Nel 2021 il mercato del lavoro bresciano ha mostrato generalizzati segnali di ripresa, dopo l’indebolimento riscontrato nel 2020 in occasione della pandemia da Covid-19. Gli occupati complessivi evidenziano una crescita dell’1,5% sul 2020, attestandosi a 542 mila. Tale dinamica vede il contributo positivo della componente femminile (+2,1%) e, in misura relativamente minore, di quella maschile (+1,1%). Questa evoluzione si spiega anche con il fatto che l’occupazione delle donne veniva da un anno 2020 particolarmente penalizzante (-5,1% sul 2019, a fronte di un -2,3% per quanto riguarda i maschi).
A evidenziarlo sono i dati ISTAT elaborati dal Centro Studi di Confindustria Brescia. L’evoluzione dell’occupazione nel territorio bresciano risulta più intensa di quanto rilevato in Lombardia (+0,4%) e in Italia (+0,8%), a certificazione di un sistema economico che nel 2021 ha saputo cogliere la spinta della ripresa dopo la recessione del 2020.
A seguito di tali dinamiche, il tasso di occupazione (15-64 anni) misurato a Brescia e provincia nel 2021 è pari al 65,7%, ancora al di sotto dei livelli pre-Covid (67,3% nel 2019).
“Questi dati evidenziano sempre più la grande richiesta delle nostre aziende di alcune figure e competenze che faticano ad emergere nell’attuale scenario – commenta Roberto Zini, Vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Welfare e Relazioni Industriali –. Dovremo continuare a lavorare in questa direzione, ma non solo. Dall’altro lato, infatti, è sempre più centrale il tema della valorizzazione delle risorse umane nelle imprese, in particolare dopo la pandemia. Oggi i lavoratori cercano all’interno dell’azienda non solo una soddisfazione reddituale, ma anche una realizzazione personale e un corretto punto di equilibrio tra vita e lavoro. Non a caso, sempre più spesso si parla del fenomeno “big quit”, la crescita di dimissioni su base volontaria. Su questo, come Associazione, stiamo riflettendo da tempo, lavorando con l’area Risorse Umane per coniugare il rispetto del già citato equilibrio vita-lavoro e la valorizzazione delle risorse.”
Nel 2021 il numero di persone in cerca di occupazione a Brescia è salito a 28 mila, contro i 24 mila rilevati nel 2020, quando erano calati di circa 3 mila unità sul 2019. Tale movimento, apparentemente controintuitivo, trova spiegazione nella maggiore vivacità del mercato del lavoro nel 2021, in contrapposizione alla minore fiducia riscontrata nel 2020, che aveva determinato l’uscita di persone dal mercato del lavoro e la loro entrata nella categoria dei cosiddetti “inattivi”.
Il tasso di disoccupazione complessivo si è così attestato al 4,9%, in aumento rispetto al 4,4% del 2020 e al 4,7% nel 2019. Tale indice è pari al 3,9% per i maschi e al 6,3% per le femmine. Esso risulta più basso della Lombardia (5,9%) e dell’Italia (9,5%).
Come anticipato, il tasso di inattività – che misura la quota di coloro che non lavorano e non cercano attivamente lavoro rispetto al totale della popolazione – nel 2021 ha subito una contrazione, passando dal 31,9% del 2020 al 30,8%.
Sul versante dei profili maggiormente richiesti nel mercato del lavoro bresciano – secondo le elaborazioni del Centro Studi di Confindustria Brescia effettuate dalla piattaforma WollyBi che monitora gli annunci di lavoro online rilevati nel territorio –, nel 2021 le domande di lavoro formulate dalle imprese bresciane hanno riguardato prevalentemente le macro categorie dei tecnici (19,9% degli annunci complessivi), degli artigiani e operai specializzati (18,2%), delle professioni tecniche e scientifiche (15,5%) e delle professioni non qualificate (15,1%). Più nel dettaglio, la top 5 dei profili più ricercati vede al primo posto gli addetti allo spostamento e alla spedizione dei materiali o delle merci (5,6% della domanda complessiva), seguiti dagli addetti alle pulizie in uffici, esercizi alberghieri ed altri esercizi (4,2%), dai modellatori e tracciatori meccanici di macchine utensili (4,2%), dai disegnatori industriali (3,8%) e dal personale non qualificato non classificato altrove (3,7%).
Va infine segnalato lo sgonfiamento della Cassa Integrazione Guadagni, che tuttavia rimane su livelli più elevati rispetto a quanto riscontrato prima della pandemia. Le ore complessivamente autorizzate in provincia di Brescia nel 2021, rispetto al 2020, sono diminuite del 56% (da 92,7 a 40,8 milioni), con un calo della componente ordinaria del 71% (da 72,2 a 21,1 milioni), a cui si contrappone un aumento di quella straordinaria (+215%, da 3,0 e 9,4 milioni). Il confronto con il 2019 evidenzia ancora una salita (+485%, da 7,0 a 40,8 milioni). A livello settoriale, nell’industria, le ore complessivamente autorizzate sono scese del 59% (da 69,0 a 28,1 milioni), nell’edilizia sono diminuite dell’84% (da 6,0 milioni a 980 mila), nel commercio del 32% (da 17,2 a 11,7 milioni). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che nel 2021 le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano state poco meno di 9 mila, contro le oltre 20 mila del 2020 e le millecinquecento del 2019.
NOTA
La Rilevazione Istat sulle forze di lavoro ha subito nel corso del 2021 due cambiamenti importanti. La prima novità è dovuta all’entrata in vigore del Regolamento europeo (UE) 2019/1700, che ha comportato modifiche definitorie e di questionario al fine di migliorare il grado di armonizzazione delle statistiche prodotte dai diversi Paesi dell’Unione Europea. Il secondo cambiamento consiste nell’introduzione di nuove stime della popolazione di individui e famiglie con l’obiettivo di migliorare la qualità delle statistiche demografiche. Le nuove modifiche metodologiche cambiano notevolmente la lettura del mercato del lavoro. I dati appena usciti risultano non confrontabili con la vecchia serie storica e la nuova serie (elaborata con la nuova metodologia) sarà resa disponibile da Istat in un secondo momento