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Agricoltura e allevamento - page 4

L’allarme di Coldiretti: agricoltori bresciani strozzati dai costi

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L’aumento dei costi energetici si trasferisce in abbondanza sui bilanci delle imprese agricole già soffocate dagli aumenti dei costi relativi e  fertilizzanti e gasolio, da imballaggi delle macchine agricole fino ai trasporti, non compensati da prezzi di vendita adeguati. Occorre urgentemente garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende e delle stalle in modo che  prezzi riconosciuti ad agricoltori e allevatori non scendano sotto i costi di produzione. E’ quanto afferma Valter Giacomelli, presidente di Coldiretti Brescia  nel sottolineare che molte imprese agricole stanno vendendo sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che si ripercuotono sulla fascia più debole della filiera.

La pandemia Covid – rileva Coldiretti – sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime: l’emergenza per l’Europa si estende dal gas ai prodotti agricoli alimentari dove a tirare la volata sono i prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 23,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i lattiero caseari salgono del 19%, lo zucchero aumenta di oltre il 40% ed i grassi vegetali sono balzati addirittura del 51,4% rispetto all’anno scorso. Il settore agricolo nazionale – sottolinea la Coldiretti –  ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri.

Con la pandemia da Covid – continua Coldiretti – si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione.  Secondo l’analisi di Nikkei Asia su dati del dipartimento americano dell’agricoltura (USDA) – afferma la Coldiretti – la Cina entro la prima metà dell’annata agraria 2022 avrà accaparrato il 69% delle riserve mondiali di mais per l’alimentazione del bestiame ma anche il 60% del riso e il 51% di grano alla base dell’alimentazione umana nei diversi continenti, con conseguenti forti aumenti dei prezzi in tutto il pianeta e carestie. Gli effetti sono confermati dalle quotazioni delle materie prime alimentari che hanno raggiunto a livello mondiale il massimo da oltre dieci anni, trainati dai forti aumenti per oli vegetali, zucchero e cereali sulla base dell’analisi Coldiretti dell’Indice Fao a novembre 2021 che ha raggiunto il valore massimo dal giugno 2011 per effetto di un incremento del 27,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

L’aumento delle quotazioni – sottolinea Coldiretti – conferma che l’allarme globale provocato dal Covid ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma anche le fragilità presenti in Italia sulle quali occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali e creare nuovi posti di lavoro.

“Il PNRR è fondamentale per affrontare le sfide della transizione ecologica e digitale e noi siamo pronti per rendere l’agricoltura protagonista utilizzando al meglio gli oltre 6 miliardi di euro a disposizione” afferma il Presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che l’Italia può contare su una risorsa da primato mondiale ma deve investire per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali.

“Per questo abbiamo elaborato e proposto – continua Prandini – progetti concreti nel Pnrr per favorire l’autosufficienza alimentare e una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale. Puntiamo sui contratti di filiera per rafforzare i rapporti tra agricoltori e trasformatori per il vero Made in Italy con un budget da 1,2 miliardi. E vogliamo puntare sulle energie rinnovabili utilizzando tutte le risorse a disposizione per i pannelli fotovoltaici da mettere sui tetti con consumo di suolo zero. Sulla logistica serve agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo. Una mancanza che ogni anno – conclude Prandini – rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export al quale si aggiunge il maggior costo della “bolletta logistica” legata ai trasporti e alla movimentazione delle merci”.

Commercio estero, con +8 % export continua la ricerca del cibo bresciano

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Grana Padano, foto generica da Pixabay

L’agroalimentare made in Brescia reagisce alla crisi generata dalla pandemia Covid19 facendo registrare un balzo dell’8.65 % nelle esportazioni nei primi nove mesi del 2021. È quanto emerge da una proiezione della Coldiretti regionale su un’analisi dei nuovi dati Istat relativi al commercio estero al terzo trimestre di quest’anno.

“Si tratta di un dato molto positivo – precisa Valter Giacomelli presidente di Coldiretti Brescia – le eccellenze agroalimentari bresciane, ancora una volta, si confermano attrattive e ricercate in Europa e nel resto del mondo. Questa è una sfida importante che dobbiamo affrontare per il futuro del settore agroalimentare bresciano: abbiamo il compito di far conoscere e apprezzare ancora di più i nostri prodotti all’estero e riconquistare quella grande fetta di  mercato oggi occupato dall’italian sounding”.

Il trend positivo del commercio estero dell’agroalimentare bresciano segue l’andamento regionale e nazionale con le esportazioni di cibo italiano che nei primi dieci mesi del 2021 aumentano entrambe dell’11% per un valore che a fine anno raggiungerà complessivamente i 52 miliardi, il massimo di sempre, se il trend sarà mantenuto.

Un risultato ottenuto – sottolinea la Coldiretti – grazie anche alla spinta dell’arrivo delle feste di Natale e nonostante le difficoltà degli scambi commerciali e il lockdown in tutti i continenti della ristorazione che ha pesantemente colpito la cucina italiana. L’emergenza sanitaria Covid – precisa Coldiretti – ha, infatti, provocato una svolta salutista nei consumatori a livello globale che hanno privilegiato la scelta nel carrello di prodotti alleati del benessere come quelli della Dieta mediterranea. E si registra anche – continua Coldiretti – un impatto positivo sulle vendite all’estero delle vittorie sportive che hanno dato prestigio all’immagine del Made in Italy. In testa alla classifica delle esportazioni agroalimentari italiane c’è il vino che quest’anno si avvia a sfondare il muro dei 7 miliardi di euro in valore, secondo le proiezioni di Coldiretti su dati Istat.

Alla base del successo del Made in Italy c’è un’agricoltura che è diventata la più green d’Europa con – evidenzia la Coldiretti – la leadership Ue nel biologico con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (316), 526 vini Dop/Igp e 5.333 prodotti alimentari tradizionali e con Campagna Amica la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori. Il Belpaese – continua la Coldiretti – è il primo produttore Ue di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne.

Marcello Gabana Holding: più utili e più sostenibilità

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CALCINATO (BS) – Il gruppo Marcello Gabana Holding (Mgh), guidato da Daniela Grandi, archivia l’anno con una crescita significativa nei fatturati, negli utili e negli investimenti. E, nell’ottica di “guardare lontano”, vara il primo report di sostenibilità: uno strumento ambizioso, che ancora pochissime aziende bresciane – anche tra quelle di dimensioni ben maggiori – utilizzano.

I NUMERI IN SINTESI

I numeri del rendiconto 2020 (dati aggregati) – che si confermano anche per l’anno in corso – parlano di una significativa crescita del valore della produzione: 50,1 milioni di euro (+12%), contro i 44,5 del 2019 e i 35,1 del 2018. In forte crescita (+ 21%) anche l’Ebitda (10,7 milioni, mentre erano 6,1 nel 2019, 4,3 nel 2018). Ma significativo è stato anche l’aumento contestuale degli investimenti, passati da 4,3 milioni (2018), a 6,6 (2019) e 7 milioni (2020), risorse in buona parte destinate allo sviluppo tecnologico di Grandi Riso.

GRANDI RISO PRIMA AZIENDA DEL GRUPPO

La società principale del gruppo di Calcinato (ex Gabeca) si conferma Grandi Riso, quarto produttore italiano di riso con sede operativa a Codigoro (Fe). Nel 2020, il valore della produzione è salito a 24,1 milioni di euro con un balzo in avanti di 3,5 rispetto all’anno precedente (il settore Agroalimentare vale per Mgh 24,5 milioni, includendo anche le rendite delle tenute Grandi & Gabana, 0,4 milioni). Ma soprattutto, nel 2020, Grandi Riso è tornata all’utile (+24mila euro) dopo la difficile annata 2019 (-816mila euro). Una crescita dovuta alle dinamiche di acquisto della materia prima, ma anche al crescente interesse estero (i principali mercati di esportazione sono Stati uniti, Slovenia, Brasile, Germania e Spagna, che ha registrato un balzo in avanti del 42%).

Bene anche il settore Ecologia di Mgh, che vale complessivamente 22,7 milioni con ricavi in aumento in tutte le società (utile +30%). Mentre il settore Immobiliare ha fatturato 2,8 milioni.

LE PROSPETTIVE

“Continuiamo a crescere nonostante le difficoltà del contesto nazionale e internazionale”, spiega Daniela Grandi, “non possiamo fermarci e riteniamo di dover guardare al futuro con strumenti adeguati ai tempi: sotto il profilo della pianificazione, del controllo di gestione, della sostenibilità e degli investimenti. Stiamo lavorando da tempo per disegnare le prospettive del gruppo in modo che rimanga florido per i prossimi decenni, perché un’azienda davvero sostenibile è quella che dura nel tempo e che produce valore, oltre che per gli azionisti, per i territori in cui opera”.

“Il punto di partenza del nostro futuro – continua Grandi – rimane Grandi Riso, su cui vogliamo continuare ad investire per accrescere i margini e il legame con il territorio, che (insieme alla qualità del prodotto) è già il nostro valore aggiunto. Per quanto riguarda l’Ecologia”, ha aggiunto, “l’impianto di smaltimento di Calcinato va verso la naturale chiusura e la nostra prospettiva è quella di rimanere nel settore, mettendo ancora sul piatto importanti investimenti per sostituire il business dello smaltimento con quello del recupero e del miglioramento delle prestazioni ambientali: un percorso che abbiamo già da tempo avviato con Ecoplant (piattaforma di recupero con sede a Cremona, ndr), Gelab (società di analisi) e Gedit, con interventi complessivi per 10 milioni di euro. Nel 2020 – tra biogas e fotovoltaico – la sola Gedit ha immesso in rete un quantitativo di energia pari quasi a quello dell’intero consumo residenziale annuo di un Comune come Calcinato. Per il futuro”, ha concluso Daniela Grandi, “stiamo già lavorando nuove – e innovative – tipologie di impianti, che possano garantire il massimo recupero dei rifiuti nell’ottica di una transizione ambientale che porterà a una riduzione significativa dei consumi di materie prime, privilegiando la rigenerazione e la valorizzazione di tutti quegli scarti fino ad oggi destinati a discarica”.

FOCUS SULLA SOSTENIBILITA’

Il 2020, come detto, è stato per il gruppo Mgh l’anno del primo report di sostenibilità: uno strumento per ragionare sul presente e il futuro nell’ottica della responsabilità sociale. Anche nei mesi del lockdown, va sottolineato, tutte le aziende del gruppo hanno continuato a operare, garantendo pagamenti puntuali ai fornitori, ai dipendenti (64) e ai collaboratori stagionali (un centinaio, quasi tutti legati a Grandi Riso), che sono rimasti stabili nel numero.

Per quanto riguarda i consumi energetici è da segnalare il forte aumento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. In particolare, Gedit autoproduce 10.219 MWh, di cui 274 MWh tramite pannelli fotovoltaici e la restante parte tramite co-generazione, alimentata dal biogas da smaltimento dei rifiuti: energia che viene venduta alla rete, contribuendo direttamente alla riduzione del mix energetico italiano. Inoltre Ecoplant, con il suo impianto fotovoltaico, consente al gruppo Mgh di evitare ogni anno l’emissione in atmosfera di 5,1 tonnellate di anidride carbonica (il corrispettivo di 30.241 chilometri percorsi con un’autovettura a diesel di medie dimensioni).

Importanti poi sono le ricadute dirette dell’attività delle società del gruppo sui territori in cui operano. I fornitori sono 1.091: il 99 per cento sono italiani e oltre la meta ha sede in Lombardia ed Emilia-Romagna.

Il gruppo Mgh, infine, è attivo sul fronte sociale, con il fondo Marcello Gabana, operativo da anni all’interno della Fondazione della Comunità Bresciana. Ma significativo è anche il contributo diretto alla cultura, con il sostegno al progetto Camp Now della Fondazione Soldano di Brescia e, in particolare, al festival le X Giornate di Brescia.

Confagricoltura Brescia lancia l’allarme: il settore è in crisi

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Confagricoltura Brescia lancia l’allarme: il settore è in forte tensione, per il vertiginoso aumento delle materie prime, dell’elettricità, del trasporto e del gas. Oltre che da eventi come la recente epidemia di aviaria che ha colpito un allevamento di tacchini nella Bassa Bresciana.

Un settore che, negli ultimi anni, è cresciuto al punto da divenire il terzo per importanza e valore economico nel Bresciano, dopo il comparto latte e quello dei suini (anzi, per dire la verità, si sta velocemente avvicinando al suinicolo). L’avicoltura bresciana, con i suoi 400 allevamenti e una potenzialità produttiva di quasi 10 milioni di capi, registra una produzione lorda vendibile, nel 2020, di oltre 300 milioni di euro. Ma, come altri, sta affrontando uno dei periodi più duri dell’ultimo decennio. Non ci riferiamo solo all’influenza aviaria, che ha già colpito, dopo il Veneto, anche i primi allevamenti nella nostra provincia, ma soprattutto all’aumento vertiginoso dei costi delle materie prime, che sta strozzando gli allevamenti e riducendo all’osso la redditiviità per le imprese agricole. Stiamo parlando del costo dei mangimi, salito di almeno il 35 per cento, ma soprattutto di quello energetico (come elettricità e gas), necessario per il riscaldamento e l’illuminazione degli allevamenti. Non solo, anche gli aumenti del combustibile per l’autotrazione contribuiscono a inflazionare il settore, insieme a quelli del gas.

Molti allevatori bresciani, per stare al passo con l’innovazione, stanno investendo nelle loro aziende per potenziare tecnologie e benessere: anche questo, oggi, è divenuto un grosso problema, per l’aumento delle materie prime in edilizia e l’allungamento dei tempi. Infine, sta diventando un problema pure l’approvvigionarsi di manodopera da impiegare negli allevamenti stessi.

“L’intero settore zootecnico è sotto assedio – dichiara il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli -. Nello specifico, l’avicoltura oggi è nel pieno della crisi. Quello che proponiamo è, anche in questo caso, un riequilibrio dell’intera filiera, per ottenere un’equa distribuzione del valore su tutti gli attori, stringendo un patto con la grande distribuzione. Per questo ci stiamo attivando per far arrivare la nostra voce ai tavoli che contano, perché si prenda coscienza del caso e ci si metta al lavoro per porvi rimedio, attivando appositi e urgenti momenti di confronto”.

Latte, le cooperative bresciane tengono e pagano più dell’industria

in Agricoltura e allevamento/Economia/Tendenze by

È tempo di bilanci anche per le cooperative lattiero-casearie della provincia di Brescia e delle limitrofe, che vedono tra i soci allevamenti bresciani: in questi giorni si stanno completando tutte le assemblee per l’approvazione dei bilanci stessi. Il 2020 è stato un anno complicato sotto diversi punti di vista: nonostante tutto i risultati ottenuti dalle cooperative bresciane, a livello generale, sono comunque positivi, perché hanno consentito di remunerare il lavoro dei soci conferenti, assestandosi però su livelli inferiori rispetto ai dati record del 2019.

La cooperazione bresciana ha liquidato mediamente ai soci prezzi che, per le cooperative di trasformazione, vanno da poco meno di 0,40 euro per litro di latte fino a un massimo di oltre 0,46 euro; per quelle di raccolta i dati viaggiano sugli 0,40 euro. Di contro il prezzo delle produzioni conferite all’industria, basandosi sulle rilevazioni dell’annata agraria 2020 della Camera di commercio di Brescia, si è fermato a 0,38 euro per litro di latte. Numeri che non fanno che confermare come il modello cooperativo sia uno strumento fondamentale per valorizzare il prodotto dei soci, trasferendo maggiori quote di valore aggiunto.

Archiviato il record storico del 2019, trainato in particolare dalla quotazioni del Grana Padano, lo scorso anno c’è stata una correzione al ribasso, dovuta tanto alla pandemia quanto alla diminuzione del prezzi del formaggio stesso, marcata soprattutto nei primi mesi del 2020 (alcune avvisaglie si erano però registrate già a fine 2019). In questo contesto di instabilità, le realtà cooperative bresciane, sia quelle di raccolta sia quelle di trasformazione, hanno saputo garantire prezzi medi sensibilmente superiori a quelli dell’industria.

Resta ancora da dipanare, ai giorni nostri, la questione della piena valorizzazione dell’aumento produttivo e, anche, della crescita dei costi di produzione, in particolare delle materie prime. “In una situazione di mercato che lancia da tempo delle avvisaglie di difficoltà – commenta il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli – la nostra associazione si è mossa da tempo su vari fronti. Per rilanciare il settore sono indispensabili quattro fattori: aggregazione, coordinamento della filiera, promozione dei consumi e delle destinazioni alternative. Abbiamo già richiesto inoltre interventi urgenti a supporto della liquidità delle imprese”.

La crescita dei prezzi, in primis per l’alimentazione, sta contraendo la redditività degli allevamenti da latte: dallo scorso autunno gli alimenti zootecnici stanno toccando livelli tra i più alti degli ultimi dieci anni, in particolare soia e granturco. “Le tensioni sui prezzi – aggiunge Francesco Martinoni, presidente della Federazione nazionale di prodotto Latte di Confagricoltura – sono spesso frutto di dinamiche speculative e di fattori internazionali a cui si deve rispondere rafforzando la filiera tra produttori, allevatori e aziende mangimistiche. È necessario incentivare la ripresa della coltivazione di mais, strategico per la zootecnia e la filiera agro-alimentare”.

Btl e Consorzio agrario Nordest: un patto per rendere le imprese più sostenibili

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Una convenzione nel segno della sostenibilità e della innovazione. E’ stata siglata presso la sala convegni del Consorzio Agrario del Nordest – Agenzia di Verolanuova, la Convenzione tra BTL Banca e il Consorzio Agrario del Nordest che avrà validità per il biennio 2021-2022. I lavori sono stati presentati per il Consorzio dal Vicedirettore generale Mirko Giovannini e per BTL dal Direttore Commerciale, Pietro Gozzini.

L’iniziativa congiunta di BTL e del Consorzio Agrario del Nordest – uno dei più importanti Consorzi Agrari in Italia con i suoi più di 50.000 soci e clienti – mira a promuovere il rilancio del settore primario in chiave sostenibile con l’incentivo all’acquisto di nuovi mezzi tecnici. Il settore primario può infatti dare un significativo apporto alla rinascita dell’economia nazionale e lombarda dopo l’emergenza Coronavirus, avendo dimostrato anche durante la pandemia il ruolo di comparto essenziale per la tenuta del sistema.

La convenzione offrirà alle imprese agricole ricadenti nei territori di competenza del Consorzio Agrario del Nordest e della Banca del Territorio Lombardo un finanziamento – nella forma tecnica del fido commerciale in conto corrente, dedicato esclusivamente agli acquisti di mezzi tecnici presso i punti vendita del Consorzio Agrario del Nordest (Barghe, Chiari, Orzinuovi, Verolanuova, Bedizzole, Gussago, Montichiari, Malonno e Passirano).

“Il Consorzio Agrario del Nordest – afferma il Vicedirettore generale Mirko Giovannini – crede e continua ad investire nella promozione di un modello di sviluppo basato sulla sostenibilità e l’innovazione, che consenta alle imprese agricole di essere più virtuose e competitive in un contesto economico e sociale in grande evoluzione. Con BTL condividiamo questi valori e ci impegniamo nella loro diffusione per la crescita delle aziende agricole”.

“Nonostante la pandemia, l’agricoltura italiana garantisce il funzionamento dell’intera filiera alimentare ed è uno dei settori attivi che “lavorano” per la rinascita del Paese – ha sottolineato Pietro Gozzini Direttore Commerciale BTL Banca – con il Consorzio Agrario del Nordest, BTL valutando le dinamiche economiche del rischio agricolo, propone un prodotto con misure di intervento ispirate a criteri di efficacia, efficienza e sostenibilità. Ringrazio il Consorzio Agrario del Nordest, perché insieme abbiamo collaborato per patrocinare un prodotto bancario idoneo, pensato appositamente per affiancare l’imprenditore agricolo a migliorare la redditività della propria impresa agricola.”

Il Consorzio Agrario del Nordest è uno dei più importanti Consorzi Agrari in Italia ed un protagonista di rilievo del comparto agroalimentare a livello nazionale. Alla base di questo successo c’è l’impegno quotidiano nell’offrire – a più di 50.000 soci e clienti – una gamma completa di soluzioni esclusive e sempre all’avanguardia. Dalla consulenza per lo sviluppo del ciclo colturale ai contratti di coltivazione, dalla fornitura di mezzi tecnici e meccanici alla distribuzione di carbolubrificanti, dalla gestione del ciclo zootecnico alla mangimistica fino alla trasformazione alimentare, il Consorzio Agrario del Nordest promuove e accresce il valore del territorio attraverso la qualificazione delle attività agricole, all’insegna della competenza, della serietà e dell’innovazione continua.

Oggi il Consorzio Agrario del Nordest, cooperativa fondata nel 1895 con finalità mutualistiche, a capitale interamente privato, vanta un fatturato superiore ai 430 mln di euro ed una fitta rete di strutture commerciali, logistiche e produttive dislocate sul territorio di riferimento. Una realtà forte e articolata, da sempre al fianco degli Imprenditori Agricoli per supportare il raggiungimento dei quattro obiettivi fondamentali dell’agricoltura:

+ redditività, + produttività, + qualità e + sostenibilità.

Banca del Territorio Lombardo conta71filiali, 384 collaboratori e 7.800 Soci Cooperatori e oltre 75.000 clienti. Fa parte del Gruppo Bancario Cooperativo Cassa Centrale Banca – Credito Cooperativo Italiano, che annovera 77 banche e 1.500 sportelli in tutta Italia, oltre 11.000 collaboratori e circa 450.000 Soci Cooperatori.

Danni delle gelate di aprile, arrivano i fondi dal Governo

in Agricoltura e allevamento/Economia/Istituzioni/Parlamento e governo/Regione by

Con il decreto Sostegni bis, il Governo ha stanziato 105 milioni di euro a livello nazionale per l’incremento del Fondo di solidarietà nazionale volto a ristorare i danni a produzioni, strutture e impianti produttivi delle aziende colpite dalle gelate e brinate dell’aprile 2021.

“Un’ottima notizia” ha dichiarato Fabio Rolfi, assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi. “Viene riconosciuta – ha aggiunto – l’eccezionalità degli eventi di aprile che hanno colpito pesantemente anche la nostra regione. Ora l’auspicio è che in sede di conversione del decreto il fondo venga aumentato, perché rischia di non essere sufficiente. La stima dei danni in Lombardia è di 24 milioni di euro, 18 milioni per le produzioni vegetali e 6 milioni per le produzioni apistiche. La Regione avvierà puntualmente tutte le procedure. Confidiamo in ristori rapidi per dare agli agricoltori ciò che spetta”.

“I cambiamenti climatici – ha concluso l’assessore Rolfi – sono un fattore pesante con cui l’intero comparto agricolo dovrà fare sempre più i conti nel presente e nel futuro. La Regione Lombardia aveva chiesto al governo una deroga per le gelate di aprile che avevano distrutto coltivazioni assicurabili in forma agevolate. Gli agricoltori meritano interventi economici concreti per i danni subiti”.

STIME DANNI A PRODUZIONI VEGETALI

BERGAMO: 9 segnalazioni, 156.104 euro di danni a vite, frutticole;

BRESCIA: 41 segnalazioni, 3.116.746 euro di danni a vite, olivo, mais, drupacee, pomacee, kaki;

CREMONA: 14 segnalazioni, 534.000 euro di danni a pero, melo, ciliegie, actinidia, albicocche, fruttiferi vari, meloni, cocomeri;

MANTOVA: 335 segnalazioni, 13.000.000 euro di danni ad actinidia, pesco, pere, mele e barbatelle di vite;

PAVIA: 45 segnalazioni, 1.200.000 euro di danni a frutticole, vite;

SONDRIO: 264 segnalazioni, 8.000.000 euro di danni a frutticole (mele, vite, piccoli frutti, actinidia dal 70 al 100%).

STIMA DANNI A PRODUZIONI APISTICHE

BERGAMO: 1 collettiva (apicoltori multipli), 1.000.000 euro;

BRESCIA: 8 segnalazioni, 150.000 euro;

CREMONA: 20 segnalazioni, 200.000 euro;

MONZA BRIANZA: 27 segnalazioni, 250.000 euro;

LECCO: 61 segnalazioni, 1.250.000 euro;

LODI: 5 segnalazioni, 120.000 euro;

PAVIA: 88 segnalazioni, 1.800.000 euro;

MILANO: 42 segnalazioni, 700.000 euro;

SONDRIO: 8 segnalazioni, 200.000 euro;

VARESE: 1 collettiva, 800.000 euro;

COMO: 1 collettiva, 380.000 euro.

Valtènesi, al via la vendita dell’annata 2020 tra soddisfazione
 e attese per la ripresa  

in Agricoltura e allevamento/Alimentare/Associazioni di categoria/Confagricoltura/Economia by

“Nonostante le evidenti difficoltà della situazione dovuta alla pandemia, il Consorzio Valtènesi conferma la fiducia del comparto verso la ristorazione e la ripresa del turismo gardesano – ha affermato il presidente del Consorzio Valtènesi, Alessandro Luzzago – presentando sul mercato le bottiglie della vendemmia 2020 del Valtènesi Rosa che arriveranno il prossimo 14 febbraio come previsto dal disciplinare di produzione. Siamo pronti – ha aggiunto il presidente Luzzago – ad affrontare con fiducia la sfida futura di immaginare nuove forme di comunicazione e promozione che potrebbero anche continuare oltre l’attuale contingenza trasformandosi in opportunità”.

È stato confermato anche il progetto “Rosa Valtènesi” che, lanciato la scorsa estate, tornerà quest’anno e vedrà protagonisti i ristoranti della Riviera gardesana e quelli bresciani. Il comparto ha visto negli ultimi 7 anni una crescita annua media del 10%, numeri che testimoniano la vitalità dell’enologia bresciana.

“Il rilancio della vitivinicoltura gardesana, grazie al lavoro del Consorzio Valtènesi, conferma ancora una volta – commenta Giovanni Garbelli, presidente di Confagricoltura Brescia – la centralità del legame con territorio e il dinamismo imprenditoriale delle nostre imprese orientato verso le produzioni di eccellenza. Lo dimostra il tradizionale déblocagein rosa di San Valentino che vedrà quest’anno il grande evento digitale “La Prima del Valtènesi” programmato per il prossimo 19 febbraio”. Per Vittorio Sommo, amministratore della cantina Conti Thun di Puegnago del Garda, “il 2020 è stata un’annata complicata anche dal punto meteo, a causa dei danni da grandine che si è abbattuta sul nostro territorio durante i mesi di luglio e agosto 2020, ed ovviamente per le restrizioni imposte dalla pandemia, ma siamo orgogliosi di un vino dai profumi intensi: siamo fiduciosi di confermare il Valtènesi Rosa tra i migliori Rosé d’Italia”.

Dello stesso avviso anche Carlo Alberto Panont, direttore del Consorzio Valtènesi: “Dal punto di vista qualitativo siamo soddisfatti; il 2020 è stata un’annata ideale per i colori molto tenui e per acidità rilevanti, nonostante l’andamento climatico che ci ha penalizzato sul carico produttivo. Da subito, però – ha concluso Panont -, abbiamo rilevato i presupposti per una vendemmia che è apparsa da subito destinata a dare risultati brillanti per i nostri vini rosa”.

Grana Padano, la produzione aumenta anche nel 2020

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Grana Padano, foto generica da Pixabay

Nonostante la crisi generata dall’emergenza sanitaria, Grana Padano si conferma il prodotto DOP più consumato al mondo e continua a crescere (stima produzione 2020: +2%). I minori consumi nel settore Ho.Re.Ca sono stati recuperati dall’incremento di acquisti nel retail, sia in Italia sia all’estero, soprattutto nella UE. Da gennaio a novembre 2020, infatti, i consumi di Grana Padano hanno fatto registrare un complessivo +3,7%. Nel retail l’Italia reagisce bene con un + 7,1%. La Germania si conferma primo mercato estero – rappresenta il 27% della quota export – con un incremento del 7% dei consumi retail rispetto allo scorso anno. Bene anche Svizzera (+8%), Belgio (+6%) e Francia (+5%).

“Il nostro prodotto al momento non è stato danneggiato dalla crisi perché, come riportano alcune recenti ricerche, è percepito dal consumatore come uno dei prodotti più rassicuranti – afferma Renato Zaghini, presidente del Consorzio Tutela Grana Padano, commentando i dati del 2020 relativi ai consumi e all’export di Grana Padano, illustrati oggi durante la prima Assemblea Generale organizzata interamente da remoto -. Tuttavia, la crisi sanitaria da Covid-19 ha fortemente penalizzato il segmento Ho.Re.Ca favorendo una forte contrazione dei consumi: le difficoltà dovute alla chiusura forzata dei ristoranti ci hanno costretto a rivedere i piani annuali di comunicazione e di prodotto. Il segmento retail ci ha consentito però di recuperare il gap dell’Ho.re.ca e questo ci permetterà di chiudere il 2020 con il segno positivo. Merito non solo dei consumi casalinghi italiani, che registrano un +7,1%, ma anche di quelli dei vicini Paesi UE, tra cui spiccano Germania e Svizzera.  Dobbiamo però essere molto prudenti per il futuro perché è impossibile prevedere i comportamenti dei consumatori nei primi mesi del 2021”.

È una giornata particolare per il Consorzio. Non solo è la prima volta che un’Assemblea Generale si svolge interamente online, ma è anche la prima volta che viene presieduta dal nuovo presidente, Renato Zaghini, che per 17 anni ha avuto un ruolo da coprotagonista in qualità di tesoriere del Consorzio – ha spiegato il direttore generale di Grana Padano, Stefano Berni. Oggi abbiamo iniziato a porre le basi su alcuni temi caldi che verranno sviluppati nel corso della prossima assemblea programmata per i primi di febbraio e che ci auguriamo possa svolgersi in presenza”.

Stiamo già impostando le strategie per il futuro del Consorzio post Covid-19, così da arrivare preparati alla riapertura dei canali Ho.Re.Ca. – ha concluso il presidente Zaghini – In particolare stiamo definendo l’impostazione del budget promo pubblicitario e le nuove strategie di prodotto e di comunicazione post pandemiche. Non è stato facile affrontare le difficoltà del 2020 ma abbiamo la convinzione che il duro lavoro e la garanzia della massima qualità e genuinità del nostro prodotto, unite alla fiducia che ci stanno dimostrando i consumatori, ci condurranno, anche questa volta, fuori da questo brutto periodo e verso un futuro di soddisfazioni”. 

Coronavirus, dalla Regione aiuti fino a 6.500 euro per 663 aziende agricole

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abundance agriculture bananas batch

“La Regione Lombardia ha messo a disposizione di agriturismi, aziende agricole di produzione florovivaistica e allevamenti di vitelli a carne bianca 20 milioni di euro come parziale ristoro per i danni economici causati dal Covid. Sono arrivate oltre 3 mila domande. Ora inizierà subito la fase di valutazione, con l’obiettivo di pagare entro fine anno. Servono liquidità immediata e burocrazia zero. Ogni azienda riceverà circa 6.500 euro a fondo perduto direttamente sul conto corrente”. Lo ha detto l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, in merito alla chiusura della presentazione delle domande di accesso alla misura 21 del Piano di sviluppo rurale, dedicata ai settori agro-alimentari più colpiti dalla crisi economica causata dal Covid.

“Le nuove misure di chiusura decise arbitrariamente dal Governo – ha aggiunto – danneggiano la Lombardia e tutti i settori economici della prima regione agricola d’Italia. Partendo dalla chiusura totale di bar e ristoranti”. “Vogliamo intervenire con rapidità ed efficacia e abbiamo individuato queste tre filiere come le più colpite dalle difficoltà del momento. La Regione interviene, ora attendiamo anche lo Stato che fino a questo momento si è rivelato completamente assente”.

“Erano 3.900 le aziende potenzialmente interessate. Hanno presentato domanda 3.129. Segno – ha concluso l’assessore Rolfi – della grande necessità di questi settori e di una comunicazione efficace tra Regione Lombardia, associazioni agricole di categoria e imprese. L’agricoltura deve ragionare di sistema, solo così può affrontare le sfide del futuro. Ora è il momento di pensare alla sopravvivenza delle aziende. La Regione Lombardia c’è”.

Di seguito il numero delle aziende che hanno presentato domanda:

Bergamo             448 aziende

Brescia             663 aziende

Como                317 aziende

Cremona             148 aziende

Lecco               173 aziende

Lodi                 41 aziende

Monza e Brianza     111 aziende

Milano              239 aziende

Mantova             414 aziende

Pavia               254 aziende

Sondrio             130 aziende

Varese              191 aziende.

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