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Teleriscaldamento, dalla Banca europea per gli investimenti 50 milioni ad A2A

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La Banca europea per gli investimenti (BEI) e A2A hanno sottoscritto un contratto di finanziamento per 50 milioni di Euro, con una durata di 15 anni, per la realizzazione di investimenti relativi ai servizi di teleriscaldamento.

Lo scopo del programma di investimenti è l’ampliamento, lo sviluppo e l’ottimizzazione della rete di teleriscaldamento nelle aree metropolitane di Milano, Bergamo e Brescia, nonché la realizzazione di investimenti di efficienza energetica.

L’accordo sottoscritto costituisce un ulteriore consolidamento delle relazioni tra il Gruppo A2A e la BEI e consente alla Società di allungare la durata media del proprio indebitamento a condizioni molto competitive.

La Banca europea per gli investimenti (BEI) è l’istituzione finanziaria di lungo termine dell’Unione europea i cui azionisti sono gli stessi Stati membri. Il suo compito è erogare finanziamenti sul lungo termine per progetti validi al fine di contribuire agli obiettivi politici dell’UE.

Quasi 30 adesioni al giorno per il Comitato Soci Valsabbina

in Banche/Economia/Valsabbina by
Aurelio Bizioli

In meno di due settimane sono arrivate oltre 350 adesioni, da tutta la provincia, con una media di quasi 30 sottoscrizioni al giorno. E’ questo il primo bilancio del neonato Comitato Soci Banca Valsabbina, che lo scorso 13 ottobre si è presentato ufficialmente ai media annunciando la nascita di un sito web (www.comitatosocivalsabbina.it) per raccogliere commenti ed adesioni.

L’obiettivo annunciato dai componenti del direttivo (Aurelio Bizioli, Giorgio Paris, Mariano Rainone e Gino Toffolo) è chiedere la convocazione di un’assemblea ordinaria “programmatica” per discutere del futuro dell’istituto di credito, di alcune scelte strategiche nei rapporti con altre banche e formulare proposte su come porre fine al pesante calo (-75%) di valore subito dal titolo negli ultimi quattro mesi, tutelando così le migliaia di risparmiatori che alla Valsabbina hanno affidato buona parte, e in alcuni casi la totalità, dei propri risparmi. Tra le possibili soluzioni indicate anche la trasformazione di Banca Valsabbina in una Spa ordinaria, in cui i soci determinano le scelte societarie in funzione del capitale sottoscritto: una trasformazione con aspetti positivi e negativi, che – secondo il Comitato – deve essere assunta o respinta dall’Assemblea degli azionisti e non decisa dal Consiglio di Amministrazione.

Attorno a questa proposta di dibattito si sono riuniti in tanti: pensionati con il quantitativo minimo di 200 azioni e imprenditori e risparmiatori con più di 10.000 azioni. Ma anche esponenti delle istituzioni e delle rappresentanze politiche e sindacali (di tutti gli schieramenti) che hanno compilato, ovviamente a titolo individuale, il modulo on line dichiarandosi azionisti e chiedendo al Comitato di rappresentare le loro istanze.

Il Comitato – come dichiarato in occasione della presentazione – punta a quota 2mila adesioni, un obiettivo importante considerato che abitualmente partecipano alle assemblee ufficiali della Banca poco meno di mille azionisti. Il prossimo passo sarà ora quello di organizzare in Valsabbia un’assemblea di piccoli e grandi azionisti per discutere delle strategie da adottare nei prossimi mesi.

L’asta di venerdì scorso ha visto intanto scambiate circa 310 mila azioni ad un prezzo di 4,60 euro per azione riproponendo il valore di due settimane fa; per la prima volta, dopo mesi, un risultato positivo che sembra però insufficiente nonostante la Banca abbia effettuato direttamente l’acquisizione di 125 mila azioni tramite il fondo azioni proprie. Nel periodo intercorso dalla quotazione sul mercato Hi-Mtf sono state scambiate 425 mila azioni ad un valore medio di 4,91 euro; di queste azioni 200 mila (quasi il 50%) sono state acquistate dalla Banca. Evidentemente la quotazione sul mercato Hi-Mtf non risolve ma probabilmente amplia i problemi di liquidabilità e di valorizzazione del titolo.

Nel frattempo il Comitato fa propria la richiesta di tanti soci: cosa aspetta il Consiglio di amministrazione a convocare un’assemblea dei soci per discutere di quanto avvenuto e di quali sono le prospettive per la banca?

Valsabbina, semestrale in positivo, ma resta il nodo delle azioni

in Banche/Economia/Evidenza/Valsabbina by

Luci e ombre nel bilancio semestrale della Banca Valsabbina, che ha chiuso i conti con 1,7 milioni di utile contro i 6 dell’anno precedente. Ma un dato continua a preoccupare i piccoli azionisti: quello del valore delle azioni, che non sembrano piacere al mercato nonostante il drastico calo che ha portato velocemente il titolo da 18 euro a 8,96 (per ora). A fronte di 900mila azioni offerte, infatti, nell’ultima asta settimanale ne sono state piazzate solo 12mila di cui ben 5 riacquistate dalla stessa banca.

Per quanto riguarda i numeri dell’esercizio, gli impieghi si sono assestati a quota 2,731 miliardi, in calo dell’1,8% rispetto alla fine del 2015 e del 3.2% rispetto allo scorso anno. Mentre la raccolta è cresciuta passando da 4,55 a 4,65 miliardi e il patrimonio netto è rimasto invariato a 392 milioni. Il Cet1 – uno dei parametri internazionali che misura la solidità delle banche – resta sopra le richieste della vigilanza ma scende lievemente dal 14.94%. In aumento anche i dipendenti: da 487 a 496, anche in seguito alla politica espansiva che ha portato all’apertura di nuovi sportelli (l’ultimo a Monza).

Ubi, il progetto Banca Unica vale 2.750 licenziamenti

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Ben 2.750 licenziamenti (1.529 del 2015 a 1.250 nel 2019), se pur mitigati da 1.110 nuovi arrivi, e 280 sportelli chiusi. Sono questi i numeri del nuovo piano industriale di Ubi, che prevede di semplificare l’assetto del gruppo dando vita alla Banca Unica, con l’incorporazione di tutti i sette istituti controllati attraverso il concambio con proprie azioni. L’operazione dovrebbe concludersi entro la prima parte del 2017. Il venir meno dell’uso societario dei marchi, che rimarranno sulla rete, comporterà svalutazioni lorde per 60 milioni di euro.

Nel dettaglio – secondo quanto riportato dall’edizione di Brescia del Corriere della Sera – “la fusione con Banca Popolare di Bergamo e con Banco di Brescia non comporterà effetti sul capitale, perché le due società sono interamente controllate. Effetti minimi, per quanto riguarda l’emissione di nuove azioni, per la fusione con Banca Popolare di Ancona, controllata al 99,59%, con Banca Carime (99,99%) e Banca di Valle Camonica (98.70%). La gran parte delle azioni andranno in concambio agli azionisti di Banca Regionale Europea, di cui Ubi ha il 74,79%, e di Banca Popolare Commercio e Industria (83,76%). Ubi ha inoltre riacquistato le azioni privilegiate Banca Regionale Europea detenute dalla Fondazione CariCuneo, per 120 milioni di euro. A seguito della fusione la Fondazione CariCuneo avrà il 5,90% di Ubi, la Fondazione Banca del Monte Lombardia il 5,20%.

Sanità: otto bresciani su dieci chiedono esami più rapidi

in Banche/Economia/Tendenze by

I bresciani sono soddisfatti della sanità della Leonessa. Ma vorrebbero tempi di prenotazione minori, oltre a più servizi per pazienti e parenti. E’ quanto emerge dall’indagine che Banca Santa Giulia ha commissionato a Cessme, centro studi sulla Smart economy con sedi a Roma e Torino, le cui attività scientifiche sono presiedute da Piera Levi Montalcini. L’indagine era finalizzata a conoscere la percezione e il livello di soddisfazione dei cittadini bresciani rispetto ai servizi sanitari e assistenziali ricevuti, ma anche a conoscere quali sono le aspettative degli abitanti della Leonessa.

Dallo studio emerge un alto livello di soddisfazione dei bresciani sulle strutture ospedaliere bresciane: mediamente sette su dieci sono discretamente o molto contenti, con livelli di gradimento maggiori nel pubblico (il 23 per cento dichiara livelli ottimi) che nelle strutture convenzionate (il 15 per cento). Mentre solo un cittadino su 20 si dice fortemente insoddisfatto. Nonostante questo è diffusa tra i bresciani (68 per cento) la convinzione di un calo dei servizi e del livello della salute pubblica a causa della crisi economica. E forse è anche per questo che quasi tre bresciani su dieci (28 per cento) indicano che stanno seriamente valutando l’ipotesi di stipulare un’assicurazione sanitaria privata.

Tra le priorità, invece, si evidenzia soprattutto quella di ridurre i tempi di prenotazione (76,3 per cento) di visite e prestazioni sanitarie, seguita da maggiori servizi per pazienti e parenti e da strumentazioni tecnologiche più avanzate (entrambe attorno al 26 per cento). Ma condivisa è anche la necessità di destinare maggiori risorse agli anziani (il 47 per cento del campione li “preferisce” ad adulti e bambini) e di utilizzare maggiormente le nuove tecnologie per migliorare l’efficienza del servizio (71 per cento). Alla banca, invece, gli intervistati chiedono soprattutto di investire sulla ricerca universitaria (50 per cento) più che in Onlus (26,3) e singoli casi di bisogno (18,7).

“La ricerca di nuovi percorsi per promuovere un welfare sostenibile in un momento di crisi economica”, sottolinea la vicepresidente di Banca Santa Giulia Daniela Grandi, “è questione di scottante attualità. Il nostro istituto è molto attento a questo tema e non a caso abbiamo deciso di sponsorizzare anche il convegno che si è tenuto in città il 17 giugno sul tema Ricerca, economia e finanza con il Nobel in carica Angus Deaton. Il mondo economico bresciano – seguendo il modello di quanto sta accadendo negli States – può fare molto per sostenere progetti di ricerca in campo medico”.

L’indagine ha riguardato un campione di 761 cittadini bresciani (52% donne, 48% uomini) di età compresa fra i 27 e i 71 anni residenti residenti soprattutto in città e Hinterland (63%).

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