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Tendenze - page 12

Brescia, studio di Confindustria: “Nel Terziario il clima di fiducia si mantiene elevato”

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Nel 3° trimestre del 2021, il clima di fiducia delle imprese bresciane attive nel settore dei servizi si è attestato a 146, evidenziando così una modesta riduzione rispetto a quanto rilevato nel periodo precedente (149), quando, di fatto, si era posizionato sui massimi storici dal momento in cui la rilevazione è stata avviata (anno 2016).

L’assestamento che caratterizza il Terziario bresciano appare coerente con quanto sperimentato nell’industria manifatturiera, ambito in cui il periodo estivo ha visto un cambio di velocità nella crescita rispetto alla prima parte dell’anno.

A evidenziarlo sono risultati dell’Indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia al 3° trimestre 2021.

“L’indagine fotografa il buono stato di salute in generale del nostro settore, in cui si evidenzia come le nostre aziende siano strategiche nella crescita economica di tutti i comparti macroeconomici – commenta Fabrizio Senici, Presidente del Settore Terziario di Confindustria Brescia –. Le realtà del Terziario stanno dimostrando di poter ricoprire un ruolo sempre più centrale anche all’interno di Confindustria, contribuendo grazie alle numerose attività proposte a stimolare un dialogo sui principali temi dell’imprenditoria; sotto questo punto di vista, ricordo l’appuntamento per l’undicesima edizione di Summit, dal titolo “Processo alla sostenibilità”, in programma giovedì 11 novembre e moderata dal giornalista Sebastiano Barisoni.”

Nel dettaglio, per quanto riguarda i giudizi espressi dalle aziende sui tre mesi precedenti:

  • il fatturato è aumentato per il 55% delle imprese intervistate, con un saldo positivo del 37% tra coloro che hanno dichiarato variazioni in aumento e in diminuzione;
  • gli ordini e l’occupazione evidenziano incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +38% e a +34%);
  • i prezzi dei servizi offerti si caratterizzano per un’evoluzione positiva (saldo netto pari a +16%), a conferma della presenza di pressioni inflattive, in coerenza con gli ingenti rincari riscontrati dagli input nell’ultimo periodo.

Per quanto riguarda le prospettive per i mesi a venire:

  • il fatturato è atteso in crescita dal 50% degli intervistati, con un saldo positivo del 45% a favore degli ottimisti rispetto ai pessimisti;
  • i saldi riferiti al portafoglio ordini (+41%) e all’occupazione (+38%) descrivono uno scenario di possibile ulteriore rafforzamento dell’attività;
  • i prezzi dei servizi offerti manifestano un saldo positivo del 18%.

Le opinioni delle imprese in merito alle prospettive sulla tendenza generale dell’economia italiana si confermano molto positive, sostenute dai benefici indotti dall’entrata a pieno regime della campagna vaccinale di massa e dal prossimo avvio del piano NG-EU: il 66% degli imprenditori ha un orientamento ottimistico, a fronte del 27% che prevede stazionarietà e del 7% che ha una visione sfavorevole. In tale contesto, le principali preoccupazioni giungono da un’eventuale nuova accelerazione dei contagi e dalle conseguenti misure restrittive che potrebbero essere varate con l’obiettivo di mitigarne la diffusione.

L’andamento per comparto

Consulenza alle imprese

Il clima di fiducia delle imprese attive nel comparto della consulenza alle imprese, nel 3° trimestre 2021, si attesta a 151, contro il 147 del periodo precedente. I giudizi espressi sui tre mesi precedenti segnalano che: il fatturato è aumentato per il 67% delle imprese, con un saldo positivo del 54% tra risposte in crescita e in diminuzione; gli ordini e l’occupazione evidenziano incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +40% e a +3%); i prezzi dei servizi offerti si caratterizzano per un’evoluzione in rafforzamento (saldo netto pari a +27%). Con riferimento alle prospettive a breve termine: il fatturato è atteso in crescita dal 53% degli intervistati, con un saldo positivo del 53%; i saldi riferiti al portafoglio ordini (+53%) e all’occupazione (+40%) descrivono uno scenario di possibile rafforzamento dell’attività; i prezzi dei servizi offerti manifestano un saldo positivo (+27%). Le opinioni delle imprese in merito alla tendenza generale dell’economia italiana risultano positive: il 67% degli imprenditori ha un orientamento ottimistico, il 27% prevede stazionarietà e solamente il 7% ha una visione sfavorevole.

ICT & digitale

Il clima di fiducia delle imprese attive nel comparto ICT & digitale, nel 3° trimestre 2021, si attesta a 150, in linea con quanto rilevato tra aprile e giugno. In merito ai giudizi espressi sui tre mesi precedenti: il fatturato è aumentato per il 44% delle imprese, con un saldo negativo del 13% tra variazioni in aumento e in diminuzione; gli ordini e l’occupazione evidenziano incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +37% e a +25%); i prezzi dei servizi offerti si caratterizzano per un’evoluzione piatta (saldo netto pari a 0%). Riguardo alle prospettive a breve termine: il fatturato è atteso in crescita dal 63% degli intervistati, con un saldo positivo del 6%; i saldi riferiti al portafoglio ordini e all’occupazione risultano positivi (rispettivamente pari a +38% e a +31%); i prezzi dei servizi offerti registrano un saldo positivo del 6%. Le opinioni delle imprese in merito alle prospettive sulla tendenza generale dell’economia italiana risultano molto favorevoli: l’81% degli imprenditori ha un orientamento positivo, il 13% prevede stazionarietà e il rimanente 6% prospetta una contrazione.

Servizi alle imprese

Il clima di fiducia delle imprese attive nel comparto servizi alle imprese, nel 3° trimestre 2021, si attesta a 133, in significativo indebolimento rispetto al periodo precedente (160). Riguardo ai giudizi espressi a consuntivo: il fatturato è aumentato per il 60% delle imprese, con un saldo positivo del 50%; gli ordini e l’occupazione evidenziano incrementi (saldi netti pari rispettivamente a +40% e a +50%); i prezzi dei servizi offerti si caratterizzano per un’evoluzione positiva (saldo netto pari a +30%). In merito alle prospettive a breve termine: il fatturato è atteso in crescita dal 30% degli intervistati, con un saldo positivo del 20%; i saldi riferiti al portafoglio ordini (+30%) e all’occupazione (+40%) descrivono uno scenario di possibile rafforzamento dell’attività; i prezzi dei servizi offerti si contraddistinguono per un saldo positivo del 30%. Le opinioni delle imprese in merito alle prospettive sulla tendenza generale dell’economia italiana risultano positive: il 40% degli imprenditori ha un orientamento ottimistico, il 50% prevede stazionarietà e il rimanente 10% è orientato verso una contrazione.

L’Indagine viene effettuata trimestralmente su un panel di imprese associate appartenenti al settore terziario.

Brescia, la produzione industriale cresce ancora, ma rallenta

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Economia/Tendenze by

Nel 3° trimestre 2021, la variazione della produzione delle imprese manifatturiere bresciane rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (tendenziale) è risultata pari a +13,7%. Pur in una fase di attenuazione della crescita, si tratta del secondo valore positivo più elevato (dopo quello del trimestre precedente) di tutta la serie storica, cioè dal 1° trimestre 1997.

A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al 3° trimestre 2021.

L’incremento così alto, oltre alla fase espansiva dell’attività, è dovuto al confronto con i livelli relativamente bassi del 3° trimestre 2020. Rispetto allo stesso periodo del 2019, prima della pandemia, la produzione risulta in calo del -2,2%: ciò denota che l’industria bresciana ha quasi del tutto recuperato quanto perso lo scorso anno. L’evoluzione complessiva è la sintesi di dati aziendali fortemente eterogenei.

Nel dettaglio, la produzione industriale rileva una flessione sul trimestre precedente di -2,6% (congiunturale), dovuta per lo più alla chiusura delle aziende nel periodo estivo. In termini destagionalizzati, la produzione cresce del +0,4%. Il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2021, è pari a +13,6%.

Dopo aver toccato i minimi storici nel 2° trimestre 2020, i livelli produttivi realizzano un recupero (+25,8%).

Le previsioni a breve termine sono moderatamente positive: le aziende che stimano un miglioramento della situazione nei prossimi tre mesi sono il 35%. Quelle che prevedono di mantenere i livelli attuali sono il 52%, mentre il 13% stima un calo dell’attività.

Per i mesi a venire emergono preoccupazioni legate all’aumento dei prezzi di materie prime e semilavorati e alle difficoltà di approvvigionamento di alcuni di essi, ma le aspettative di produzione restano su un percorso espansivo. Per ora i fenomeni di scarsità sono ritenuti di natura temporanea, ma c’è il rischio che diventino strutturali, rallentando in modo più significativo e prolungato l’attività produttiva. L’evoluzione del contesto economico nell’ultima parte dell’anno, e in tutto il periodo invernale, appare inoltre ancora fortemente influenzata dalla dinamica della situazione sanitaria e da come l’insieme degli effetti indotti dalla pandemia continueranno ad incidere sulla mobilità e sulla vita dei cittadini.

L’Indagine viene effettuata trimestralmente su un panel di 250 imprese associate appartenenti al settore manifatturiero.

La Customer Data Platform (CDP): lo strumento che rivoluziona le vendite nei processi Business to Business

in Economia/Partner/Tendenze/Web e digitale by


Negli ultimi anni ha preso piede una sigla che – almeno inizialmente – ha creato non poche incomprensioni tra addetti al marketing e alle vendite: CDP, ovvero Customer Data Platform, è una nuova tipologia di piattaforma – dedicata sia al Business to Business (B2B) sia al Business to Consumer (B2C) – che va a sostituire, e in parte si integra, con le piattaforme per il CRM (anche se ormai sono così diverse le une dalle altre, che una definizione di CRM nella pratica non esiste).

Sia un sistema CRM, sia una CDP raccolgono i dati di clienti e prospect per uso commerciale e di marketing ma ci sono delle differenze.
Il CRM organizza e gestisce le interazioni che la tua azienda rivolge ai clienti: i dati presenti in un CRM saranno il nome del cliente, la cronologia delle sue interazioni con il team di vendita. La CDP invece raccoglie i dati sul comportamento dei tuoi clienti relativamente al prodotto/servizio che hai offerto loro: per esempio, una CDP ti permette di comprendere ogni interazione che il tuo cliente ha posto in essere da quando ha iniziato a interagire con la tua azienda (ad esempio, scoprirai qual è il canale tramite cui ti ha individuato). Inoltre una CDP – per funzionare e offrire un’analisi veramente a 360° del cliente/utente – ha bisogno di avere come fondamenta un buon sistema di analisi e recupero delle info: ovvero, deve necessariamente utilizzare l’Intelligenza Artificiale.

Vediamo però nel dettaglio come funzionano CRM e Customer Data Platform nel B2B. Per esempio, un CRM aiuta i commerciali a rendere più semplice la gestione delle relazioni con i singoli clienti. Come? Sfruttando tutte le informazioni inserite per accelerare, studiare e migliorare i tentativi posti in essere per avvicinarsi al cliente ed instaurare con lui una relazione.
Una CDP invece ti permette di gestire e comprendere tutti i dati dei tuoi clienti (potrai godere di una Single Customer View). In particolare, capirai come, dove e perché i tuoi clienti interagiscono con il tuo business: grazie a questi dati riuscirai a ottimizzare, giorno dopo giorno, le tue decisioni aziendali. Una CDP supporta prevalentemente tutte quelle funzioni lavorative che non si interfacciano direttamente con il cliente. Ad esempio, una CDP potrà essere utilizzato dai membri del team marketing, che possono così utilizzare le sue informazioni per individuare tattiche maggiormente efficaci o per personalizzare le campagne, o per esempio dai membri del team sviluppo, che in grazie a una CDP possono comprendere come gli utenti utilizzano il prodotto dando priorità a determinate funzionalità rispetto ad altre.
In un mercato sempre più ricco di proposte in competizione, riuscire a comunicare in modo efficace con il cliente e vincere tra i competitor è il primo obiettivo. Per fare questo è necessario offrire non solamente un prodotto o un servizio, ma una vera e propria esperienza: da una semplice richiesta di informazioni, alla pagina social, fino alla fornitura di un servizio post vendita attraverso un meccanismo di sottoscrizione.
Per far ciò è necessario avere a disposizione uno strumento in grado di offrire una visione unificata – e intelligente – dell’esperienza cliente, che permetta di ottenere una Single Customer View con tutte i dati essenziali: per questo motivo avere a disposizione una CDP è diventato di anno in anno sempre più importante.
Un sistema di questo tipo è certamente di grande valore per i grandi Brand B2C, ma nel tempo si è dimostrato importantissimo anche nel settore Business to Business, e nelle medie aziende. Il fatto che una CDP unisca molteplici fonti di dati permette di conoscere nel dettaglio qualsiasi tipo di interazione, anche tra professionisti. Vediamo qualche esempio.

Lead Generation per il B2B

Con la prossima “morte” dei cookie, sono diventati sempre più famosi e utilizzati i sistemi di IP Tracking, che ora sono in grado di identificare e analizzare il comportamento delle persone giuridiche che visitano il proprio touchpoint digitale, ancora prima che venga compilato un form di contatto.
Per fare un esempio, uno strumento di questo tipo ti sa dire che la Marco Rossi Srl ha visitato il tuo sito, quali pagine ha visto e per quanto tempo ci è rimasto. Inoltre ti fornisce tutte le informazioni finanziarie e commerciali sull’azienda stessa.
Questo sistema di analisi ti permette di ottenere informazioni su audience ed efficacia delle comunicazioni come mai prima: un’ottima notizia per qualsiasi reparto marketing.  
Noi ad esempio oggi utilizziamo una nostra piattaforma proprietaria – Lead Champion – che è indubbiamente la migliore per quanto riguarda il panorama italiano.  

Voice of Customer
Piattaforme per la Voice of Customer che siano in grado di arricchire realmente le operations di insight sui clienti e gli stakeholders son ben poche, ma quelle che invece danno risultati sono in grado di rivoluzionare l’approccio al cliente e al partner. Raccogliere i feedback degli utenti e degli stakeholder in tempo reale e lungo tutto il funnel di vendita è da sempre un desiderio di ogni marketer: avere a disposizione una Customer Data Platform – in particolare dedicata al B2B – dove poter vedere e analizzare questi dati – e altri – per singolo cliente e partner è il coronamento di questo sogno. Attraverso una piattaforma come NeosVoc gli utenti possono fornire il loro feedback in completa libertà, nei formati e con i canali che fanno già parte delle loro abitudini di comunicazione e in ogni fase del Customer Journey. La rilevazione avviene nello stesso momento dell’interazione e grazie alla dashboard e a modelli di analisi basati sull’intelligenza artificiale.

Analisi Competitor

Un’altra funzionalità interessante della CDP è la possibilità di inserire nella piattaforma qualsiasi tipologia di dato, per esempio anche i cataloghi dei competitor. I dati sui concorrenti che provengono dall’esterno dell’azienda possono essere utilizzati per verificare quali sono le opportunità di successo prima di spedire la propria offerta. In questo caso il collegamento avviene tra utente, prodotti  del nostro catalogo e prodotti sostitutivi offerti dai competitor.

Visione Storica e Dati di ServizioUna CDP permette di mettere insieme e correlare dati operazionali – come quelli logistici di consegna – e tutto ciò che è legato al servizio stesso, per verificarne l’utilizzo o eventuali problemi in modo da reagire tempestivamente. Essenziale è anche la memorizzazione delle compilazioni dei form, dell’invio delle mail e le registrazioni delle chiamate.

Le 3 strategie che una Customer Data Platform (CDP) permette di realizzare nel B2B sono:> Avere una visione concreta, a 360° e in tempo reale, di ogni cliente o stakeholder che entra in contatto con l’azienda, in modo da destinare una comunicazione specifica per ogni cluster di clienti o anche per ogni cliente: la single customer view;
> Comprendere la tipologia di “interlocutore business” anche dal punto di vista personale: cosa caratterizza la sua personalità e quali sono le leve che comandano il suo acquisto. Limitarsi ai dati socio-demografici non è funzionale: bisogna individuare alcuni tratti psicometrici per trovare sempre il miglior “tone di voice”;
> Studiare il proprio contesto in tempo reale realizzando una ricerca di mercato continua in modo da aggiornare la propria offerta. Il mercato cambia con velocità e avere dei sensori sulle proprie relazioni è fondamentale.
Se un tempo l’imprenditore poteva avere una sensazione istintiva corretta di “come sta andando il business”, oggi anche se le variabili sono diventate molteplici la CDP permette di estendere la sua sensorialità a nuovi livelli di precisione e visione.

Rincaro materie prime, per Brescia stangata da 2 miliardi. Massetti: evitare speculazioni

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Tendenze by
Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

L’Italia è particolarmente esposta all’aumento dei prezzi delle materie prime, essendo la seconda economia dell’UE per produzione manifatturiera, con una alta dipendenza dall’estero di commodities. Inoltre, ai segnali di aumento di prezzo si associano quelli di una rarefazione delle materie prime. Brescia non ne è esente: il maggior costo che pesa su 23.976 aziende bresciane si aggira infatti intorno ai 2 miliardi di euro (1.975 milioni di euro). Un valore dei maggiori costi delle materie prime (commodities no energy) che pesa sulle 23.976 mpi imprese bresciane principalmente quelle attive nel manifatturiero e nelle costruzioni. Settori che nella nostra provincia danno lavoro a 110.451 persone. Il dato emerge dalla recente analisi dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia, che, sulla base degli ultimi dati Bce e Istat, ha quantificato lo choc dell’aumento dei prezzi delle commodities sul sistema delle micro e piccole imprese. Calcolato anche il peso sul Pil regionale: si stima che in Lombardia oltre 163 mila micro e piccole imprese della manifattura e delle costruzioni, che danno lavoro a 671 mila addetti, siano interessate da uno shock sui maggiori costi delle materie prime che su base annua, ceteris paribus, vale 11.992 milioni di euro, pari al 3% del PIL. Valore quest’ultimo che ne misura l’impatto e che posizione la nostra regione in 5^ posizione nella classifica nazionale.

«Una così elevata pressione sui costi, che viene traslata solo in parte sui prezzi di vendita, determina una riduzione del valore aggiunto, comprime la crescita economica, riduce la propensione ad investire delle imprese, compromettendo sia i processi di innovazione che la domanda di lavoro. A seguito della mancanza di materie prime le imprese rallentano la produzione e, in alcuni casi, tornano ad utilizzare gli ammortizzatori sociali nonostante la ripresa degli ordinativi – spiega il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti – Accade che aziende debbano rinunciare alle commesse, non solo per il prezzo troppo elevato delle materie prime, ma anche per la difficoltà a reperirle sul mercato. È ciò che si verifica, in particolare, nella filiera delle costruzioni, in cui la domanda accompagnata dall’incentivo fiscale del superbonus 110% rappresenta un ulteriore fattore di spinta sui prezzi dei materiali edili. Occorre un intervento forte per evitare manovre speculative, facendo leva, per esempio, su meccanismi di calmierazione».

A livello provinciale i maggiori costi delle materie prime, su base annua, valgono 3.236 milioni di euro, a Milano, interessando 44.702 MPI manifatturiere e delle costruzioni e i loro 180.999 addetti subito seguita con 1.975 milioni di euro, da Brescia. Segue poi Bergamo, interessando 22.236 MPI e i loro 95.893 addetti; 1.065 milioni di euro, a Monza e della Brianza, interessando 15.451 MPI e i loro 59.559 addetti; 1.047 milioni di euro, a Varese, interessando 14.283 MPI e i loro 58.536 addetti; 745 milioni di euro, a Como, interessando 10.039 MPI e i loro 41.688 addetti; 532 milioni di euro, a Mantova, interessando 7.090 MPI e i loro 29.750 addetti; 497 milioni di euro, a Lecco, interessando 6.120 MPI e i loro 27.809 addetti, 450 milioni di euro, a Pavia, interessando 7.622 MPI e i loro 25.174 addetti; 374 milioni di euro, a Cremona, interessando 5.153 MPI e i loro 20.900 addetti; 191 milioni di euro, a Sondrio, interessando 2.885 MPI e i loro 10.670 addetti e 166 milioni di euro, a Lodi, interessando 2.954 MPI e i loro 9.263 addetti

Imprese: le straniere sfiorano quota 14mila (+5,4% in cinque anni)

in Economia/Tendenze by

La pandemia non frena l’iniziativa imprenditoriale straniera: le imprese guidate da immigrati iscritte nel Registro Imprese della Camera di Commercio di Brescia crescono rispetto al periodo pre-covid del 7,1% attestandosi a fine giugno del 2021 a quota 13.979 e contando più di 30.200 addetti. E’ quanto emerge da una recente analisi del Servizio Studi della Camera di Commercio di Brescia su dati del Registro Imprese.

“Dai dati del Registro Imprese al  2° trimestre del 2021 – è il commento del Presidente della Camera di Commercio, Roberto Saccone – risulta che l’emergenza sanitaria non ha frenato l’iniziativa imprenditoriale straniera che, anzi, è cresciuta del 7,1%, confermandosi ormai parte strutturale dell’imprenditoria bresciana, con una quota pari all’11,8% del totale. Ciò è testimonianza del fatto che la vivacità economica del nostro territorio offre numerose opportunità di business anche all’universo multietnico presente nella provincia di Brescia”.

Il fenomeno dell’imprenditoria straniera rappresenta, ormai, una parte strutturalmente significativa del tessuto imprenditoriale bresciano con una quota che si è stabilmente attestata all’11,8% del totale delle imprese registrate. E’ il risultato della continua vitalità imprenditoriale dei cittadini di nazionalità straniera che ha caratterizzato gli ultimi anni. Negli ultimi cinque anni spicca l’andamento positivo delle imprese straniere che sono cresciute del 5,4% contrariamente al totale delle imprese che, invece, sono diminuite dello 0,8%.

La quota più rilevante si conferma quella costituita da imprese di origine extra UE (nell’82,6% di queste aziende il controllo è esercitato da soggetti di nazionalità non comunitaria) che è anche la componente più dinamica cresciuta rispetto al periodo pre-pandemico del 7,7% e del 5,2% negli ultimi cinque anni.

L’importanza della partecipazione degli stranieri nel tessuto imprenditoriale bresciano è evidente anche nel confronto territoriale. Brescia si colloca in quinta posizione a livello lombardo per incidenza delle imprese straniere sul totale ed al 31° posto su scala nazionale.

Crescita post-pandemia, risale il Pil: come le imprese affrontano la ripresa

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Il post pandemia sorprende con una notizia molto incoraggiante: il PIL dei paesi del G20 è in salita e in Italia le previsioni dicono +6% su base annua, in rialzo rispetto a quanto previsto dalle analisi precedenti. Un risultato che fa ben sperare per il futuro, con un’iniezione di ottimismo per lavoratori e imprese. La crescita post-pandemia, trainata soprattutto dalla ripresa dei mercat internazionali, dovrà però essere gestita nel migliore dei modi, con nuovi investimenti, progetti innovativi e una rinnovata cultura aziendale. La pandemia ha infatti mostrato forze e debolezze del sistema, testando in maniera anche molto brusca la resilienza delle aziende e la loro capacità di adeguarsi a nuove condizioni, di rispondere agli shock, di migliorare il controllo di gestione nei più diversi aspetti, ad esempio il calcolo e controllo dei costi industriali, per evitare di soccombere. Dai primi dati, le imprese che hanno primeggiato uscendo meglio dalla crisi legata al Covid sono quelle che avevano investito sul digitale e sui processi di automazione. Si tratta infatti di imprese che sono riuscite a tenere testa alla crisi grazie ad un’organizzazione interna eccellente e ad una velocità di elaborazione dei processi più alta della concorrenza. Secondo le analisi di McKinsey in Europa sono ancora a rischio circa 59 milioni di posti di lavoro, con una conseguente accentuazione dei divario sociale. Le emergenze sanitarie sono devastanti dal punto di vista sociale ed economico e se non si reagisce puntando sui fattori trainanti, si rischia di inasprire il dibattito sociale, fomentando rabbia e disperazione.

Il Covid-19 ha tuttavia aperto la strada ad una riflessione concreta su quali saranno gli aspetti su cui focalizzare l’attenzione nei prossimi anni e il PNRR è l’occasione per rispondere con entusiasmo alla crisi, investendo in maniera oculata nei settori che porteranno alla crescita.

Come le imprese affrontano la ripresa


Lo scenario che si apre davanti all’impresa è nello stesso tempo esaltante e preoccupante. C’è il desiderio di rinascita a farla da padrone, ma la paura del collasso improvviso è sempre dietro l’angolo. Durante la pandemia, il 73% delle imprese ha avuto problemi con la produzione e la distribuzione dei prodotti. Va quindi subito ripensata la metodologia di approvvigionamento delle materie prime e la gestione della distribuzione, che dovrà necessariamente essere affidata al digitale. Come dimostrano i dati emersi dal World Economic Forum, le aziende che hanno integrato il digitale nelle loro operazioni di vendita e distribuzione hanno migliorato la produttività e hanno generato fatturato e sostenibilità.
Ad un’ottimizzazione del sistema produttivo dunque va aggiunto il passaggio definitivo alla digitalizzazione aziendale.

Il 90% delle aziende ha scelto di inserire il lavoro da remoto nei piani organizzativi e il 60% ha scelto di usufruire dei servizi online per gestire diversi processi aziendali. Questa è la strada per la creazione di una cultura di impresa che si basa sulle performance e non sulla richiesta di presenza oraria, con una ricaduta positiva anche in termini di abbattimento delle emissioni e di miglioramento della qualità della vita. Il nostro pianeta e le giovani generazioni chiedono a gran voce ai potenti di smetterla con il “bla bla bla” e di intervenire con azioni concrete per scongiurare il surriscaldamento globale ed evitare che le catasfrofi ambientali diventino sempre più frequenti. L’impegno dell’Europa su questo fronte si è concretizzato con il Recovey Fund considerato una leva fondamentale per la crescita e con gli investimenti sempre più orientati alla sosteniblità ambientale, ma anche le imprese dovranno affrontare la ripresa con una mentalità green, basata sulla ricerca costante di metodologie a basso impatto ambientale e sull’utilizzo di sistemi che ottimizzino i consumi, evitando gli sprechi.

La sfida per il futuro? “Stare investiti”, parola di Toschi (Jp Morgan) nella sede di Bcc Agrobresciano

in Banche/Bcc/Economia/Tendenze by

La sfida per chi vuole guardare al futuro salvaguardando e possibilmente incrementando i propri risparmi è “stare investiti”. Si è svolto giovedi scorso 23 settembre il primo convegno promosso da BCC Agrobresciano presso la sala polivalente della nuova filiale di Piazza Duomo a Brescia, .

Nella cornice di Piazza Duomo BCC Agrobresciano ha ospitato un incontro dedicato a 20 ospiti, in ottemperanza alle restrizioni anti-Covid, dal titolo “Opportunità e sfide della nuova normalità” al quale ha partecipato una delle figure più illustri di JP Morgan: Maria Paola Toschi. L’incontro è stato organizzato infatti in collaborazione con il Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea e JP Morgan, primario attore internazionale del settore finanziario. La Dott.ssa Toschi ha tenuto un intervento dal titolo “Variante Delta e Tapering: quali le implicazioni di mercato?” nel quale ha ampliamente raccontato le sfaccettature di questo tema raccontando gli interventi messi in campo dalla BCE, seguiti dalle banche nazionali degli stati membri europei, per sostenere l’economia a seguito della dolorosa crisi sanitaria dovuta al Covid-19. Tradizionalmente, ha raccontato Toschi, le Banche Centrali hanno usato i tassi di interesse come strumento principale per facilitare investimenti e quindi generare redditi e ricchezze. Tassi di interesse bassi significa pagare di meno per attuare un investimento e quindi permette di avare maggiore liquidità a disposizione. Maggiori investimenti e maggiore liquidità sui mercati portano però a un aumento della capacità di spesa, aumento della domanda e, di conseguenza, aumento dei prezzi. Tutto ciò scaturisce nella cosiddetta inflazione.

“Il termine inflazione,” – ha raccontato Toschi – “era quasi uscito dal nostro vocabolario dopo anni di politiche restrittive, mentre nel prossimo futuro torneremo tutti a farci i conti.” Attualmente i Governi e la Banche Centrali stanno tutti spingendo con politiche monetarie molto espansive necessarie per ripartire post pandemia. Questi attori hanno comprato essi stessi titoli – con tassi di interesse bassi e che lo resteranno a lungo – per immettere sul mercato grandi quantità di denaro e aiutare la ripresa. Al contempo le persone ricominciano a chiedere tutti quei beni e servizi cui hanno dovuto rinunciare per oltre un anno – pensiamo all’entertainment o ai viaggi – e maggiore domanda determinerà aumento dei prezzi e quindi inflazione.

Nell’ultima parte del suo intervento Toschi ha spiegato come prepararsi al futuro e a risparmiare nonostante l’inflazione. Investire è la risposta migliore. L’esperta ha utilizzato proprio le parole “stare investiti”, diversificando il più possibile. 

La fotografia di Confartigianato: nel Bresciano le imprese sono 100.879 e danno lavoro a 289.470 persone

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Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

«Gli artigiani e le micro e piccole imprese sono pronte a guardare oltre a fare la loro parte per rilanciare lo sviluppo economico e il benessere sociale del nostro territorio. Confartigianato Lombardia è da sempre al fianco di queste imprese coraggiose, che hanno dimostrato ancora una volta la loro capacità di resistere, pronta a sostenerne i valori e il prezioso contributo che saranno in grado di fornire alla crescita che ci auguriamo caratterizzerà i mesi a venire». Con queste parole, pronunciate nel corso della presentazione dell’11° Rapporto Confartigianato Lombardia, tenutasi a Palazzo Lombardia alla presenza dell’Assessore regionale Guido Guidesi e che ha visto tra gli altri gli interventi di Giulio Sapelli, la relazione di Enrico Quitavalle e Licia Redolfi per l’esposizione dei dati contenuti nel Rapporto e del segretario generale di Confartigianato Lombardia Carlo Piccinato, il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti ha ribadito la centralità della piccola impresa diffusa sul territorio lombardo, mettendone in luce la capacità di crescere, innovare e competere e di essere fattore chiave di coesione economica e sociale, rappresentando un importante luogo di integrazione.

Nel Rapporto annuale “Con lo sguardo oltre. MPI che resistono”, curato dall’Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia (che si allega, ndr) sono raccolte evidenze che permettono di andare oltre il pregiudizio, smentendo le false convinzioni che associano la bassa crescita del paese all’eccessiva presenza di MPI. Per fare ciò, sono state tratteggiate le peculiarità delle piccole e piccolissime imprese oggi pronte ad impegnasti per sostenere, da protagoniste, la risalita dell’economia lombarda.

In Lombardia, quando si parla di MPI e imprese artigiane si volge l’attenzione a 810.224 imprese, (100.879 a Brescia) il 99,1% del totale imprese (è il 99,2% nella nostra provincia) che occupano 2.155.569 addetti in Lombardia, 289.470 addetti a Brescia. La diffusione capillare di queste realtà rappresenta una specificità tutta italiana che non ha paragone con le altre maggiori economie europee: il peso dell’occupazione nelle MPI lombarde è pari al 52,3%, il 68,7% nella nostra Provincia ben al di sopra rispetto alla media europea (49%).

Nella narrazione di questi numeri si evidenzia come, contrariamente al racconto del mainstream, queste piccole e piccolissime imprese danno un contributo importante alla crescita, all’occupazione e alla capacità competitiva del tessuto produttivo. In Lombardia in quattro anni, precedenti alla diffusione del Covid-19 (2015-2018), la produttività delle MPI ha segnato un incremento del +8,7%, superiore a quello delle imprese più strutturate (+1,8%).

L’apporto delle MPI alla sostenibilità sociale e occupazionale si rileva sia guardando al pre-pandemia (2015-2019), quando l’occupazione in Lombardia nelle MPI saliva del +3,3% e nella nostra provincia del +3,1%sia guardando oltre, ponendo attenzione alle entrate previste dalle MPI per il periodo agosto-ottobre 2021: sono146 mila, pari al 57,2% degli oltre 256 mila ingressi totali previsti da tutte le imprese, e in crescita del 18,1% (+22 mila assunzioni) rispetto alle previsioni occupazionali dello stesso periodo pre Covid-19 (agosto-ottobre 2019). Solo nella nostra provincia sono previsti 20.480 ingressi totali nel periodo agosto-ottobre con una variazione positiva del 24,7% rispetto ai 16.430 dello scorso anno.

Si dimostrano, inoltre, essere imprese vivaci, capaci di competere avvalendosi di ricerca e innovazione: la quota di MPI lombarde che partecipa a progetti innovativi si attesta al 41,8%, secondo valore più alto della classifica italiana. Va osservato inoltre che queste MPI innovative rappresentano il 93,6% delle imprese totali impegnate in attività di innovazione. La spinta all’innovazione profila anche la domanda di lavoro, sempre più indirizzata verso competenze digitali e green di alto e medio-alto livello.

Non va dimenticato che queste realtà costituiscono un fattore sociale ed economico chiave e un importante luogo di integrazione. Infatti, la presenza diffusa di MPI in Lombardia, con il 78,7% di occupati in aree montane (il 77,4% nella nostra provincia) e il 78,2% in aree interne (il 79,6% a Brescia), entrambi valori superiori alla media, contribuisce ad attenuare la tendenza al declino che le caratterizza.

Queste realtà d’impresa sono anche terreno fertile per giovani e stranieri, offendo opportunità sia sul fronte occupazionale, che su quello d’impresa. Laquota di occupati giovani tra i 15 e i 29 anni nelle MPI rappresenta nella provincia di Brescia il 20,3%, superiore di 6,3 punti a quella rilevata nelle imprese medio-grandi (14,6%). Mentre la quota di occupati stranieri in MPI raggiunge un valore del 20,7%, sopra di 4,3 punti alla quota rilevata per le imprese più strutturate (16,4%).

Stessa evidenza sul fronte impresa: distinguendo le artigiane dalle non artigiane, si osserva che per le prime, nella nostra provincia, il peso delle imprese giovanili si attesta a 9,7%, sopra di 1,6 punti alla quota delle imprese non artigiane (8,1%). Per quanto riguarda le imprese artigiane gestite da stranieri, queste rappresentano 15,0% del totale, ben al di sopra del 10,1% delle imprese non artigiane. Ciò ribadisce che il valore delle piccole realtà risiede anche nel loro essere elemento di inclusione e integrazione sociale. Questi accenni alle evidenze illustrate nell’11° Rapporto danno dimostrazione del fatto che il problema del Paese non sono le dimensioni delle realtà imprenditoriali, ma l’ambiante che le circonda, spesso poco favorevole all’iniziativa economica: poco credito, misure fiscali ingiuste e burocrazia opprimente non mettono gli imprenditori nella condizione di svolgere la loro attività serenamente.

«Non è corretto – conclude il presidente Massetti – prendersela con le piccole imprese: i problemi dell’Italia stanno altrove: dal costo dell’energia, all’eccesso di burocrazia, alla scarsa efficienza delle P.A. che penalizza le imprese lombarde. È senza dubbio più utile per tutti correggere errate percezioni sul nostro sistema produttivo e migliorare, finalmente e davvero, le condizioni nelle quali gli imprenditori svolgono la propria attività, permettendogli diventare grandi imprenditori, in termini di creatività, lungimiranza, capacità manageriale e flessibilità pur restando piccoli».

Pagamenti ai fornitori, a Brescia i tempi si riducono ancora | I DATI LOMBARDI

in Economia/Tendenze by

Con il 45,7% di imprese che pagano alla scadenza i propri fornitori, la Lombardia è al 1° posto della classifica italiana stilata dallo Studio Pagamenti di CRIBIS, aggiornato al 30 giugno 2021. Rispetto al trimestre precedente, diminuisce il numero di imprese che effettua i pagamenti con ritardi superiori ai 30 giorni, passate dal 9% all’8,9% con una variazione del -1,1%.

  • Bergamo: rispetto a marzo, restano invariati i pagamenti in grave ritardo, diminuiscono quelli puntuali (-0,4%) ed è 3° in Italia. Rispetto a fine 2019, è al 12° posto fra le 20 province italiane le cui imprese hanno registrato il maggior peggioramento nei pagamenti oltre 30 giorni (+42,9%).
  • Brescia: rispetto a marzo, diminuiscono sia i pagamenti alla scadenza (-0,9%), sia quelli oltre 30 giorni (-1,7%) ed è al primo posto nel ranking italiano.
  • Como: rispetto a marzo, è la seconda provincia lombarda, dopo Monza e Brianza, a far registrare il maggior decremento di pagamenti in grave ritardo (-4,7%); guadagna una posizione ed è 11° in Italia. Rispetto a fine 2019, è al 18° posto fra le 20 province italiane le cui imprese hanno registrato il maggior peggioramento nei pagamenti oltre 30 giorni (+39,7%).
  • Cremona: rispetto a marzo, perde due posizioni nel ranking italiano ed è 8°; è la seconda provincia lombarda, alle spalle di Pavia, con l’incremento più elevato di pagamenti oltre 30 giorni (+1,3%).
  • Lecco: rispetto a marzo, insieme a Monza e Brianza è la provincia lombarda dove si registra l’incremento più elevato di pagamenti puntuali (+1,6%) ed è stabile al 4° posto nel ranking italiano.
  • Lodi: rispetto a marzo, i pagamenti in grave ritardo diminuiscono del 2,7%; guadagna 3 posizioni ed è 38° in Italia. Rispetto a fine 2019, è al 6° posto fra le 20 province italiane le cui imprese hanno registrato il maggior peggioramento nei pagamenti oltre 30 giorni (+54,3%).
  • Mantova: rispetto a marzo, diminuiscono sia i pagamenti alla scadenza (-1,6%), sia quelli oltre 30 giorni (-3,6%); guadagna una posizione ed è 7° in Italia
  • Milano: rispetto a marzo, cresce la puntualità (+1,4%); guadagna 2 posizioni ed è 43° in Italia (penultima in Lombardia).
  • Monza e Brianza: rispetto a marzo, è la provincia lombarda con il maggior decremento di pagamenti in grave ritardo (-4,8%) e, insieme a Lecco, è quella dove si registra l’incremento più elevato di pagamenti puntuali (+1,6%). Con Biella, è la provincia italiana che guadagna più posizioni (4) ed è 12°.
  • Pavia: rispetto a marzo, è la provincia lombarda con l’incremento più elevato di pagamenti oltre 30 giorni (+1,4%). Guadagna una posizione ma è comunque ultima in Lombardia (51°). Rispetto a fine 2019, è all’8° posto fra le 20 province italiane le cui imprese hanno registrato il maggior peggioramento nei pagamenti oltre 30 giorni (+48,4%).
  • Sondrio: rispetto a marzo, diminuiscono sia i pagamenti alla scadenza (-1%), sia quelli oltre 30 giorni (-1,5%) e mantiene il secondo posto nella classifica delle province italiane. Rispetto a fine 2019, è al 4° posto fra le 20 province italiane le cui imprese hanno registrato il maggior peggioramento nei pagamenti oltre 30 giorni (+58,5%).
  • Varese: rispetto a marzo, diminuiscono sia i pagamenti alla scadenza (-0,7%), sia quelli oltre 30 giorni (-1,1%); perde una posizione ed è 22° nel ranking italiano. Rispetto a fine 2019, è al 14° posto fra le 20 province italiane le cui imprese hanno registrato il maggior peggioramento nei pagamenti oltre 30 giorni (+41,9%).

Neosperience Lab, il laboratorio per la trasformazione digitale delle imprese italiane – Parla il nuovo CEO Luca Lesignoli

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Luca Lesignoli è un manager con lunga esperienza sul mercato. Da più di vent’anni imprenditore nei settori della tecnologia, della consulenza e del marketing è stato dirigente di importanti gruppi industriali tra cui il Gruppo Infracom di Verona e il Gruppo Artoni di Reggio Emilia. In questi gruppi industriali ha ricoperto la carica di Direttore Commerciale e Marketing di gruppo sviluppando esperienze sia in ambito nazionale che internazionale. Oggi Luca Lesignoli è il CEO di Neosperience Lab, società del gruppo Neosperience. Neosperience Lab gestisce gli aspetti direzionali e strategici della trasformazione digitale che devono essere di ogni progetto innovativo. Neosperience Lab è in grado di prevedere i possibili risultati di un nuovo posizionamento digitale dell’azienda, fornendo nuove strategie e criteri quantitativi per misurare il ritorno degli investimenti attraverso la redazione di un vero e proprio business plan per la digitalizzazione dell’azienda o di un dipartimento aziendale. Neosperience Lab, infatti, garantisce la messa in opera di persone, strumenti e processi funzionali alla strategia, abilitando la successiva fase di sperimentazione che può avvenire anche mediante costituzione congiunta di una Startup Innovativa. Neosperience Lab si pone l’obiettivo di seguire le imprese in tutte le fasi di sviluppo e tecnologizzazione, senza mettere a rischio il loro business tradizionale e dando loro l’appoggio finanziario di istituti bancari particolarmente attenti al mondo imprenditoriale e alle loro necessità.

Rivolgiamo ora alcune domande direttamente a Luca Lesignoli

Qual è la mission di Neosperience Lab?

L’evoluzione del mercato e il desiderio di gestire la crescita sono alcuni dei più importanti elementi che devono caratterizzare il sistema delle imprese italiane.

In questo contesto, l’innovazione digitale diventa il principale fattore competitivo. Il sistema imprenditoriale italiano è prevalentemente costituito da un insieme di piccole e medie imprese flessibili e specializzate la cui proposta differenziale sul mercato si caratterizza spesso per l’eccellenza nelle “operations”, ma non sempre possono avere a disposizione strumenti evoluti e risorse tipiche dei “grandi”. Neosperience Lab con i suoi servizi vuole supportare l’evoluzione delle imprese italiane in questa sfida. 

Qual è il primo passo che deve essere intrapreso dalle imprese italiane?

Prima di pensare a utilizzare tecnologie innovative come Intelligenza Artificiale e Blockchain, un’impresa deve fare una riflessione profonda sul suo posizionamento rispetto al mondo digitale: questo è il primo passo. Il posizionamento, nel marketing, è un’analisi utile a studiare un mercato, per individuare come comunicare una caratteristica distintiva di un brand, un prodotto o – come in questo caso – un’impresa: in poche parole, un elemento che renda più visibile il messaggio in una situazione di elevata concorrenza. L’obiettivo consiste nel trovare al prodotto una collocazione di rilievo nella mente del potenziale cliente sia nel “business to consumer” sia nel “business to business”. Non si tratta quindi di definire solo delle caratteristiche distintive, ma il modello di business ed il suo modus operandi sulla piazza digitale, ripensando in modo coerente anche la piazza tradizionale.

Quali processi è necessario innovare?

Se nel passato si è sempre cercato di lavorare sul sistema produttivo e sull’innovazione del prodotto, dato che poi le vendite sarebbero state una conseguenza, oggi bisogna sempre più ragionare sui processi di ingaggio e la conoscenza dei clienti. Amazon, Google e i social network sono da un lato un’opportunità, ma dall’altro diventano un muro che si contrappone tra un’azienda ed i suoi clienti potenziali. Bisogna quindi usare queste piazze per entrare in contatto con i potenziali clienti, per poi gestirli però in modo diretto. In tal senso è anche opportuno rivisitare dove possibile il proprio rapporto con il canale di distribuzione – che spesso è in difficoltà a causa dei grandi operatori e-commerce – sviluppando in esso e grazie a esso un’iniziativa di ingaggio, o pensare a nuovi modelli che permettano di costruire una relazione one to one con il consumatore.

Stiamo parlando di utilizzare i dati dei clienti, ma come si può fare?

Una media impresa non può avere la stessa strategia di raccolta dati di un grande operatore digitale che lavora sui “big data”, ma deve concentrarsi sui dati che in concreto gli servono, ossia gli “small data”, sia che essi provengano dai social network – per capire come profilare l’offerta – sia che arrivino – per fare un esempio settoriale – dal mondo Health, con le caratteristiche biometriche che possono segnalare una possibile esigenza.

Cosa costituirà valore nell’azienda del futuro?

Il presidio diretto e fidelizzato di una comunità di clienti e la capacità di sviluppare questo network. Se in passato si valutava il valore dell’azienda dai cespiti e dal numero dei dipendenti, ora anche la gestione di questo processo, in apparenza molto in linea con una startup digitale, diventa fondamentale anche per il mondo manifatturiero.

Il presidio della relazione diretta con i clienti permetta a un’impresa di costruire addirittura nuovi prodotti specifici. A questo importantissimo tassello vanno poi aggiunti, e gestiti sempre più in modo digitale per erogare i servizi e consegnare i prodotti come oggi il mercato richiede, le persone dell’azienda, i fornitori, i sistemi informativi tradizionali. Infine anche la formazione giocherà un ruolo chiave nello sviluppo aziendale dei prossimi anni.

La maggior parte delle piccole medie imprese italiane sono business to business: quali dati servono in questo caso?

Queste aziende si muovono spesso con contatti diretti ed iniziative come le fiere, ma queste modalità stanno perdendo di giorno in giorno efficacia. Direi prima di tutto che bisogna cercare di capire chi sta reagendo positivamente allo storytelling del proprio prodotto e perché, in modo da fornire in automatico contenuti sugli aspetti più rilevanti per ogni singolo cliente potenziale. In poche parole è necessario realizzare un progetto di Customer Generation Digitale con strumenti evoluti che sappiano ascoltare il mercato in ogni istante mettendo le aziende nelle condizioni di prendere le decisioni corrette.

Come cambierà il prodotto manifatturiero?

Il trend è legato alla sua trasformazione in un servizio indipendente o aggregato a dei servizi digitali, in modo da poter diventare funzionale alla gestione continuativa della relazione con i clienti.

Così come i grandi produttori di smartphone non vendono più solo un oggetto fisico ma un ecosistema di servizi, anche un prodotto manifatturiero come un macchinario industriale deve arricchirsi di queste componenti. Alla fine le aziende di maggior successo assomiglieranno in futuro a un’operatore software che vende in abbonamento i propri pacchetti. Del resto si dice già ora negli Stati Uniti: “every company is a software company”.

In questo scenario dove la tecnologia sarà determinante, quanto contano le persone?

L’indubbia complessità di tutte queste dinamiche richiede la presenza in azienda di figure con conoscenze e capacità di operare in un ambito in costante evoluzione e che portino nella struttura aziendale flessibilità e nuovi punti di vista. Spesso queste figure sono dei giovani che vivono sulla loro pelle l’innovazione tecnologica. Si tratta di una grande opportunità di lavoro per loro. Per questo Neosperience Lab unisce alla costruzione di una macchina digitale la presenza di un “pilota” o di una “struttura pilota”, che possa portare il progetto fino al traguardo.

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