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Customer Journey: 5 passi per reinventare la relazione con il cliente | INNOVATION CLUB

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(a cura di Innovation Club) “Un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo.” Con l’emergere di una nuova generazione di clienti – immersi in un ecosistema digitale – le aziende non possono più fare affidamento sulla customer journey map tradizionale. Ovvero ogni singola mappa che abbia più di cinque anni.

Il mondo intorno a noi è cambiato – e continua a cambiare – così velocemente che tutto ciò che era utile allora potrebbe non esserlo più oggi. L’esperienza dei clienti cambia e, con essa, le regole dell’engagement e della loyalty.

Qual è, quindi, la differenza tra il customer journey tradizionale e il digital customer journey? Proviamo a schematizzare i due processi di seguito:

Viaggio tradizionale: una sequenza dall’awareness all’acquisto e poi alla loyalty, attraverso pochi punti di contatto (conosciuti e presidiati dalle aziende). Il cliente può scegliere tra una serie limitata di alternative; la comunicazione è mono-direzionale e gestita dal brand; la scelta è influenzata da fattori quali pubblicità, prezzo, abitudine e dalle opinioni di una cerchia ristretta di influencer.

Viaggio digitale: un percorso circolare che attraversa numerosi punti di contatto, sia fisici che virtuali. La mappa non necessariamente inizia dalla awareness o finisce con la loyalty. Il cliente può scegliere tra un set potenzialmente infinito di alternative, e la scelta quasi mai è influenzata da pubblicità, prezzo o abitudine. Le opinioni fidate ora includono anche le comunità online (social network, recensioni sui siti e-commerce, forum, blog), persone che conosco a stento o non conosco affatto.

Se il client journey definisce i presupposti della tua strategia di marketing, a sua volta viene determinato da fattori sempre diversi, e spesso fuori dal controllo dell’azienda:

> Aumento del potere d’acquisto dei clienti più giovani – i millennial così esigenti, consapevoli e pronti a spendere.

> Diffusione dei dispositivi mobile – smartphone, tablet, smartwatch.

> Crescita delle tecnologie connesse – activity tracker, tecnologia indossabile, Internet delle Cose.

> Comparsa dei micro momenti – interazioni in tempo reale, determinate da esigenze specifiche.

Le persone nate e cresciute in un ecosistema digitale sono sempre connesse e in costante bilico tra fisico e virtuale. Costruiscono la loro identità interagendo con le loro community offline e online, e non riconoscono altra modalità di esperire il mondo.

In un mercato reso sempre più piatto dalla globalizzazione, i digital customer mostrano un netto rifiuto nei confronti della massa, sensazione ancora più urgente quando si parla di decisioni d’acquisto. Il rigetto della massificazione costringe le aziende a focalizzare sforzi e budget sulla personalizzazione, mettendo al centro del discorso la customer experience piuttosto che il prodotto.

Se davvero i clienti si ritrovano a dover scegliere tra decine – se non centinaia – di alternative, perché dovrebbero scegliere proprio te? È evidente che non stai combattendo solo contro il tuo vicino; ti trovi nel bel mezzo di una battaglia con migliaia di protagonisti. In un contesto simile, anche il prodotto migliore del mondo potrebbe non essere sufficiente per vincere.

La soluzione – dovrebbe ormai essere chiaro – è puntare sulla customer experience, che diventa il vero elemento di differenziazione. E la creazione di una nuova journey map rappresenta la base di un’esperienza davvero innovativa e coinvolgente. Non fosse che i clienti oggi pretendono un approccio personalizzato, con il risultato che identificare pattern comuni diventa sempre più difficile.

Esistono, però, dei requisiti base che non sono cambiati da quando il concetto di customer journey map è stato introdotto per la prima volta. Anche se il quadro di riferimento cambia con l’evolvere della tecnologia, questi sono – e saranno sempre – le fondamenta della pianificazione:

> Clienti

> Ricerca

> Touch point

> Obiettivi (di azienda e cliente)

> Misurazione

Possiamo distinguere due forze contrastanti: da un lato la necessità, da parte delle aziende, di raggiungere i clienti fin dalle prime fasi del viaggio; dall’altro la moltiplicazione dei punti di contatto, che rende sempre più difficile per le stesse conoscere i propri clienti. Le metodologie classiche non sono più in grado di mostrare cosa davvero le persone pensano e fanno prima di entrare su un sito o in un negozio.

Ecco perché hai bisogno di una nuova metodologia, che tenga conto dei cambiamenti e parta dall’identificazione dei seguenti nodi focali.

RIVOLUZIONA IL VIAGGIO

Ogni singolo trend evolutivo che abbiamo segnalato finora porta alla inevitabile rivoluzione del journey. Non c’è valore alcuno in una mappatura che ignori le differenti fonti di interazione generate a ritmo continuo dalla tecnologia. L’innovazione estende la relazione tra brand e clienti, producendo valore aggiunto per entrambi. Il brand migliore è quello che osserva con attenzione ciò che accade, ed è pronto a raccogliere la sfida per trovare nuove modalità di engagement per conquistare il cuore dei clienti.

NON DIMENTICARE IL CLIENTE

Qual è l’elemento centrale del viaggio? Il viaggiatore, naturalmente. Eppure sareste sorpresi di scoprire quanti professionisti disegnano la mappa partendo dall’azienda piuttosto che dai clienti. Dal momento che lo scopo ultimo è di migliorare la customer experience, però, l’unica strada che porta al successo è quella che parte dalla prospettiva del cliente: analizza e descrivi non tanto l’esperienza che tu vorresti offrire quanto quella che i clienti vorrebbero ricevere da te.

STUDIA IL COMPORTAMENTO

Abbiamo detto che conoscere clienti che urlano la loro unicità non è affatto semplice. Questo non significa certo che devi rinunciare a studiare il loro comportamento. La chiave per migliorare la strategia è comprendere come i digital customer decidono cosa e come comprare. Non tutti i percorsi nascono uguali: le persone partono da punti diversi, attraversano fasi diverse e decidono in base a criteri differenti. Se non riconosci questa diversità non potrai mai pianificare contenuti e azioni tagliate su misura.

PENSA MOBILE, AGISCI LOCAL

La tecnologia mobile ha contribuito a plasmare la connessione tra clienti e aziende – influenzando il tempo e lo spazio dell’interazione. Secondo un recente report di Nielsen, la metà dei clienti considera il mobile come la risorsa più importante nella fase di decisione di acquisto. Le piattaforme mobile già ora raccolgono il 60% del tempo totale speso sui digital media. La tua strategia dovrebbe pensare mobile e agire local, combinando localizzazione e comportamento per costruire contenuti utili, ovunque i clienti si trovino.

SBLOCCA IL POTERE DEI DATI

Sebbene sia diventato più difficile comprendere cosa fanno le persone nelle prime fasi del journey, d’altro canto le aziende possono sfoderare una nuova arma per cambiare le carte in tavola. Un’arma chiamata Big Data. Le tecnologie connesse generano una quantità incredibile di informazioni sul percorso del cliente. Una mole che le aziende devono imparare a plasmare per sbloccare il vero potere dei dati. Ciò che crea il vero valore, infatti, non è l’informazione in sé ma l’utilizzo che ne fai.

Startup, a Brescia il 12 per cento delle nuove imprese lombarde

in Economia/Startup/Tendenze by

Voglia d’impresa: ogni giorno nascono a Milano 79 imprese, 200 al giorno in Lombardia. Secondo i dati della Camera di commercio di Milano, in circa un caso su quattro (23,9% a Milano e 27,1% in regione) si tratta di imprese giovani. E per gli aspiranti imprenditori, soprattutto giovani, che desiderano avere informazioni sul mettersi in proprio sono disponibili in Lombardia i servizi della rete dei Punti Nuova Impresa delle Camere di commercio. La Camera di commercio di Milano, attraverso il suo Punto Nuova Impresa, servizio di assistenza specialistico dell’Azienda speciale Formaper, organizza incontri di  gruppo rivolti agli aspiranti imprenditori, due ore di incontri con esperti per parlare degli aspetti burocratici e amministrativi, scelta della forma giuridica, finanziamenti disponibili, accenni al business plan connessi all’apertura di un’attività imprenditoriale. Il prossimo incontro è fissato per giovedì 1 giugno dalle ore 9.30 alle ore 11.30. La partecipazione è gratuita previa iscrizione online obbligatoria. Per informazioni, formaper.pni@mi.camcom.it.

Le start up 2017 in Lombardia. Sono oltre 18 mila le imprese nate in Lombardia nei primi tre mesi dell’anno. Il 27,1% è costituito da imprese giovanili, il 24,3% da imprese femminili e il 19,2% da imprese straniere. Milano concentra il 39,2% delle nuove imprese lombarde seguita da Brescia con il 12,6% e Bergamo con il 10,3%. Il record per le nuove imprese giovani va a Sondrio e Lecco (il 36,7% delle nuove iscrizioni), per le neo-imprese straniere a Mantova (22,8% delle nuove nate). Sondrio è prima anche per peso delle imprese femminili sulle nuove iscritte (31,3%). Emerge da un’elaborazione Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al primo trimestre 2017.

Punto Nuova Impresa della Camera di commercio di Milano: per chi vuole mettersi in proprio è possibile partecipare ad un incontro con un esperto del Punto Nuova Impresa di Formaper, azienda speciale della Camera di commercio di Milano. Gli incontri, della durata di due ore, sono riservati a persone residenti/domiciliate a Milano o provincia o a persone intenzionate ad avviare nuove attività imprenditoriali nella medesima provincia per informarle ed orientarle sulla scelta imprenditoriale.

Camera di commercio, nuovo bando per le startup

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Economia/Evidenza/Startup by

La Camera di Commercio comunica che è stato  approvato, per l’anno 2017, un nuovo bando di concorso a favore delle PMI bresciane del settore commercio, turismo e servizi, pubblici esercizi ed artigianato per incentivare e promuovere la riqualificazione territoriale all’interno del DUC di Brescia, con riferimento ai seguenti ambiti: C.so Garibaldi e C.so Mameli.

Regolamento e riferimenti ufficio sono disponibili sul sito camerale: www.bs.camcom.it, alla pagina Contributi alle imprese/Bandi di contributo camerali/avviso.

I motivi che causano il fallimento delle Startup digitali nella Lombardia Orientale – La Survey di Innovation Club

in Economia/Innovation club/Partner 2/Rubriche/Startup by

Da una recente analisi realizzata da Innovation Club  si evidenzia che sul territorio della Lombardia Orientale (Province di Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona) dal 2013 ad oggi sono nate 261 Startup innovative che hanno un focus su “servizi digitali”. Questo elenco comprende sia realtà che forniscono servizi innovativi al pubblico sia che realizzano servizi B2B.

Oggi 4 anni dopo il 45% di queste Startup è stato messo in liquidazione. E’ una percentuale di insuccesso alta ma comunque minore della media nazionale che si attesta intorno al 55%. Molti imprenditori di queste Startup sono non giovani alla prima esperienza ma professionisti che conoscono molto bene il mondo della tecnologia e magari in tante altre esperienze hanno ottenuto risultati importanti e riconosciuti. Abbiamo nell’ultimo mese incontrato alcuni di questi e raccolto le loro impressioni.

Ringraziamo molto chi ha fatto con noi queste conversazioni. A nessuno fa piacere parlare di un’iniziativa non andata secondo le aspettative ma da anche da esperienze di questo tipo si ricavano indicazioni molto importanti.  La storia dimostra che i più grandi startupper, coloro che hanno realizzato le iniziative di maggior successo, sono partiti quasi sempre da dei progetti non riusciti. Il mondo degli incubatori, acceleratori e degli eventi sull’innovazione tendono spesso a raccontare con enfasi le storie di successo mentre e non si offre a volte la giusta evidenza a queste riflessioni preziose per tutti.

Ecco una lista dei sette principali motivi di insuccesso di una startup lombarda e qualche suggerimento per cercare di superare queste problematiche: 

1. La mancata individuazione del modello di business.

ll principale fattore di crisi di una startup è legato al disallineamento tra il modello di business che l’imprenditore ha in mente ed il mercato. Ideare un modello di business è apparentemente molto semplice ma la capacità di operare su tutte le sfumature che lo rendono un successo non è affatto banale. Se una marca importante investe centinaia di migliaia di euro nelle analisi “pre-birth” per il lancio di un prodotto e un servizio vuol dire che nulla si può improvvisare. Posto che non si potrà mai avere tutto sotto controllo approcciare il proprio modello di business in modo flessibile è molto importante per attenuare questo elemento di complessità.

2. I litigi tra soci operativi e finanziari. 

All’interno di una “garage start-up” spesso identifichiamo dei soci che hanno operativamente sviluppato il progetto e coloro che hanno aiutato a nascere il progetto portando o trovando le prime risorse. Le maggiori conflittualità si verificano quando i secondi non comprendendo al pieno le dinamiche evolutive del progetto si sentono estraniati dallo spesso facendolo nascere dubbi. Famoso è il caso di Facebook dove il socio operativo Zuckerberg ha pesantemente contrastato il socio finanziario Eduardo Luiz Saverin. La storia è stata descritta nel famoso film “The Social Network”. Per questa ragione è fondamentale che i tutti soci anche quelli finanziatori siano l più possibile coinvolti e consapevoli dell’iniziativa imprenditoriale.

3. L’iniziativa è approcciata come un progetto e non come un’impresa. 

Nell’antichità i condottieri per conquistare un’isola facevano bruciare le navi per impedire ai propri soldati la fuga in modo che nella battaglia fossero il più possibile concentrati e non vedessero altre possibilità se non la vittoria o la morte. Si tratta ovviamente una metafora da prendere “cum grano salis” tuttavia capita spesso di trovare giovani e meno giovani che approcciano un’idea imprenditoriale anche buona in modo non completamente focalizzato perchè fanno contemporaneamente altre attività. Questo crea indubbiamente molti effetti collaterali perchè in tal caso si non tratta di un’impresa ma di un progetto magari come tanti altri “che può andare bene ma se non va bene pazienza”. Nulla di male che ci siano imprenditori soci contemporaneamente in tante iniziative per realizzare un portfolio diversificato ma è importante che ogni iniziativa abbia dei protagonisti che “hanno bruciato le loro navi”.

4. La sottovalutazione dei costi di promozione di un progetto.

Spesso quando si realizza un progetto digitale ci si concentra sulla parte di sviluppo informatico dimenticando o sottovalutando la variabile della promozione. Non è troppo complesso una volta definite le specifiche di un’app o un sistema web realizzarlo con un investimento che ha un ritorno visibile. Si è costretti invece ad uscire dalla “zona di comfort” quando bisogna scegliere come investire sui vari canali ed i risultati sono molto incerti. Quindi si tende istintivamente a concentrarsi sulle attività di sviluppo rispetto a quelle di promozione. Bisogna dare la giusta rilevanza a questa attività.

5. Difficoltà nel trovare le “persone giuste”.

Decidere di lavorare in un’azienda nascente è una scelta non semplice per una persona di qualità.  Infatti lavorare in una Startup può essere una fonte di rischio e preoccupazione perchè bisogna operare in un contesto per sua natura destrutturato.  Conseguenza di tutto ciò è che gran parte dell’ecosistema delle startup italiane si poggia su collaborazioni a progetto e “professionisti a partita” iva magari bravissimi ma spesso poco fidelizzati. Queste persone si limitano ad eseguire un compito quando il contesto richiederebbe di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Per un imprenditore trovare le persone giuste è il principale problema che lo costringe a creare l’azienda solo intorno a se stesso limitando così lo sviluppo della stessa. Posto che lavorare in una startup è rischioso bisogna prospettare un chiaro ritorno economico per i collaboratori perchè contribuiscano in modo determinante al successo dell’iniziativa.

6. Creare un logo ma non costruire un “brand”

Molto spesso una startup nascente lavora sul brand in modo semplicemente “grafico” non identificando le motivazioni più profonde della sua esistenza. La maggior parte delle Startup mette al centro della propria comunicazione “cosa” fa, lo fa seguire da “come” lo fa, e infine, talvolta, ma non sempre, dichiara “perché” lo fa.  Il modello sviluppato da Simon Sinek nel celebre libro “Start with Why” suggerisce al fine di avere un maggior impatto sul pubblico/interlocutore, di iniziare ogni comunicazione con “perché”, facendolo seguire da come e da cosa. Alla base dell’approccio sviluppato da Sinek vi è l’idea che la gente non “compri” ciò che una persona/azienda fa, bensì “compri” il “motivo” per cui fa quella cosa.

7. Fare in modo grossolano un’analisi della competition

Per quanto possiamo essere bravi o possiamo credere nella nostra idea dobbiamo considerare in un mondo complesso ed interconnesso come è l’attuale la presenza di competitori. Il principale elemento che viene sottovalutato è proprio l’analisi competitiva. Questa analisi è invece uno dei documenti più utili alla concretizzazione di una Startup, molto più convincente di un Business Plan che spesso è “un esercizio” con valori assolutamente ipotetici e prospettici.

Talent Garden raddoppia la sede di Roma e arriva a Cinecittà

in Economia/Formazione/Partner 2/Startup by
Davide Dattoli di Talent Garden

Sono cresciute del 150% in 2 anni le startup nate a Roma, passando dalle 211 del 2015 alle 527 di aprile 2017[1]. A questa crescita ha contribuito in maniera decisiva Talent Garden, la piattaforma europea per i talenti del digitale, che ha inaugurato a Cinecittà il suo secondo campus romano. Talent Garden è sbarcata a Roma lo scorso anno con lo spazio di coworking che si trova nello storico palazzo delle Poste di Viale Mazzini. In questa sede sono presenti oggi più di 120 innovatori digitali e si svolgono oltre 150 eventi all’anno.

Il nuovo Talent Garden Cinecittà, di via Quinto Publicio 90, è uno spazio dedicato ai professionisti del digitale e dell’innovazione con una particolare attenzione al mondo dei new media e della multimedialità, situato proprio nel cuore degli storici studi televisivi. Si tratta di uno spazio aperto 24 ore su 24 che ospita oltre 70 “abitanti”, i cosiddetti “tagger”, in ambienti dal design innovativo in linea con lo stile che contraddistingue i 18 campus distribuiti in Italia e in Europa. Oltre a Roma, Talent Garden è presente a: Milano (Calabiana e Merano), Bergamo, Brescia, Cosenza, Padova, Genova, Pisa, Torino, Pordenone, Sarzana, Barcellona, Tirana, Bucarest, Kaunas, Vienna. Molte le realtà che hanno già scelto Talent Garden Cinecittà come sede della propria attività: sviluppatori software e grafica 3D, startup che si occupano di realtà virtuale, ma anche la multinazionale Groupon. Talent Garden, attraverso le due sedi di Prati e Cinecittà, punta a diventare un polo di connessione per l’ecosistema dell’innovazione della Capitale, facilitando il collegamento tra i principali player a livello nazionale e internazionale.

“Mi piace molto – dichiara Davide Dattoli, founder e CEO di Talent Garden – il fatto che il nostro primo campus con un grande focus sui professionisti dei new media sia proprio a Cinecittà, luogo in cui storicamente si è sviluppato il cinema italiano. I nostri campus – prosegue – non sono soltanto un ufficio condiviso, ma un vero e proprio “acceleratore naturale”: non ci limitiamo ad affittare uno spazio, ma creiamo un polo di incontro tra innovatori digitali all’interno di una rete internazionale di talenti accomunati dalla passione per l’innovazione e il digitale. Siamo nati nel 2011 a Brescia dalla necessità di creare uno spazio di lavoro che accogliesse imprenditori e innovatori e oggi contiamo oltre 1.500 membri tra startup, freelance, aziende e una community online di più di 80.000 persone”.

“Sono molto felice perché questa inaugurazione è un modo assolutamente unico per festeggiare gli 80 anni di Cinecittà! È la dimostrazione che dopo aver contribuito alla realizzazione di oltre 3.000 film, tra cui 83 nomination all’Oscar e 48 statuette, offrendo a tanti la possibilità di esprimere la propria creatività e diventando un modello in Italia e nel mondo – commenta Corrado Camilli, Presidente e Amministratore Delegato Cinecittà Media – Cinecittà è pronta ad affrontare la sfida dell’innovazione con rinnovato slancio. Nell’ambito del più grande progetto dei “Cinecittà Creative Hub”, Talent Garden Cinecittà è testimonianza del fatto che si può fare innovazione nell’ambito culturale e che si possono mettere in rete esperienze anche diverse nell’ambito di una visione condivisa.”

Con la nuova sede di Talent Garden sono circa una ventina gli spazi di coworking a Roma, ambienti che favoriscono l’insediamento di nuove realtà imprenditoriali. La Capitale ospita oggi 527 startup, per la stragrande maggioranza attive nel settore dei servizi (85,1%). La maggior parte di queste nuove imprese (46,1%) ha un capitale compreso tra i 5 e i 10.000 euro e il modello più diffuso (30,2%) non supera i 4 addetti. Delle 527 startup registrate, soltanto il 48% dichiara il valore della produzione: la stragrande maggioranza (34,2%) ha un valore di produzione entro i 100.000 euro, il 12,5% fra i 100.000 e i 500.000 e poco più dell’1% si colloca tra i 500.000 e 1 milione di euro. Quasi il 14% delle startup romane ha donne al suo interno, mentre il restante 78,6% è esclusivamente “al maschile”. Delle 73 startup con “quote rosa”, il 35,6% è esclusivamente composto da donne, il 20% vede una presenza femminile maggioritaria e il 43,8% una presenza “forte”.

Ogni Talent Garden è un luogo pensato per freelance, startup, PMI digitali e grandi imprese, non un semplice luogo di lavoro ma un vero e proprio campus dell’innovazione che ospita con la modalità del coworking aziende e professionisti. Nel nuovo campus romano avrà sede anche TAG Innovation School, la scuola di formazione di Talent Garden, che ogni anno forma in varie parti d’Europa centinaia di studenti sulle nuove professioni del digitale e che nei prossimi mesi, proprio in collaborazione con Cinecittà, costruirà nuovi percorsi pensati per i professionisti dei media e del digitale nel cinema. A completare il campus anche un teatro che può ospitare fino a 300 persone e dove sono già in calendario decine di eventi che nei prossimi mesi animeranno l’ecosistema dell’innovazione romano.

Media partner dell’apertura di Talent Garden Cinecittà radio RDS, realtà proiettata a dialogare con i millenials e a favorire esperienze di crescita professionale con progetti come RDS Startup Lab.

Startcup, Parolini: la sfida è far durare le nuove aziende nel temo

in Economia/Istituzioni/Regione/Startup by

“Abbiamo scelto di promuovere e sostenere nuovamente questa importante iniziativa, mettendo a disposizione oltre 100.000 euro, per favorire una piu’ ampia partecipazione e valorizzare la capacita’ di fare impresa”. E’ quanto ha dichiarato Mauro Parolini, assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia, intervenendo oggi alla presentazione dell’edizione 2017 di StartCup Lombardia, la business plan competition territoriale nata nel 2003 su iniziativa del Politecnico di Milano e gestita da PoliHub, Startup District & Incubator di Fondazione – Politecnico di Milano, in accordo con le Universita’ Lombarde.

COLLABORAZIONE TRA ISTITUZIONI – “La collaborazione tra istituzioni – ha aggiunto Parolini – e’ centrale nel sostegno delle start up, per questo alle nostre misure uniamo anche il supporto alle migliori iniziative che promuovono la cultura d’impresa e mettendo in rete tutti i soggetti e le esperienze positive di incubatori e marketplace, associazioni e Universita’ lombarde per valorizzare le loro funzioni, senza sostituirci ad essi”.

PIANO DA 80 MILIONI – “Premiare le migliori idee imprenditoriali, dare ossigeno e visibilita’ alle start up con il piu’ alto potenziale innovativo e di sviluppo economico, affermando anche il loro valore esemplare – ha sottolineato l’assessore -, e’ un’azione che si inserisce in modo coerente nel piano da 80 milioni che abbiamo dedicato al sostegno delle start up lombarde, per il quale abbiamo gia’ stanziato 15 milioni di euro in una prima misura di successo chiamata ‘Intraprendo’, che si e’ rivolta in particolare a quelle iniziative imprenditoriali intraprese da giovani e da over 50 che rischiano di uscire dal mondo del lavoro”.

FARE DURARE NEL TEMPO START UP – “Come assessorato allo Sviluppo economico – ha concluso Parolini – siamo impegnati ad accrescere l’efficacia delle misure di sostegno a questo tipo di business, favorendo la creazione di una vera e propria catena della nuova impresa, che leghi tutti gli elementi che definiscono un ecosistema di sviluppo duraturo. La sfida e’ infatti quello di fare durare nel tempo queste imprese, che per svariati motivi, dalla mancanza di fiducia e formazione all’assenza di capitale di rischio esterno, troppo spesso hanno una durata troppo breve”.

Startup innovative, a Brescia sono 122

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La Lombardia si conferma il territorio più favorevole per l’innovazione con 1574 aziende attive su 6800 a livello nazionale: il 23,1% del totale, 1 su 5 in Italia.
Al secondo posto c’è l’Emilia Romagna con 759 (11,2%), al terzo il Veneto con 585 (8,6%), mentre agli ultimi posti ci sono la Valle D’Aosta con 17 start up (0.2% del totale italiano) e il Molise con 30 (0.4%), secondo una analisi della Camera di Commercio di Monza e Brianza su dati Registro imprese aggiornati a marzo 2017 e diffusi da Regione Lombardia.
Le start up innovative lombarde sono guidate per il 20,8 per cento da giovani, per l’11,1 per cento da donne e per il 3 per cento da stranieri.

I settori in cui si sviluppano maggiormente le aziende lombarde sono quello dei servizi di informazione e comunicazione, con 753 imprese (47,8% del totale regionale) e le attività professionali, scientifiche e tecniche con 362 aziende (23%), ma anche commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli con 80 imprese (5,1%) e noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese con 51 imprese, pari al 3,2 per cento.  Le start up del settore dell’industria sono 241 (15,3% del totale), di cui 216 nelle attività manifatturiere, mentre nel settore agricolo lombardo le start up innovative lombarde sono poco più di una decina (0,8%).

A livello provinciale, in Lombardia è Milano a fare la parte del leone con il 69,3 per cento delle imprese innovative lombarde (1.091 aziende)seguono Brescia e Bergamo, rispettivamente con 122 e 110 imprese, Monza e Brianza con 49 start up innovative, Pavia con 41 e Como con 31 attività.

“Questi dati – commenta il segretario generale dell’Unione Artigiani di Milano, Marco Accornero –  testimoniano quanto sia vitale la vocazione imprenditoriale lombarda e, nello specifico, milanese. In un panorama come questo, appare incomprensibile come non si riesca ad agire con urgenza per risolvere alcuni nodi che attanagliano quotidianamente l’imprenditoria, dalla semplificazione burocratica al taglio di imposte e tasse su aziende e lavoro, dando un impulso decisivo alla ripresa delle attività produttive e alla crescita economica. Un contesto che ancor meglio si presterebbe ad accogliere a Milano le sedi di prestigiose imprese ed agenzie internazionali.”

 

INNOVATION CLUB/8. inEquipe, l’app per la condivisione e la crescita personale dei medici. Intervista a Luca Damiano

in Economia/Innovation club/Medicale/Partner/Rubriche/Startup/Tech/Uncategorized/Web e digitale by
Luca Damiano, inEquipe

Luca Damiano, 43enne bresciano da vent’anni si occupa di assicurazioni per il mondo medico, trattando nello specifico responsabilità civile professionale. Oggi sta per lanciare sul mercato InEquipe, la prima app esclusivamente dedicata al mondo medico.

Dalle assicurazioni alle piattaforme digitali: come è avvenuto il passaggio?

E’ stata proprio la relazione con i miei amici-clienti che mi ha spinto a riflettere e andare oltre. “Malpractice”: le mie prime riflessioni si basavano sulla necessità di arginare questo fenomeno e inizialmente avevo ipotizzato che il modello più adatto fosse un collettore tra bisogni e servizi socio-sanitari. Studiando la strategia più efficace per mettere in pratica la mia idea, mi sono trasformato in un “giovane stratupper”, anche se di giovane è rimasta solo la data di costituzione e non certo quella della mia nascita, visto che già allora avevo superato i 40 anni. Nell’aprile 2015 ho fondato la mia prima startup con lo scopo di sviluppare un nuovo modello di accessibilità ai servizi sanitari attraverso un’applicazione smartphone che permettesse di geo-localizzarli, fungendo dunque da interfaccia tra domanda e offerta di cura.

Ma quello che proponi oggi è ben diverso…

Innamorato della mia idea, ma non abbastanza convinto che il contenuto innovativo fosse sufficiente per spiccare il volo verso la dorata Silicon Valley alla guida di una nuova multinazionale, mi sono rimesso al lavoro concentrandomi sul dilemma che mi tormentava: come diavolo farò, da solo, a sviluppare un progetto del genere?

Appunto, come hai fatto?

Grazie all’incontro con Michael, attualmente il nostro CTO – responsabile della tecnologia e dello sviluppo del prodotto – e al contributo di Massimo Sgrelli, il nostro Advisoring, ho scoperto il lavoro di squadra, che mi ha permesso di dare forma alle varie funzioni, scegliendo il percorso progettuale più adatto per ognuna di esse. Il mio, anzi il nostro, obiettivo? Sviluppare un grande network che sensibilizzi la gente a una maggiore sicurezza in tema di salute, realizzando un ambiente in grado di contenere una grande community interattiva per generare circoli virtuosi di conoscenza. A questo punto però, si affacciavano altre importanti domande: è davvero quello che la gente vuole? Stiamo creando valore quando parliamo di e-health? Il mondo ne ha bisogno? Il medico sente il desiderio di condividere la sua conoscenza? La grande comunità scientifica ha la necessità di compiere questo passo?

Sei riuscito a darti delle risposte?

Per le Pubbliche Amministrazioni l’e-health è uno strumento attraverso il quale poter contenere la spesa sanitaria e far quadrare i conti (ad esempio la cartella clinica dematerializzata e le ricette on line). Ma il vero quesito è: si può parlare di innovazione solo facendo riferimento al contenimento degli sprechi? Così circostanziato, ci sembrava piuttosto uno strumento acchiappa-voto o un goffo tentativo di allinearsi alle evoluzioni della medicina e della tecnologia viste come fantascienza e portate talvolta a confondere la percezione delle persone comuni. Sapevamo che la strada giusta era l’interconnessione, ma avevamo anche l’esempio di dottori e pazienti che s’incontravano all’interno dei nuovi collettori online con una chiara endorsement. Questo ci faceva dubitare perché era evidente che fosse un modello di businness. La strada intrapresa era dunque impervia e faticosa, perché non si basava né sul principio ontologico della relazione né sul modello paziente-centrico, che indica il medico “giusto” a portata di click. E tutto questo necessitava di grandi pensieri e decisioni.

Alla fine, però, ne siete venuti a capo…

Direi proprio di sì. Che cosa potevamo fare se non intervistare i medici e chiedere loro che cosa volevano? Abbiamo sentito più di duecento professionisti (di età e specializzazioni differenti) ed è emerso che quasi tutti hanno confidenza ma non fiducia nei social. Abbiamo notato inoltre la più totale mancanza di cura dell’identità digitale. Ultimo, ma non meno importante: il bisogno, comunemente sentito, di accrescere la propria competenza all’interno di un percorso di carriera che sia un connubio di accademia e di esperienze sul campo. Appurando che non esistevano spazi specifici, ma solo gruppi chiusi all’interno dei social già esistenti, ci siamo convinti della direzione e della linea da seguire: un ambiente on line esclusivo e dedicato al mondo medico, all’interno del quale poter accrescere competenza , membership e reputazione, comunicando in modo sintetico ed efficace tra colleghi.

 

 

INNOVATION CLUB/6. Il canale digitale per guardare verso il futuro – Intervista a Davide Corna

in Economia/Innovation club/Partner/Rubriche/Startup/Tech/Web e digitale by

Ospitiamo le riflessioni di Davide Corna, amministratore delegato di Valeo Studio, in merito all’utilizzo degli strumenti digitali per potenziare i processi interni e collaborativi.

Il web ha troppi segreti? Il marketing non fa per voi ? L’industria 4.0 è un miraggio?
La parola chiave è innovare. Consapevolmente. E per farlo bisogna saper scegliere il proprio “partner digitale” capace di trovare soluzioni strategiche, gestire il business sulla rete e guardare al futuro “per arrivare là dove mai nessuno è giunto prima”, proprio come il claim dell’ultima campagna pubblicitaria di Star Trekiana memoria di Valeo Studio, web agency di Bergamo capitanata da Davide Corna con un team di professionisti in web produzione e web marketing al servizio di piccole e grandi aziende di tutta la Lombardia. La formula è semplice: strategia, creatività, tecnologia e innovazione per far volare il modello di business sulla rete sotto ogni aspetto e tramite una completa digitalizzazione aziendale.

Cosa intende per digitalizzazione aziendale? 

Essere digitali oggi non vuol dire solo avere un sito internet ma anche e tutto un mondo di servizi di web marketing, social media, Ceo, sviluppo app, apertura canali e-commerce, negozi e-Bay software, gestionali: tutti pezzi che insieme formano un’identità digitale aziendale unica e coordinata.

Cosa intende per innovare consapevolmente?
Da 20 anni siamo da sempre la stessa azienda con la stessa proprietà e con la stessa guida, con oltre 500 clienti soddisfatti, 300 clienti attivi e gestiti periodicamente e un fatturato che nel 2016 ha siglato un +28% rispetto all’anno precedente.

Radici salde ma con lo sguardo rivolto al futuro quindi…
L’anno scorso abbiamo investito su personale con know how specifico assumendo 4 nuove figure professionali senior e aperto una nuova divisione aziendale specializzata in sviluppo e integrazione di sistemi complessi, sviluppo di app industriali e aziendali, sistemi di gestione dati per l’automazione digitale. Tutti servizi che abbiamo sviluppato a margine del nostro core business legato alla realizzazione di siti internet su misura, immagine e non, e servizi di web marketing.

Perché si parla di rivoluzione cultural-digitale?
Il nostro obiettivo è accompagnare le Pmi nel cambiamento del modello di business e dei processi ma prima di parlare di rivoluzione 4.0 occorre capire come affrontare la sfida molto più attuale della completa digitalizzazione, fondamentale per arrivare sul mercato e battere la concorrenza.

La tecnologia come valore aggiunto dunque?

Certamente e insieme ad alcuni amici e partner rappresentativi di aziende di consulenza ad alto contenuto tecnologico e innovativo, abbiamo costituito l’Innovation Club (www.innovationclub.it) per stimolare le Pmi approfondire le tematiche e gli strumenti di innovazione, tramite eventi e workshop gratuiti organizzati sul territorio. L’intento è anche quello di costituire una rete di professionisti per scambiare idee e know how ad alta contenuto tecnologico e innovativo.

Web etico: è questo il segreto del know how di Valeo Studio?
È fondamentale che il cliente sia sereno mentre collabora con noi. Per questo qualsiasi servizio che realizziamo è sempre intestato al cliente e rimane di sua proprietà, oltre a spiegare sempre cosa ha comprato, come funziona e a cosa serve Nel corso di più di 15 anni di esperienza di Valeo Studio ci siamo imbattuti in clienti “scottati” da esperienze negative e poco propensi ad investire nuovamente in servizi per il web. Noi, invece, portiamo avanti la nostra mission: essere una web agency con un codice etico.

Per avere ulteriori informazioni: www.valeo.it

Open Innovation, in Lombardia attivati investimenti per 280 milioni

in Economia/Istituzioni/Regione/Startup by

Ammontano già a 280 milioni di euro gli investimenti generati dalla legge regionale “Lombardia è Ricerca e Innovazione”, approvata lo scorso novembre. E’ uno dei dati significativi emersi in occasione del convegno “Open Innovation in Lombardia: la sfida del partnenariato pubblico-privato”.  L’evento, ospitato questa mattina nella cornice del Belvedere Jannacci  a Palazzo Pirelli, è stato l’occasione per promuovere la legge e confrontarsi con la realtà di importanti imprese, mondo universitario e start up. Come hanno ricordato il Presidente della Commissione Attività Produttive, Pietro Foroni, il relatore della legge, il Consigliere Mauro Piazza, e l’assessore alla Open Innovation, Luca Del Gobbo, la legge finanzia l’acquisto di soluzioni innovative, accordi per la ricerca, l’accesso a open e big data (1 miliardo i dati in possesso di Regione Lombardia), lavori di ricerca, infrastrutture digitali, no tax area.

Coordinati dal giornalista del Sole 24 Ore, Andrea Biondi, si sono confrontati portando esperienze, numeri e aspettative, Alessandro Magnino (Vodafone), Giuseppe Gammariello (Altran Italia), Alessandro Capuzzello (RTI – Mediaset), Flavio Manenti (Politecnico Milano e Technical University di Berlino), Ottavio Crivaro (Moxoff spa e Mathesia rsl).

La Lombardia raccoglie la sfida dell’innovazione e lo fa in modo originale attraverso la sfida del partenariato – ha dichiarato il Presidente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo –  Il sostegno all’innovazione non può arrivare solo dai contributi dello Stato: dobbiamo mettere in moto una rete che sappia dal basso mioltiplicare l’investimento. In Lombardia spendiamo nella ricerca 450 euro all’anno per cittadino, registrando in alcuni casi un gap anche di 14 miliardi rispetto ad altre regioni europee: per colmare questo divario serve un approccio sussidiario che consenta dal basso, a partire dalla rete promossa dalla Regione, di animare tutte le iniziative messe in campo. La legge va in questa direzione e ha già consentito di attivare investimenti per 280 milioni di euro”.

“Siamo l’unica regione italiana ad avere una legge che supporta l’innovazione e la ricerca, e questo è un segnale di attenzione che diamo alle imprese e al territorio – ha detto Pietro Foroni, Presidente della IV Commissione Attività Produttive e Occupazione del Consiglio regionale della Lombardia – Conosciamo le nostro eccellenze e non vogliamo che progetti ambiziosi e concreti, a partire dalla ricerca in campo sanitario, rimangano nel cassetto. Questa legge serve a fare in modo che il supporto della Regione, sia alle realtà avviate che alle tante start up, sia immediato ed efficiente. E questo convegno è la prova tangibile della volontà di creare una rete con imprese e università per fare ricerca finalizzata al benessere dei cittadini”.

In Lombardia esiste un vero e proprio ecosistema della ricerca e innovazione, composto da eccellenti università e centri di ricerca, aziende di assoluta qualità che rappresentano il valore aggiunto per il sistema Paese – spiega il Consigliere regionale Mauro Piazza, relatore della legge – Con questa legge andiamo a potenziare l’investimento regionale in questo settore così da favorire la competitività del sistema economico-produttivo, la crescita del capitale umano e il benessere sociale e la qualità dei servizi erogati ai cittadini  e alle imprese. Tra gli elementi qualificanti spiccano una dotazione finanziaria di poco meno di 350 milioni di euro in sette anni tra fondi europei e risorse di Regione Lombardia”.

L’assessore Luca Del Gobbo ha ricordato un aspetto della legge: l’introduzione di una “No tax area” per chi investe in ricerca e innovazione per favorire l’insediamento di imprese innovative nell’area Expo attraverso la defiscalizzazione delle imposte regionali, comunali e statali. “Questo – ha spiegato Del Gobbo – è uno degli altri tasselli che stiamo mettendo a punto per far crescere ancora di piu’ le nostre imprese aumentando, allo stesso tempo, il benessere dei nostri cittadini“.

Prima delle conclusioni del Presidente Foroni, Marcel Patrignani, Chairman e Ceo di Altran Italia (società che ha collaborato con la IV Commissione nell’organizzazione dell’evento) ha ricordato la volontà di investire in Lombardia con l’assunzione di 220 nuovi ingegneri in un anno e l’orgoglio del progetto made in Italy che ha portato alla realizzazione di una stampante 3D utilizzabile nello spazio.

Stampare in 3D nello spazio. Il sala era esposta anche “Portable on Board Printer 3D”, la stampante 3D che lo scorso 2 febbraio 2016 è entrata in funzione sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Il progetto è stato realizzato da Altran Italia in collaborazione con Thales Alenia Space e Istituto Italiano di tecnologia (IIT) e sotto il coordinamento dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Portable on Board Printer 3D è  il primo esperimento europeo di additive manufacturing nello spazio.

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