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Settembre 2019 - page 2

Come fare business in Cina? | INNOVATION CLUB

in Economia/Evidenza/Export/Innovation club/Rubriche by
Cina, foto generica da Pixabay

L’ECONOMIA CINESE – INDUSTRIA E MANIFATTURA 

L’industria e l’edilizia compongono il 46,7% del PIL cinese. La IHS Global Insight ha stimato che  il 19,8% della produzione manifatturiera mondiale proveniva della Cina, divenendo il leader nella produzione industriale e sorpassando gli Stati Uniti, i quali avevano tenuto questo primato da 110 anni. Sin dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, lo sviluppo industriale è da sempre stato al centro dell’attenzione nei programmi economici del Partito Comunista Cinese. Fra i vari settori industriali, la costruzione di macchinari e la metallurgia hanno ricevuto la maggior attenzione. Questi ultimi oggi compongono il 20-30% del totale valore del gettito industriale del paese. Tuttavia questi settori hanno sofferto una carenza nell’innovazione dovuta ad un sistema che ha premiato l’incremento della produzione sopra ogni cosa, a discapito di sofisticazione, qualità e varietà. Perciò oggi giorno, nonostante l’enorme settore metallurgico, sono ancora carenti le produzioni di acciai speciali. La crescita della manifattura ha avuto una media del 10%, sorpassando gli altri settori dell’economia. Numerose compagnie nell’industria pesante rimangono sotto il controllo statale, per via della loro importanza strategica. La manifattura leggera e la produzione di beni di consumo e di lusso sono generalmente e sempre più nelle mani dei privati.

Fra le industrie principali vi sono le industrie minerarie e quelle di alluminio, carbone, macchinari, armi, tessili, abbigliamento, petrolio, cemento, fertilizzanti, industria alimentare, automobili, macchinari per il trasporto tra cui locomotive e binari, navi ed aeroplani. A questi si aggiungono quelle di altri beni di consumo quali calzature, giocattoli, elettrodomestici ed il settore tecnologico quali telecomunicazioni e tecnologie per l’informatica. L’industria chimica copre un ruolo importante a livello globale, essendo il paese leader nella produzione di fertilizzanti, plastiche e fibre sintetiche. Dal 2000 il Paese è fra le mete preferite per la ricollocazione della produzione manifatturiera, per via della conveniente manodopera e del posizionamento della Cina come piattaforma per l’export globale. Tuttavia dato l’innalzamento del tenore della vita, il rinvigorimento dei regolamenti ambientali e del lavoro e soprattutto l’innalzamento dei salari, le considerazioni per il ricollocamento si basano sempre meno sulla convenienza della manodopera rispetto al periodo iniziale dell’industrializzazione cinese.

L’ECONOMIA CINESE – SERVIZI

La Strada di Nanchino, la via commerciale più famosa e più trafficata di Shanghai.
Il settore dei servizi cinese si classificava terzo al mondo per prodotto nominale, dopo Stati Uniti e Giappone, mentre per PPA già negli anni scorsi si classificava secondo dopo gli Stati Uniti. Nel 2010 Il settore dei servizi componeva il 43% del PIL cinese, secondo per pochi punti al settore manifatturiero e dell’edilizia combinati. Tale rapporto è tuttavia ancora basso rispetto a quello dei paesi più sviluppati.

Prima delle riforme economiche del 1978, il settore dei servizi cinese era caratterizzato da aziende statali, con controlli sui prezzi e razionamento dei servizi prodotti. Con le riforme vennero introdotti mercati privati, il settore commerciale e fu dato spazio al ruolo degli imprenditori. I settori della vendita al dettaglio e vendita all’ingrosso si svilupparono rapidamente, negli anni facendo nascere numerosi centri commerciali, negozi. Così fu rapida la nascita di ristoranti, alberghi, vendita articoli e beni secondari e numerose piccole e medie imprese in proprio. L’amministrazione pubblica rimane tuttora una forte componente del settore dei servizi, mentre il turismo, sia per turisti cinesi che stranieri, sta crescendo rapidamente ed è una fonte di valute estere.

L’ECONOMIA CINESE – AGRICOLTURA

Secondo la Banca Mondiale, nel 2011 l’agricoltura componeva il 10% del PIL cinese. Nel 1983 tale figura era al 33%, mostrando una radicale trasformazione nell’economia cinese. Secondo le statistiche della FAO la Cina è il produttore e consumatore di prodotti agricoli più grande al mondo, primo nella produzione di riso e grano. Inoltre la Cina è fra i principali produttori di mais, tabacco, soia, patate, sorgo, arachidi, tè, orzo. Altre produzioni non alimentari quali cotone, fibre, seta ed olio di semi formano una piccola componente delle esportazioni agricole della Cina. La resa è generalmente alta, dato l’utilizzo di coltivazioni intensive. La Cina possiede solo il 75% delle terre coltivabili degli Stati Uniti, tuttavia ha una produzione agricola del 30% superiore a quest’ultimo paese. Produzione di grano dal 1961 al 2004. Stime tratte dalla FAO. Asse Y: produzione in tonnellate metriche.
Secondo stime delle Nazioni Unite, nel 2003 la Cina ha sfamato il 20% della popolazione mondiale, con solo il 7% delle terre arabili al mondo. A causa della geografia della Cina, solo il 15% del territorio cinese è adatto all’agricoltura. Di questo, la metà non è irrigata ed il rimanente è diviso tra risaie ed aree irrigate. Ciononostante circa il 50% dei cinesi vive in queste aree, un’alta percentuale dei quali lavora in agricoltura. Le stime nazionali indicano una popolazione rurale tra i 600 e i 700 milioni di abitanti, stima esatta difficile da ottenere dato che numerosi cittadini cinesi sono tuttora registrati in regioni rurali ma da tempo si sono trasferiti in centri urbani. Di questi circa la metà lavora nell’agricoltura, mentre il rimanente ha trovato lavoro in industria leggera o servizi a livello locale.

L’allevamento costituisce la seconda più importante componente della produzione agricola. La Cina è leader mondiale nella produzione suina, di pollame e di uova e dispone di notevoli allevamenti bovini ed ovini. L’acquacoltura e la itticoltura rappresentano settori tradizionali da tempo presenti nel settore agricolo del paese, per far fronte all’insufficienza delle risorse marine presenti nei mari della Cina. Nella regione del tibet è sviluppato l’allevamento dello yak, dai cui si ricavano pellame, latte e carne. In seguito alla crescita demografica ed agricola del paese, molte risorse forestiere sono andate perdute. Vi sono stati numero interventi di riforestazione a livello nazionale, tuttavia questi non si sono rivelati pienamente efficaci ed il Paese tuttora fa fronte ad un grave problema di deforestazione.[44] Le foreste principali si trovano sulle montagne Qin, nelle regioni centrali e nell’altopiano dello Sichuan e Yunnan, data la difficoltà nell’accedere a queste regioni. La maggior parte della produzione di legna del paese proviene dalle province del nord-est del Helongjiang e Jilin, e centrali ed meridionali del Sichuan e Yunnan.

Le province Occidentali quali il Tibet, lo Xinjiang e il Qinghai, nonostante la vasta estensione territoriale, hanno una produzione agricola bassissima data la natura geografica di queste regioni. Nelle regioni meridionali la produzione di riso domina l’agricoltura, spesso con due rese annue. Nel nord del Paese domina invece la produzione del grano, mentre nelle regioni centrali le produzioni di riso e di grano sono generalmente alla pari. La soia ed il frumento sono per la maggior parte prodotti al nord ed al centro, mentre il cotone è coltivato intensivamente nelle regioni centrali.

WOFE – WHOLLY FOREIGN OWNED ENTERPRISE

Una Wholly Foreign Owned Enterprise (WFOE) è, in Cina, un mezzo di investimento per creare unità produttive o commerciali in territorio cinese. La WFOE si configura in diverse tipologie di cui la più popolare è la società a responsabilità limitata (Limited Liability Companies – LLC). Come indicato dal nome stesso di questa entità giuridica, la WOFE, chiamata anche WFOE, è controllata al 100% da un investitore straniero.

A differenza di altri tipi di investimento previsti dalla legislatura nazionale, la caratteristica della WFOE è il fatto che non sia richiesta la presenza di un soggetto cinese in quanto sono di proprietà interamente straniera. Questo può risultare, per un’impresa estera interessata ad entrare nel mercato cinese, in un maggiore controllo sulla venture, evitando i problemi tipici di una joint venture: negoziazioni contrattuali, conflitti potenziali con l’altro partner nella venture, obbligo di condivisione di talune scelte strategiche.

Si ricorre spesso alle WFOE per produrre in Cina un prodotto straniero, per poi esportarlo in un altro paese. Infatti, una WFOE non ha la possibilità di distribuire i prodotti in Cina, sebbene sia stata recentemente una variante (Foreign Invested Commercial Enterprise) che ne ha invece la possibilità.

Il vantaggio principale di una WOFE è che, a differenza di altri strumenti come l’Ufficio di Rappresentanza o l’Ufficio Vendite, consente di operare e generare profitti in Cina. Una WOFE può infatti emettere i fapiao (fatture Cinesi), consentendo quindi all’azienda di svolgere attività produttive vere e proprie a non solo di marketing.

Inoltre, la WOFE garantisce all’investitore straniero diritti quasi uguali a quelli di un imprenditore Cinese.

Se gli investitori optano per una WOFE a responsabilità limitata (LLC), questi saranno responsabili solo per i capitali investiti. Grazie all’adesione alla World Trade Organization (WTO), la WOFE può operare anche come negozio al dettaglio o società commerciale.

D’altra parte, costituire una WFOE significa addentrarsi nel mercato cinese rinunciando ad appoggi più sicuri, come può essere un partner in una joint venture. Di conseguenza, la WFOE può faticare a creare un tessuto di guanxi, cioè “relazioni” personali con l’apparato burocratico e i soggetti del mercato, relazioni che in Cina sono molto importanti per portare avanti un’impresa.

Le tempistiche per la creazione di una WOFE possono anche richiedere 1/2 mesi, nella migliore delle ipotesi, e richiedono la presentazione della documentazione richiesta presso diversi organi competenti. La procedura è piuttosto macchinosa e molta della documentazione deve essere presentata in lingua Cinese. Solitamente le aziende straniere si appoggiano a società specializzate che si occupano di tutta la procedura burocratica per aprire una WOFE in Cina.

In alcuni settori è vietata la costituzione di WFOE. In questi casi, peraltro limitati, si ricorre di solito all’alternativa della joint venture con un partner locale.

La procedura  per aprire una società (WFOE) in Cina comprende 8 passi:

1. Individuare un’agenzia o uno studio legale che ti aiuti e consigli durante il processo di formazione e gestione della società;

2. Scegliere il Business Scope in cui intendi operare e determina se è incentivato, ristretto o proibito agli stranieri;

3. Verificare che tutti i soci abbiano l’approvazione per possedere azioni di una società cinese;

4. Preparare tutti i documenti necessari per avere le approvazioni governative:

Il nome della società, in cinese, che intendi utilizzare;

La lista dei soci (o delle società) controllanti;

La struttura manageriale;

L’indirizzo legale della società;

Il numero, cittadinanza, salario e benefit degli impiegati;

Il capitale registrato;

Uno studio di fattibilità.

5. Richiedere l’approvazione finale alle autorità competenti;

6. Ottienere la business license dalle autorità;

7. Aprire il conto e depositare il capitale registrato.

Vuoi più informazioni. Contattaci info@innovationclub.it.

Imprese agricole Under 35, in Lombardia ne nasce uno al giorno

in Agricoltura e allevamento/Economia/Tendenze by

Sono 288 le nuove imprese agricole condotte da under 35 nate in Lombardia nei primi sei mesi del 2019, in pratica più di una al giorno. È quanto emerge da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi e della Coldiretti regionale su dati delle imprese a giugno 2019, diffusa in occasione della consegna degli Oscar Green Lombardia, i premi all’innovazione giovane nelle campagne assegnati ogni anno dalla Coldiretti.

In totale sono 3.368 le imprese giovani nelle campagne lombarde, in aumento dell’1,5% rispetto al giugno dello scorso anno. A livello provinciale i territori che ne registrano la maggior presenza sono Brescia con 699, Bergamo con 483 e Pavia 459. A seguire Mantova con 321, Sondrio con 296, Como 240, Milano 228, Cremona 225, Varese 161, Lecco 128, Lodi 65, Monza 63.

“Oggi le aziende agricole sono in mano a ragazzi sempre più preparati – spiega Giovanni Benedetti, direttore di Coldiretti Lombardia e membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi – La maggior parte di loro ha conseguito titoli specifici (perito agrario, agrotecnico, scienze agrarie, viticoltura ed enologia), ma non mancano ragazzi e ragazze che, nonostante gli studi non agricoli, hanno scelto la terra per il loro futuro. Accanto ai comparti tradizionali come l’allevamento e la coltivazione di cereali, i nuovi imprenditori agricoli puntano su settori legati al verde, alla salute e al benessere, come ortaggi, frutta, piante aromatiche e miele”.

Tra i giovani crescono di più le donne. Delle oltre 3.300 imprese agricole giovani attive in Lombardia, quasi 1 su 4 (il 22%) ha come titolare una donna. In particolare le aziende a guida rosa sono 746, con una crescita del +1,9% in un anno, a fronte delle 2.622 maschili cresciute dell’1,4% rispetto a giugno 2018.

I principali settori in Lombardia per presenza di imprese giovani. Accanto alle attività miste, tra i settori specifici preferiti dai giovani agricoltori lombardi troviamo: bovini da latte rimo con 280 attività, l’uva con 240, i cereali con 216, gli ovini e i caprini con 209 imprese, gli ortaggi con 193, l’apicoltura con 112, i frutti di bosco e in guscio con 107 e i cavalli con 93.

I settori in cui si specializzano i giovani in Lombardia rispetto ai giovani italiani. I giovani lombardi rappresentano il 6% del totale nazionale delle imprese agricole giovanili, con 3.368 imprese su 54.936. Più alta la quota sul totale nazionale per il riso, col 40% delle imprese nazionali. Seguono i cavalli (30%), l’allevamento di altri animali (16%), piante tessili, silvicoltura e pollame (15%). Da segnalare anche la riproduzione di piante col 13%, l’apicoltura col 12% e la coltivazione di spezie e piante aromatiche intorno al 10%.

Oltre ai giovani, le imprese agricole in Lombardia per provincia. Sono 45 mila le imprese agricole in Lombardia. Prima per numero di attività è Brescia con circa 10 mila, poi Mantova con 8 mila, Pavia con 6 mila, Bergamo con 5 mila, Cremona e Milano con quasi 4 mila. A Sondrio ci sono più di 2 mila imprese, a Como 2 mila, a Varese quasi 2 mila imprese mentre a Lecco e Lodi se ne contano oltre mille.

Le imprese agricole giovani in Lombardia a giugno 2019

Provincia Nuove iscrizioni aziende agricole under 35

gennaio – giugno 2019

Totale aziende under 35

giugno 2019

Bergamo 42 483
Brescia 72 699
Como 21 240
Cremona 10 225
Lecco 18 128
Lodi 3 65
Mantova 22 321
Milano 18 228
Monza e Brianza 4 63
Pavia 46 459
Sondrio 24 296
Varese 8 161
LOMBARDIA 288 3.368

 

Ecologia, nel Bresciano 2mila imprese e 12mila lavoratori

in Ambiente/Economia/Tendenze by
Ecologia e ambiente, foto generica da Pixabay

Imprese attente all’ambiente, tra mobilità ecologica, pulizia degli edifici e cura del paesaggio ci sono 8 mila imprese a Milano, 18 mila in Lombardia su 80 mila in Italia. Cresce il settore a Milano, +3% in un anno e + 20% in cinque, in Lombardia +2,4% e + 18,4% e in Italia con +1,5% e +12,2%. Circa una impresa su cinque del settore nel Paese si trova in regione. Sono 80 mila gli addetti milanesi, 137 mila lombardi su un totale nazionale di 532 mila, circa uno su tre si concentra nella regione. Anche il fatturato di 2 miliardi rispetto ai 5 miliardi lombardi e i 17 nazionali, è quasi un terzo in regione. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del registro delle imprese al secondo trimestre 2019, 2018 e 2014.

Per provincia in Lombardia. A Milano ci sono circa 8 mila imprese (+20% in cinque anni), a Varese, Monza e Brescia quasi duemila (+11%, +21%, +15%), oltre mille a Bergamo e Como (+25% e +28%). A Milano sono circa 80 mila gli addetti, a Monza 14 mila, a Brescia 12 mila, a Bergamo 9 mila, a Varese 5 mila.

Per provincia in Italia. Prima Milano con 8 mila imprese (+20% in cinque anni), seguita da Roma con 6 mila (+14%), Torino con 4 mila (+10%), Napoli con 3 mila (+24%). Con circa 2 mila sono: Bologna (+8%), Firenze (+13%), Monza (+21%), Genova (+6%), Varese (+11%), Brescia (+15%).

Elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati del registro delle imprese 2018, 2017 e 2013

 

30.92.1 Fabbricazione e montaggio di biciclette (compresi parti e accessori)
30.92.2 Fabbricazione di parti ed accessori per biciclette
46.49.4 Commercio all’ingrosso di articoli sportivi (comprese le biciclette)
47.64.1 Commercio al dettaglio di articoli sportivi, biciclette e articoli per il tempo libero
77.21.01 Noleggio di biciclette
81.2 ATTIVITÀ DI PULIZIA E DISINFESTAZIONE (e sottocategorie)
81.3 Cura e manutenzione del paesaggio compresi parchi, giardini e aiuole

 

La Customer Data Platform per fidelizzare i clienti e vendere sul mercato globale | INNOVATION CLUB

in Economia/Innovazione by

Quando si è iniziato a fare marketing digitale negli scorsi decenni, le aziende e le agenzie di comunicazione si trovavano di fronte al problema di avere informazioni parziali sui clienti. Le possibilità di definizione di un target erano molto limitate. Oggi le aziende possono avere a che fare con moltissimi canali e fonti di dati ed il principale problema è sapere come raccogliere e sfruttare comodamente tutto questo nelle attività di vendita.

La Customer Data Platform è un software gestionale che realizza un database clienti unico persistente e accessibile ad altri sistemi. I dati vengono estratti da più fonti, puliti e combinati per creare un singolo profilo cliente . Questi dati strutturati vengono quindi resi disponibili ad altri sistemi di marketing ed ai processi di vendita. Questa tecnologia si è evoluta da una varietà di processi tra cui la gestione delle campagne multicanale, la gestione dei tag e l’integrazione dei dati. Il valore del mercato mondiale della Customer Data Platform è triplicato considerando gli ultimi 12 mesi. Oggi questa tecnologia fornisce funzioni aggiuntive come l’analisi della misurazione delle prestazioni di marketing, la modellazione predittiva e il marketing dei contenuti.

Queste sono le caratteristiche di una Customer Data Platform:

> Database unificato, persistente per profilo e altri dati del cliente, da qualsiasi fonte interna o esterna;

> Raccolta dati digitali e anonimi sul web spesso legati a un individuo identificabile;

> Funzioni predittive in grado di comprendere il passaggio ottimale con un cliente attraverso sistemi di Intelligenza Artificiale; 

> Integrazione con strumenti di raccolta dati come le survey creando una conversazione breve e mirata per confermare o approfondire semplicemente alcuni aspetti del profilo;

> Accesso da sistemi esterni per supportare le esigenze in termini di gestione delle campagne, analisi di marketing e business intelligence.

Una customer data platform non va confusa con i sistemi CRM che raccolgono i dati del cliente né con gli strumenti di analitica di un website ma è spesso strettamente connessa a tali sistemi. Solo attraverso una Customer Data Platform si può gestire e migliorare costantemente un “funnel di vendita” andando ad identificare per ogni step del processo la migliore iniziativa ed il miglior processo.

Gli scopi di una Customer Data Platform sono molteplici e sono applicabili ad aziende che vendono beni di consumo ma anche a realtà che realizzano prodotti industriali:

> Identificare i profili di lead in Italia ed all’Estero più simili per caratteristiche ai “propri migliori clienti” in modo da ottimizzare le risorse investite nei processi collaborativi;

> Fornire argomenti per il cliente non solo per una singola vendita ma per sviluppare un rapporto di fornitura continuativa perché lo si conosce da più prospettive;

> Reagire tempestivamente alle richieste di mercato analizzando in tempo reale i trend non solo nei “messaggi di vendita” ma realizzando un nuovo mix di prodotti, un nuovo pricing oppure integrando un nuovo servizio;

> Realizzare una strategia di comunicazione più veloce semplificando l’utilizzo dei diversi canali digitali che un’azienda deve gestire spesso diversi a seconda dei contesti di mercato. Ad esempio i social network ed i motori di ricerca presenti in Cina e nel Far East non sono quelli che si usano in Occidente;

> Misurare in modo più preciso le performance di ogni iniziativa commerciale e dei contenuti che vengono scelti;

> Fornire alla rete vendita uno strumento evoluto per migliorare le prestazioni e la qualità del proprio lavoro;

> Avere un feedback concreto non solo sui propri prodotti ma sulle attività di ricerca e sviluppo dando un contributo di spunto e verifica costante attraverso le conversazioni nel mercato.

Per Informazioni: info@innovationclub.it

Crescono le imprese sociali: a Brescia +18% in cinque anni

in Economia/Servizi by
Solidarietà, foto da Pixabay

Continuano a crescere le imprese sociali a Milano, + 3,5% in un anno e + 19% in cinque anni, in Lombardia, +3,1% e +17% e in Italia, +3% e +19%, secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati registro delle imprese al primo trimestre 2019, 2018 e 2014. Sono 12 mila quelle attive in Lombardia nel 2019 su 70 mila in Italia e danno lavoro a 191 mila addetti su 832 mila a livello nazionale. E’ il settore dell’istruzione il più numeroso, 4.825 sedi di impresa in Lombardia e 28 mila in Italia, seguito dall’assistenza sanitaria con rispettivamente 3.671 e 20.247 imprese. Un settore da 32 miliardi in Italia, di cui 8 miliardi concentrati in Lombardia. Sono 4,5 miliardi a Milano e 3,6 miliardi a Roma.

Per imprese sociali in Lombardia prime Milano, Brescia, Bergamo, Varese e Monza. Milano è prima con 4.942 imprese (+3,5% in un anno, +19% in cinque) e 74 mila addetti, + 28% in cinque anni, seguita da Brescia con 1.419 imprese (+3% in un anno e +18% in cinque) e 24 mila addetti, Bergamo con 1.074 imprese (+2% e +14%) e 24 mila addetti, Varese con 1.032 imprese e 14 mila addetti, Monza Brianza con 980 imprese e oltre 11 mila addetti. Lodi con 194 imprese e quasi 3.000 addetti cresce del 14% in cinque anni.

In Italia prime Roma, Milano e Napoli. Sono circa 70 mila le imprese attive in Italia nei settori sociali, crescono del 3% in un anno e del 19% in cinque. Prima è Roma con 6.229 imprese sociali e 87 mila addetti, seguita da Milano (5 mila imprese e 74 mila addetti), Napoli (4 mila imprese e 31 mila addetti). Poi ci sono Torino (3 mila imprese), Palermo, Bari e Catania (2 mila).

Un settore con forte presenza femminile ma pochi giovani. Circa un’impresa su tre tra quelle che operano in Lombardia e Italia è femminile mentre i giovani pesano il 5% circa, circa come le imprese estere.

Acquisto di beni e servizi, la Regione Lombardia nel 2019 ha risparmiato un miliardo di euro

in Economia/Istituzioni/Regione by

“Nel 2019 Regione Lombardia ha già risparmiato oltre un miliardo di euro negli acquisti di beni e servizi per i cittadini con l’aggiudicazione di 125 gare”. I lotti aggiudicati – informa una nota – sono 4.405 per un importo di oltre 7,7 miliardi a base d’asta e un risparmio complessivo di 1,2 Miliardi di euro.

Lo rende noto l’Azienda Regionale per l’Innovazione e gli Acquisti ARIA S.p.A. nata il primo luglio 2019 dalla fusione di ARCA e Lombardia Informatica.

Per esempio, nell’acquisto di farmaci e servizi sanitari sono stati risparmiati oltre 750 milioni di euro mentre l’Information Communication Technology (ICT) ha consentito economie pari a 127 milioni di euro.

“La Lombardia – commenta l’assessore al Bilancio, Finanze e Semplificazione, Davide Caparini – prosegue nella politica di contenimento dei costi e di ottimizzazione degli acquisti per liberare sempre piu’ risorse da destinare al miglioramento dei servizi ai cittadini. Un plauso al management di ARIA che si sta impegnando in questa imponente opera di riorganizzazione ed efficientamento”.

Le Partite Iva pagano troppo poco di tasse? 15 motivi per dire che non è vero

in Economia/Opinioni/Partner/Tasse by
Tasse, foto generica da Pixabay
 Le Partite Iva in Italia pagano poco di tasse? Difficile dare una risposta per tutti, visto che esistono regimi con tassazioni diverse (ordinario, forfettario etc) e che a queste si aggiungono casse previdenziali che chiedono percentuali differenti sui fatturati. Di seguito, però, riteniamo opportuno pubblicare una breve riflessione per punti sul fatto che ci sono numerose condizioni che rendono svantaggioso avere una Partita Iva rispetto a un contratto di lavoro dipendente.

⛔️⛔️⛔️ PARTITE IVA: 15 MOVITI PER CUI SONO SVANTAGGIATE RISPETTO AI DIPENDENTI

1) ⛔️ Un lavoratore autonomo non ha ferie e permessi retribuiti;

2) ⛔️ Un lavoratore autonomo non ha assegni familiari, né ha alcun diritto legato alla paternità (la maternità è solo parzialmente tutelata dallo Stato);

3) ⛔️ Un lavoratore autonomo in caso di malattia non è retribuito (salvo sistemi previdenziali integrativi);

4) ⛔️ Un lavoratore autonomo se non può lavorare per motivi gravi non percepisce reddito (ma mangia lo stesso come tutti);

5) ⛔️ Un lavoratore autonomo non ha 13esima (14esima etc);

6) ⛔️ Un lavoratore autonomo non ha il Tfr;

7) ⛔️ Un lavoratore autonomo non ha buoni pasto e benefit vari come in molte aziende;

8) ⛔️ Un lavoratore autonomo ha ogni anno spese extra relative alla gestione della Partita Iva (commercialista etc);

9) ⛔️ In alcuni regimi fiscali la Partita Iva è obbligata dallo Stato a pagare le tasse in anticipo, su cifre che non ha incassato e forse non incasserà mai;

10) ⛔️ Alle cifre dichiarate, oltre alle tasse, vanno sottratte le casse previdenziali (dal 12 al 27 per cento) per pensioni che saranno più basse dei colleghi dipendenti;

11) ⛔️ Alle cifre dichiarate, spesso vanno sottratti costi vivi legati al lavoro e non detraibili;

12) ⛔️ Siccome il lordo non corrisponde alle entrate reali, il lavoratore autonomo si trova spesso penalizzato nei parametri Isee e si trova a pagare di più dei dipendenti per i servizi base offerti dal pubblico;

13) ⛔️ Nei regimi ordinari la tassazione sulle Partite Iva è tra le più alte del mondo;

14) ⛔️ Non è vero che tutte le partite Iva evadono le tasse;

15) ⛔️ In molti casi avere una Partita Iva non è una scelta.

I distributori automatici a Brescia danno lavoro a ben 84 aziende

in Alimentare/Economia/Tendenze by
Distributori automatici, foto generica da Pixabay

Distributori automatici: pratici, veloci e sempre aperti. Dalle bevande ai gelati, dai prodotti parafarmaceutici ai gadget, sono oltre 6 mila le attività del settore in Italia, tra sedi (3.620) e unità locali (2.676), e crescono del 4,1% in un anno e del 17,7% in cinque, grazie soprattutto all’apertura di nuove unità locali mentre le sedi di impresa restano stabili rispetto al 2018 e aumentano dell’1% dal 2014, passando da 3.588 a 3.620. È quanto emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese al secondo trimestre 2019, 2018 e 2014.

La Lombardia è la prima regione italiana per numero di attività nel settore, con 877 tra sedi di impresa e unità locali (di cui 525 sedi) e un peso del 13,9% sul totale nazionale. Milano ne concentra 353, seguita da Brescia (84, +1,2% in un anno), Bergamo (80, +9,6%) e Monza e Brianza (76, +2,7%). Varese è quinta con 62 attività (+3,3%). In cinque anni in forte crescita Lodi (+30,4%) e Cremona (+26,3%).

La classifica italiana. Roma con 431 attività, 6,8% del totale italiano, Milano con 353 (5,6%) e Torino con 306 (4,9%) sono i primi tre territori per concentrazione, seguiti da Bari, Napoli, Cagliari, Taranto, Genova, Lecce e Firenze. Tra i primi dieci territori, crescono in un anno soprattutto Bari (+13,4%), Taranto (+12%) e Firenze (+8,9%). In cinque anni maggior aumento a Taranto (+211,8%), Bari (+125,2%) e Lecce (+80%).

Secondo, CONFIDA, l’associazione italiana della distribuzione automatica, nell’ultimo anno è cresciuto anche il fatturato del settore (+ 4,7%) che ha sfiorato i 4 miliardi di euro, così come le vending machine installate nel nostro Paese hanno superate le 822 mila unità (822.175, + 1,4%) e le consumazioni si sono attestate a 12 miliardi.

I prodotti piu’ venduti: caffe’ e acqua trainano il settore. Crescono le bibite zero zuccheri, la frutta secca e i prodotti biologici. Il caffè è il prodotto più consumato dell’automatico col 56% delle vendite dell’intero settore che corrispondono a 2,8 miliardi di consumazioni (+1,68%). Seguito dall’acqua (767 mila consumazioni in crescita dello 0,43%) e dalle altre bevande fredde (224 mila consumazioni) dove spicca la crescita delle bevande zero zuccheri (+53%). Per quanto riguarda gli snack che superano le 787 mila consumazioni annue si segnala la crescita del cioccolato (+1,8%), dei croissant (+5,4%) e tra i prodotti freschi i panini / tramezzini (+4,5%) e la frutta (+8,8%). Vero boom negli ultimi anni è quello della frutta secca che anche quest’anno cresce del +12%. Aumentano infine anche le vendite di prodotti nuovi per il vending come le bevande bio (+6%), snack bio (+25%) e quelli gluten free (+15%).

Fotografia industriale: quel ramo dell’arte visiva che sorprende

in Cultura/Economia by
Azienda, foto generica da Pixabay

La fotografia è un comparto articolato, complesso, che si compone di svariati aspetti e tipologie; dalla fotografia di moda, alla fotografia artistica, fino a spaziare in innumerevoli ramificazioni di una stessa attività. Ramificazioni delle quali fa parte anche la fotografia industriale. Una realtà forse poco conosciuta ma che ci regala immagini di alto profilo che reinterpretano luoghi e ambienti diversamente e erroneamente pensati impersonali e scontati.

Talento, esperienza e arte nell’industria

Fotografia industriale è il termine che fa riferimento a a uno specifico comparto della fotografia pubblicitaria, che crea i propri documenti fotografici scegliendo come soggetti edifici, aziende, palazzi, grattacieli, e strutture architettoniche di vario tipo; il risultato è decretato dal grado di esperienza di chi realizza, nell’ambito di questo lavoro, immagini complesse nella loro immediatezza, che richiedono un grande studio di inquadrature, luci, e colori; pur dando un effetto finale di semplicità lineare.

Conoscere attraverso le foto industriali

La fotografia industriale ha come scopo primario quello di valorizzare luoghi caratterizzati da un mood geometrico e asettico, amplificando il valore della prospettiva, e lavorando su una ricerca di soluzioni creative assolutamente uniche; una ricerca che scalda e enfatizza foto che diversamente sarebbero fredde ed impersonali. Un servizio specifico di fotografia industriale può mostrare l’efficacia di un processo produttivo di alto livello, e le performance di ambienti dedicati all’installazione di luoghi lavorativi;  il fotografo industriale e senza dubbio anch’esso un artista, un creativo, che attraverso un processo professionale trasforma le semplici immagini di strutture, case e fabbriche in opere d’arte.

 Il soffio dell’arte nell’architettura civile

Foto che trattano di spazi civili, commerciali, industriali, immagini realizzate da un fotografo industriale che rispecchiano il nostro tempo, e che  ci propongono interni di aziende, industrie, ecc. ecc. luoghi che sono preclusi ai non addetti ai lavori, quindi l’artista diventa anche un promotore di un’informazione visiva industrializzata. ma non per questo meno artistica.  Un progetto sviluppatosi intorno a sé stesso che ha fatto di ogni singola foto una minuziosa descrizione di un mondo a sé. Opere d’arte che vanno controcorrente e animano di unicità luoghi che diversamente sarebbero gli statici testimoni del nostro tempo.

Fotografie industriali: la poesia civile dei muri e degli spazi

La fotografia industriale potrebbe essere scambiata per una mera produttrice di foto fredde e descrittive, chiuse nel recinto di una visione stereotipata delle immagini prodotte a scopo pubblicitario e aziendale. Invece abbiamo molti esempi di fotografia industriale permeata di passione e ricerca del cuore dei luoghi fissati in immagini che diventeranno senza tempo; piccoli frammenti di vita che si infrangono contro l’inesorabile scorrere dei giorni…degli anni, ma che lasciano immutato lo stupore di fronte a tanta bellezza intrinseca. Una foto di un palazzo può emozionare, può colpire e restare indelebile come la foto di un’icona cinematografica o quella del sorriso di nostro figlio in egual misura, dipende da chi ne possiede la paternità.

Imprese e professionisti, bando da 100 milioni con Credito Adesso

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E’ aperto il bando rivolto a imprese e professionisti ‘Credito Adesso’. L’iniziativa di Regione Lombardia e Finlombarda Spa mira a promuovere lo sviluppo di aziende e professionisti lombardi: 100 milioni di euro di finanziamenti (40 milioni da Finlombarda Spa su provvista della Banca europea per gli investimenti – Bei e 60 milioni dalle banche convenzionate) e accesso semplificato per tutte le imprese beneficiarie.

MATTINZOLI: BANDO SEMPLICE E UTILE – “Con questa misura – ha commentato l’assessore allo Sviluppo Economico, Alessandro Mattinzoli – dimostriamo ancora una volta l’attenzione della Regione Lombardia verso le esigenze del nostro tessuto produttivo. Si tratta di un provvedimento che nasce e si sviluppa all’insegna della concretezza e della sburocratizzazione”.

CHI PUO’ FARE DOMANDA – Potranno accedere al bando le pmi (imprese con meno di 250 dipendenti) e le midcap (imprese con piu’ di 250 e meno di 3.000 dipendenti) con sede operativa in Lombardia e minimo due anni di operativita’ nei settori manifatturiero, costruzioni, commercio all’ingrosso, servizi alle imprese, turismo-alloggio. La misura e’ aperta ai liberi professionisti, anche associati, che hanno avviato la propria attivita’ (professionale, tecnica o scientifica) in uno dei comuni della Lombardia. Devono risultare iscritti all’albo o collegio territoriale oppure a un’associazione professionale dell’elenco del Mise.

CARATTERISTICHE DEI FINANZIAMENTI – I finanziamenti, concessi da Finlombarda Spa (40 %) e dagli istituti di credito aderenti (60 %) hanno importo minimo di 18.000 euro e massimo di 750.000 per le pmi, 1,5 milioni per le midcap e 200.000 per i professionisti. I beneficiari possono chiedere anche piu’ finanziamenti a patto che il totale dei finanziamenti ottenuti non superi gli importi massimi previsti.

AGEVOLAZIONE – Ai finanziamenti e’ abbinato un contributo regionale in conto interessi. Per il mantenimento del contributo, sara’ effettuata una verifica a campione sulle spese sostenute. Non sono richieste commissioni, spese di istruttoria e garanzie reali.

ALCUNI DATI – Da gennaio 2017 al primo semestre 2019 Credito Adesso ha gia’ finanziato 381 imprese per un valore di 119,4 milioni di euro.

COME PRESENTARE LA DOMANDA – Le domande di partecipazione possono essere inoltrate solo su www.bandi.servizirl.it  fino a esaurimento delle risorse finanziarie disponibili. E’ possibile scaricare il testo integrale dell’avviso pubblico dalla pagina dedicata a Credito Adesso su www.finlombarda.it.

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