Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Associazioni di categoria - page 32

Massetti: bene riduzione bollette per imprese, ma ora serve revisione del sistema

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Energia by
Eugenio Massetti, Confartigianato Brescia

«La misura del Decreto Rilancio che riduce di 600 milioni i costi fissi nelle bollette elettriche delle piccole imprese nel trimestre maggio-luglio è un segnale di attenzione alle sollecitazioni di Confartigianato e va nella giusta direzione di fiscalizzare una parte degli oneri generali di sistema di cui le piccole imprese subiscono il peso maggiore. Ora bisogna insistere su questa strada, prorogando l’intervento oltre luglio e procedendo ad una revisione strutturale degli oneri generali del sistema elettrico» così il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue: «È prioritario ora eliminare lo squilibrio che oggi vede le piccole imprese che consumano il 33% dell’energia pagare il 48,5% degli oneri generali di sistema in bolletta. Per superare questa sperequazione va trasferita sulla fiscalità generale almeno una parte degli oneri non direttamente legati a obiettivi di sostenibilità ambientale. Una voce, quest’ultima, che solo per la provincia di Brescia incide sulle nostre Mpi bresciane per 25 milioni di euro».

Confartigianato, attraverso la voce del presidente Massetti sottolinea, inoltre, la necessità di affrontare il problema della riscossione degli oneri generali non versati da clienti morosi trasferendo gli oneri nella fiscalità generale e, in alternativa, adottando strumenti di recupero già sperimentati come il modello del canone Rai o la riscossione della tassa di concessione governativa sulla telefonia. Quanto alle agevolazioni per le aziende energivore vanno riformate, concedendole solo a fronte di un miglioramento, certificato, dei processi produttivi in termini di maggiore efficienza energetica. «Alcuni soggetti, infatti, sono avvantaggiati: più consumano, meno pagano a danno delle piccole imprese» conclude il presidente Massetti.

Brescia, ecco i comunicati settimanali della Camera di commercio

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Economia by

Di seguito i comunicati stampa inviati dalla Camera di Commercio di Brescia.

40/20 –  WEBINAR GRATUITI

La Camera di Commercio presenta due rassegne di webinar gratuiti dal titolo “Investimenti Impresa 4.0, incentivi alla ripresa e all’innovazione” e “Restart 4.0, innovazione per lo sviluppo”.

Per maggiori informazioni e per partecipare ai webinar  è possibile visitare il sito www.bs.camcom.it.

 

41/20 – MISURE ADOTTATE DALL’ENTE CAMERALE IN RELAZIONE ALL’EMERGENZA SANITARIA

Con riferimento alle misure di gestione dell’emergenza epidemiologica Coronavirus,  la Camera di Commercio di Brescia comunica che i servizi che comportano contatto con il pubblico, a causa dell’emergenza sanitaria in atto, sono stati riprogrammati con modalità di accesso che variano da servizio a servizio.

Le imprese sono invitate, laddove possibile, a ricorre principalmente alle modalità online.

Sono assicurati i servizi ritenuti indispensabili per l’attività delle imprese che continueranno ad operare.

Si invita pertanto l’utenza a consultare le sezioni interne del sito www.bs.camcom.it per la puntuale verifica delle modalità di accesso alle attività camerali di proprio interesse.

 

42/20 – MUD 2020: PROROGA DELLA DICHIARAZIONE DEI RIFIUTI AL 30 GIUGNO

Facendo seguito alle disposizioni impartite dal Decreto Legge del 17/03/2020 n.18, per far fronte all’emergenza sanitaria in atto, sono stati rinviati al 30 giugno i termini di scadenza della dichiarazione Mud 2020.

Per ogni informazione si invita a contattare l’Ufficio Competitività delle Imprese. e-mail pni@bs.camcom.it.

CORONAVIRUS, Massetti (Confartigianato): «Siamo molto preoccupati, già persi 25 miliardi»

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Tendenze by

«Le nostre imprese stanno riaprendo, più o meno rapidamente, ma dobbiamo state molto attenti e rispettare le regole e le procedure, comportandoci sempre in modo responsabile. La strada verso la normalità sarà ancora lunga e non possiamo permetterci errori. La Lombardia non potrebbe sostenere un nuovo blocco, sia psicologicamente che economicamente» sottolinea in una nota Confartigianato Lombardia tramite il presidente bresciano Eugenio Massetti che prosegue «Il lockdown ha lasciato ferite profonde, sia nei conti delle MPI lombarde, che solo nel bimestre marzo-aprile hanno già perso oltre 25 miliardi di euro pari al 11% del fatturato annuo, che nella mente delle persone, arrivate ormai al limite. Ora la situazione è in miglioramento, ma non possiamo deludere le aspettative dei nostri piccoli imprenditori: sia il 48% che crede ad un ritorno alla piena normalità nel 2021, che il 40% che pensa ad un rientro più graduale. Non siamo ancora fuori dall’emergenza sanitaria, il virus è ancora in agguato. Tutti dobbiamo ricordaci cosa abbiamo passato in queste lunghe settimane – ha concluso Massetti – per evitare assolutamente quei comportamenti irresponsabili, che pur se compiuti da pochi mettono a rischio tutta la popolazione e l’economia del territorio, con immediati riflessi sulla capacità produttiva e sull’occupazione».

Cosap e Tari, Confartigianato: i Comuni seguano l’esempio di Brescia

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Tasse by

onfartigianato Imprese Brescia e Lombardia Orientale plaude all’iniziativa della giunta comunale di Brescia che con deliberazione n. 246 del 20/5/2020, ha disposto l’ampliamento del periodo di esenzione dal COSAP, il canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche, dal primo maggio fino al 31 ottobre, fermo restando il periodo di esenzione già deliberato per i mesi di marzo e aprile, così come ai previsti sconti Tari per utenze non domestiche per le attività chiuse durante il lockdown. «Provvedimenti che vanno nella giusta direzione e raccolgono le sollecitazioni che come associazione abbiamo avanzato da subito, confermando la volontà di lavorare insieme per il bene comune e il sostegno alle imprese fermate e penalizzate a causa dell’emergenza da coronovirus. Le iniziative, recentemente affiancate dall’altrettanto positiva modifica di orari per le attività di acconciatore, barbiere, estetista e tatuatore servono a dare un’ulteriore opportunità a queste categorie visto la lunga inoperatività» sottolinea in una nota Confartigianato tramite il presidente Eugenio Massetti che prosegue «sono interventi che abbiamo auspicato e sostenuto in questa fase emergenziale ed eccezionale. Come Confartigianato  ci auguriamo ora che tutti i comuni della provincia, se non l’hanno già fatto, prendano esempio e facciano lo stesso deliberando in questa direzione. Con responsabilità dobbiamo ricreare le condizioni in sicurezza per ripartire e recuperare il tempo perso e da parte nostra, massima disponiblità al dialogo: oggi più che mai necessario per articolare iniziative utili e concrete e favorire la ripresa».

Coronavirus, Rigotti (Cna): preoccupati soprattutto per il turismo

in Associazioni di categoria/Cna/Economia/Tendenze/Turismo by
Eleonora Rigotti, Cna

Secondo i dati elaborati dal Centro studi di Cna Lombardia gli effetti del Covid-19 sull’economia italiana si fa sentire sensibilmente: il Pil nazionale, nel primo trimestre 2020, segna un calo del 4,8% rispetto al medesimo periodo del 2019. E le previsioni per l’intero 2020 oscillano tra il meno 8% del recente Documento di economia e finanza Def e il meno 9.5% stimato dalla Commissione europea. “Siamo molto preoccupati – dichiara il presidente di Cna Lombardia Daniele Parolo -, la Lombardia cresceva da sei anni, si era complessivamente ripresa dopo la crisi del 2008, ma il 2020 vedrà di nuovo una picchiata del Pil regionale al men 8,6%. Questa tendenza, autenticamente emergenziale, disegna un quadro drammatico, che ci riporta indietro ai livelli del 2001”.

Molte le preoccupazioni in particolare sul fronte dell’economia del turismo, specialmente alle soglie del trimestre estivo. La dinamica del turismo in Lombardia ha diverse peculiarità, con un 60% di presenze straniere e una concentrazione dei movimenti tra giugno e settembre (il 45% sul totale). La delegata di Cna Lombardia al Tavolo Turismo di Regione Lombardia, Eleonora Rigotti (presidente di Cna Brescia), ricorda che “con 39 milioni di presenze la Lombardia è una delle principali regioni italiane per movimento turistico. Non possiamo sottovalutare questa filiera: 60 mila imprese, 270 mila addetti, il 7,5% del Pil regionale e in questa quantità c’è la qualità che dobbiamo preservare”.

I dati di Cna Lombardia raccontano una situazione in bilico, nella quale la gestione dei prossimi mesi sarà cruciale sia dal punto di vista delle politiche economiche sia sul terreno del contenimento del Covid-19. Con il lockdown, intanto, le imprese del turismo hanno già perso il 15% del fatturato annuo. E si rischia un calo complessivo del Pil del comparto turistico lombardo pari al 67% nel 2020. “Sono convinta che serva un’azione coordinata e massiccia tra Governo e Regione Lombardia per un piano di rilancio, di stimolo della domanda interna, di attrazione degli investimenti – aggiunge Rigotti -. Regione Lombardia si sta muovendo con un’azione di stimolo delle opere pubbliche negli enti locali, per i quali sono stati stanziati 400 milioni. Per noi è la direzione giusta, ma va rafforzata, diffusa, consolidata, partecipata dalla filiera delle micro e piccole imprese delle costruzioni e dell’impiantistica, autentico snodo di una rete capillare di opportunità di lavoro. Da questa crisi possiamo uscire solo se la viviamo come un’opportunità per ridefinire il nostro futuro”.

A Brescia 103 imprese locali a partecipazione estera, volume d’affari pari a 3,6 miliardi

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

Le multinazionali estere rappresentano un fenomeno decisamente rilevante per l’economia bresciana. È questa la sintesi di “Brescia Internazionale”, l’indagine sulle multinazionali estere presenti nel territorio provinciale, realizzata dall’Ufficio Studi e Ricerche dell’Associazione Industriale Bresciana tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020.

Il censimento ha riguardato esclusivamente le realtà manifatturiere (sia associate che non associate ad AIB), con forma giuridica “società di capitali” e un fatturato superiore a 1 milione di euro. I numeri raccolti sono riferiti sia alle partecipazioni di controllo, sia a quelle minoritarie, ma sopra il 25%.

Dalla mappatura emerge come, all’interno del territorio provinciale, siano presenti 103 imprese locali a partecipazione estera, in grado di produrre un volume d’affari pari a 3,6 miliardi di euro, un valore aggiunto che si aggira intorno ai 918 milioni di euro, e un totale di quasi 9.700 addetti. Nonostante rappresentino solamente il 2,1% della popolazione di riferimento, le imprese locali a partecipazione estera incidono per il 10,0% dei ricavi complessivamente generati dalla manifattura bresciana, per il 10,3% del valore aggiunto e per l’8,8% in termini di addetti.

“I numeri presenti nell’indagine, a maggior ragione nell’odierna situazione legata alla pandemia da COVID-19, possono risultare utili per comprendere quali saranno gli sviluppi futuri dell’economia bresciana, insieme alle modalità per superare le attuali difficoltà – commenta Giuseppe Pasini, Presidente di AIB –. Brescia, infatti, si conferma un importante hub da cui le multinazionali vendono prodotti in ogni parte del mondo, in particolare verso l’Unione Europa, oltre che un importante polo di riferimento per l’innovazione. Un dato in continuità con quanto riscontrato negli scambi con l’estero, con una proiezione internazionale del made in BS particolarmente focalizzata sul Vecchio Continente e sull’America settentrionale. In generale il giudizio sui fattori competitivi di Brescia è positivo per i tradizionali punti di forza del Made in Brescia, anche se la valutazione lascia spazio a margini di miglioramento. Qualche riserva invece è legata, riflettendo quanto indicato a livello nazionale, soprattutto alla pressione fiscale e alla lentezza della burocrazia. In tal senso servirà continuare a lavorare nel prossimo futuro, investendo ancor di più in infrastrutture come risorse umane e ambiente, ma anche nel territorio, al fine di essere sempre più attrattivi.”

Il censimento effettuato ha permesso di fotografare il fenomeno dal punto di vista delle aree geografiche di provenienza degli investitori. Al primo posto si colloca l’Unione Europea, che conta 52 imprese bresciane partecipate, con quasi 4.500 addetti. Seguono l’America settentrionale (25 imprese con 2.511 addetti) e l’Asia (14 imprese con 1.778 addetti). Per quanto riguarda i singoli Paesi di provenienza, invece, è la Germania a ricoprire la prima posizione, con 26 aziende partecipate e quasi 2.400 addetti, seguita dagli Stati Uniti (23 imprese, 2.334 addetti). Dal punto di vista settoriale, i comparti metalmeccanici risultano i più interessati dal fenomeno: al primo posto si posizionano gli operatori dei macchinari e apparecchiature (25 imprese partecipate con 2.154 addetti), seguiti dal chimico, gomma e plastica (16 realtà produttive con 1.454 addetti) e dai prodotti in metallo (16 aziende con 1.047 addetti).

Per quanto riguarda le principali finalità dell’investimento in provincia di Brescia, il 60% dei rispondenti ha privilegiato l’incremento delle vendite nel mercato target, mentre le prospettive formulate per il biennio 2021-2022 in merito alla possibile evoluzione degli acquisti da fornitori bresciani sono generalmente orientate al mantenimento delle attuali quote (92%). A prescindere da eventuali modifiche ai piani industriali a seguito della pandemia da COVID-19, le prospettive formulate sono orientate a un incremento della capacità produttiva in loco (il 40% dei soggetti interpellati). A livello settoriale, i più ottimisti appaiono gli operatori dell’elettromeccanica (dove il 75% si è espresso per un incremento), mentre dal punto di vista di origine degli investitori, le migliori notizie proverrebbero dall’Unione Europea (50%) e Asia (50%).

Tra gli ulteriori spunti emersi dall’indagine, figura il giudizio sui fattori competitivi del Made in Brescia, che tende a confermare alcune prerogative del sistema produttivo locale. Il diffuso know how industriale (con un punteggio di 3,6 su 5), la filiera (3,5) e la produttività del lavoro (3,5) risultano i punti di forza dell’industria bresciana, anche se i punteggi ottenuti lasciano spazio a margini di miglioramento. Non convince del tutto il sistema creditizio (2,7), mentre vi è una convergenza di opinioni negative verso sindacati (2,4) e burocrazia (2,2).

Per quanto riguarda la spesa dedicata all’innovazione, la quota destinata dalle multinazionali, in relazione al fatturato, è decisamente significativa (3,2%). La segmentazione per settore mostra un quadro eterogeneo, in cui la spesa in innovazione risulta correlata con l’intensità tecnologica che caratterizza ogni comparto. Così, l’alimentare “si ferma” all’1,1%, mentre nell’elettromeccanica (3,7%) e nei macchinari e apparecchiature (4,0%) risulta sensibilmente più alta.

Infine, le imprese multinazionali sono concordi nel richiedere – a livello nazionale – misure per la riduzione della pressione fiscale (indicate dall’88% dei rispondenti), la leva che maggiormente favorirebbe l’afflusso di capitali esteri. Molto distanziati si collocano le politiche per il mercato del lavoro (42%), gli incentivi fiscali per investimenti in macchinari (38%) e le misure di sostegno all’Innovazione, Ricerca & Sviluppo (38%) e le politiche per le reti infrastrutturali (35%).

Il Coronavirus, le imprese e qualche idea “malata” | di Bortolo Agliardi

in Associazione Artigiani/Associazioni di categoria/Economia by

di Bortolo Agliardi – Come se non bastasse il coronavirus, ed i relativi drammi che hanno toccato migliaia di famiglie; come se non bastasse l’inquietudine diffusa; come se non bastassero i problemi che le industrie e le imprese artigiane, i commercianti, i professionisti, si trovano a dover affrontare per tentare di riavviare le macchine, difendere mercati, mantenere clienti e garantire posti di lavoro…

No, come se tutto questo (e molto altro) non bastasse, le aziende si sono trovate a misurarsi con un problema grave, creato da una disposizione incomprensibile. Ovvero, il rischio di dover rispondere in sede penale nel caso di contagio di un proprio dipendente rientrato al lavoro. La domanda che è balenata subito nella mente di tutti è stata: “ma come è possibile accertare che un lavoratore abbia contratto la malattia in azienda considerato che in fabbrica, ufficio, o negozio ci sta otto ore e le restanti ore della giornata le gestisce in modo del tutto indipendente dal suo lavoro?”.  Come è possibile sostenere che lì, proprio lì, vicino al tornio o nello spogliatoio, ha contratto il virus?

Non son domande oziose. Sottintendono preoccupazioni serie, che nascono dopo aver letto con qualche attenzione alcuni passaggi della nuova legislazione di emergenza relativa Covid 19, che parifica l’infezione da coronavirus, se contratta sul posto di lavoro, ad un infortunio sul lavoro. Il mondo associativo si è pesantemente opposto a questa visione e in tal senso l’Inail ha fornito alcuni chiarimenti precisando che l’infortunio sul lavoro da Covid-19 non è collegato alla responsabilità penale e civile del datore di lavoro. Non è  marginale precisare che una pratica di questo tipo andrà all’Inail anziché all’Inps (anche se qualche differenza pur resta), ma quel che fa apparire abnorme la cosa (e che preoccupa non poco le aziende) è che si sia instillato anche solo il dubbio e che la vicenda, da amministrativa, possa divenire penale e che molta parte del ragionamento – che affannerà di  burocrazia le imprese – è dimostrare il non dolo dell’imprenditore per evitare il contagio pur, udite udite, in presunzione di innocenza.

E qui si aprono le domande sopra esposte: su quali protocolli verranno valutati i comportamenti dei titolari di attività? Come sarà possibile sostenere che il contagio è avvenuto sul luogo di lavoro? Il virus – lo abbiamo imparato tutti – è quanto di più evanescente possa esistere. E badate bene: mi riferisco ad aziende in regola, ad imprese che stanno facendo quel che impone la legge e di più, in materia di sicurezza anti-virus: protocolli, formazione ed informazione, distanze, mascherine, guanti, pulizia e disinfezione. Non mi riferisco certo ad un imprenditore, se esiste, davvero così incosciente da agire fuori dalle regole. Una riflessione in merito al comportamento errato del lavoratore fuori dalla fabbrica non è possibile farla?

Dopo questa importante precisazione, mi pongo di nuovo un paio di  domande: come può essere legittimo pensare che un imprenditore provochi la contrazione del virus da parte di un dipendente? Cari imprenditori sapete che vi è il rischio, in tal caso, di una accusa di omicidio colposo?

Come al solito abbiamo dovuto investire tempo per cercare di interpretare dati, denunciare storture, ed assicurare che il rispetto dei protocolli condivisi con le parti sociali e la cultura di prevenzione e protezione sanitaria sono i fattori cardine nell’ambito della prevenzione del Covid 19, per la garanzia di tutti, sia sul lavoro che nella società.

Vorrei anche sottolineare che contrapposizioni sterili non hanno mai generato cambiamenti duraturi. Il mondo imprenditoriale non ha apprezzato in questo particolare momento forme di comunicazione scelte da parte di alcune rappresentanze sindacali, che anche con invio di messaggistica ai loro iscritti e non solo, che ha creato timori ed insicurezze nei lavoratori. Non bisogna creare muro contro muro; bisogna collaborare. Forse non si è ancora compreso che per una impresa i lavoratori oggi sono la forza e non il limite. Questo passaggio culturale pensavo che fosse già stato assunto! Fare impresa in questo momento è ancora più difficile; tuttavia è chiaro che il futuro della nostra società sarà determinato dal principio della collaborazione prestata da tutti, imprenditori, lavoratori, istituzioni, società civile. Diversamente, chiedo ai teorici di parte, burocrati, esperti scienziati, politici, ben pensanti fuori dalle difficili realtà del lavoro concreto di sostituirsi a noi e dimostrarci il nuovo corso, possibilmente mettendo in campo i loro capitali personali, le loro garanzie reali: poi vedremo i risultati, ed impareremo qualcosa di nuovo.

  • Presidente Associazione Artigiani

Confartigianato denuncia: la burocrazia ferma la ripartenza

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia by

La burocrazia frena la ripartenza: in 2 mesi, 142 provvedimenti. Il 20% dei quali nazionali, l’80% dalle Regioni. Poca chiarezza e tanti ritardi, denuncia ancora una volta Confartigianato puntando il dito contro la «Burodemia», ossia l’eccesso di burocrazia, un problema non certo nuovo ma che, in questa fase di emergenza, rischia di ostacolare seriamente la ripartenza che sarà comunque lenta. Tra emergenza sanitaria e incertezza economica. A raccontarlo un report del centro studi di Confartigianato che sta analizzando dall’inizio della pandemia gli effetti e provvedimenti attuati. Nell’ultimo report diffuso, un intero capitolo è dedicato proprio ai problemi della burocrazia. Dal 1 marzo al 3 maggio scorso si sono succeduti 142 provvedimenti emanati dal Governo e dai Ministeri, dalla Protezione Civile, da Regioni e Province, a cui si sommano le ordinanze comunali, le circolari, le direttive e i chiarimenti di ogni ordine e grado: il 20% circa arrivano dal livello nazionale e 1’80% dalle Regioni. Un problema enorme che si acuisce quando – come denuncia da Confartigianato Brescia – i provvedimenti successivi cambiano i parametri di riferimento espressi nei precedenti. «Un esempio concreto di questa successione di indicazioni diverse si è avuto coi parametri necessari a richiedere il rinvio degli adempimenti fiscali, modificati da un decreto e con i click day, necessari a richiedere l’accesso alle indennità e il rimborso per i dispositivi di protezione individuale» testimonia il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti dal suo particolare punto di osservazione, filo diretto con centinai di imprese e artigiani in collegamento in queste settimane con l’organizzazione di via Orzinuovi: «Un meccanismo che innesta una totale sfiducia, tanto che alcune aziende preferiscono rinunciarvi».

Bassa interazione digitale – Un altro problema evidenziato dallo studio e riscontrabile nella pratica reale è la scarsa interazione digitale di cittadini e imprese con la pubblica amministrazione: in Italia la quota di cittadini che interagiscono con gli enti pubblici inviando moduli compilati on line è pari al 14,1%, più che dimezzata rispetto al 37,6% della media dei Paesi dell’Unione europea. «Non stupisce nemmeno il prevedibile crash del sito dell’Inps che si è avuto il 1° aprile, primo giorno per la richiesta del bonus da 600 euro per i lavoratori autonomi – prosegue Massetti – mentre ancora oggi non si sa se la procedura per la seconda tranche di pagamenti sarà automatizzata oppure no. Per essere efficaci, gli interventi di sostegno all’economia devono raggiungere le imprese e i lavoratori in tempi rapidi, basandosi su norme semplici e di facile attuazione. Per fare questo sono disponibili sia la tecnologia che il capitale umano necessari. Sarebbero bastate un po’ di programmazione, e poche ore di lavoro, per abbinare il codice Iban a ciascuna partita Iva beneficiaria, semplificando la vita di imprese e lavoratori indipendenti, alle prese con uno dei periodi più angoscianti della propria vita professionale».

Bassa qualità di governo – L’indice di efficacia della pubblica amministrazione nel nostro Paese è molto basso, conferma lo studio di Confartigianato e del 68,3% rispetto al 93,3% della Germania, dato che influisce direttamente sulla crescita del Pil, mentre nelle classifiche europee non solo l’Italia, ma anche Regione Lombardia è agli ultimi posti nella qualità di governo: il nostro Paese è quintultimo in Europa, mentre 13 regioni italiane, fra cui la Lombardia, figurano fra le peggio governate, come sottolinea l’analisi di Confartigianato. Il rapporto con il pubblico non migliora per i lavoratori. Sugli aiuti ai dipendenti i nodi da sciogliere restano: il primo, la cassa integrazione: «La scelta di aver utilizzato cinque diverse casse integrazioni ha creato tanti disagi e disparità e anche qui, al decreto nazionale si sommano le decisioni delle singole Regioni». Esiste un rallentamento nell’approvazione della cassa integrazione in deroga per un vizio procedurale fra Regione e Inps, ma allo stesso tempo esistono differenze regionali nella possibilità di usufruire della cassa per lavoratori a chiamata o neoassunti. Un altro problema su cui c’è preoccupazione è la causale per i tempi determinati. Infine, analoghe difficoltà per le imprese si registrano per l’erogazione dei prestiti prevista dal decreto liquidità per la quale non vi sono gli auspicati automatismi e le procedure richieste dalle banche risultano complicate. «Altro che “liquidità immediata’: per accedere ai finanziamenti garantiti dal Fondo centrale e da Sace la trafila da affrontare è lunga e dall’esito incerto. Ci salveremo tutti solo se tuteleremo le imprese, proteggendone il capitale umano, ma serve la massima rapidità» conclude il presidente Massetti.

BSNEWS BRESCIA TV: GUARDA LA NOSTRA VIDEO-INTERVISTA AL SINDACO DI BRESCIA EMILIO DEL BONO

(se il video presenta interruzioni dovute all’aggiornamento della pagina potete guardarlo direttamente su YouTube a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=d_eudbUy1fU)

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Coronavirus, Confartigianato: dopo il danno gli imprenditori rischiano la beffa del penale

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C’è il rischio di un processo penale per i datori di lavoro nel caso un loro dipendente si ammalasse di Covid-19: un rischio che, in assenza di ulteriori chiarimenti, potrebbe coinvolgere tutti, non solo i negligenti, ma anche chi abbia messo in atto tutte le misure di sicurezza e tutela della salute necessarie, in accordo con il Protocollo del 24 aprile scorso. «Oltre al danno la beffa – commenta il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia, Eugenio Massetti – Gli imprenditori, già tartassati da moltissimi costi legati all’emergenza Covid-19, rischiano anche di vedersi citare in giudizio dopo tutti gli sforzi sostenuti per lavorare in sicurezza. Parliamo di costi legati alla sorveglianza sanitaria e alla gestione della sicurezza, di spese e difficoltà per procurarsi i dpi, di costi sostenuti per agevolare i trasporti personali casa-lavoro dei propri dipendenti, per implementare lo smart working, per stipulare coperture assicurative RC per azienda e dipendenti. E ancora dei costi legati alle assenze e sostituzione di dipendenti, uniti a quelli per accedere ai finanziamenti bancari, per recuperare i crediti insoluti, per assicurarsi le materie prime con nuove modalità. Un elenco nemmeno esaustivo, ma già lunghissimo. Vogliamo aggiungere anche il rischio penale? Sembra proprio che gli ostacoli per ripartire si accumulino giorno dopo giorno, rischiando di paralizzare soprattutto le piccole imprese». Da quando l’Inail ha equiparato il contagio da Covid-19  ad un  infortunio sul lavoro, con tutte le conseguenze del caso, la preoccupazione degli imprenditori per garantire la sicurezza massima sul luogo di lavoro, per sè stessi e per tutti i propri collaboratori, è diventata allarme: «Non entro nei dettagli giuridici – prosegue Massetti – ma credo che non possa essere attribuita all’imprenditore una responsabilità penale se questo ha messo in campo in azienda tutte le protezioni individuali e tutti gli accorgimenti richiesti dai vari Protocolli e svolga anche una azione di controllo. La pandemia è un fatto esogeno all’azienda, inoltre molti possono essere i punti critici di questa interpretazione: come dimostrare che il virus sia stato contratto in azienda e non fuori? E come considerare la possibilità che, nonostante tutte le precauzioni e i controlli, ci possano essere dipendenti asintomatici? È necessario che chi rispetta le norme di sicurezza non incorra in responsabilità penali legate a eventuali positività dei propri dipendenti – conclude Massetti – Chiediamo, di fatto, che siano previste nel Decreto Rilancio garanzie certe a tutela degli imprenditori che sono i regola in termini di messa in sicurezza di lavoratori e luoghi di lavoro. Moltissime imprese, già stremate dalle pesanti conseguenze economiche della pandemia, rischiano altrimenti di non sopravvivere agli ulteriori costi che potrebbero derivare da eventuali sanzioni correlate anche a questa possibilità».

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Camera di commercio di Brescia: ecco le ultime comunicazioni

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Pubblichiamo, di seguito, le nuove comunicazioni della Camera di commercio di Brescia.

34/20 –  WEBINAR GRATUITI

La Camera di Commercio presenta due rassegne di webinar gratuiti dal titolo “Investimenti Impresa 4.0, incentivi alla ripresa e all’innovazione” e “Restart 4.0, innovazione per lo sviluppo”.

Per maggiori informazioni e per partecipare ai webinar  è possibile visitare il sito www.bs.camcom.it.

35/20 – MISURE ADOTTATE DALL’ENTE CAMERALE IN RELAZIONE ALL’EMERGENZA SANITARIA

Con riferimento alle misure di gestione dell’emergenza epidemiologica Coronavirus,  la Camera di Commercio di Brescia comunica che i servizi che comportano contatto con il pubblico, a causa dell’emergenza sanitaria in atto, sono stati riprogrammati con modalità di accesso che variano da servizio a servizio.

Le imprese sono invitate, laddove possibile, a ricorre principalmente alle modalità online.

Sono assicurati i servizi ritenuti indispensabili per l’attività delle imprese che continueranno ad operare.

Si invita pertanto l’utenza a consultare le sezioni interne del sito www.bs.camcom.it per la puntuale verifica delle modalità di accesso alle attività camerali di proprio interesse.

36/20 – MUD 2020: PROROGA DELLA DICHIARAZIONE DEI RIFIUTI AL 30 GIUGNO

Facendo seguito alle disposizioni impartite dal Decreto Legge del 17/03/2020 n.18, per far fronte all’emergenza sanitaria in atto, sono stati rinviati al 30 giugno i termini di scadenza della dichiarazione Mud 2020.

Per ogni informazione si invita a contattare l’Ufficio Competitività delle Imprese. e-mail pni@bs.camcom.it.

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