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Tendenze - page 15

Imprese bresciane: nel 2020 produzione giù del 16,2%

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Il 2020 delle imprese bresciane si chiude nel complesso con una variazione media della produzione pari al -16,2%, dopo la crescita zero del 2019 e il dato positivo del 2018 (+2,9%).

Nel quarto trimestre 2020, la variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (tendenziale) della produzione è invece risultata pari al -11,1%, una caduta inferiore a quella del terzo trimestre (-14,0%). L’evoluzione complessiva è la sintesi di dati aziendali fortemente eterogenei.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al quarto trimestre 2020.

Il risultato annuale risente della forte caduta realizzata tra marzo e aprile, quando la produzione ha segnato, in media, valori inferiori di oltre il 50% rispetto al pre Covid-19.  Il recupero dei mesi estivi ha contribuito a limitare le perdite nell’anno e il quarto trimestre è stato solo in parte condizionato dall’introduzione delle nuove misure restrittive adottate in seguito al riacutizzarsi della crisi sanitaria.

Nel dettaglio, la produzione industriale evidenzia un aumento sul trimestre precedente (congiunturale) di +4,8%. Il risultato complessivo del 2020 è frutto di quanto ereditato dal 2019 (-1,2%) e di una componente propria pari a -15,2%. La variazione trasmessa al 2021 è positiva (+4,9%): ciò sta a indicare che la crescita nell’anno in corso troverà beneficio dalla ripresa registrata nella seconda parte del 2020.

Dopo aver toccato i minimi storici nel trimestre estivo, i livelli produttivi realizzano un recupero; la distanza dal picco di attività pre-crisi finanziaria (primo trimestre 2008) risulta pari a -30,2%.

Le previsioni a breve termine sono positive: le aziende che stimano un miglioramento della situazione nei prossimi tre mesi sono il 41%. Quelle che prevedono di mantenere i livelli attuali sono il 37%, mentre il 22% stima un calo dell’attività. Le aspettative sono condizionate dal protrarsi delle misure anti Covid-19 nel mese di gennaio. Un forte rimbalzo della produzione è atteso solo dal terzo trimestre di quest’anno ed è legato all’efficacia e alla rapidità del piano di vaccinazione di massa. L’allentamento completo delle restrizioni anti-pandemia rilancerebbe la fiducia e quindi la domanda, liberando per i consumi le risorse accumulate in questi mesi con il risparmio “forzato”. 

  • La disaggregazione della variazione della produzione per classi dimensionali mostra incrementi superiori alla media nelle piccole imprese (+7,0%), nelle medie (+5,4%) e nelle grandi (+6,1%). La produzione è invece diminuita nelle micro imprese (-0,8%).
  • Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva è aumentata: oltre la media nel comparto chimico, gomma, plastica (+10,7%) e della metallurgia (+7,7%); sotto la media nella meccanica (+4,4%), legno e minerali non metalliferi (+4,0%), alimentare (+1,9%). È diminuita nel sistema moda (-0,8%). 
  • Il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che si è attestato al 76%, è aumentato nei confronti della rilevazione precedente (73%) e risulta inferiore a quello del quarto trimestre del 2019 (77%).
  • Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 58% delle imprese, rimaste invariate per il 10% e diminuite per il 32%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 25% degli operatori, calate per il 36% e rimaste stabili per il 39%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 31%, diminuite per il 28% e rimaste invariate per il 41% del campione.
  • I consumi energetici sono cresciuti per il 56% degli operatori, con una variazione media di +3,7%. Le giacenze di prodotti finiti sono ritenute adeguate alle necessità aziendali dall’83% delle imprese; le scorte di materie prime sono giudicate normali dall’80% del campione.
  • I costi di acquisto delle materie prime sono cresciuti per il 41% delle imprese, con un incremento medio del 2,8%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono rimasti invariati per il 76% degli operatori, per una variazione media pari a 0,0%.
  • Tra i fattori che limitano la produzione, le aziende hanno segnalato: per il 47% la domanda insufficiente a causa del Covid-19; per il 4% la scarsità di manodopera; per il 2% la scarsità di materie prime/macchinari; per il 34% nessuno.
  • Le aspettative a breve termine appaiono positive. La produzione è prevista in aumento da 41 imprese su 100, stabile dal 37% e in calo dal rimanente 22%. I comparti attesi in crescita sono: alimentare, chimico, gomma, plastica, meccanica, metallurgia e sistema moda. La produzione è prevista in calo nel legno e minerali non metalliferi.
  • Gli ordini provenienti dal mercato interno sono in aumento per il 32% degli operatori, stabili per il 39% e in diminuzione per il 29%; quelli dai Paesi UE sono in crescita per il 23% degli operatori del campione, invariati per il 57% e in calo per il 20%; quelli provenienti dai mercati extracomunitari sono in aumento per il 27% delle imprese, stabili per il 62% e in calo per l’11%.

Indagine Confartigianato: un’impresa su cinque rischia di non sopravvivere al 2021

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Una stima diffusa da Confartigianato preoccupa il comparto economico della nostra provincia: un’impresa su 5 (il 21%) è soggetta a rischi operativi e avrà difficoltà nel proseguire l’attività nei prossimi mesi. Nella sola provincia di Brescia potrebbe voler dire 7mila imprese artigiane (su 33.442 totali) a rischio. «Nonostante le aspettative delle imprese, soprattutto quelle micro e piccole siano in miglioramento, come emerso dalla più recente indagine realizzata da Confartigianato Imprese Brescia su un panel di imprenditori associati, l’ultima nota dell’anno della nostra organizzazione, a livello nazionale, conferma i dubbi riempiendo il cielo di ombre minacciose sul futuro di molte, troppe attività» commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue: «Si tratta di rischi perlopiù legati ad una generale debolezza finanziaria, a una crisi di liquidità senza precedenti, al calo del fatturato e all’aumento del ricorso al debito bancario che insieme possono mettere in difficoltà la sostenibilità e la prosecuzione per molte attività, in vista del prossimo decisivo anno, quando dovremo fare i conti con il ritorno alla normalità. Una fase che ha richiesto interventi di sostegno mediante moratorie sui prestiti e garanzie pubbliche che dovrà dunque protrarsi almeno sino a giugno 2021 e, comunque, finché non si sarà conclusa l’attuale fase critica evidentemente vissuta in “stand by” dalle imprese e cristallizzata per via degli aiuti e degli ammortizzatori sociali messi in campo dal governo. Non possiamo permetterci di perdere tante imprese, dopo tanti sforzi. Sarebbe drammatico per l’intero tessuto sociale di tutto il territorio» conclude il presidente Massetti».

Immobili, ecco i prezzi degli affitti nei Comuni bresciani

in Economia/Edilizia/Tendenze by

Le analisi dell’Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa confermano un calo dei canoni di locazione, avvertito soprattutto nelle grandi città: -0,2% per i monolocali, -0,9% per i bilocali e i trilocali. I ribassi più importanti si sono avuti a Milano, Bologna e Roma, le metropoli che più di tutte le altre hanno sofferto per il calo dei flussi turistici, degli studenti e dei lavoratori fuori sede.

Nei capoluoghi di provincia, al contrario, si segnala un incremento dei canoni di locazione di bilocali (+0,3%) e di trilocali (+0,7%). In queste realtà la domanda è sostenuta e l’offerta, talvolta, non sufficiente.  

DI SEGUITO I PREZZI NEI COMUNI BRESCIANI

BRESCIA PROVINCIAZonaMonolocaliBilocaliTrilocali
ADROC300450550
ARTOGNECNd350400
ARTOGNEPNd250350
AZZANO MELLAC300400500
BAGNOLO MELLAC300450480
BARBARIGAC250400450
BASSANO BRESCIANOC270350400
BEDIZZOLEC330440480
BEDIZZOLEP330440480
BERLINGOC250350450
BERZO INFERIORECNd380430
BORGOSATOLLOC350450500
BOTTICINO – MATTINAC300400500
BOTTICINO – SAN GALLOP250350400
BOTTICINO – SERAC350450500
BOVEZZOC280450550
BOVEZZOP260420500
BRANDICOC200350450
CALCINATOC350450550
CALCINATOP350450550
CAPRIANOC350430490
CAPRIOLOC300400450
CARPENEDOLOC200350450
CARPENEDOLOPNd300400
CASTEGNATOC350450550
CASTEGNATOP350450550
CASTEL MELLA C350470570
CASTENEDOLOC350450500
CASTENEDOLOP300380450
CAZZAGO SAN MARTINOC350400500
CELLATICACNd450550
CHIARIC280400500
CHIARIP280400500
CIGOLEC250320370
COCCAGLIOCNd400500
COLLEBEATOC340500650
COLOGNECNd400500
CONCESIOC350450600
CONCESIOP300420500
CORTE FRANCAC300450550
CORZANOC200300400
DARFO BOARIO TERMEC320400450
DARFO BOARIO TERMEPNd380420
DELLOC300400450
DESENZANO DEL GARDAP400550700
DESENZANO DEL GARDA – RIVOLTELLAC350500600
DESENZANO DEL GARDA – RIVOLTELLAP350500600
ERBUSCO – VILLA – PEDERGNANOC350400500
ERBUSCO – ZOCCO – SPINAP350400450
ESINECNd420480
FIESSECNd320350
FLEROC400500600
GAMBARAC250300350
GAVARDOC380450550
GAVARDOP300420500
GOTTOLENGOCNd330380
GUSSAGOC300450600
GUSSAGOP300400500
ISEOC400500650
ISEOP350450550
ISORELLACNd320400
LENOC300350400
LENO – CASTELLETTOP300340390
LENO – PORZANOP290340390
LOGRATOC300400450
LONGHENAC250350400
MACLODIOC300400450
MAIRANOC300400450
MANERBIOC290370430
MAZZANOC300400450
MONTICELLI BRUSATIC280400550
MONTICHIARIC300450500
MONTICHIARIP300400450
MONTIRONEC300400450
MUSCOLINEC300400450
NUVOLENTOC300400450
NUVOLERAC350450500
OMEC300400550
OMEP300400500
ORZINUOVIC250350500
ORZINUOVIP150350400
OSPITALETTOC300400500
PADERNO FRANCIACORTAC300400500
PAITONEP390480500
PALAZZOLO SULL’OGLIOC350450500
PALAZZOLO SULL’OGLIO – SAN PANCRAZIOC300400450
PARATICOC400500550
PASSIRANOC300450550
PAVONE DEL MELLAC250330380
PIAN CAMUNOCNd400450
PIAN CAMUNOPNd300400
PIANCOGNO – COGNOCNd300350
PIANCOGNO – PIAMBORNOCNd380430
PISOGNECNd450500
PISOGNEPNd400450
POMPIANOC200300400
PONCARALEC350450500
PONTOGLIOC300380420
PRALBOINOCNd320350
PREVALLEC350450500
PROVAGLIO D’ISEOC350500600
QUINZANO D’OGLIOC250300400
REMEDELLOCNd280350
REZZATOC350400450
RODENGO SAIANOCNd450600
RODENGO SAIANOPNd450500
RONCADELLEC380500600
ROVATOCNd400500
ROVATOPNd400450
SALÒC400550700
SALÒP350450550
SAN FELICE DEL BENACOCNd450550
SAN FELICE DEL BENACOPNd400500
SAN PAOLOC200350450
SAN ZENO NAVIGLIOC350450500
SAREZZOC300400500
SAREZZOP250300450
SERLEC300380450
SIRMIONEC300400500
SIRMIONEP300400550
TORBOLE CASAGLIAC300400450
TRAVAGLIATOC300400500
TRENZANOCNd350450
VEROLANUOVAC300400450
VEROLAVECCHIAC250300350
VILLANUOVA SUL CLISIC380470530
VILLANUOVA SUL CLISIP300370450

Brescia, inflazione in caro a novembre

in Economia/Tendenze by
Inflazione, foto generica da Pixabay

tasso tendenziale (variazione sullo stesso mese dell’anno precedente): -0,6%

tasso congiunturale (variazione sul mese precedente): -0,2%

Per il mese di novembre continua la discesa dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC): la variazione congiunturale è lievemente negativa (-0,2%) e il tasso tendenziale è negativo per il settimo mese consecutivo (-0,6%).

Rispetto al mese precedente, le diminuzioni più consistenti si sono verificate per la divisione “Servizi ricettivi e di ristorazione” (-1,2%, il cui calo è imputabile soprattutto alla voce “Servizi di alloggio“), seguite dalle lievi variazioni congiunturali negative dei “Trasporti” (-0,6%), “Comunicazioni” (-0,6%), “Ricreazione, spettacoli e cultura” (-0,1%) e “Mobili, articoli e servizi per la casa” (-0,1%).

Lievi aumenti congiunturali si evidenziano, invece, in ordine decrescente, nelle divisioni dei “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,3%, con in particolare l’aumento dei Prodotti Ittici e della Frutta), “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,2%), “Altri beni e servizi” (+0,1%), “Abbigliamento e calzature” (+0,1%), “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+0,1%), “Servizi sanitari e spese per la salute” (0,1%). Nulla la variazione congiunturale per la divisione “Istruzione”.

Analizzando per tipologia di prodotto, le tipologie dei “Beni” e dei “Servizi” presentano comportamenti congiunturali divergenti: in lieve aumento i primi e in diminuzione i secondi (rispettivamente +0,1% e -0,5%). Nei “Beni” si notano gli aumenti consistenti degli “Alimentari non lavorati” (+0,7%), a fronte di variazioni congiunturali nulle dei beni energetici.

All’interno dei “Servizi”, invece, si presentano diminuzioni congiunturali per i “Servizi relativi ai trasporti” (-1,0%) e per i “Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona” (-0,8%). Con riferimento alla frequenza di acquisto dei prodotti, si registra un lieve incremento congiunturale per i prodotti a alta frequenza d’acquisto (+0,1%) e una lieve diminuzione per quelli a bassa frequenza di acquisto (-0,1%). Più sostenuta invece la diminuzione dei prodotti a media frequenza d’acquisto (-0,5%).

Rispetto all’anno precedente, le divisioni che presentano diminuzioni consistenti sono le “Comunicazioni” (-6,5%), i “Trasporti” (-3,8%), l’”Istruzione” (-3,6%) e “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-3,4%). Al contrario, presentano variazioni positive le divisioni “Altri beni e servizi” (+1,6%), “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+1,4%), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+1,2%), e “Bevande alcoliche e tabacchi” (+0,8%). (Graf.2)

Infine, la “Core Inflation”, che indica l’andamento della componente di fondo della dinamica dei prezzi, cioè l’inflazione al netto della componente volatile (beni energetici e alimentari non lavorati), continua a registrare variazioni, congiunturale e tendenziale, lievemente negative (rispettivamente -0,2% e -0,1%).

L’impatto del Covid-19 sull’economia in Lombardia, Cna: nel 2020 Pil in calo del 9,6%

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woman wears yellow hard hat holding vehicle part

L’impatto del Covid-19 sull’economia in Lombardia

Il Pil lombardo dalle ultime stime di CNA Lombardia risulta in flessione del 9,6% nel 2020. Consumi ed investimenti si confermano in picchiata, rispettivamente del 9,1 e del 13,6%. I danni economici e sociali dello stop and go cui me attività imprenditoriali sono state sottoposte nel corso del 2020 per contenere il virus Covid 19 saranno purtroppo di lungo periodo, anche se reversibili. Al termine del 2021 potremmo essere risaliti ad un livello di PIL che ci collocherà al – 3,6% rispetto al 2019.

È una fotografia dolorosa quella che CNA Lombardia ha scattato nelle ultime ore per spiegare a media, politica, pubblica amministrazione e stakeholder il livello di allarme della crisi pandemica e per chiedere misure energiche e tempestive.

Il primo aspetto su cui il Presidente degli artigiani e delle micro e piccole imprese lombarde di CNA insiste è la tempestiva disponibilità del Governo a fare di più per le imprese delle zone rosse: “Apprezziamo l’impianto del decreto varato dal Governo con il Consiglio dei Ministri del 6 novembre. Bene l’allargamento e l’incremento dei ristori, ma ci vogliono molte molte più risorse.”

Una misura che CNA Lombardia chiede con forza per le imprese chiuse delle zone rosse è l’individuazione di un periodo d’imposta da azzerare completamente in relazione al regime del fermo delle attività. Parolo è netto: “Non basta congelate, non basta rinviare, occorre azzerare le imposte per gli operatori economici chiusi nelle zone rosse, naturalmente in relazione temporale al periodo di chiusura”.

Le disposizioni delle ultime ore riservano ancora margini di contraddizione che secondo CNA Lombardia andrebbero tempestivamente risolti. Nelle zone rosse mentre le imprese di acconciatura possono giustamente operare, finalmente riconosciute come attività di fondamentale servizio alla persona e come ambienti per definizione salubri e di grande attenzione all’aspetto igienico-sanitario, tutta la filiera dell’estetica viene arbitrariamente esclusa.

“Un fatto di cui sfugge la ratio” osserva il Presidente Parolo. “La filiera dell’estetica non presenta rischi di assembramento. Ci si va su prenotazione. È oltremodo rispettosa delle norme igienico-sanitarie. È del tutto omologa alla filiera dell’acconciatura. Parliamo di 6 miliardi di fatturato annui, 263 mila addetti in 130 mila saloni dedicati al benessere, con oltre 1 milione di visite all’anno. Solo in Lombardia sono 25 mila i saloni, per un fatturato di oltre 1 miliardo di euro.”

Imprese, tra luglio e settembre nel Bresciano sono 439 in più

in Economia/Tendenze/Uncategorized by
industry metal fire radio

Il bilancio della nati-mortalità delle imprese bresciane tra luglio e settembre si mantiene positivo con un aumento di 439 unità.

Dopo i primi due trimestri – i cui effetti delle misure di contenimento adottate per contrastare la diffusione dell’epidemia da COVID-19 avevano rallentato l’iniziativa imprenditoriale – nel periodo estivo, caratterizzato dalla ripresa di tutte le attività, si intravede un ritorno alla “normalità” sul fronte delle aperture di nuove imprese.

Sono, infatti, 1.351 le iscrizioni d’impresa in linea con le 1.340 di luglio-settembre 2019. Sul fronte delle chiusure permane il forte rallentamento delle cessazioni, sono, infatti, 912 le cessazioni contro le 1.056 dello stesso periodo del 2019, corrispondente a un calo del 13,6%. Calo che potrebbe manifestare un atteggiamento di attesa da parte delle imprese. Il risultato di tali dinamiche ha portato a fine settembre il numero delle imprese registrate a 117.537 in crescita dello 0,4% rispetto a fine giugno ma in calo dello 0,3% nel confronto con lo stesso periodo del 2019.

Anche il bilancio del comparto artigiano si chiude in positivo (+50 unità) replicando le stesse dinamiche.

E’ questa la dinamica che emerge dall’analisi sulla natalità e mortalità delle imprese bresciane realizzata dal Servizio Studi della CCIAA di Brescia e dal centro Studi AIB sui dati Movimprese.

IL BILANCIO DEI SETTORI

Guardando ai settori, si confermano in crescita, rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, i servizi di supporto alle imprese (+3,3%), le attività professionali (+4,2%) e i servizi di informazione e comunicazione (+1,4%).

In difficoltà il commercio che riporta un calo della propria base imprenditoriale dell’1,3% e le attività di alloggio e ristorazione (-0,8%).

Prosegue il trend negativo dell’agricoltura (-1,8%) e delle attività manifatturiere (-0,9%).

Il saldo positivo del trimestre è stato determinato (per il 64%) dalle società di capitale (+282 unità), in aumento anche le imprese individuali (+0,4%) che si confermano la forma più diffusa in provincia.

Prosegue, tra luglio e settembre, l’arretramento delle società di persone (-42).

Nel comparto artigiano il risultato trimestrale è stato determinato dal saldo positivo delle imprese individuali (+86).

LE FORME GIURIDICHE

Il saldo positivo del trimestre è stato determinato (per il 64%) dalle società di capitale (+282 unità), in aumento anche le imprese individuali (+0,4%) che si confermano la forma più diffusa in provincia.

Prosegue, tra luglio e settembre, l’arretramento delle società di persone (-42).

Nel comparto artigiano il risultato trimestrale è stato determinato dal saldo positivo delle imprese individuali (+86).

Metalmeccanica: a Brescia cala ancora la produzione nel secondo trimestre 2020

in Economia/Meccanica/Tendenze by

In provincia di Brescia, nel secondo trimestre del 2020, l’attività produttiva dei settori metalmeccanici ha segnato ulteriori variazioni negative rispetto allo stesso trimestre del 2019 (tendenziali), dopo la brusca caduta del periodo precedente. In particolare, il comparto della meccanica ha registrato una diminuzione dell’attività del 31,8% rispetto al medesimo trimestre 2019 (dopo il -17,6% del primo trimestre), quello della metallurgia del 21,9% (-12,0% nel primo trimestre). A seguito di queste variazioni, i livelli produttivi riferiti all’intera industria metalmeccanica bresciana sono ai minimi storici, andando a vanificare sei anni di crescita.

A evidenziarlo è l’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi AIB, che ha dedicato ampio spazio anche alla valutazione delle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria sulle imprese.

In particolare, sul fronte della gestione del personale, le realtà della meccanica intervistate hanno intrapreso le seguenti azioni: utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni (89%); introduzione o intensificazione dello smart working (75%); ferie obbligatorie (70%); riduzione delle ore di lavoro (48%). Sugli effetti economici previsti fino alla fine del 2020, le aziende del settore hanno espresso: si ridurrà la domanda nazionale dei prodotti offerti (73%); si ridurrà la domanda dall’estero dei prodotti offerti (70%); si ridurrà l’attrattiva nei confronti dei prodotti o servizi offerti in seguito alla cancellazione/rinvio di fiere ed eventi promozionali (32%). Riguardo alle strategie che l’impresa ha adottato per far fronte alla crisi, gli intervistati hanno dichiarato: riorganizzazione dei processi e degli spazi di lavoro (34%); differimento o annullamento dei piani di investimento (inclusi quelli in R&S) (34%); accelerazione della transizione digitale (30%). Rispetto alla “normalità pre-Covid”, i livelli di attività del settore si sono attestati al: 39% in aprile, 72% in maggio, 80% in giugno. Per il periodo gennaio-giugno, gli operatori hanno stimato un calo percentuale del fatturato del 19% e delle ore lavorate del 22% rispetto alla “normalità” (il confronto è con il primo semestre 2019).

Nel settore metallurgico, tra le misure di gestione del personale adottate a seguito dell’emergenza, le imprese intervistate hanno dichiarato: utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni (87%); introduzione o intensificazione dello smart working (80%); riduzione delle ore di lavoro (67%); ferie obbligatorie (60%). Sugli effetti economici previsti fino alla fine del 2020, le aziende del settore hanno espresso: si ridurrà la domanda nazionale dei prodotti offerti (60%); si ridurrà la domanda dall’estero dei prodotti offerti (60%); aumenteranno i prezzi di materie prime, semilavorati o input intermedi (20%). Riguardo alle strategie che l’impresa ha adottato per far fronte alla crisi, i rispondenti hanno dichiarato: differimento o annullamento dei piani di investimento (inclusi quelli in R&S) (67%); riorganizzazione dei processi e degli spazi di lavoro (53%); accelerazione della transizione digitale (27%). Rispetto alla “normalità pre-Covid”, i livelli di attività del settore si sono attestati al: 58% in aprile, 87% in maggio, 83% in giugno. Per il semestre, gli operatori hanno dichiarato un calo percentuale del fatturato del 22% e delle ore lavorate del 20% rispetto alla “normalità” (primo semestre 2019).

La caduta della produzione si è riflessa sul commercio con l’estero: nel secondo trimestre 2020, le esportazioni di prodotti metalmeccanici sono diminuite del 30,6% sullo stesso periodo del 2019, con punte più accentuate nei mezzi di trasporto (-37,9%) e nella metallurgia (-33,0%). Ne hanno risentito tutti i principali mercati di sbocco: UE a 27 Paesi (-31,9%), Paesi europei non UE (-29,4%), America settentrionale (-27,2%), America centro meridionale (-51,2%), Asia centrale (-46,4%). Nel complesso del primo semestre 2020, le esportazioni sono diminuite del 20,1% rispetto ai primi sei mesi del 2019.

Sul versante del mercato del lavoro, si segnala l’impennata della Cassa Integrazione Guadagni nei settori metalmeccanici. Le ore autorizzate nei primi otto mesi del 2020 sono aumentate del 1.098% rispetto allo stesso periodo del 2019, passando da 3,3 a 39,2 milioni. In particolare, la componente ordinaria nei primi otto mesi del 2020 è cresciuta del 2.800% (da 1,3 a quasi 38 milioni di ore); quella straordinaria invece è diminuita del 38% (da 2 a 1,2 milioni di ore). Nello specifico, la componente ordinaria è cresciuta del 1.947% nel metallurgico (da 375.138 ore nel periodo gennaio-agosto 2019 a quasi 7,7 milioni) e del 3.144% nella meccanica (da 931.696 ore a oltre 30 milioni). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano quasi 13 mila, contro le mille e cento dello stesso periodo del 2019.

“Sicuramente i dati del secondo trimestre sono preoccupanti, ma rispecchiano il massimo picco della pandemia da COVID-19 e quindi erano attesi – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di Confindustria Brescia –: da luglio ad oggi ci sono stati segnali di ripresa. Si tratta di un aspetto positivo, nonostante ci troviamo davanti a un periodo molto difficile per situazioni anche internazionali e quindi fuori dal nostro contesto. Tra i fattori di maggiore criticità figurano l’aumento delle ore di cassa integrazione, la mancanza di liquidità, il calo del fatturato e i costi per la sicurezza in azienda, oltre all’incertezza sugli aiuti che potrebbero arrivare alle nostre aziende per affrontare il futuro. Sono aspetti che non ci confortano, ma siamo imprenditori determinati, ci crediamo e sono certa che con un po’ di ottimismo ce la faremo.”

“Sapevamo che i dati del secondo trimestre 2020, per effetto della pandemia da COVID-19, sarebbero stati molto negativi – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, neo Presidente del Settore Siderurgia, Metallurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Tuttavia, il settore della sidermeccanica bresciana, nonostante l’importante frenata, è da sempre resiliente, e composto da aziende tecnologicamente all’avanguardia, in grado di tenere il passo nella sfida competitiva europea. Oggi più che mai ci troviamo ad affrontare una congiuntura che per sua natura rischia di cambiare le regole del gioco, soprattutto nella meccanica, dove nuovi standard e nuove regole europee e nazionali impongono un abbassamento delle emissioni, sia nelle produzioni che nella mobilità. Ci auguriamo quindi che il Governo, per favorire la ripartenza dell’intero comparto, continui a sostenere questa sfida supportando i consumatori nella scelta di nuovi veicoli a minore impatto ambientale, e rottamando la flotta ancora circolante di classe Euro 0-1-2-3”.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la terza provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino e Milano). Con circa 100 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (16 mila addetti) e i prodotti in metallo (36 mila), è al terzo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila) e in quinta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco più di 8 mila addetti).

 

Assolombarda: in Lombardia, con il Covid-19, persi 110.000 posti di lavoro

in Economia/Tendenze by

Dopo i mesi di massima emergenza sanitaria, il periodo estivo ha concesso all’economia italiana un graduale recupero, registrando una diminuzione della produzione industriale del -8% a luglio, in miglioramento rispetto al -14% a giugno e al -21% a maggio. È quanto emerso dal Booklet Economia di Assolombarda, pubblicato su “Genio & Impresa” (genioeimpresa.it), il web magazine dell’associazione delle imprese che operano nelle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza e Pavia. Resta critica, però, la connessione ai mercati internazionali che nei primi sei mesi del 2020 in Lombardia ha registrato una diminuzione delle esportazioni del 15,3%, l’equivalente a una perdita di fatturato pari a 9,7 miliardi di euro. Preoccupa anche il mercato del lavoro che tra aprile e maggio 2020 in Lombardia ha subito un calo di 110mila unità, il saldo trimestrale più negativo dal terzo trimestre del 2009, facendo aumentare il ricorso alla cassa integrazione. Rispetto al periodo pre-Covid, il recupero risulta essere ancora incompleto e disomogeneo tra i settori, evidenziato dal segno meno davanti a tutti gli indicatori di attività, ma è evidente che a partire da maggio le imprese si sono rimesse in moto e la contrazione nelle serie mensili delle diverse variabili economiche si è ridotta di intensità. In Lombardia gli indicatori convergono nel delineare, rispetto alla media nazionale, sia una caduta economica più consistente nel periodo di lockdown, sia soprattutto un recupero più lento e graduale da maggio ad oggi: rispetto alla stesso periodo del 2019, l’attività produttiva delle imprese lombarde ha registrato una diminuzione pari a -35% a marzo, -45% ad aprile, -22% a maggio e un netto miglioramento a giugno con un -15%.

Se i numeri legati alla produzione industriale fanno tirare un sospiro di sollievo, risultano ancora critici i dati sulle esportazioni: nel secondo trimestre 2020 la contrazione delle esportazioni lombarde è stata estremamente ampia e diffusa in tutti i settori e province, seppur con intensità diverse. Secondo i dati del Centro Studi Assolombarda, al calo di marzo (-13,1% rispetto all’anno prima), è seguita la pesante contrazione di aprile (-40,8%), poi più contenuta a maggio (-29,8%) e a giugno (-10,1%). Le contrazioni più ridotte si sono verificate nel settore alimentare (-3,5%) e farmaceutico (-12,8%), mentre i settori più colpiti sono stati moda (-42%), automotive (-41,3%), meccanica (-29%) e metalli (-30,1%). Nel complesso, nei primi sei mesi del 2020 le esportazioni in Lombardia sono diminuite del 15,3% su base annua, che equivale a una perdita di fatturato pari a 9,7 miliardi di euro, di cui nello specifico 3,2 miliardi a Milano, 634 milioni a Monza e Brianza, 236 milioni a Pavia e 121 milioni a Lodi. Non va meglio per il mercato del lavoro, dove le ripercussioni indotte dall’emergenza sanitaria hanno provocato un drastico calo dell’occupazione in Lombardia di 110mila unità, di cui 23mila occupati indipendenti e 87mila dipendenti. Scende sia il tasso di occupazione (66,5%) sia il tasso di disoccupazione (4,0%), riflesso del considerevole aumento di persone che hanno rinunciato alla ricerca di un impiego.

Da questa analisi, risulta essere prevedibile l’elevato ricorso alla cassa integrazione: tra aprile e luglio sono state autorizzate 454 milioni di ore in Lombardia, dato che equivale al 45% in più rispetto al record registrato nell’intero 2010. A livello di territori, in soli quattro mesi sia Lodi (con 8,8 milioni di ore di CIG) sia soprattutto Milano e Monza e Brianza (con 182,9 milioni di ore) raddoppiano le ore richieste rispetto ai picchi annuali del 2014 e del 2010 rispettivamente; Pavia (con 13,4 milioni di ore) supera leggermente il record dell’anno 2009. Per quanto riguarda gli indicatori soft, viene riconfermata la ripresa in atto, ancora lenta in Lombardia rispetto al resto d’Italia. Il traffico dei veicoli pesanti sulle tangenziali milanese, indicativo dell’intensità di scambi economici sul territorio, si attesta a inizio settembre sui livelli di luglio, ancora inferiori del 5% circa rispetto al 2019. Gli spostamenti per motivi di lavoro rilevati da Google Maps nei primi giorni di settembre in Lombardia continuano ad essere ridotti del 34% rispetto al periodo pre-pandemia.

Inflazione, tasso tendenziale ancora negativo nel Bresciano: -1%

in Economia/Tendenze by

Per il mese di agosto, il tasso congiunturale dei prezzi al consumo per l’intera collettività registra un lieve
aumento (+0,2%), mentre, per il quarto mese consecutivo, il tasso tendenziale presenta un valore decisamente negativo
(-1,0%). A livello di divisione, gli incrementi congiunturali più consistenti si verificano soprattutto per le componenti turistiche e
stagionali, principalmente per i “Trasporti” (+1,7), “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+0,6%) e “Ricreazione, spettacoli e
cultura” (+0,6%). Infine un lieve incremento è presente in “Altri beni e servizi” (+0,3%).

Al contrario, diminuzioni delle variazioni congiunturali si registrano, in ordine decrescente, per le seguenti divisioni
“Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (-1,2%)“, “Comunicazioni” (-0,5%), “Prodotti alimentari e bevande
analcoliche” (-0,3%) e Bevande alcoliche e tabacchi” (-0,2%).

Rimangono nulle le variazioni congiunturali delle restanti divisioni: “Mobili, articoli e servizi per la casa”, “Istruzione”,
“Servizi sanitari e spese per la salute” e “Abbigliamento e calzature”.

Analizzando per tipologia di prodotto, i “Beni” e i “Servizi”, presentano andamenti congiunturali differenti: i primi in
lieve diminuzione (-0,1%) e i secondi in deciso aumento (+0,7%). Approfondendo le analisi, si registrano sostenute
deflazioni congiunturali dei beni alimentari, in particolare per gli “Alimentari non lavorati” (-0,7%), cresciuti negli ultimi
mesi, come è anche indicato dalla elevata variazione tendenziale (+2,5%). Tra i “Servizi”, invece, sono in forte aumento
congiunturale i “Servizi relativi ai trasporti” (+3,2%), seguiti dai “Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona”
(+0,7%), tutti elementi legati al turismo e alla stagionalità.

Con riferimento alla frequenza di acquisto dei prodotti, questo mese rispetto al mese precedente sono fortemente in
aumento i prodotti a media frequenza d’acquisto (+0,8%). Al contrario, presentano lievi diminuzioni i prodotti a alta e a
bassa frequenza di acquisto (-0,1%).

Infine, la “Core Inflation”, che indica l’andamento della componente di fondo della dinamica dei prezzi, cioè
l’inflazione al netto della componente volatile (beni energetici e alimentari non lavorati), dopo due mesi di valori negativi,
registra una variazione congiunturale lievemente positiva (+0,4%), con un tasso tendenziale negativo (-0,3%).

Economia, indagine di Associazione Artigiani: oltre la metà dà un giudizio negativo del governo

in Associazione Artigiani/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

“Le incognite dell’autunno restano pesanti. C’è un quadro economico generale difficile, le inquietudini post Covid restano e non giovano al quadro generale le notizie che sulla pandemia arrivano d’oltre Oceano, da alcuni Stati europei e dai dati nazionali con l’accendersi, qua e là, di focolai. Restano inquietudine e incertezze. I provvedimenti  del Governo sono attesi alla loro messa a terra, ma per ora – questa la valutazione complessiva degli artigiani – il giudizio è negativo”.

La rilevazione è dell’Associazione Artigiani che, grazie al lavoro del centro studi Lino Poisa, ha contattato nella consueta rilevazione semestrale  (la prima risale al 2016) 1500 artigiani associati e suddivisi per 12 categorie nelle 14 circoscrizioni in cui è stata sezionata la nostra provincia.

Dal corposo risultato dell’indagine emerge l’accennata ampia riserva sull’attività del Governo. Alla domanda “Come giudica i provvedimenti del Governo”   solo il 6% li considera molto positivi, il 19% dice di considerarli abbastanza positivi, quindi c’è un 21% che non si pronuncia  mentre il 29% si dichiara poco soddisfatto di quanto fatto e il 25% dà un giudizio nettamente negativo.

La zona dove il giudizio per il Governo è migliore è la città (il 35% si dice molto o abbastanza soddisfatto) mentre è la Valle Sabbia che guida le zone dove la valutazione è più negativa. Fra i settori, l’alimentare (40%) è quello più critico mentre gli artigiani del legno si dicono più positivi. Il quadro complessivo, come detto, resta pesantemente negativo su quanto sin qui fatto. Come commenta Bortolo Agliardi, presidente dell’Associazione Artigiani, “sblocco delle opere pubbliche, formazione e digitalizzazione sono misure che devono essere accompagnate da un aumento della produttività, in particolare della Pubblica Amministrazione chiamata a pianificare e presentare progetti finanziati e garantiti dal bilancio Ue con l’emissione dei recovery bond”.

L’indagine si sofferma poi su altri aspetti. E’ in qualche modo sorprendente quanto emerge relativamente al credito e alla difficoltà di accedervi. Alla domanda se sia o no aumentata la difficoltà ad  avere credito, solo il 10% dei 1500 artigiani interpellati risponde affermativamente a fronte di un 21% che dichiara di avere avuto meno problemi che nel passato; il restante  69% dichiara  “stabilità”. Il settore elettrico è quello che dichiara il maggiore aumento delle difficoltà (il 17%), Valle Trompia e Valle Sabbia le zone dove questa difficoltà è stata più accentuata, la Pianura Bresciana Orientale la zona dove il credito è stato più facile e infine il settore tessile quello dove il credito stesso è stato più agevole.

“Il positivo dato del credito – commenta Enrico Mattinzoli, responsabile del Centro studi dell’Associazione – pone Brescia in  controtendenza rispetto al dato nazionale: a fronte del 10% delle aziende che dichiarano un aumento delle difficoltà ad avere credito, il dato nazionale segnala il 23%. Sul tema – commenta sempre Mattinzoli – risulta determinante l’azione dei Confidi e degli istituti di credito presenti sul territorio bresciano che sono tempestivamente intervenuti nel supportare le imprese”. Artfidi Lombardia (consorzio fidi presieduto dallo stesso Mattinzoli) che ha un volume delle attività finanziarie al 30/6/2020 pari a oltre 201 milioni di euro registra una flessione, delle garanzie in essere, del 21% ad aprile e maggio rispetto allo stesso periodo 2019, per poi riprendere nel mese di giugno.

“E’ il segno che le aziende vogliono continuare ad investire – conclude la nota – Un piccolo viatico per un autunno che si annuncia, come già detto, difficile”.

Enrico Mattinzoli

 

 

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