendenti) per il quadriennio 2025-2029; l’imprenditore succede nel ruolo ad Alessandro Ferrari. L’elezione è avvenuta durante l’assemblea tenuta lo scorso lunedì nella sede di Cameo Spa a Desenzano del Garda.

Tra gli altri interventi, durante la serata, anche quello del presidente di Confindustria Brescia, Paolo Streparava, che ha illustrato le principali linee di mandato per il quadriennio.

Insieme a Di Natale, è stato eletto anche il vice coordinatore: si tratta di Davide Merzari (Archimedia srl). Completano la squadra 11 delegati: si tratta di Sergio Berardi (Fonti di Vallio Srl), Dario Bosetti (Bosetti Srl), Filippo Carli (C.M.C. Srl di Carli Agostino e Figli), Luca Domenighini (S.I.E.M. Srl), Carlo Ebenestelli (Ivars Spa), Mauro Esposto (Goldenfood Srl), Alessandro Ferrari (Phoenix Informatica Srl), Daniela Garzoni (Atpitaly Srl), Fabio Pozzi (Fama International Srl), Rosellina Stagnoli (Lafre Srl) e Angelo Michele Zurillo (Brado Spa).

Si è così concluso il ciclo di assemblee elettive che ha portato al rinnovamento delle sette Zone di Confindustria Brescia.

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Paolo Franceschetti (Slingofer srl) nuovo coordinatore della zona Vallecamonica di Confindustria

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Nomine/Valcamonica/Zone by

Paolo Franceschetti (Slingofer srl) è il nuovo coordinatore della zona Vallecamonica di Confindustria Brescia (conta 75 aziende e 3.372 dipendenti) per il quadriennio 2025-2029; l’imprenditore succede nel ruolo a Giovanni Spatti. L’elezione è avvenuta durante l’assemblea tenuta lo scorso mercoledì al Rizzi Aqua Charme Hotel & Spa di Darfo.

Tra gli altri interventi, durante la serata, anche quello del presidente di Confindustria Brescia, Paolo Streparava, che ha illustrato le principali linee di mandato per il quadriennio.

Insieme a Franceschetti, è stato eletto anche il vice coordinatore: si tratta di Andrea Trentini (F.lli Trentini srl). Completano la squadra 10 delegati: si tratta di Katia Abondio (Fedabo spa), Michela Chini (Elifly International srl), Mario De Lisi (Comisa spa), Vittorio Amedeo Garzoni Di Adorgnano (Sbm – Irfi srl), Federico Foppoli (Edil Cominelli di Foppoli Marco, Federico & C. sas), Diego Pezzotti (Isam srl), Cristian Poma (Viride srl), Marco Puglioli (Vexa srl), Michela Rizzi (C.M.M. F.lli Rizzi spa) ed Emanuel Simoncini (Due Esse Impianti srl).

La prossima e ultima assemblea elettiva è in programma lunedì 24 novembre, e riguarderà la zona Valsabbia – Lago di Garda.

Inflazione, a Brescia leggero calo sul mese

in Economia/Tendenze by
Inflazione, foto generica da Pixabay

Nel mese di ottobre 2025, in base ai dati definitivi della Rilevazione Istat, i prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) registrano una flessione rispetto al mese precedente dello 0,4%, ma un incremento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (variazione tendenziale del +1,1%). La diminuzione rispetto al mese precedente è imputabile principalmente alle divisioni “Servizi ricettivi e di ristorazione” (-1,7%, con la diminuzione dei Servizi di alloggio), alle “Comunicazioni” (-1,4%, con il forte calo degli Apparecchi telefonici e telefax) e alla divisione di spesa “Ricreazione, spettacoli e cultura” (-1,1%, dove incide soprattutto il calo dei Servizi ricreativi e sportivi e dei Pacchetti Vacanza). In aumento, invece, la divisione di spesa “Istruzione” (+0,5%). Stabili le altre voci.

Rispetto a settembre 2024, i principali rialzi riguardano le divisioni dei “Servizi Ricettivi e di Ristorazione” (+3,8%, sostenuti dall’aumento dei Ristoranti e bar), degli “Altri beni e servizi” (+3,0%, in particolare per gli aumenti dei prezzi degli articoli di gioielleria e orologeria) e dei “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+2,1%, con il forte aumento della voce Caffè, tè e cacao). In forte calo la divisione delle “Comunicazioni” (-6,7%, in particolare calano gli Apparecchi telefonici e telefax), seguita dalla divisione dell’“Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-1,1%, con il calo dell’energia elettrica).

L’analisi per tipologia di prodotto mette in evidenza che complessivamente nel mese di ottobre i Beni risultano in lieve calo rispetto al mese precedente (-0,3%). All’interno della tipologia si nascondono però dinamiche differenziate: i beni alimentari risultano stabili (quelli non lavorati in crescita e quelli lavorati in diminuzione) e i beni energetici in diminuzione (soprattutto calano gli energetici regolamentati). Rispetto a settembre 2024, complessivamente i Beni presentano una lieve diminuzione (-0,1%). Scendendo nel dettaglio delle sottocategorie, i beni alimentari sono aumentati (+1,9%, sia i non lavorati che i lavorati), mentre i beni energetici sono fortemente scesi (–4,4%, soprattutto quelli non regolamentati).

I Servizi mostrano un calo congiunturale (-0,6%) e un aumento sostenuto dei prezzi tendenziali (+2,4%, trainato dai Servizi ricreativi e per la cura della persona, dai Servizi relativi all’abitazione). A ottobre il cosiddetto “carrello della spesa” – che comprende i beni alimentari, quelli per la cura della casa e della persona – registra un lieve decremento mensile dello -0,1% e un aumento tendenziale del +1,6%.

Guardando alle tipologie basate sulla frequenza di acquisto, si nota che i prodotti ad alta frequenza aumentano leggermente rispetto a settembre (+0,1%), ma mostrano un aumento significativo su base annua (+2,6%), confermando la pressione sui consumi quotidiani delle famiglie; i prodotti a media frequenza calano nel mese (-1,0%) e aumentano rispetto allo stesso mese del 2024 (+0,5%); infine, i prodotti a bassa frequenza segnano decrementi sia a livello congiunturale che tendenziale (entrambi -0,4%).

La componente di fondo dell’inflazione (core inflation) – che misura l’andamento dei prezzi al netto delle voci più volatili, come energia e alimentari freschi – mostra una riduzione mensile dello -0,4%, ma mantiene un ritmo di crescita positivo rispetto all’anno precedente (+1,7%). Questo indicatore è importante perché riflette le tendenze di fondo dell’inflazione, al di là delle oscillazioni temporanee legate alle materie prime o alla stagionalità.

In un confronto con i dati provvisori nazionali, le variazioni congiunturale e tendenziale per la città di Brescia sono molto vicine al dato nazionale.

Brescia: prezzi in calo
Tasso congiunturale: -0,4%
Tasso tendenziale: +1,1%

Brescia, nel terzo trimestre la produzione manifatturiera cresce leggermente

in Economia/Tendenze by

Nel 3° trimestre dell’anno, l’attività produttiva nel settore manifatturiero bresciano ha evidenziato una nuova (e più intensa) crescita rispetto allo stesso periodo del 2024, pari al +1,4% (tendenziale); la dinamica segue quella più modesta rilevata tra aprile e giugno (+0,3%).

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al 3° trimestre 2025, realizzata su un panel di imprese manifatturiere associate.

In tale contesto, la variazione rispetto al periodo aprile-giugno 2025 (congiunturale) è invece pari a -2,8%: si tratta di un’evoluzione giustificata, in particolare, dalla consueta chiusura della maggior parte degli stabilimenti nei mesi estivi, all’interno di uno scenario che, nonostante i perduranti elementi di incertezza, offre alcuni elementi di cauto ottimismo, a partire dalla stabilizzazione dei prezzi degli input energetici. A seguito delle evoluzioni sopra indicate, il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2025, è pari a +0,2%.

“Il miglioramento delle condizioni operative nel settore industriale locale trova riscontro nell’indice PMI manifatturiero globale che, nella media del trimestre in questione, si è attestato in area espansiva (50,4), sui livelli più elevati da oltre un anno – commenta Paolo Streparava, presidente di Confindustria Brescia –. In generale, il quadro di fondo risulta ancora complicato da decifrare: la politica protezionistica USA, la svalutazione del dollaro e le oramai endemiche difficoltà in Europa, sempre più irrilevante nello scacchiere mondiale, specialmente in Germania, primo mercato di destinazione del nostro export, fungono da fattori di freno per ogni possibile movimento strutturale di accelerazione del made in Brescia. I numeri sulla CIG, seppur si assista ad una sostanziale assenza di tensioni per quanto riguarda il ricorso agli ammortizzatori sociali, segnalano come una fetta non marginale delle realtà manifatturiere del territorio stia affrontando problematiche dal punto di vista di eventi temporanei e transitori o addirittura per ristrutturazioni, riorganizzazioni, riconversioni e crisi aziendali. Anche la manovra finanziaria oggetto di dibattito parlamentare in queste ore preoccupa: appare poco coraggiosa e distante dalle reali necessità del mondo industriale che avrebbe bisogno – soprattutto in questa fase – di fare affidamento su una politica industriale almeno di medio periodo.“

Nel dettaglio:

§  Tra luglio e settembre del 2025 il 24% degli operatori intervistati ha dichiarato una crescita dell’attività rispetto al periodo precedente, a fronte del 33% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti e del 43% che invece ha segnalato una flessione degli stessi.

§  Il fatturato delle imprese ha evidenziato elementi di debolezza: le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 16% delle imprese, rimaste invariate per il 42% e diminuite per il 42%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 18% degli operatori, calate per il 33% e rimaste stabili per il 49%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 16%, diminuite per il 31% e rimaste invariate per il 52% del campione.

§  I costi di acquisto delle materie prime sono rilevati in crescita dal 21% delle imprese, con un incremento medio pari allo 0,8%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 12% degli operatori, per una variazione complessiva pari a +0,7%. Le recenti evoluzioni dei prezzi delle commodity e dei semilavorati utilizzati nei processi industriali confermano la fase di assestamento degli stessi, su livelli storicamente elevati e ampiamente superiori al pre-Covid.

§  Anche nel trimestre estivo, la bassa domanda proveniente dai mercati domestici e internazionali è stata indicata come il principale fattore di freno alla produzione: ciò ha riguardato il 45% delle realtà intervistate, una quota tuttavia in diminuzione rispetto al 50% riscontrato nel trimestre precedente e al 49% rilevato l’anno scorso. Il secondo elemento maggiormente denunciato dalle aziende (molto distanziato) riguarda la scarsità di manodopera (13%, ai massimi dal 2023): ciò dimostra che il mismatch nel mercato del lavoro ha oramai assunto tratti strutturali e, per certi versi, irreversibili.

§  L’utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni (Ordinaria e Straordinaria) ha complessivamente interessato il 14% delle imprese industriali del territorio, mentre la quota di CIG in rapporto al monte ore lavorabili si è attestata al 2,7%.

§  Le previsioni per i prossimi mesi sono moderatamente positive, andando a indicare una possibile prosecuzione (anche se non particolarmente intensa) del movimento di recupero del Made in Brescia. Il saldo netto tra operatori ottimisti e pessimisti è di poco superiore allo zero (+11%), a fronte della maggioranza assoluta degli intervistati (63%) che propende per la sostanziale stabilità dei volumi di produzione.

§  Lo scenario in cui le imprese saranno chiamate a lavorare sarà complesso: la ripresa della domanda (interna ed esterna) non sembra manifestarsi con particolare vigore, mentre le imprese collegate direttamente o indirettamente al mercato USA (pari al 68% secondo una prudenziale stima effettuata la scorsa estate dal Centro Studi di Confindustria Brescia) faranno i conti con i dazi messi in campo dall’amministrazione Trump. Altri elementi di preoccupazione vanno poi ricercati, fra l’altro, nel green deal europeo (che rischia di compromettere seriamente la competitiva di intere e rilevanti filiere produttive) e nell’elevato differenziale fra il costo dell’energia pagato dalle imprese italiane rispetto a quello rilevato nei principali mercati europei.

§  In tale contesto, i settori maggiormente orientati alla crescita sarebbero alimentare, chimico, gomma e plastica e, in misura minore, meccanica e metallurgia. Per contro, prevarrebbe il pessimo fra gli operatori del legno e minerali non metalliferi e del sistema moda.

§  Qualche buona notizia è attesa arrivare dagli ordini da parte mercati esteri, a fronte di una sostanziale stabilità di quelli interni: quelli provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 20% delle aziende, stabili dal 63% e in calo dal 17%. Quelli formulati dagli operatori comunitari, sono dichiarati in aumento dal 20% delle imprese, invariati per il 66% e in flessione dal 14%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 20%, stabili per il 68% e in contrazione per il 12%.

§  I giorni di produzione assicurata rilevati nel trimestre ammontano mediamente a 73, riflettendo una significativa dispersione fra i settori e le classi dimensionali analizzate. La recente evoluzione di tale indicatore confermerebbe il progressivo miglioramento delle aspettative degli operatori, dopo i minimi storici rilevati alla fine del 2023.

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