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Indagini Inchieste Processi

Maxievasione a Brescia: fatture false per 300 milioni di euro

in Economia/Guardia di Finanza/Indagini Inchieste Processi by

Cinque ordinanze di custodia cautelare e ben 100 milioni di euro sequestrati. E’ questo – secondo il quotidiano on line BsNews.it – il primo bilancio dell’operazione Cerbero, condotta dagli uomini della Guardia di Finanza di Brescia, che ha portato alla luce l’ennesimo (maxi) giro di fatture false che coinvolge anche la provincia di Brescia.

Le indagini hanno riguardato diverse province italiane. Una delle ipotesi di reato è quella di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. Secondo la ricostruzione delle Fiamme gialle, infatti, le persone coinvolte – tramite un giro di società cartiere – avrebbero messo in atto un giro di fatture false per oltre 300 milioni di euro.

Nella Leonessa operazioni simili sono frequenti. Ad agosto era stata scoperta un’evasione da 11 milioni a Manerbio, mentre a luglio un’azienda di Orzinuovi era stata accusata di aver fatto sparire alla lente del fisco 80 milioni.

Ubi Banca, notificato il rinvio a giudizio per 30 persone

in Banche/Economia/Indagini Inchieste Processi/UBi by
Ubi Banca

Ubi Banca, attraverso un comunicato ufficiale, fa sapere di aver ricevuto soltanto ieri – lunedì 1 agosto 2017 – la notifica di rinvio a giudizio da parte della Procura di Bergamo. L’udienza preliminare è già stata fissata al 10 novembre. Il rinvio a giudizio riguarda una trentina di esponenti dell’istituto di credito, fra cui i banchieri Giovanni Bazoli (già nel Consiglio di sorveglianza), Victor Massiah (attuale consigliere delegato) ed Emilio Zanetti (ex presidente del Consiglio di gestione). L’accusa, a vario titolo, è quella di aver influenzato illecitamente – tra il 2009 e il 2015 – le decisioni dell’assemblea, gestendo l’istituto attraverso un’intesa fra soci storici bresciani e bergamaschi nascosta a Consob e a Bankitalia.

Ecco la nota ufficiale della Banca:

UBI Banca informa di avere ricevuto in data odierna notifica di richiesta di rinvio a giudizio, come già anticipata dagli organi di informazione il 22 e 23 giugno scorsi, e conseguente avviso di fissazione di udienza preliminare per il giorno 10.11.2017, per gli illeciti amministrativi previsti dall’art. 25 ter, lett. q) e lett. s) D. Lgs.vo 231/01. La procura di Bergamo ha chiesto in particolare il rinvio a giudizio per gli illeciti amministrativi citati in relazione ai reati di cui agli artt. 2636 c.c. e 2638 c.c. già oggetto di indagine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo, contestati fra gli altri ad alcuni esponenti attualmente in carica. All’esito dell’udienza preliminare fissata, il giudice dovrà decidere
se esistono i presupposti per la celebrazione del processo.

La Banca ribadisce la correttezza del proprio operato e confida che in tutte le sedi giudiziarie potrà essere confermato l’avvenuto rispetto delle norme di legge e delle regole organizzative, come già chiaramente dimostrato dalla sentenza del 19 giugno u.s. della Corte d’Appello di Brescia che ha riconosciuto la correttezza di UBI Banca e dei suoi esponenti nei rapporti con le autorità di vigilanza e con il mercato.

Crac Medeghini, il pm chiede 34 anni di carcere

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E’ di 34 anni di carcere complessivi la richiesta del pubblico ministero del Tribunale di Brescia per gli imputati del processo per il fallimento del gruppo caseario bresciano Medeghini, avvenuto nel 2009. Un buco che – secondo la pubblica accusa – non sarebbe stato compiuto nel corretto esercizio delle funzioni amministrative dell’azienda. Da qui la richiesta di 10 anni di carcere per  Arturo e Giovanni Medeghini, di otto per Severino Medeghini e di tre anni per il braccio destro Mauro Mor. Sul banco degli imputati anche alcini sindaci e revisori che hanno collaborato con l’azienda (la richiesta è di otto mesi). Il processo è stato aggiornato al 2 maggio: salvo intoppi la sentenza sarà il 12 maggio.

La Medeghni dava lavoro a circa 500 dipendenti e fatturava 450 milioni di euro. Le società del gruppo sono state dichiarate fallite dal tribunale di Brescia tra il 2010 e il 2013, dopo un bilancio in rosso del 2009 da 106 milioni di euro. L’accusa è bancarotta fraudolenta patrimoniale e preferenziale.

Evasione, sequestrato un milione di euro a un imprenditore edile bresciano

in Economia/Edilizia/Guardia di Finanza/Indagini Inchieste Processi/Partner by

Ancora una vicenda di Iva evasa, con un sequestro da un milione di euro, e al centro c’è nuovamente un’azienda amministrata da un imprenditore edile originario di Reggio Calabria. L’uomo, secondo quanto ricostruito dalla Finanza, aveva dichiarato che la sua azienda dava lavoro a un significativo numero di dipendenti (dai 39 ai 72) senza però mai presentare la dichiarazione fiscale obbligatoria per legge. Un “risparmio” da oltre un milione di euro. Per questo la Guardia di Finanza di Brescia ha eseguito il sequestro del capitale sociale dell’azienda, di due unità immobiliari nel comune di Grumello del Monte, di liquidità, titoli e un’autovettura (una modesta Skoda Fabia) per una cifra corrispondente. L’operazione fa parte dell’indagine che la scorsa estate aveva portato all’arresto di dieci persone (tra cui il presidente del Darfo Calcio) per reati fiscali. L’imprenditore è stato denunciato.

Crac Carife, anche Banca Valsabbina nell’inchiesta

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C’è anche la sede della Banca Valsabbina – secondo quanto riporta il Giornale di Brescia – tra gli istituti di credito perquisito dai Carabinieri nell’ambito delle indagini per il crac Carife, che al momento vede 17 ex dirigenti oggetto di avvisi di garanzia. La Valsabbina è stata perquisita insieme alle altre tre banche italiane che hanno partecipato all’aumento di capitale da 150 milioni di euro del 2011: Banca Popolare di Bari, Banca Popolare di Cividale, e Cassa di Risparmio di Cesena. Le indagini, avviate nel febbraio 2015, sono condotte dalla Procura di Ferrara. Ai vertici di Carige vengono contestati il reato di aggiotaggio (di cui all’art.2637 c.c.), formazione fittizia di capitale di cui all’art. 2632 c.c., richiamato dall’art. 223 della legge fallimentare, che hanno portato anche all’incriminazione per bancarotta.

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