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Armi

Beretta, maxicommessa araba: 10mila pistole ai corpi speciali dell’Oman

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Pistola Beretta 92FS

Nuovo colpo estero per il gruppo Beretta di Gardone Valtrompia. La storica fabbrica d’armi bresciana, infatti, si è aggiudicata una commessa per la fornitura di pistole 92FS destinate ai corpi speciali dell’esercito dell’Oman (stato asiatico situato nella penisola arabica). La fornitura prevede l’invio di 4mila pezzi subito e altri 6mila entro settembre, per un valore di circa 10 milioni di euro. Ma in ballo c’è ancora una fornitura complessiva che potrebbe arrivare a ben 70mila pistole.

La nuova commessa arriva a breve distanza da quella del Governo argentino per la produzione su licenza dei fucili d’assalto Arx 200 e delle pistole Px 4 (150 mila esemplari destinati alle forze armate). E da quella con la Polonia per e i fucili di precisione della controllata Sako (modello Trg M-10).

Beretta acquista la bergamasca Victrix e si consolida nel manifatturiero

in Armi/Economia/Valtrompia e Lumezzane/Zone by

Nuova acquisizione per Fabbrica d’Armi Pietro Beretta che ha rilevato dalla bergamasca Rottigni Officina Meccanica il ramo d’azienda Victrix.  Victrix realizza per il settore difesa e law enforcement carabine con calibri particolari, mentre per il tiro a lunga distanza produce armi a canna rigata, che non andranno a sovrapporsi a quelle dei marchi finlandesi Sako e Tikka, già da diversi anni parte del gruppo di Gardone Val Trompia. Franco Gussalli Beretta, Presidente di Fabbrica d’Armi Pietro Beretta, ha commentato l’acquisizione ricordando come “con questa operazione sia io, che mio fratello Pietro, confermiamo il nostro impegno convinto nel manifatturiero: con l’acquisizione della tecnologia Victrix, che porteremo in Beretta, a Gardone arriveranno nuove competenze”.
L’acquisizione è stata annunciata da Andrea Candian, Marketing Manager di Beretta per il segmento Defense e Law Enforcement, e Giuseppe Valtorta, Amministratore Delegato della Rottigni, che grazie al nuovo accordo assumerà in Beretta l’incarico di senior product manager per il lungo rigato.  “Questa acquisizione ci offre l’opportunità di portare in azienda un know-how tecnologico nella caccia rigata, di potenziare le nostre competenze di Ricerca e Sviluppo anche sul tiro sniper e su quello a lunga distanza per il segmento sportivo – aggiunge il Presidente Franco Gussalli Beretta – ed anche di portare una nuova cultura di processo che deriva dalla produzione a canna rigata, aprendo nuove opportunità, professionali, industriali e commerciali. Beretta Due era nata come centro assistenza per l’alta gamma, prima per i fucili da caccia poi per quelli da tiro al piattello, ed ora lo sarà anche per le armi a canna rigata, lontane dalla tradizione armiera gardonese. Fabbrica d’Armi potrà ora vantare un’altra specializzazione, che porterà anche alcuni nuovi posti di lavoro”.

L’operazione Victrix segue l’acquisizione da parte di Beretta Holding del 40% di Zamberlan, azienda di Pievebelvicino in provincia di Vicenza che produce calzature da montagna da 87 anni. “Con Zamberlan andremo ad allargare la nostra gamma di accessori per l’outdoor – spiega Franco Gussalli Beretta – aggiungendo una collezione di calzature tecniche a marchio Beretta”. La strategia di ampliamento delle competenze da un lato e della gamma di prodotti e servizi offerti alla clientela dall’altro, ha visto proprio in queste settimane aggiungersi un ulteriore importante tassello nei reparti di Beretta Due. Dal 2017, infatti, al Gun Service Beretta sarà operativo anche un atelier per la produzione di valigette in pelle per la custodia delle armi, interamente realizzate a mano e personalizzabili con i migliori materiali.

“Chiudiamo il 2016 con due acquisizioni – conclude Franco Gussalli Beretta – ma soprattutto con i ricavi in leggera crescita”.

Beretta, oggi l’azienda di Gardone Valtrompia compie 490 anni

in Armi/Economia/Evidenza by

Beretta festeggia oggi, lunedì 3 ottobre, i suoi primi 490 di attività con alcune importanti iniziative che guardano alla storia, alla comunità all’interno della quale il gruppo è presente ed al mercato.

“Beretta – 500 anni dello stile sportivo che eccelle nel mondo” è il titolo del terzo importante volume monografico dedicato a Beretta, dopo quelli di Marco Morin e Robert Held degli anni Ottanta sulla storia industriale Beretta e quello di Robert L. Wilson che nel 2000 propose un grande ritratto storico dell’azienda di Gardone Val Trompia.

Ora – per i tipi di Rizzoli USA – arriva il lavoro di Nick Foulkes, giornalista e scrittore molto noto in Gran Bretagna, autore di venti volumi su celebrities, tra cui James Bond, e stili di vita, columnist del Financial Times, grande esperto di orologi, conosciuto soprattutto per la sua triologia, apprezzata dalla critica, di storie dell’Ottocento.

Accompagnato dalle immagini del fotografo americano Andy Anderson, realizzate nel corso degli ultimi tre anni, con oltre 120 giorni di produzione in 4 continenti, il lavoro di Nick Foulkes propone un ritratto contemporaneo dell’azienda industriale più antica del mondo e del modo in cui negli anni Beretta abbia saputo trasformarsi da fabbrica d’armi in un vero e proprio brand sinonimo della “sporting life”. Un libro – ha sottolineato Pietro Gussalli Beretta nella prefazione al volume – “dedicato ai cinquecento anni della famiglia Beretta, alle persone che hanno lavorato e lavorano con la Beretta ed ai nostri stimati clienti che credono nei nostri prodotti da secoli”. Il volume sarà in vendita a partire dal 23 ottobre nelle migliori librerie e sui principali bookstore online.

I 490 anni di Beretta hanno anche un importante riconoscimento istituzionale: Poste Italiane ha infatti allestito un cofanetto filatelico con due cartoline dedicate, una riproduce il documento del 3 ottobre 1526 con il quale l’arsenale di Venezia pagava ducati 296 (A) Mastro Bartolomeo Beretta del territorio bresciano di Gardone per 185 canne di archibugio – la testimonianza più antica oggi nota sulle attività industriali della famiglia Beretta; l’altra una straordinaria immagine delle 10 medaglie olimpiche conquistate quest’anno dagli atleti Beretta ai Giochi di Rio.

Inoltre, sarà attivato oggi nella storica sede dell’azienda un servizio temporaneo di Poste Italiane con uno speciale annullo filatelico, che per mano del presidente di Beretta Holding e Vice-Presidente di Fabbrica d’Armi Pietro Beretta, il dottor Pietro Gussalli Beretta, certificherà la timbratura filatelica. La cerimonia sarà trasmessa alle ore 15,00 in diretta video sulla pagina facebook di Beretta (https://www.facebook.com/BERETTAit/), e sempre attraverso facebook verrà messo in palio un numero limitato di cofanetti filatelici, a beneficio dei fan più appassionati.

L’annullo speciale, dopo l’utilizzo nella giornata del 3 ottobre, sarà depositato presso lo Sportello Filatelico dell’ufficio postale di Brescia Centro per i sessanta giorni successivi, per soddisfare le richieste di bollatura che perverranno dai collezionisti dislocati sul territorio nazionale. Nella intera giornata di oggi invece sarà possibile ottenere l’annullo speciale presso l’ufficio postale di Gardone Val Trompia.

A suggellare i cinquecento anni di attività non poteva mancare un nuovo fucile, un “tribute gun”, costruito in due soli esemplari, nel quale si incrociano la tradizione armiera e l’eccellenza artigianale di Beretta con il design attuale ed innovativo, due pezzi che gli stessi armaioli che li hanno realizzati hanno definito “di una bellezza eccezionale”. Per vederli e saperne di più, dovremo attendere il 1 Dicembre, quando i due fucili saranno svelati rispettivamente a Londra ed a New York.

Olimpiadi di Rio, 52 atleti su 129 imbracceranno una Beretta

in Armi/Economia by

Conto alla rovescia sempre più breve per i tiratori delle nazionali di tutto il mondo che fra due giorni scenderanno in campo alle Olimpiadi di Rio, mentre per Beretta qualche primato è già stato conquistato: su 129 atleti impegnati nelle diverse specialità, 52 imbracceranno un prodotto progettato e costruito a Gardone Valtrompia.

Dei nove italiani in gara in Brasile, sette useranno un’arma Beretta in una disciplina – il tiro – che all’Italia ha dato sempre grandi soddisfazioni ed altrettanti successi, dietro ai quali c’è tecnologia, c’è ricerca, c’è innovazione e c’è lavoro.

E soprattutto nulla è lasciato al caso perché, come per altri sport che richiedono l’impiego di un attrezzo, nel tiro al piattello anche il fucile deve “allenarsi” per un’Olimpiade: al Gun Service di Gardone Val Trompia, 27 tecnici super specializzati si sono alternati in questi mesi per assecondare tutte le richieste di fine tuning di ciascun olimpionico.

“Il tiro è sempre stato una polizza assicurativa per il medagliere italiano e sono certo che questa tradizione continuerà – commenta Franco Gussalli Beretta – Ovviamente tutti si sono preparati al meglio per l’appuntamento olimpico e la competizione sarà estremamente agguerrita. Saremo a Rio accanto ai nostri atleti con un pool di esperti a loro disposizione. Soffriremo insieme a loro, li tiferemo in ogni fase, sul campo e da casa, ci emozioneremo e speriamo di poter alla fine con loro gioire”.

Alla edizione 2016 dei giochi, per la squadra azzurra ci sono tanti motivi per sognare: Giovanni Pellielo, tiratore laureato in teologia, riuscirà a conquistare la medaglia d’oro che dopo tre podi olimpici d’argenti e di bronzo e sei partecipazioni finora gli è sfuggita? Jessica Rossi, oggi 24 enne, riuscirà a ripetersi ed a portare a Cento, il suo paese in provincia di Ferrara, un’altra medaglia d’oro? E Chiara Cainero, oro a Pechino 2008, recentemente laureata per la quinta volta campionessa d’Europa sui campi di Lonato del Garda, riuscirà a conquistare una nuova medaglia?

Gabriele Rossetti, figlio d’arte, 21 anni appena compiuti, riuscirà nell’impresa che 4 anni fa fu di Jessica Rossi?

Beretta, oltre che dai sette tiratori azzurri, alla trentunesima edizione dei Giochi Olimpici sarà rappresentata anche da tre australiani, un neo zelandese, un giapponese, oltre che da atleti di Argentina, Giappone, India, Brasile, Cina, Thailandia, Cipro, Polonia, Qatar, Stati Uniti, Russia, Austria, tutti ambasciatori di un prodotto orgogliosamente “made in Brescia”.

Vincent Hancock con i suoi due ori back-to-back, Kimberly Rhode record women del tiro con 5 medaglie olimpiche già al collo e Giovanni Cernogoraz, tutti e tre campioni in carica, sapranno difendere il loro titolo? Alessandra e Arianna Perilli, sorelle che si sfideranno fianco a fianco in pedana, riusciranno a regalare la prima medaglia olimpica al piccolo stato di San Marino.

“Nella storia del tiro a volo e dell’industria bresciana delle armi sportive, tra pochi giorni verrà scritta una pagina nuova – aggiunge Franco Gussalli Beretta – Il nostro progetto nel tiro ha radici antiche. E’ iniziato con il bisnonno Pietro, è arrivato alle olimpiadi con i miei prozii Carlo e Giuseppe, si è consolidato con mio padre ed oggi vede in campo la mia generazione. Alla base di tutto c’è da sempre una progettualità di lungo termine ed un lavoro di sviluppo a quattro mani in cui gli atleti lavorano accanto ai nostri tecnici. Negli ultimi 60 anni ogni modello di fucile da tiro che abbiamo sviluppato è salito sul podio. In questa XXXI olimpiade debutterà un nuovo fucile Beretta e con la linea di abbigliamento e accessori Uniform Pro, che veste in pedana le nazionali Italiana, Russa, Sanmarinese, Croata, Finlandese e Statunitense. Vedere un pezzo del lavoro di tutti i nostri collaboratori in campo a Rio sarà per la mia famiglia e per loro – che consideriamo la nostra famiglia allargata – ancora una volta una grande emozione e motivo d’orgoglio”.

Per info e aggiornamenti live anche da RIO: luisa.achino@beretta.com

Da Beretta un vino per i cento anni dell’isola di San Paolo

in Alimentare/Armi/Economia by

In occasione dei primi cento anni dal giorno in cui la famiglia Beretta è diventata proprietaria dell’isola di San Paolo sul Lago d’Iseo, perno attorno a cui ha ruotato “The floating piers” di Christo, l’artista bulgaro naturalizzato statunitense, le Agricole Gussalli Beretta hanno creato per l’anniversario una bottiglia speciale a produzione limitata.

È un Franciacorta Satèn, prodotto dalle cantine dello Sparviere con sole uve Chardonnay provenienti dai vigneti di Monticelli Brusati i cui terreni marnosi e calcarei della zona Nord Est della Franciacorta conferiscono al vino freschezza e mineralità.

Accompagnata da una copia anastatica dell’atto firmato il 10 luglio 1916, presso il notato Basilio Antonioli, tra Bruno Cittadini e Pietro Beretta, la famiglia Beretta ha contestualmente realizzato un’agile monografia, con un inedito corredo iconografico, sulla storia dell’Isola di San Paolo che inizia a comparire nei manoscritti dell’anno Mille quando due famiglie, una longobarda ed una franca, la donarono ai monaci cluniacensi.

Si ipotizza che nel 1091 il lago fosse più basso di circa tre metri rispetto ad oggi e che quindi l’isola presentasse una superficie più grande di quella attuale e fosse talvolta raggiungibile a piedi da Montisola, ipotesi confortata dal fatto che verso levante il fondale corre per un lungo tratto profondo non più di due metri.

Sull’isola venne realizzato dai monaci di Cluny un monastero, ma le ristrettezze economiche di quegli anni costrinsero i religiosi ad affittare l’isola ai pescatori locali, che la utilizzarono fino al 1400 quando la famiglia Fenaroli, sostituitasi agli Oldofredi nel controllo del lago, ne fece base delle truppe lacuali, essendo sull’asse Lovere – Iseo ed a metà tra Pilzone e Tavernola.

Con la presenza della repubblica di Venezia nel Bresciano, l’isola venne ceduta dai Fenaroli ai Francescani che ne stimolarono la ripresa, trasformarono il monastero in un convento ed eressero il muro di cinta, facendola così diventare approdo sicuro.

Il periodo Napoleonico ha fatto vivere all’Isola stagioni alterne e difficili fino al 1900 quando ritornò in mani private: nel 1900 i fratelli Galbiati smantellarono il convento, a beni presto dovettero anch’essi vendere area e immobile per ragioni economiche; la nuova proprietà passò così a Bruno Cittadini che nel 1916 la vendette alla famiglia Beretta. Il resto è storia d’oggi.

Pmi a lezione sul ritorno degli investimenti grazie all’Università e a Banca Santa Giulia

in Armi/Bilanci/Economia/Formazione by

“Nuove metodologie per valutare il ritorno degli investimenti / Analisi e strumenti a supporto di scelte strategiche”, di questo si è discusso oggi – dalle 18 – alla facoltà di Economia di via San Faustino. Un appuntamento promosso da Banca Santa Giulia e dall’Università di Brescia (in particolare dall’Osservatorio sulla crisi e sui processi di risanamento delle imprese del Dipartimento Economia e Management) nell’ambito del ciclo di incontri Spazio controller, finalizzati a favorire lo scambio di esperienze tra le Pmi e a diffondere le prassi virtuose.

A introdurre i lavori è stato il professor Alberto Mazzoleni del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Brescia. Quindi ha preso la parola Ivan Losio (advisor di aziende industriali e finanziarie, Sei consulting Srl), a cui è seguito la testimonianza aziendale di Marco Kirchmayr, Cfo della Fabbrica d’ArmiBeretta Spa.

“Il successo dell’azienda non si misura solo dall’utile, ma dalle competenze in grado di assicurare il successo nel lungo periodo”, ha sottolineato Losio, mettendo l’accento sull’importanza di fattori come “orientamento al mercato, orientamento all’innovazione e know-how interno”. “I presidi economici di lungo periodo non esistono più: si è passati da 5-10 anni di tempo a 1-3 anni”, ha aggiunto, “e questo ha dei riflessi diretti anche sulla valutazione del ritorno strategico degli investimenti”. Per cui “bisogna privilegiare gli investimenti che hanno la possibilità di way out”, ma anche sostituire “investimenti consistenti con investimenti piccoli e sensibili, con un controllo molto serrato del tempo di ritorno economico e finanziario”.

Marco Kirchmayr ha quindi portato l’esperienza della Fabbrica d’ArmiBeretta Spa, la cui holding ha presentato nelle scorse ore il bilancio 2015. Un rendiconto chiuso con ricavi in crescita del 6 per cento (il totale è di 660,8 milioni), utili a quota 47,3 milioni, investimenti per oltre 41 milioni e una posizione finanziaria netta positiva di 116 milioni. Ma non sempre tutto è stato così “facile”. Negli ultimi anni, per far fronte ai problemi legati al cambio euro/dollaro (Beretta ha il 58 per cento del fatturato negli Usa), la ricetta – per produrre efficienza mantenendo la produzione a Gardone Valtrompia – è stata l’organizzazione dei reparti produttivi, la revisione dell’inboud e dei rapporti con i fornitori. Ma di fronte alla crisi arrivata nel 2008 Beretta ha dovuto spingersi oltre, efficientando i processi produttivi e i flussi lavorativi in accordo con il sindacato, innovando il prodotto e migliorando i servizi offerti, ma anche puntando di più sul “Beretta Welfare” (che pensa ai dipendenti anche fuori dall’azienda) non per filantropia ma come leva strategica di vantaggio. Tutto – raccontato perfino nei dettagli dei metri risparmiati nel passaggio da un macchinario all’altro – nel nome della formula: “efficienza ed efficacia danno l’eccellenza”.

“Crediamo molto all’importanza di promuovere anche occasioni di informazione corretta e utile alle aziende in campo economico e finanziario”, ha sottolineato a margine dell’incontro la vicepresidente di Banca Santa Giulia Daniela Grandi, “in questo quadro la valutazione del ritorno degli investimenti assume un’importanza cruciale. Con questo seminario abbiamo voluto fornire alle aziende, in particolare alle più Pmi, elementi di riflessione e strumenti utili per migliorare la propria efficienza. Un’impresa”, ha concluso, “oggi deve saper mettere in campo piani ben ponderati, ma anche chiudere il cerchio con un controllo di gestione efficiente e puntuale. E’ finita l’epoca del padrone con le maniche di camicia arrotolate che fa tutto: oggi è determinante affidarsi a manager preparati”.

 

Beretta, il fatturato vola a 660 milioni. Utili a quota 47 milioni

in Armi/Bilanci/Economia by

Ha chiuso il bilancio con 660 milioni di fatturato, 37 in più del 2014, il gruppo Beretta di Gardone Valtrompia. L’utile netto, invece, è stato di ben 47 milioni, in crescita del 15 per cento rispetto all’anno precedente. Un balzo in avanti giustificato soprattutto con il rafforzamento delle divisioni abbigliamento e accessori (ora valgono circa un decimo del fatturato), ma anche dal cambio favorevole tra euro e dollaro. I mercati esteri, infatti, rappresentano circa il 95 per cento delle vendite (e i due terzi degli investimenti): il 58 per cento nel mercato americano (ad aprile è stato inaugurato uno stabilimento Beretta in Tennessee). Crollate, invece, le esportazioni verso la Russia. Per il 2016 l’obiettivo è superare quota 700 milioni di euro.

Franco Gussalli Beretta defends the family-run gunmaking company

in Armi/Economia/ENGLISH/Manifatturiero by
(DAL FINANCIAL TIMES) Telephoning the Lombardy headquarters of Beretta, the world’s oldest gun manufacturer, I am blasted with the familiar first bars of “Take My Breath Away” by Berlin, the theme song from the film Top Gun.

“My father chose it a long time ago and we have never changed it,” says Franco Gussalli Beretta, 51, when we meet at his penthouse apartment in a fortress-like palazzo in Brescia, near Milan. As president of Fabbrica d’Armi Pietro Beretta, which has been doing business since the 1500s, Beretta perhaps knows something about deferring to the wisdom of his forefathers.

In fairness, Top Gun is fitting, given that since 1985 the company has had the lucrative privilege of supplying the US military with its standard issue side arm. Beretta Holding, the umbrella company, which includes accessory lines and other arms brands such as Benelli, makes about 2,500 guns a day, bringing in €623m in revenue in 2014. It employs 3,000 people worldwide.

The ritzy apartment, where Beretta lives with his wife, Umberta, is a showcase for both big game trophies, including a zebra hide in the hall, and contemporary art, often with references to the family business. We sit on striped sofas, facing a drawing of a pistol by Andy Warhol.

Beretta, a bit of a dandy in a chequered, bright-blue suit with a gaucho-style belt, recalls the family’s history furnishing Europe’s warring armies with guns and ammunition.

The company can trace its origins to 1526, when Master Bartolomeo Beretta received payment of 296 ducats for 185 arquebus barrels from the Doge of Venice, a musket so heavy it had to be propped up with supports. When Napoleon occupied Venice in 1797 the family helped supply his arsenals, and when he was defeated in 1815, Austria provided a new market. “The history of Beretta has followed the history of the world, really,” he says.

It was Beretta’s father, Ugo, who made the “great leap” of entering the US market in 1977, securing the contract that would make the Model 92 one of the most widely produced guns in history. Ugo also transformed the company into a lifestyle brand, selling hunting attire and binoculars, a far-sighted move in the 1980s.

Beretta and his brother Pietro began managing the business about 15 years ago, although their father stood down as president only last year. They have since expanded into wine and high-end hunting lodges, selling a range of products from spaniel-head bottle stoppers to safari skirts. Their London boutique is in Jermyn Street, but there is also a Harrods concession, next to Shoe Heaven on the fifth floor of the department store. “He goes there and I go to Shoe Heaven,” says Umberta.

The couple married in 1994. Their backgrounds are well matched. Umberta, an enthusiastic contemporary art collector, was educated in Switzerland, Rome and London, but her family factory is in the next valley and at one time made swords.

Beretta was first taught to shoot aged 15, by his great-uncle Carlo. He studied political science in Urbino, before doing military service with the Carabinieri police, where he says he acquitted himself “respectably” during firearms training with the state-issued Beretta.

He prefers clay pigeon shooting and target practice to hunting, and rarely accepts the frequent invitations he receives to shoots. “I’m more of a sailor than a hunter.” His third-floor bedroom, wood-panelled and resembling a ship’s cabin, is testament to this passion, filled with pictures and models of boats, mostly gifts.

The Beretta family own the entire 1940s palazzo in the centre of Brescia, built by the same architect in the same grey stone as their home next to the factory in Gardone, 20km away. As a boy, Beretta dreamt of having the top-storey apartment, with views over the city’s cathedral and castle, and was given it when he married.

After the birth in 1997 of their son Carlo, now 19 and a student in Milan, the couple acquired the apartment below and knocked them together to create “an inspired combination” of the homes that he and Umberta grew up in, Beretta says. “We took the architect to see both our parents’ houses.” The columned staircase is a tribute to the Siena yellow marble staircase at Gardone. The dining room, panelled in dark wood, with four nudes by the British painter Lucian Freud, was inspired by Umberta’s family house.

Touring the apartment with Umberta is like visiting a mini-Saatchi Gallery. A negative print of a $100 bill by the photographer David LaChapelle adorns the staircase. A Tracey Emin light installation reading “Be Brave” was an 18th-birthday present to Carlo, who is in turn immortalised listening to his iPod in a life-size, white resin sculpture by the Italian artist Fabio Pietrantonio. A photograph by Terry O’Neill of the actress Raquel Welch, wearing little more than a gun and holster, sits opposite a portrait of the family by the fashion photographer Miles Aldridge. A laughing Beretta is shown loading a rifle surrounded by cream cake, while Umberta drinks champagne.

Beretta prizes the master craftsmen who engrave his customised rifles “just as much” as the artists that hang in his home. Their work can be equally costly, too. A pair of engraved hunting rifles can fetch €200,000 to €300,000. One pair, in seven different shades of gold, a gift for Ugo Beretta’s 70th birthday, would cost €1m were they replicated.

The sitting room, with a wood fire, is more hunting lodge than art gallery, with ivory tusk lamps and a corner bar. On one shelf is the entire collection of Bond films. “In the early Ian Fleming books, Bond has a Beretta,” he points out, although these days 007 prefers a Walther PPK.

Berettas have appeared in numerous films, but have also attracted negative attention. In 2014 Jaylen Ray Fryberg, 15, used his father’s Beretta pistol to shoot and kill four high school students in Marysville, Washington. Jiverly Wong, 41, killed 13 people in Binghamton, New York, with two Beretta handguns in 2009. And Terry Michael Ratzmann used a Beretta handgun to kill seven members of a church congregation before committing suicide in 2005.

Yet according to Beretta, arms manufacturers bear no responsibility for mass shootings like these. “[Our] philosophy”, he says, is that “it is up to every population in a democratic country to decide what it thinks is right in its territory”. He adds: “We just follow the rules.” In Europe there are countries with a higher density of guns than the US, such as Finland and Switzerland, “and nothing happens”, he argues. (Reliable data on gun ownership is scant, but the Small Arms Survey of 2007 calculated that the number of guns per 100 residents was close to 90 in the US, almost double that in Switzerland and Finland.)

Beretta insists that shootings are a “psychological problem”, citing President Barack Obama. “That’s freedom. It’s understandable that a weapon can be dangerous in the hands of someone who isn’t from the right culture. But in the hands of someone who is familiar with guns and does not have mental problems, it’s fine.”

Umberta chips in. “Those kids are all on pharmaceutical drugs. Maybe if I were American I would be more worried about that.” Beretta is vehemently opposed to further gun control in the US, saying it would violate the rights of those living in isolated places to defend themselves from “criminals” or even — strangely — “jaguars and bears”.

In April Beretta opened a new factory in Tennessee, which will allow the company to manufacture “handbag guns” and assault weapons that cannot legally be imported into the US. The previous factory in Maryland was “in the wrong place”, Beretta says. “The south is the natural home of the gun lobby and the huntsman.”

(ARTICOLO ORIGINALE: FINANCIAL TIMES)

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