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2020, le imprese bresciane guardano all’export ma temono la crisi Usa-Iran

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Per le imprese lombarde fino a pochi giorni fa erano positive le aspettative verso i mercati esteri per il 2020. Ora la crisi cambia gli scenari. In particolare, a gennaio, metà delle imprese ritiene che in tempi brevi non ci saranno particolari conseguenze sul loro business estero e metà ritiene che ci saranno, contenute intorno al dieci per cento degli affari internazionali. La metà delle imprese resta ottimista sul futuro, secondo un’indagine del 7 gennaio di Promos Italia, la società per l’internazionalizzazione delle Camere di commercio in Italia insieme alla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su circa cento imprese già attive o interessate a espandersi sui mercati esteri.

Ora c’è prudenza rispetto all’ottimismo di oltre duecento imprese sentite a fine dicembre 2019. Circa l’85% delle imprese attive sui mercati internazionali era infatti pronta ad aumentare il proprio business internazionale, il 61% molto e il 24% abbastanza. Il 41% degli operatori che avevano risposto all’indagine riteneva che il 2020 sarebbe stato un anno più positivo del 2019 per il proprio business internazionale, per il 31% sarebbe rimasto costante mentre il 16% prevedeva un peggioramento della situazione. Molte (38,5%) con rapporti commerciali in più di dieci Paesi esteri, nel corso del 2020 avrebbero voluto ulteriormente espandere il proprio business in Europa, con la Germania da sola che attrae l’interesse del 25%, con la Russia a quota 23% mentre il 17% puntava sugli Stati Uniti e il 19% guardava alla Cina e il 21% al Giappone.

“Anche nel 2019 l’export ha fatto registrare dati positivi, confermandosi uno dei pilastri dell’economia italiana e tra le risorse più importanti per la crescita delle nostre imprese – dichiara Giovanni Da Pozzo, Presidente di Promos Italia -. L’indagine che abbiamo realizzato a fine dicembre 2019 dimostra le attese ottimistiche delle imprese in questo ambito. A inizio 2020, la situazione si è modificata a causa della crisi USA – Iran, che prevedibilmente avrà delle conseguenze sulle relazioni internazionali e di conseguenza sugli scambi. Siamo a fianco alle imprese dei nostri territori per seguire questi sviluppi ed aiutarle in questa fase di attesa e di incertezza”.

L’indagine di Promos Italia sugli operatori a dicembre 2019 (risultati completi nella parte finale del comunicato): per le imprese milanesi e lombarde che operano a livello internazionale, il business estero è molto importante. Emerge da una indagine di Promos Italia, la società per l’internazionalizzazione delle Camere di commercio in Italia insieme alla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi a dicembre 2019 su oltre 200 aziende lombarde che operano sui mercati internazionali o che stanno avviando il processo d’internazionalizzazione.

Nel fatturato conta l’attività internazionale per metà delle imprese. Il fatturato è influenzato per gran parte dall’attività sui mercati esteri. Per circa il 34% degli imprenditori coinvolti nella rilevazione infatti, il business internazionale pesa per oltre il 50% del fatturato.

Le problematiche principali per circa uno su tre sono dimensione aziendale e burocrazia. Bisogna tener conto di alcune problematiche a cui le imprese sono soggette, le più diffuse sono: la dimensione aziendale (31%), la burocrazia internazionale (30%), la scarsa conoscenza dei mercati (28%), i costi di accesso al mercato (24%), l’inaffidabilità dei partner locali (17%).

Cercano soprattutto controparti estere nel 59% dei casi. Il 59% sostiene che la ricerca di controparti estere è ancora la soluzione migliore per sviluppare processi di internazionalizzazione, seguita da partecipazione a fiere internazionali (56%) e incontri b2b con controparti estere (46%).

Cresce l’e-commerce (24%) anche se la distribuzione diretta rimane il canale più utilizzato (51%). È seguito dalla distribuzione indiretta, attraverso distributori, buyers e importatori (46%), più staccato l’e-commerce (24%) e i marketplace utilizzati dal 13% delle imprese coinvolte.

Il quadro nazionale degli scambi nei primi nove mesi del 2019. La Lombardia nei primi nove mesi del 2019 ha superato i 194 miliardi di interscambio, stabile rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Vale il 29% del totale italiano che è di 670 miliardi ed è prima seguita da Veneto (85 miliardi) ed Emilia Romagna (77 miliardi). In particolare l’export è di 94 miliardi circa su 352 miliardi nazionali (26,8%) e l’import di 100 miliardi su 317 miliardi (31,5% del totale). Secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia, la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese, sugli ultimi dati Istat per i primi nove mesi del 2019, il trend è positivo a Milano che cresce complessivamente del 3% per scambi (86 miliardi): +5% l’export che è di 34 miliardi e +2% l’import (52 miliardi).

Brexit, un’impresa su quattro teme conseguenze negative

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Brexit

Brexit, per quattro imprese che operano con l’estero su dieci non avrà conseguenze. In particolare il 21% delle imprese che ha rapporti internazionali non crede che avrà alcuna conseguenza sul business e il 17% ritiene che saranno pochissime. Si aspetta qualche conseguenza negativa, però, il 24%, conseguenze abbastanza negative per l’8%. Lo 0,9% si aspetta invece molte conseguenze negative con un peso importante sul business dell’azienda.

Lo rileva un’indagine di Promos Italia, l’agenzia nazionale del Sistema camerale per l’internazionalizzazione, insieme alla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su oltre duecento imprese già attive o interessate a espandersi sui mercati esteri realizzata a dicembre 2019.

Per le imprese sono importanti i rapporti con il Regno Unito e vorrebbero ulteriormente espandere il proprio business in Europa, con il Regno Unito che attrae l’interesse del 15%. Già in rapporti commerciali con il Regno Unito è il 21%.

È di oltre 6 miliardi in nove mesi l’interscambio lombardo con il Regno Unito. In crescita l’export, +1,8%, in flessione l’import, -11,6%. Lombardia prima regione italiana nei rapporti commerciali con un quarto del totale nazionale (24,3%). Su un interscambio italiano di 26,5 miliardi, in aumento del 3,6% grazie soprattutto all’export (+6,3%). Dopo la Lombardia vengono Emilia Romagna con 4,4 miliardi, Veneto e Toscana con oltre 3 miliardi, Piemonte con 2,5 miliardi. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia, la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione su dati Istat a settembre 2019 e 2018. Milano è al primo posto per scambi, con 2,5 miliardi circa e un export in crescita del 13,7%. Seguono a livello nazionale Roma e Torino che superano il miliardo, Bologna con 927 milioni, Modena, Vicenza e Livorno con oltre 800 milioni. Tra le prime lombarde dopo Milano ci sono Bergamo con 747 milioni, Brescia con 693 e Varese con 645 milioni. Complessivamente è Sondrio a crescere di più: +7,9%. La Lombardia esporta nel Regno Unito soprattutto macchinari (15,9% del totale) e moda (12,1%) e importa prodotti chimici (14,9%). A livello nazionale sono invece i mezzi di trasporto i prodotti più importati (21%) ed esportati (15,9%), seguiti dai macchinari nell’import (10,4%) e dai prodotti tessili e di abbigliamento nell’export (13,8%).

Brescia, l’export verso l’Africa vale 388 milioni di euro in sei mesi

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“L’interscambio lombardo con l’Africa, nei primi sei mesi dell’anno, ha raggiunto i 4 miliardi di euro, di cui oltre 2 miliardi di export, in crescita del 5% rispetto allo stesso periodo del 2018 – spiega Alessandro Gelli, Direttore di Promos Italia – La Lombardia è la prima regione italiana nei rapporti commerciali con il continente africano e su questo pesa in particolare l’export: oltre un quarto del totale nazionale. A fronte di questi dati, la sfida è dare la possibilità alle nostre piccole e medie imprese di sfruttare ancor più le molteplici opportunità di business che il continente africano offre, sia nei paesi del Nord Africa, sia in quelli dell’Africa Sub-Sahariana”.

Dati. È di quasi 4 miliardi in sei mesi l’interscambio lombardo con l’Africa, di cui oltre 2 miliardi di export in crescita del 5%. Lombardia prima regione italiana nei rapporti commerciali con il continente africano, pesa in particolare l’export: oltre un quarto del totale nazionale. Su un interscambio italiano di oltre 19 miliardi, superano il miliardo anche la Sardegna, la Sicilia, la Liguria (+34,6%), l’Emilia Romagna, il Veneto, il Piemonte, la Toscana e il Lazio. Milano è al secondo posto per scambi dopo Cagliari, con 1,3 miliardi ma prima per export con oltre 894 milioni (+2,4%). Seguono a livello nazionale Siracusa, Roma, Savona, Torino e Vicenza. Altre 5 lombarde si piazzano tra le prime venti province: Pavia con quasi mezzo miliardo (+7,4%), Brescia con 388 milioni, Cremona con 362 milioni (+8,9%), Bergamo con 314 milioni (+5,3%) e Varese con 255 milioni (+12,8%). La Lombardia esporta in Africa soprattutto macchinari (25,6% del totale), prodotti in metallo (15,9%) e chimici (12,1%) e importa metalli (31,7%). Oltre la metà dell’import italiano (54,4%) è invece costituito da prodotti dell’estrazione mentre un quarto dell’export (25,8%) è in macchinari e il 12,5% in prodotti petroliferi raffinati. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia, la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione.

I maggiori partner commerciali africani. Sono per la Lombardia Tunisia, Egitto e Algeria con oltre mezzo miliardo di interscambio. In forte crescita anche Libia (+35,8%), Marocco (+17,3%) e Repubblica Democratica del Congo (+58,1%). Per l’Italia prevalgono i commerci con Algeria (quasi 4 miliardi), Tunisia, Libia ed Egitto (oltre 2 miliardi). Superano il miliardo anche Sud Africa, Marocco e Nigeria che aumenta del 51,2%.

Emirati Arabi, per Brescia l’interscambio vale 51 milioni all’anno

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Emirati Arabi, foto da Pixabay

Macchinari, moda, chimica e apparecchi elettrici: sono i prodotti lombardi più esportati negli Emirati Arabi Uniti, complessivamente 272 milioni di euro su 600 milioni di export nei primi sei mesi del 2019. In crescita i settori della chimica (+10,9%) con 90 milioni di export, ma anche degli altri prodotti del manifatturiero legati alle produzioni artigiane, tra cui mobili e design (+27%) con 50,5 milioni e del legno (+18,3%) con 12 milioni, dei computer e apparecchi elettronici (+14,4%) con 32 milioni, dei mezzi di trasporto (+31%) con 26 milioni e degli alimentari (+5.8%) con oltre 16 milioni e mezzo di euro. Tra le province Milano prima con 312 milioni di export, +2,6%, seguita da Bergamo con 60 milioni circa, Varese con 59 milioni (+6,6%) e Monza Brianza con 52 milioni. Rispetto al 2018 cresce di più l’export da Sondrio, +67%, e da Lecco, +47,1%.

Nel manifatturiero Bergamo prima per alimentari (4 milioni) e per prodotti in metallo insieme a Lecco (rispettivamente 17,5 e 14,5 milioni), Milano per moda (77 milioni), legno (6 milioni), prodotti chimici e apparecchi elettrici (39 milioni), farmaceutici (4 milioni), articoli in gomma (9 milioni), computer (23 milioni), macchinari (56 milioni) e altri prodotti manifatturieri (30 milioni), Varese prima per mezzi di trasporto (17 milioni) e Monza Brianza seconda per altri prodotti manifatturieri (8 milioni) tra cui mobili e design. Ecco la mappa dell’export lombardo negli Emirati Arabi Uniti per settore, realizzata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e da Promos Italia, la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione e da Unione Artigiani Milano e Monza Brianza. La mappa, disponibile in italiano e inglese.

Interscambio lombardo e italiano con gli Emirati Arabi Uniti. Lombardia prima regione italiana nei rapporti commerciali con gli Emirati con un quinto del totale italiano che è di 2,6 miliardi nei primi sei mesi del 2019. È seguita dalla Toscana con 484 milioni e dal Veneto con 358 milioni. Tra le province prime Arezzo con 352 milioni e Milano con 332 milioni. Vengono poi Roma, Vicenza, Bologna, Siracusa e Firenze. Altre 4 lombarde si piazzano tra le prime venti: Bergamo ottava con 67 milioni, Varese nona con quasi 60 milioni (+6,8%), Monza Brianza dodicesima con 53 milioni e Brescia tredicesima con 51 milioni. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia, la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione.

Aziende in missione a Dubai: l’export bresciano vale 51 milioni in sei mesi

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Dubai, foto generica da Pixabay

Missione imprenditoriale e istituzionale a Dubai per 20 aziende lombarde delle province di Milano, Como, Bergamo, Cremona, MonzaBrianza, Sondrio e Varese. Le imprese partecipanti incontreranno 120 controparti emiratine per un programma totale di circa 180 incontri b2b.

L’iniziativa, in programma dal 18 al 20 novembre, si inserisce nel quadro della 2° edizione del Programma “Percorsi di accompagnamento in mercati strategici per il sistema economico lombardo” promossa da Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia con il supporto di Promos Italia (la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese). Il progetto nel corso del 2019 ha dato modo a 644 imprese di tutte le province lombarde di partecipare ad attività formative e di accompagnamento in Israele, Giappone, USA e Cina.

Dati. È di 646 milioni in sei mesi l’interscambio lombardo con gli Emirati Arabi Uniti, di cui oltre 600 milioni solo di export. Lombardia prima regione italiana nei rapporti commerciali con gli Emirati con un quinto del totale italiano che è di 2,6 miliardi. È seguita dalla Toscana con 484 milioni e dal Veneto con 358 milioni. Ben cinque lombarde si piazzano tra le prime venti province: Milano, al secondo posto dopo Arezzo, con 332 milioni e una crescita dell’1,3% (+2,6% l’export), Bergamo ottava con 67 milioni, Varese nona con quasi 60 milioni (+6,8%), Monza Brianza dodicesima con 53 milioni e Brescia tredicesima con 51 milioni. La Lombardia esporta negli Emirati soprattutto macchinari (20% del totale) e abbigliamento (15,6%) e importa prodotti in metallo (39,6%). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia, la struttura del sistema camerale a supporto dell’internazionalizzazione.

Spedizioni internazionali: rapidità ed efficienza da Brescia verso tutto il mondo

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L’istat ha rilevato che il settore dei trasporti internazionali di macchine e interi impianti è quello che richiede maggiori sforzi da parte delle aziende di spedizione che, per questi compiti, non si possono appoggiare a processi standard, ma devono necessariamente sviluppare strategie specifiche per ogni commessa.

Elaborare strategie di spedizione su misura, però, non è una prerogativa da riservare soltanto alle spedizioni cargo l’azienda Medgate, ha fatto di questa convinzione il proprio punto di forza sviluppando servizi di trasporti internazionali da Brescia  flessibili e su misura. Ogni spedizione e ogni rotta viene organizzata sulla base delle specifiche esigenze del cliente e delle caratteristiche del carico, per poter garantire la rapidità delle consegne e prezzi competitivi.

Ogni commessa parte con un’analisi approfondita di fattibilità, che comprende la raccolta di tutte quelle informazioni riguardanti le merci da trasportare, finalizzata alla stesura di un preventivo completo. Conoscere anticipatamente le esatte dimensioni, peso e tipologia del carico da trasportare mette l’azienda in condizione di individuare quale servizio di spedizione è più adatto al caso, sia per quanto riguarda le tempistiche, sia la sicurezza e per i costi.

La possibilità di movimentare da e verso qualunque parte del globo anche merci pericolose azzera di fatto il numero di limiti che Medgate può incontrare.

È così che di caso in caso Medgate stabilisce se è più opportuno appoggiarsi a una spedizione via aerea, via mare, su strada, elaborando la rotta migliore per soddisfare le esigenze dei clienti.

I diversi anni di attività permettono all’azienda di godere dei vantaggi derivanti da durature collaborazioni con i principali vettori di tutto il mondo, per un servizio di trasporto aereo d’eccellenza. Per ogni volo l’assistenza è garantita, l’azienda si prende cura della merce dal momento della partenza fino a che non è giunta a destinazione e offre supporto totale e costante, anche per quanto riguarda gli aspetti burocratici e doganali di ogni trasporto.

Quando la situazione lo richiede, è alle acque che Medgate si appoggia per i suoi servizi di trasporti internazionali. Una rete di corrispondenti diretti dell’azienda nei principali porti del mondo consente a Medgate di avere sempre monitorato lo stato della spedizione via mare, fattore che ancora una volta si traduce in grande efficienza e supporto al cliente.

Per i trasporti nei paesi europei l’azienda può inoltre contare su una fitta rete di collegamenti camionistici per il trasporto su strada. Ogni spedizione su gomma viene studiata accuratamente nei minimi dettagli, garantendo lo studio delle rotte migliori per ottenere i tempi di consegna più rapidi possibili.

Grande attenzione viene riservata anche ai trasporti che prevedono particolare progettazione: ogni spedizione project cargo viene studiata per assecondare le necessità del cliente e i vincoli proposti dalla tipologia merceologica da trasportare. Tipo di merce, dimensioni, peso e destinazione non comportano alcun limite: una volta studiato l’imballo più adatto e individuato il modo di ridurre al massimo l’ingombro volumetrico della spedizione per l’abbattimento dei costi, il viaggio cargo può partire con la garanzia per il cliente che Medgate sarà al fianco del cliente per gestire ogni aspetto tecnico e burocratico.

Interscambi con la Russia, per la Lombardia valgono 4,3 miliardi di euro

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Milano è protagonista nelle relazioni economiche tra Italia e Russia. L’import export con la Russia vale 1.7 miliardi per Milano, 4.3 miliardi per la Lombardia e 21.4 miliardi per l’Italia. Lo dicono i dati elaborati al 2018 dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Si importa soprattutto gas, un settore in forte crescita e si esportano prodotti manifatturieri. Al primo posto Milano con 1,7 miliardi di scambi nel 2018, seguita da Siracusa con 1,4 miliardi, Pavia con 1,1 miliardi, Roma con 1 miliardo, Messina con 589 milioni, Ancona con 516 milioni, Verona con 461 milioni. Tra le prime anche Bologna, Vicenza, Cagliari, Brescia, Treviso, Udine, Reggio Emilia, Venezia, Varese.

Trend dell’interscambio nei primi sei mesi del 2019. In miglioramento sia l’import (+5,5%) che l’export (+0,4%) italiano con la Russia. Nei primi sei mesi dell’anno l’interscambio ha già raggiunto gli 11 miliardi di euro circa. Crescono in particolare i rapporti con Milano: +42% l’import che è di 429 milioni, +3,1% l’export che supera già il mezzo miliardo di euro. La Lombardia raggiunge invece i 2 miliardi di interscambio, +3,8%, grazie soprattutto alle importazioni (+20,8%), e rappresenta un quinto del totale italiano.

Grandi merci ovunque nel mondo: il project cargo offre nuove potenzialità

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Un nuovo record è stato stabilito nel mondo dei trasporti project cargo: una nave gru ha contribuito alla realizzazione di una piattaforma marina israeliana sollevando un carico di 15.300 tonnellate ha compiuto un’impresa nella quale, prima d’ora, nessuna nave gru si era mai cimentata.

Questo è il mondo project cargo, una sorta di grande meccanismo grazie al quale, con il lavoro di compagnie di spedizioni di tutto il mondo, enormi macchinari e interi impianti di dimensioni ciclopiche vengono trasportati da qualunque luogo ai quattro angoli del mondo.

Mentre le persone comuni si arrovellano nei parcheggi dell’Ikea in cerca di un modo per far entrare la loro nuova libreria nel baule della propria macchina, in una miriade di porti sparsi per il pianeta esistono compagnie di spedizioni che trasportano carichi di dimensioni incredibili.

Anche l’Italia può vantare alcune realtà d’eccellenza, aziende che operano nel settore dei trasporti project cargo inanellando continui successi giorno dopo giorno. Una di queste aziende ha sede a Brescia: è Medgate, una compagnia di spedizioni attiva da 17 anni, periodo durante il quale l’azienda ha avuto modo di evolversi, spedizione dopo spedizione, e affermarsi sempre più all’interno del vasto mondo delle spedizioni internazionali.

I meriti del successo di Medgate vanno ricercati nella elevatissima qualità del servizio offerto oltre che nella personalizzazione di ogni spedizione, che viene cucita di volta in volta su misura del cliente.

La compagnia ha dimostrato che per un’azienda è molto più produttivo e professionale occuparsi in prima persona della gestione delle spedizioni project cargo necessarie alla consegna dei prodotti ai propri clienti piuttosto che affidare il trasporto ai clienti stessi.

Avere il pieno controllo delle proprie spedizioni project cargo consente di incrementare facilmente il valore della propria immagine e mette il suo personale in condizione di poter intervenire tempestivamente in qualunque caso di necessità, sia che si tratti di problemi tecnici, sia burocratici, legati per esempio ai documenti doganali. Un lavoro di questo tipo è fondamentale per evitare che la spedizione subisca danni o ritardi.

Ogni trasporto project cargo viene studiato e personalizzato da Medgate in base alle specifiche necessità del suo cliente tenendo conto di tutti quei vincoli che possono derivare dalla tipologia di merce da trasportare, dalle sue dimensioni o anche dalle tempistiche richieste. Per questo motivo per Medgate non esistono procedure standard se non proprio quelle operazioni preliminari necessarie per la definizione del lavoro e per stilare un preventivo coerente.

La preparazione alla spedizione avviene in tre fasi distinte:

  • l’analisi delle informazioni relative al materiale da trasportare
    Esecuzione in collaborazione con il cliente di uno studio accurato per capire come comprimere e ridurre il più possibile il volume della merce da spedire al fine di ottenere il costo migliore, sia che si tratti di merci in sagoma (trasportabili in un container standard), sia fuori sagoma (per le quali il container non è sufficiente). È importante capire come ridurre il più possibile il volume della spedizione per poter fornire il miglior servizio al prezzo più basso.
  • Studio di fattibilità dell’imballo
    A seconda del tipo, della conformazione e del peso della merce da spedire Medgate studia il miglior imballaggio possibile per la spedizione.
  • Analisi di tutte le informazioni raccolte e preventivo

Vengono analizzate le caratteristiche della merce imballata per identificare qual è il mezzo di trasporto più idoneo al trasporto. Considerando la destinazione della spedizione viene tracciata la rotta migliore e, considerando tutte le necessità aggiuntive del cliente, viene redatto un accurato preventivo di spesa per la spedizione.

Tra i servizi offerti per le spedizioni project cargo Medgate si occupa anche di tutto ciò che riguarda gli aspetti doganali e burocratici del trasporto, a partire dalla bill of lading ed eventuale gestione di note di credito.

Come fare business in Cina? | INNOVATION CLUB

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Cina, foto generica da Pixabay

L’ECONOMIA CINESE – INDUSTRIA E MANIFATTURA 

L’industria e l’edilizia compongono il 46,7% del PIL cinese. La IHS Global Insight ha stimato che  il 19,8% della produzione manifatturiera mondiale proveniva della Cina, divenendo il leader nella produzione industriale e sorpassando gli Stati Uniti, i quali avevano tenuto questo primato da 110 anni. Sin dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, lo sviluppo industriale è da sempre stato al centro dell’attenzione nei programmi economici del Partito Comunista Cinese. Fra i vari settori industriali, la costruzione di macchinari e la metallurgia hanno ricevuto la maggior attenzione. Questi ultimi oggi compongono il 20-30% del totale valore del gettito industriale del paese. Tuttavia questi settori hanno sofferto una carenza nell’innovazione dovuta ad un sistema che ha premiato l’incremento della produzione sopra ogni cosa, a discapito di sofisticazione, qualità e varietà. Perciò oggi giorno, nonostante l’enorme settore metallurgico, sono ancora carenti le produzioni di acciai speciali. La crescita della manifattura ha avuto una media del 10%, sorpassando gli altri settori dell’economia. Numerose compagnie nell’industria pesante rimangono sotto il controllo statale, per via della loro importanza strategica. La manifattura leggera e la produzione di beni di consumo e di lusso sono generalmente e sempre più nelle mani dei privati.

Fra le industrie principali vi sono le industrie minerarie e quelle di alluminio, carbone, macchinari, armi, tessili, abbigliamento, petrolio, cemento, fertilizzanti, industria alimentare, automobili, macchinari per il trasporto tra cui locomotive e binari, navi ed aeroplani. A questi si aggiungono quelle di altri beni di consumo quali calzature, giocattoli, elettrodomestici ed il settore tecnologico quali telecomunicazioni e tecnologie per l’informatica. L’industria chimica copre un ruolo importante a livello globale, essendo il paese leader nella produzione di fertilizzanti, plastiche e fibre sintetiche. Dal 2000 il Paese è fra le mete preferite per la ricollocazione della produzione manifatturiera, per via della conveniente manodopera e del posizionamento della Cina come piattaforma per l’export globale. Tuttavia dato l’innalzamento del tenore della vita, il rinvigorimento dei regolamenti ambientali e del lavoro e soprattutto l’innalzamento dei salari, le considerazioni per il ricollocamento si basano sempre meno sulla convenienza della manodopera rispetto al periodo iniziale dell’industrializzazione cinese.

L’ECONOMIA CINESE – SERVIZI

La Strada di Nanchino, la via commerciale più famosa e più trafficata di Shanghai.
Il settore dei servizi cinese si classificava terzo al mondo per prodotto nominale, dopo Stati Uniti e Giappone, mentre per PPA già negli anni scorsi si classificava secondo dopo gli Stati Uniti. Nel 2010 Il settore dei servizi componeva il 43% del PIL cinese, secondo per pochi punti al settore manifatturiero e dell’edilizia combinati. Tale rapporto è tuttavia ancora basso rispetto a quello dei paesi più sviluppati.

Prima delle riforme economiche del 1978, il settore dei servizi cinese era caratterizzato da aziende statali, con controlli sui prezzi e razionamento dei servizi prodotti. Con le riforme vennero introdotti mercati privati, il settore commerciale e fu dato spazio al ruolo degli imprenditori. I settori della vendita al dettaglio e vendita all’ingrosso si svilupparono rapidamente, negli anni facendo nascere numerosi centri commerciali, negozi. Così fu rapida la nascita di ristoranti, alberghi, vendita articoli e beni secondari e numerose piccole e medie imprese in proprio. L’amministrazione pubblica rimane tuttora una forte componente del settore dei servizi, mentre il turismo, sia per turisti cinesi che stranieri, sta crescendo rapidamente ed è una fonte di valute estere.

L’ECONOMIA CINESE – AGRICOLTURA

Secondo la Banca Mondiale, nel 2011 l’agricoltura componeva il 10% del PIL cinese. Nel 1983 tale figura era al 33%, mostrando una radicale trasformazione nell’economia cinese. Secondo le statistiche della FAO la Cina è il produttore e consumatore di prodotti agricoli più grande al mondo, primo nella produzione di riso e grano. Inoltre la Cina è fra i principali produttori di mais, tabacco, soia, patate, sorgo, arachidi, tè, orzo. Altre produzioni non alimentari quali cotone, fibre, seta ed olio di semi formano una piccola componente delle esportazioni agricole della Cina. La resa è generalmente alta, dato l’utilizzo di coltivazioni intensive. La Cina possiede solo il 75% delle terre coltivabili degli Stati Uniti, tuttavia ha una produzione agricola del 30% superiore a quest’ultimo paese. Produzione di grano dal 1961 al 2004. Stime tratte dalla FAO. Asse Y: produzione in tonnellate metriche.
Secondo stime delle Nazioni Unite, nel 2003 la Cina ha sfamato il 20% della popolazione mondiale, con solo il 7% delle terre arabili al mondo. A causa della geografia della Cina, solo il 15% del territorio cinese è adatto all’agricoltura. Di questo, la metà non è irrigata ed il rimanente è diviso tra risaie ed aree irrigate. Ciononostante circa il 50% dei cinesi vive in queste aree, un’alta percentuale dei quali lavora in agricoltura. Le stime nazionali indicano una popolazione rurale tra i 600 e i 700 milioni di abitanti, stima esatta difficile da ottenere dato che numerosi cittadini cinesi sono tuttora registrati in regioni rurali ma da tempo si sono trasferiti in centri urbani. Di questi circa la metà lavora nell’agricoltura, mentre il rimanente ha trovato lavoro in industria leggera o servizi a livello locale.

L’allevamento costituisce la seconda più importante componente della produzione agricola. La Cina è leader mondiale nella produzione suina, di pollame e di uova e dispone di notevoli allevamenti bovini ed ovini. L’acquacoltura e la itticoltura rappresentano settori tradizionali da tempo presenti nel settore agricolo del paese, per far fronte all’insufficienza delle risorse marine presenti nei mari della Cina. Nella regione del tibet è sviluppato l’allevamento dello yak, dai cui si ricavano pellame, latte e carne. In seguito alla crescita demografica ed agricola del paese, molte risorse forestiere sono andate perdute. Vi sono stati numero interventi di riforestazione a livello nazionale, tuttavia questi non si sono rivelati pienamente efficaci ed il Paese tuttora fa fronte ad un grave problema di deforestazione.[44] Le foreste principali si trovano sulle montagne Qin, nelle regioni centrali e nell’altopiano dello Sichuan e Yunnan, data la difficoltà nell’accedere a queste regioni. La maggior parte della produzione di legna del paese proviene dalle province del nord-est del Helongjiang e Jilin, e centrali ed meridionali del Sichuan e Yunnan.

Le province Occidentali quali il Tibet, lo Xinjiang e il Qinghai, nonostante la vasta estensione territoriale, hanno una produzione agricola bassissima data la natura geografica di queste regioni. Nelle regioni meridionali la produzione di riso domina l’agricoltura, spesso con due rese annue. Nel nord del Paese domina invece la produzione del grano, mentre nelle regioni centrali le produzioni di riso e di grano sono generalmente alla pari. La soia ed il frumento sono per la maggior parte prodotti al nord ed al centro, mentre il cotone è coltivato intensivamente nelle regioni centrali.

WOFE – WHOLLY FOREIGN OWNED ENTERPRISE

Una Wholly Foreign Owned Enterprise (WFOE) è, in Cina, un mezzo di investimento per creare unità produttive o commerciali in territorio cinese. La WFOE si configura in diverse tipologie di cui la più popolare è la società a responsabilità limitata (Limited Liability Companies – LLC). Come indicato dal nome stesso di questa entità giuridica, la WOFE, chiamata anche WFOE, è controllata al 100% da un investitore straniero.

A differenza di altri tipi di investimento previsti dalla legislatura nazionale, la caratteristica della WFOE è il fatto che non sia richiesta la presenza di un soggetto cinese in quanto sono di proprietà interamente straniera. Questo può risultare, per un’impresa estera interessata ad entrare nel mercato cinese, in un maggiore controllo sulla venture, evitando i problemi tipici di una joint venture: negoziazioni contrattuali, conflitti potenziali con l’altro partner nella venture, obbligo di condivisione di talune scelte strategiche.

Si ricorre spesso alle WFOE per produrre in Cina un prodotto straniero, per poi esportarlo in un altro paese. Infatti, una WFOE non ha la possibilità di distribuire i prodotti in Cina, sebbene sia stata recentemente una variante (Foreign Invested Commercial Enterprise) che ne ha invece la possibilità.

Il vantaggio principale di una WOFE è che, a differenza di altri strumenti come l’Ufficio di Rappresentanza o l’Ufficio Vendite, consente di operare e generare profitti in Cina. Una WOFE può infatti emettere i fapiao (fatture Cinesi), consentendo quindi all’azienda di svolgere attività produttive vere e proprie a non solo di marketing.

Inoltre, la WOFE garantisce all’investitore straniero diritti quasi uguali a quelli di un imprenditore Cinese.

Se gli investitori optano per una WOFE a responsabilità limitata (LLC), questi saranno responsabili solo per i capitali investiti. Grazie all’adesione alla World Trade Organization (WTO), la WOFE può operare anche come negozio al dettaglio o società commerciale.

D’altra parte, costituire una WFOE significa addentrarsi nel mercato cinese rinunciando ad appoggi più sicuri, come può essere un partner in una joint venture. Di conseguenza, la WFOE può faticare a creare un tessuto di guanxi, cioè “relazioni” personali con l’apparato burocratico e i soggetti del mercato, relazioni che in Cina sono molto importanti per portare avanti un’impresa.

Le tempistiche per la creazione di una WOFE possono anche richiedere 1/2 mesi, nella migliore delle ipotesi, e richiedono la presentazione della documentazione richiesta presso diversi organi competenti. La procedura è piuttosto macchinosa e molta della documentazione deve essere presentata in lingua Cinese. Solitamente le aziende straniere si appoggiano a società specializzate che si occupano di tutta la procedura burocratica per aprire una WOFE in Cina.

In alcuni settori è vietata la costituzione di WFOE. In questi casi, peraltro limitati, si ricorre di solito all’alternativa della joint venture con un partner locale.

La procedura  per aprire una società (WFOE) in Cina comprende 8 passi:

1. Individuare un’agenzia o uno studio legale che ti aiuti e consigli durante il processo di formazione e gestione della società;

2. Scegliere il Business Scope in cui intendi operare e determina se è incentivato, ristretto o proibito agli stranieri;

3. Verificare che tutti i soci abbiano l’approvazione per possedere azioni di una società cinese;

4. Preparare tutti i documenti necessari per avere le approvazioni governative:

Il nome della società, in cinese, che intendi utilizzare;

La lista dei soci (o delle società) controllanti;

La struttura manageriale;

L’indirizzo legale della società;

Il numero, cittadinanza, salario e benefit degli impiegati;

Il capitale registrato;

Uno studio di fattibilità.

5. Richiedere l’approvazione finale alle autorità competenti;

6. Ottienere la business license dalle autorità;

7. Aprire il conto e depositare il capitale registrato.

Vuoi più informazioni. Contattaci info@innovationclub.it.

Occhiali da sole, l’export vale 3,7 miliardi di euro all’anno

in Economia/Export/Tendenze by
Occhiali da sole, foto generica da Pixabay

Sono 920 le imprese italiane nella fabbricazione di lenti ed occhiali al primo trimestre 2018, +2,1% rispetto all’anno precedente, secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza e Lodi sui dati Registro Imprese. Il Made in Italy ha esportato occhiali da sole per 3,7 miliardi di euro nel 2018 (dato ancora provvisorio), in crescita dello 0,8% rispetto al 2017, contro un import di 1,5 miliardi. Le esportazioni crescono in America (+2%) e in Europa (+1,4%). Gli occhiali italiani piacciono soprattutto negli Stati Uniti, mercato che assorbe il 26% dell’export (+2,1% in un anno) per quasi 1 miliardo di euro. La Francia è stabile e si conferma il secondo Paese, con 456 milioni di euro di export (12,3% dell’export), terzo il Regno Unito a quota 251 milioni di euro (+5,1% in un anno), quarta la Germania con 233 milioni (in calo del 3,2%). Tra i principali Paesi, cresce l’export verso Hong Kong (+25%), Svizzera e Svezia (+24%), India (+21%) e Messico (+15%). I principali mercati di importazione sono nell’area dell’Asia per 880 milioni di euro (59% dell’import complessivo). Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Istat 2018 e 2017.

Fabbricazione, Veneto primo, in Lombardia un’impresa su nove. Nel 2019 spetta ancora al Veneto il primato dell’occhialeria nazionale (422 attività), con le prime due province italiane per numero di imprese, Belluno (208) e Treviso (156). La fabbricazione di occhiali in territorio lombardo conta 95 imprese, il 10,3% del totale italiano, e cresce dell’1% in un anno. Varese e Milano, con 28 e 27 imprese sono l’area fulcro della produzione lombarda e si collocano al terzo e quarto posto tra le province italiane, Torino è quinta. A seguire Udine e Vicenza. In Lombardia, dopo Varese e Milano, si trovano Bergamo, Brescia e Mantova.

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