In questi mesi la Flat tax è stata al centro del dibattito politico. Anzi, questo tema è regolarmente presente nelle prime pagine dei quotidiani nazionali fin dall’ultima campagna elettorale nazionale, suscitando le più diverse reazioni. Non solo è presente sui quotidiani, ma gli stessi clienti Metatasse domandano quotidianamente chi può beneficiare della flat tax, unitamente al dubbio che attanaglia i più: “quanto è verosimile che la flat tax così pensata possa rimanere invariata e non subire alterazioni al susseguirsi delle diverse forze politiche al governo?”
Ma cos’è nel concreto la Flat Tax?
Cos’è la Flat Tax? Il significato
Come spiega il team di Metatasse, con il termine Flat Tax in generale non ci si rivolge a nessuna particolare legge e a nessun regime fiscale in essere. La Flat Tax è semplicemente una tassa piatta, ovvero un sistema fiscale che, anziché basarsi su un’aliquota variabile, si poggia su un’aliquota fissa, al netto di eventuali detrazioni o deduzioni fiscali. Adottare una Flat Tax significa quindi appiattire la tipica progressività dell’imposta, con i contribuenti che di conseguenza versano la medesima percentuale del proprio reddito, a prescindere dal reale guadagno. Non ci sono dubbi: per molti imprenditori la Flat Tax rappresenta un regime fiscale assolutamente vantaggioso. Ma, come sottolineano gli esperti di Metatasse, questa non rappresenta sempre la soluzione migliore. Non solo, a differenza della programmazione fiscale proposta dal Metodo Meta, la flat tax potrebbe subire alterazioni dovute alla successione dei diversi governi.
La Flat Tax in Italia, oggi
Attualmente in Italia la Flat Tax si applica in due casi. Da una parte c’è il regime forfettario, ovvero l’unico regime fiscale agevolato attualmente disponibile nel nostro Paese, che dà la possibilità alle partite Iva di avere un’aliquota fissa – per l’appunto, una soglia piatta – al 15% dell’imponibile, peraltro ridotta al 5% durante i primi 5 anni di avvio dell’attività. Il regime forfettario di fatto è andato a sostituire i diversi regimi agevolati precedentemente presenti in Italia, dagli “ex-minimi” in poi. Va sottolineato che il bacino dei forfettari, proprio per effetto di una modifica del Governo Meloni, in questo 2023 si è allargato: il tetto massimo entro il quale è possibile rientrare in questo regime e quindi approfittare della Flat Tax è infatti stato portato da 65.000 euro di ricavi annui a 85.000 euro.
Chi contatta Metatasse chiede spesso quale sia la strategia migliore se ad esempio l’impresa deve assumere un nuovo dipendente o se vede aumentare il fatturato drasticamente. Tutte situazioni positive, ma che richiedono attenzione dal punto di vista fiscale.
L’unica strada, come spiegano i professionisti Metatasse è la programmazione fiscale che messa in pratica permette di avere una proiezione sul futuro fiscale serena.
Quando conviene il regime forfettario, e quando no
Si capisce quindi che, per ora, quando si parla di Flat Tax in Italia si pensa soprattutto al regime forfettario per le partite IVA con ricavi entro gli 85.000 euro. E di certo sono tanti i professionisti italiani che possono trovare questo regime agevolato estremamente conveniente. Ma è sempre così? Non proprio: come sottolineano gli esperti di Metatasse, nonostante l’aumento della soglia massima del ricavo annuo, il regime agevolato non è automaticamente il migliore per qualsiasi professionista. Come è noto, infatti, aderire alla Flat Tax significa rinunciare alla possibilità di dedurre i costi sostenuti, con il reddito imponibile che risulta sempre e comunque – esclusivamente – dal totale del fatturato in rapporto con il coefficiente di redditività di riferimento. In questo scenario i consulenti di Metatasse evidenziano l’importanza di valutare sia le spese normalmente sostenute per lo svolgimento dell’attività, sia la propria situazione personale e familiare, con le relative detrazioni Irpef disponibili. In certi casi ci si può accorgere di come una Flat Tax al 15%, senza la possibilità di effettuare delle detrazioni, possa essere decisamente svantaggiosa!