Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Novembre 2018

I mestieri di una volta nel Bresciano danno lavoro a 12mila famiglie

in Economia/Tendenze by
Calzolaio

In Italia sono quasi 733mila le imprese che svolgono i mestieri di una volta tra coltivatore, panettiere, pescheria e venditore di tessuti, lavandaia e sarto ricamatori ed altri settori che danno lavoro nel complesso a 862mila addetti in Italia. Settori che, secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, generano in Italia un business da oltre 30 miliardi di euro in un anno, di cui 7 miliardi in regione.

A dare una spinta ai lavori antichi sono i giovani e gli stranieri. Gli imprenditori under 35 impegnati negli antichi mestieri registrano una crescita del +3,9% rispetto allo scorso anno, per un totale di oltre 54mila imprese attive in Italia di cui 7 mila in Campania, 6.672 mila in Sicilia, 5.686 in Puglia,  seguite da Lombardia (3.688), Piemonte (3.606) e Calabria (3.488). Anche gli stranieri sono in crescita del +4,1% rispetto al 2017, per un totale di circa 6mila imprese, concentrate principalmente in Lombardia (circa 3mila), Lazio e Campania. Le imprese artigiane rappresentano l’8,9% del totale dei lavori storici (65mila imprese) e le imprese femminili il 7,9% del totale (58mila imprese).

Tra i principali settori per numero di attività ci sono l’agricoltura (632mila), la produzione di pane e dolci (quasi 30mila), commercio tradizionale con tessuti, lavanderie (20mila), sarti (oltre 10mila), commercianti di pesce (6.677), di tessuti (5.884) e fiori (3.739) e artigiani del legno (3mila).

Le regioni degli antichi mestieri sono la Puglia e la Sicilia entrambe con circa 80mila imprese, e la Campania che segue con oltre 66mila imprese. La Lombardia è settima in Italia con circa 49mila imprese. Tra le prime 10 province italiane della “tradizione” Bari è al primo posto (con quasi 27mila mestieri storici), Foggia (25mila), Cuneo (18mila), Roma (17mila), seguite da Salerno, Bolzano, Catania, Verona, Treviso e Napoli. A crescere di più in un anno sono soprattutto le province del Sud: Avellino che registra una crescita del +2,9% (contro la media nazionale del -0,5%) e del +37,7%  per quanto riguarda le imprese giovanili attive nei settori considerati, Reggio Calabria (+2,5%), Catanzaro (+2,3%) e Benevento (+1,9% e +50,4% i giovani). È quanto emerge da una elaborazione della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Registro Imprese e dati Aida – Bureau van Dijk

Mestieri antichi in Lombardia Sono complessivamente quasi 49mila le imprese che svolgono mestieri antichi in Lombardia e circa 100mila gli addetti, per un giro d’affari che ammonta a circa 7,3 miliardi di euro. Al primo posto Milano (8.293 imprese e 26 mila addetti), seguita da Brescia (7.964 imprese e 12 mila addetti) e Mantova (6.844 imprese e circa 8mila addetti). In regione giovani imprenditori nei mestieri tradizionali sono 3.688, gli stranieri 2.917, le imprese femminili ammontano a 6.947 unità e 1 su 5 è un’impresa artigiana (9.782). Accanto ad agricoltori, sarti, panificatori, lavanderie e aziende di piallatura del legno, si contano in Lombardia tra gli altri oltre 800 tessitori, 700 calzolai, più di 300 ricamatori e aziende di produzione di pizzi e merletti, oltre 250 corniciai, circa 450 imprese tra orologiai e riparatori di gioielli, 226 spazzacamini, una quarantina di artigiani del vetro e più di 50 maniscalchi. È quanto emerge da una elaborazione della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati Registro Imprese e dati Aida – Bureau van Dijk

La Sabaf di Brescia vince l’Oscar di Bilancio 2018

in Bilanci/Economia/Sabaf by
Stabilimento Sabaf

Sabaf, società bresciana produttrice di componenti per apparecchi elettrodomestici per la cottura a gas, quotata al segmento STAR di Borsa Italiana, ha vinto l’Oscar di Bilancio 2018 nella categoria Piccole Imprese Quotate. L’Oscar di Bilancio, promosso da FERPI (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana) in collaborazione con Borsa Italiana, Università Bocconi e le principali associazioni di settore, è il concorso che premia ogni anno le imprese italiane che più si distinguono nell’attività di reporting e nella cura dei rapporti con gli stakeholder. La premiazione è avvenuta nel corso di un evento che si è tenuto oggi a Milano presso l’Università Bocconi.

Sabaf, che si è aggiudicata l’Oscar di Bilancio per la quarta volta (in precedenza nel 2004, nel 2013 e nel 2017), è stata premiata con la seguente motivazione: “ll bilancio SABAF è integrato e si distingue per la capacità di rappresentare in modo efficace e completo i dati economici dell’andamento aziendale unitamente alla descrizione del programma e della filosofia dell’azienda. Il dashboard iniziale risulta estremamente efficace e ben indirizza la lettura del documento consentendo di apprezzare le informazioni in modo sintetico e chiaro, anche grazie all’ausilio di grafici e tabelle per l’aggregazione di dati non solo di natura economica. Rilevante anche la presenza di tabelle di raffronto dati su un arco temporale triennale, che rafforza la comprensione dei dati aziendali ed il relativo trend. Innovativa ed originale la scelta di orientare la grafica del documento al concetto di “crescita” che accompagna la lettura del concetto rappresentato nei dati aziendali”.

“La buona comunicazione finanziaria è nella nostra cultura d’impresa: sappiamo che un’informativa integrata, completa e trasparente favorisce non solo la comunità degli investitori – che può comprendere il collegamento tra strategia, governance e risultati aziendali – ma anche l’impresa stessa, perchè contribuisce a creare coesione interna”, ha dichiarato Gianluca Beschi, Direttore Amministrativo e Finanziario di Sabaf, che ha ritirato il premio.

“Anche in questo ambito operiamo nella prospettiva del miglioramento continuo: si tratta di una materia in continua evoluzione e non è facile confermarsi come “best practice” a livello nazionale.” ha commentato Pietro Iotti, Amministratore Delegato di Sabaf “Essere nuovamente premiati, dopo il successo dell’anno scorso, rappresenta motivo di grande orgoglio e un forte stimolo per fare ancora meglio in futuro. Mi congratulo vivamente con tutti i collaboratori che con passione ed impegno hanno contribuito a predisporre il nostro Rapporto Annuale”.

Know How 4.0: l’evento di Innovation Club presso il Kilometro Rosso

in Economia/Evidenza/Innovation club/Innovazione/Rubriche by
L'evento di Innovation Club presso il Kilometro Rosso

Si è svolto il 21 Novembre l’evento “Agevolare l’innovazione d’impresa: Know How 4.0 – Corporate Startup e Patent Box” organizzato dall’associazione Innovation Club.

INNOVATION CLUB IL NETWORK DI IMPRENDITORI PER L’INNOVAZIONE

Innovation Club è un gruppo di imprenditori e di innovatori focalizzato sui più promettenti trend dell’innovazione. Numerose iniziative di Innovation Club sono state relazionate da Matteo Linotto socio fondatore del Gruppo Neosperience e Davide Corna CEO di Valeo Studio.

> Si è aperto in modo attivo una conversazione con 8 atenei italiani con cui organizza iniziative di ogni tipo dalla premiazione delle migliori tesi di laurea sul tema Enterprise 4.0 allo sviluppo di Centri di Competenza dedicati sulle ultime tematiche come la Blockchain;

> Partirà una masterclass online per le startup di tutta italia e un’evento di Competition per catalizzare la realizzazione di progetti innovativi;

> Viene già da oggi proposta un’analisi alle piccole medie imprese italiane, l’asse portante della nostra nazione, per comprendere tramite una “survey formativa 4.0” come applicare la tecnologia al prodotto al modello di vendita ed ai servizi;

> Sono stati nel 2018 organizzati e patrocinati 10 eventi in tutta Italia;

> L’informazione sugli ultimi trend dell’innovazione è sempre aggiornata dalle rubriche realizzate in collaborazione con i quotidiani digitali locali e dal canale video.

INNOVAZIONE: NON SOLO TECNOLOGIA

Daniele Radici fondatore di Innovation Lab ha illustrato come non per forza “innovare” significa “mettere più tecnologia” in un prodotto/servizio/processo. L’insidia più grande è voler spingere a tutti i costi una tecnologia sul mercato e, come abbiamo visto, diverse aziende (anche colossi) lo hanno fatto.

Google Glass, Segway, Apple Quick Take e il Tivufonino di LG e H3G sono solo alcuni esempi di come questa insidia sia un reale problema.

Le innovazioni che hanno saputo cambiare interi business non hanno fatto la differenza per la tecnologia ma per come hanno generato valore per aziende o clienti finali.

In merito alla definizione di “innovazione”, Oxford Dictionary spiega che << innovare significa cambiare qualcosa di consolidato, specialmente attraverso nuove idee, prodotti e metodologie >>.  Andando più a fondo, abbiamo poi scoperto che esistono 10 tipi di innovazione che ci consentono di avere una visione del cambiamento più esteso del solo offering della nostra azienda, spaziando dall’area di Configurazione della nostra organizzazione sino al come l’azienda veicola il proprio valore verso il mercato.

L’ingrediente chiave per poter avere innovazione, tornando alla definizione, è il cambiamento. Ciò che abbiamo voluto condividere con voi è la nostra “Formula del Cambiamento”, dove abbiamo visto che i fattori chiave sono il Contenuto (K), l’Engagement (E) e gli intervalli di tempo con i quali effettuiamo l’attività di Retrospettiva (Tr e Nr).

L’intervento si è chiuso spiegando come sia importante stimolare e generare Engagement, abilitando così la crescita del Contenuto grazie all’estrazione della Conoscenza Implicita (tutto ciò che non è formalizzato nella nell’organizzazione).

Oltre ai possibili strumenti di Business Design che possono supportare nei percorsi di innovazione come il Business Model Canvas, il Product Design Canvas e gli altri citati, i metodi e gli approcci che possono facilitare il processo di Engagement sono tool non convenzionali come gli StoryCubes® e LEGO® SERIOUS PLAY®.

L'evento di Innovation Club presso il Kilometro Rosso
L’evento di Innovation Club presso il Kilometro Rosso

L’INNOVAZIONE AGEVOLATA

Marta Savona avvocato dello studio SGHS Law Firm mostra come nell’ambito dei processi di ricerca e innovazione, ogni diritto di proprietà intellettuale si fonda sullo sviluppo di rilevanti informazioni riservate. Il know how, l’insieme delle conoscenze tecnico-industriali e commerciali riservate, è un asset competitivo di straordinaria importanza per ogni impresa, dalle multinazionale alle PMI. Il know how è tuttavia anche l’asset più fragile, il cui valore può essere vanificato da fughe di notizie, dipendenti infedeli, concorrenti sleali.

Identificare il concetto di know-how significa saper entrare nel merito degli strumenti di tutela previsti dall’ordinamento tesi a prevenire tutte quelle pratiche commerciali scorrette che alterano l’equilibrio del mercato a diversi livelli mediante la rivelazione, l’acquisizione e l’utilizzo di informazioni segrete.

Paolo La Torre CEO di Financial Clab illustra il Credito di Imposta Ricerca e Sviluppo e le possibile evoluzioni dello strumento alla luce delle recenti circolari del MISE e della finanziaria 2019. Il beneficio consiste nel riconoscimento di un credito d’imposta pari al 50% su spese incrementali in Ricerca e Sviluppo, fino ad un massimo annuale di 20 milioni di €/anno per beneficiario e computato su una base fissa data dalla media delle spese in Ricerca e Sviluppo effettuate nel triennio 2012-2014.

Nello specifico sono agevolabili costi sostenuti per personale altamente qualificato e tecnico, contratti di ricerca con università e enti di ricerca, quote di ammortamento di strumenti e attrezzature di laboratorio, competenze tecniche e privative industriali.

Il dott. Davide Rovetta – Studio Berizzi Internullo Rovetta –  ha illustrato come Le start – up e le PMI innovative rappresentino un’opportunità per gli imprenditori che va al di là delle agevolazioni fiscali ; l’opportunità di disporre di una vetrina Internet gratuita e bilingue, una disciplina societaria flessibile, salari dinamici , possibilità di accedere a campagne di Equity Crowdfunding, l’accesso smart al fondo Garanzia PMI sono solo alcune delle agevolazioni previste dalla Legge. Assume quindi particolare importanza rivolgersi ad un professionista che possa indirizzare l’imprenditore verso la miglior pianificazione possibile dell’investimento. Lo stesso dicasi anche per quanto attiene il “patent – box” che rappresenta senz’altro un’opportunità ai fini della riduzione del tax-rate. I dati della CCIAA di Milano rilevano che il nostro tessuto imprenditoriale, formato da tanti imprenditori illuminati, è attento a queste tematiche; si consideri infatti che nella provincia di Bergamo si contano a giugno di quest’anno 96 start – up innovative che annoverano Bergamo tra le prime dieci città a livello nazionale. Lo stesso dicasi per quanto attiene le PMI innovative che sono 18 su circa 800 a livello nazionale.

Sempre sul tema Patent Box è intervenuto anche Marco Bellini CEO di Bellini SpA portando la sua esperienza sul campo che ha permesso di  ottenere un importante contributo all’innovazione della sua realtà

Bellini SpA è azienda specialista nella produzione di oli lubrificanti, che migliorano le potenzialità di produzione di ogni macchina. L’azienda lavora per essere leader nell’offrire vantaggio economico al mondo industriale mettendo il cliente al centro e perseguendo come obiettivo primario la sua soddisfazione, attraverso innovazione tecnologica, assistenza e flessibilità.

FARE INNOVAZIONE ATTRAVERSO LE STARTUP

Investire direttamente sulle startup è una delle modalità per fare innovazione. I capitali di rischio aziendali sono in aumento nel mondo: nel 2017 i Corporate Venture Capital hanno raggiunto la cifra record di oltre 31 miliardi di dollari di investimenti nel mercato privato. In Italia sono solo una decina. Il Corporate Venture Capital (CVC) è quel tipo di investimento che un’azienda, solitamente di medie-grandi dimensioni, fa su una startup, rilevandone quote di capitale (in genere di minoranza) non solo in ottica finanziaria, come farebbe legittimamente un venture capital “classico”, ma anche per avere un accesso privilegiato alle innovazioni e alle tecnologie sviluppate dalle startup.

Matteo Linotto ha illustrato come il Gruppo Neosperience abbia contribuito nella creazione e lo sviluppo di startup innovative portando gli esempi di Neosurance, Bikevo, Wizkey e Somos che operano dell’Intelligenza Artificiale, dell’IoT e della Blockchain. Queste realtà sono nate dall’incontro tra i professionisti dell’ICT ed imprenditori visionari con competenze verticali.

Daniele Gamba ha illustrato la storia di AI SENT startup bergamasca che opera per supportare l’innovazione di numerose aziende manifatturiere italiane. AISent è una startup nata grazie al Know How delle sue persone che viene valorizzato con lo sviluppo di soluzioni di Intelligenza Artificiale che non sarebbero possibili senza il continuo studio delle ultime tecnologie.

OPEN INNOVATION

Sul questo tema sono intervenuti Diego Lussana di SOCAF e Matteo Gustinetti di Conlabora: i due imprenditori sono ideatori e protagonisti del progetto di Open Innovation di Confindustria Bergamo rivolto alle aziende bergamasche.

Non è  più necessario sviluppare internamente la ricerca per generare valore, ma la tendenza è quella di puntare su una strategia che sappia sfruttare e valorizzare al meglio le migliori innovazioni che il mercato offre all’esterno, trasferendole all’interno del nostromodello di business aziendale. La creazione di valore passa così da essere il risultato della trasformazione interna di input in output, alla sintesi migliore tra risorse interne ed esterne. L’innovazione chiusa offre, infatti, benefici nel momento in cui il network interno è molto esteso da possedere tutte le risorse per poter sviluppare con continuità nuovi prodotti o servizi: quando però questo viene a mancare diventa più vantaggioso per l’azienda mettere in atto un networking che includa agenti esterni come università, start-up, istituti pubblici e privati, fornitori esterni, creando un flusso mobile di informazione e scambio più adattabile alla situazione attuale. Numerosi sono i fattori specifici che hanno stimolato una revisione e aggiornamento del concetto di innovazione: alcune dinamiche, determinate del cambiamento dei mercati e dei modelli economici, hanno reso svantaggioso e vulnerabile il modello tradizionale. Con la mobilità data dal nuovo mercato del lavoro sta diventando sempre più difficile trattenere le conoscenze e i talenti all’interno delle mura aziendali ed anche i mercati dei capitali stanno maggiormente investendo su proposte di business fondate su combinazioni di saperi e apporti diversi. Inoltre si sta affermando come modello organizzativo di successo lo sviluppo di filiera attraverso le relazioni orizzontali tra imprese.Questo ha portato le aziende verso una apertura – da qui “open innovation” – sia nella ricerca delle competenze sia per quanto riguarda innovazione e ricerca.

Lavoro: due imprese su tre utilizzano il welfare aziendale

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by

Diffusa l’XI edizione de ‘Il mercato del Lavoro in Lombardia’, indagine di Confindustria Lombardia che analizza le caratteristiche della vita quotidiana delle imprese. Il rapporto 2018, attraverso un campione di oltre mille imprese associate, fornisce un quadro d’insieme di indicazioni per una migliore gestione delle risorse umane.

La rilevazione quest’anno è stata arricchita dalla collaborazione con Ayming, gruppo internazionale di consulenza, che realizza un originale Barometro sull’Assenteismo e la Motivazione orientato all’analisi dei riflessi motivazionali delle assenze, che ha consentito una serie di considerazioni qualitative sui meccanismi legati alle assenze e all’engagement delle persone nelle imprese. Questa prospettiva di una lettura del fenomeno delle assenze a 360 gradi ha permesso, inoltre, di analizzare con maggiore attenzione la diffusione di alcuni strumenti per il miglioramento della qualità della vita aziendale quali i premi variabili collettivi, il welfare aziendale e lo smart working.

ASSENZE DAL LAVORO

Sono 110 le ore complessivamente perdute dall’addetto medio, con un tasso di assenza (percentuale delle ore di assenza su quelle lavorabili) totale pari al 6,7% nel 2017 (6,6% nell’industria e 7,2% nel

terziario). Il tasso di assenza aumenta con il crescere della dimensione aziendale (4,0% nelle micro imprese, 5,1% nelle piccole, 5,9% nelle medie e 7,1% nelle grandi) e con la diminuzione della qualifica (3,4% nei quadri, 5,7% negli impiegati/intermedi, 8,4% negli operai) e risulta più elevato per le donne (9,9%), rispetto agli uomini (5,6%).

Nel corso degli ultimi tre anni il tasso di assenza è passato dal 5,9% del 2015 al 6,8% del 2016 al 6,7% nel 2017. Il fenomeno delle assenze risulta strettamente legato alla motivazione che le persone trovano sul posto di lavoro: l’andamento dell’uno è inversamente proporzionale all’altro.

STRUMENTI PER IL MIGLIORAMENTO DEL CLIMA AZIENDALE:

SMART WORKING

Lo smart working viene utilizzato nel 7,0% delle aziende, con una maggiore penetrazione fra le realtà dei servizi (13,8%) rispetto a quelle industriali (5,6%). Allo stesso tempo lo smart working risulta

crescente all’aumentare della classe dimensionale (3,6% fra le micro imprese, 3,9% fra le piccole, 7,6% fra le medie e 16,4% fra le grandi).

Lo strumento è inoltre attentamente valutato da una buona parte delle imprese che ancora non lo adottano. Stando alle manifestazioni d’interesse, questa modalità organizzativa del lavoro nei

prossimi anni potrebbe arrivare a intercettare il 16,4% delle imprese lombarde (con punte del 24,5% fra le realtà dei servizi e del 32,7% fra le aziende di maggiori dimensioni).

Nel 48% delle imprese lo smart working è presente in forma strutturata, tramite un regolamento o un accordo aziendale, mentre nel rimanente 52% dei casi si fa riferimento solamente ad accordi individuali.

La quota di “presenza strutturata” è più alta nell’industria (45%) che nei servizi (38%) e si intensifica al crescere della dimensione aziendale (22% nelle micro, 31% nelle piccole, 39% nelle medie e 61%

nelle grandi). Questa modalità pone l’accento sulla flessibilità organizzativa e aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro favorendo, al contempo, la crescita della sua produttività.

PREMI COLLETTIVI VARIABILI

Il 33,9% delle imprese censite ha applicato nel 2017 un contratto collettivo aziendale che prevede l’erogazione di un premio di risultato; 36,1% delle imprese industriali e 22,9% delle imprese di servizi.

La presenza della contrattazione aziendale con premi di risultato tende ad aumentare al crescere della dimensione aziendale: 5,6% nelle micro imprese, 17,5% nelle piccole, 47,1% nelle medie e 76,0%

nelle aziende con oltre 250 dipendenti. L’incidenza del premio di risultato sulla retribuzione è del 3,5% per i quadri, 4,1% per gli impiegati e 4,2% per gli operai.

I contratti aziendali risultano essere quindi uno strumento che riscontra un buon utilizzo da parte delle imprese lombarde, con percentuali molto significative per alcuni segmenti di impresa.

WELFARE AZIENDALE

L’indagine ha rilevato la presenza di welfare aziendale, in una delle 9 forme previste dal TUIR, nel 65,9% delle imprese (66,9% delle imprese industriali e 60,6% delle imprese di servizi).

La presenza del welfare aziendale cresce all’aumentare della classe dimensionale delle imprese: nelle micro è pari al 49,6%, fra le piccole raggiunge il 58,2%, fra le medie sale al 74,3% e fra le grandi raggiunge addirittura l’84,8%.

Tra gli strumenti previsti al primo posto si colloca l’assistenza sanitaria integrativa (presente nell’80% delle imprese che hanno dichiarato l’utilizzo di almeno una forma di welfare). Seguono la previdenza

complementare (67%), la somministrazione di vitto-mensa (52%) e altri fringe benefit (49%). I rimanenti strumenti si posizionano a maggiore distanza.

Le misure assorbono risorse mediamente il 2,3% del costo del personale. Si tratta di un valore piuttosto significativo, che testimonia, gli sforzi realizzati dalle imprese lombarde per garantire ai propri organici adeguate prestazioni di welfare.

Il welfare aziendale rappresenta sempre più una modalità nuova di investire sulle risorse umane e di coinvolgerle nella mission aziendale e sono un’importante leva di fidelizzazione e valorizzazione del personale, in grado di favorire lo sviluppo di relazioni interne, con evidenti benefici per imprese e lavoratori.

Soccer Experience Platform per rendere unica la relazione con la squadra del cuore

in Economia/Evidenza/Innovation club/Innovazione/Rubriche by
Calcio

SOMOS e Neosperience hanno presentato in diversi eventi ed iniziative legati all’innovazione dello sport il progetto Soccer Experience Platform. L’obiettivo di questa soluzione è rendere distintiva e unica l’esperienza di relazione con una società sportiva.  

Una strategia di marketing digitale a valore aiuta a migliorare brand development, brand awareness e ad essere interattivi rispetto alla propria fanbase. Questo trend digital può essere sfruttato non solo da grandi realtà che possono investire molto nell’innovazione digitale ma anche dalle società sportive territoriali che possono crearsi una presenza online che aiuta a promuovere il proprio sport e la visibilità della propria attività. Il valore di fanbase di una società sportiva opportunamente profilata ed ingaggiata può crescere con un fattore di moltiplicazione tra 10 e 15. Abbiamo in questo senso descritto  sei “buone pratiche” da implementare:

1. Creare un processo di sottoscrizione e fidelizzazione del tifoso

Dare vita a programmi di loyalty di nuova generazione stabilendo livelli, punti, badge, premi e coupon è il più importante processo di conversazione da realizzare. Gestendo una relazione diretta e continuativa con la propria base di supporters si incrementano up & cross-selling e si forma un database di utenti ingaggiati che diviene un vero e proprio “cespite” della società sportiva.

2. Conoscere a fondo i propri tifosi per proporgli delle iniziative a valore

Risulta opportuno offrire uno strumento di analisi unico sul panorama italiano ed internazionale in grado di comprende dati psicografici e stili cognitivi di ogni singolo individuo.

Si possono condividere in questo modo con gli sponsor profili analitici per definire azioni con tassi di conversione sempre più elevati. Con questo metodo la società sportiva può mettere a valore il suo parco tifosi fornendo a questi allo stesso tempo prodotti, servizi ed iniziative ad elevato impatto.

3. Ingaggiare il tifoso con iniziative originali e coinvolgenti

Si possono immaginare diversi “contest ludici” dalla premiazione del semplice comportamento del tifoso come la condivisione di una foto o la sua presenza in un dato posto fino a creare un sistema di promozione della salute del tifoso incentivando comportamenti “health & wealth”.

4. Fornire al tifoso la possibilità di incontrare interlocutori e gestire meccanismi di aggregazione aumentando il suo senso dell’appartenenza ad una community.

Questo aspetto permette ai tifosi di l’autenticarsi e sviluppare conversazioni dirette “tra trifosi” (ad esempio per incontrarsi e vedere una partita di coppa) o di aggregazione “tra gruppi” (un club di tifosi può gestire in questo modo i suoi associati). La società sportiva può premiare con iniziative dedicate utenti iscritti e gruppi di utenti. 

Utilizzando un approccio di questo tipo non si lascia ai tradizionali portali social la gestione di questo processo che viene ovviamente poi messo a valore da questi soggetti digitali e non dalla società sportiva. I social network sono canali di comunicazione importantissimi per l’ingaggio ma, spesso assumendo il ruolo di “intermediari”, si frappongono tra un brand o una società e i suoi interlocutori / clienti.

5. Creare un canale di conversazione diretto con i tifosi

Risulta sempre più necessario mettere a disposizione un nuovo metodo di rilevazione, che raccoglie la voce dei tifosi in tempo reale. Grazie ad una interfaccia conversazionale anche in formato chatbot si combina facilità d’uso e immediatezza: nessun bisogno di app dedicate, libertà di interazione, nei modi e nei tempi scelti dal tifoso.

Accanto alla raccolta di opinioni e sondaggi si può realizzare un co-design con i propri tifosi dei servizi loro offerti coinvolgendoli anche in un’ottica di partecipazione attiva alla vita della società sportiva.

6. Promuovere la migliore mobilità per facilitare l’accesso a partite in casa e trasferte

Oltre alla fornitura di informazioni georeferenziate su percorsi e convenzioni si può permettere di  realizzare un car sharing tra tifosi privati (per una partita in casa o trasferta). L’evidenza di questo dato può essere premiata dalla società con un’iniziativa dedicata. Possono essere anche evidenziati e premiati anche altri tipi di comportamenti di mobilità “ecosostenibili” come l’uso di mezzi pubblici o di biciclette. Molti tifosi utilizzano già servizi digitali di questa natura. All’interno di una community attiva di utenti sottoscritti questo servizio di utilità può essere un vero valore aggiunto per la società sportiva. La società sportiva può cosi fornire un riconoscimento ad un tifoso che con i suoi amici ha deciso di seguire la propria squadra in trasferta.

Innovation Club (www.innovationclub.it) si propone di raccogliere e portare avanti idee innovative per il mondo del calcio e dello sport.

La Lega di governo incontra Aib, Borghesi: accettiamo le critiche

in Economia/Politica by
Il parlamentare leghista Stefano Borghesi

E’ terminato il primo incontro tra AIB e la Lega dopo le critiche all’Esecutivo mosse durante l’assemblea dei confindustriali bresciani dello scorso 13 novembre. A parlare è il senatore Stefano Borghesi, che ha incontrato il Presidente Pasini e alcuni rappresentanti dell’associazione.

“Sono soddisfatto di questo primo incontro – afferma Borghesi – ne abbiamo già programmato un secondo dopo le festività natalizie al quale parteciperanno anche tutti gli onorevoli che oggi sono impegnati alla Camera per il decreto sicurezza e abbiamo concordato nel rendere periodici questi appuntamenti. Un chiarimento dopo l’assemblea di AIB era doveroso e c’è stato dopo un confronto schietto. Accettiamo le critiche a patto che siano costruttive e in buona fede. Mi fa piacere che il presidente Pasini abbia riconosciuto nella Lega un interlocutore serio con cui dialogare e abbia capito che anche se nel Governo esistono sensibilità diverse la Lega è favorevole alla realizzazione di nuove infrastrutture e ritiene fondamentale il ruolo che le nostre imprese hanno nel tessuto socio economico del nostro paese. L’introduzione di una  misura come la riduzione IRES dal 24% al 15% ne è la dimostrazione“.

“Detto questo – conclude Borghesi – condivido le preoccupazioni per il delicato momento economico e per le tensioni sullo spread che rischiano di provocare danni al settore bancario e di conseguenza all’economia reale. Le imprese ci chiedono responsabilità, la Lega c’è. La stessa responsabilità sia chiaro la chiediamo anche ad AIB e l’abbiamo trovata. Il confronto ora si è aperto con schiettezza e reciproco riconoscimento dei ruoli. Tutti vogliamo il bene del territorio bresciano quindi sono convinto e fiducioso che, come per la bretella autostradale della Val Trompia, i risultati arriveranno”.

Imprese finanziarie, nel Bresciano sono 427: + 52 per cento in cinque anni

in Economia/Finanza/Tendenze by

Sono 5.419 le imprese specializzate in servizi finanziari in Lombardia su oltre 15 mila attive in Italia, il 36% del totale nazionale e crescono dell’8% in un anno e del 45% in cinque (+7,5% e 38,8% in Italia) secondo i dati elaborati dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su fonte registro imprese al primo trimestre 2018, 2017 e 2013. Danno lavoro a 129 mila addetti su 332 mila a livello nazionale.

Milano è prima con 3.844 imprese seguita da Roma con 1.412 e Torino con 896. In Lombardia, dopo Milano, vengono Brescia (427 imprese, +7,8% in un anno e +52% in cinque), Bergamo (339 imprese, +6,9% e +53,4%) e Monza Brianza (220 imprese, +13,4% e +36,6%).

Dai dati dell’Osservatorio Supply Chain del Politecnico di Milano il credito di filiera in Italia vale 637 mld di euro, ma solo il 23% è già servito. Convegno in Camera di commercio.

Lombardia, le donne nei Cda sono 423mila, ma solo una su quattro è al vertice

in Economia/Tendenze by

In Lombardia a fine settembre sono circa 423 mila le cariche occupate da donne, di cui 109 mila a Milano città. Cresce il comune milanese con l’1,3% in più dello scorso anno. In pratica il 26% del totale degli amministratori, titolari e soci o dei dirigenti che guidano le  aziende lombarde è donna. Lo è il 24% milanese. Ma, come mostra la fotografia scattata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi nel quadro dell’Osservatorio dell’imprenditorialità femminile di Unioncamere-InfoCamere, nelle “stanze dei bottoni” le donne, rappresentano solo il 24% degli 807 mila amministratori d’impresa oggi esistenti in Lombardia. Poco meno il peso a Milano città, anche se in crescita, col 22% femminile su 252 mila amministratori. Oggi sul tema dell’impresa femminile, si concentra un convegno in Camera di commercio.

Milano, Monza e Lodi. A Milano, inclusa l’area metropolitana,  sono 82 mila le cariche femminili come amministratori (+2%), a Monza 15 mila (+1,2%) e a Lodi 3 mila (stabili). Per imprese femminili, prima è Milano con 64 mila imprese, +1,6%, circa mille imprese femminili in più in un anno. A Monza e Brianza 13 mila, +2%, il 18% del totale territoriale. A Lodi sono 3 mila, il 19%, stabili. A Milano sono 29 mila le cariche principali di amministrazione e dirigenza, + 5% in un anno. A Monza sono quasi 5 mila, +4%. A Lodi quasi mille, +3,8%.

Milano città, presidenti, direttori, consiglieri, amministratori: quante donne guidano le imprese. Crescono presidenti e vice, + 3% e +6%. In città sono 2 mila circa gli incarichi di presidente del consiglio di amministratore ricoperti da donne, a fronte di 14 mila totali, + 2,6% in un anno. Le donne presidente incidono per il 15% del totale. Sono 347 gli incarichi di vice presidenti (un quinto dei 1.842  complessivi), +5,5%. Tra gli amministratori o consiglieri delegati, inoltre, le cariche al femminile sono 245 (contro 1.307 totali), 1.500 quelle di amministratrici (il 21% dei 7 mila esistenti), 52 (8%) i direttori donna contro 690 incarichi complessivi. Le imprenditrici sono 38 mila a Milano città, il 16%, in crescita del 1,5% in un anno. I settori che sono cresciuti di più sono le attività sportive e artistiche, con 2 mila imprese, +5%, le professionali con quasi 20 mila imprese, +4%. Bene servizi per le imprese e comunicazione, entrambi i settori con circa 10 mila imprese e in crescita del 3% circa.

Lombardia, presidenti, direttori, consiglieri, amministratori: quante donne guidano le imprese. Consigliere + 5%. Sono quasi 7 mila  gli incarichi di presidente del consiglio di amministratore ricoperti da donne, a fronte di 41mila totali. Le donne presidente incidono per il 16% del totale. Quasi 2 mila, invece, gli incarichi di vice presidenti (un quarto dei 6 mila complessivi). Tra gli amministratori o consiglieri delegati, inoltre, le cariche al femminile sono 1.251 (contro 5.484 totali), 9 mila circa quelle di amministratrici (il 26% dei 35 mila esistenti), 151 (il 12%) i direttori donna contro 1.289 incarichi complessivi.

In termini assoluti il numero più elevato di donne si incontra tra i consiglieri: 53mila quelle presenti nei Cda delle aziende lombarde, poco meno del 25% del totale, in crescita del 5% in un anno.

Imprese femminili in Lombardia. Gran parte di queste donne ha fondato o partecipato alla fondazione di una delle imprese femminili oggi esistenti. 179 mila quelle registrate alle Camere di commercio a fine settembre scorso, il 19% del totale, +0,7%, +1.319 imprese. Prima è Milano con 64 mila imprese, +1,6%, circa mille imprese femminili in più in un anno. A Monza e Brianza 13 mila, +2%, il 18% del totale territoriale. A Lodi sono 3 mila, il 19%, stabili. Dopo Milano, imprenditrici concentrate a Brescia, con 24 mila e Bergamo con 19 mila, stabili in entrambe le aree. Più peso di donne a Sondrio, col 24%, quasi 4 mila imprese.

Le liceali milanesi di alcune scuole si raccontano: possiamo accedere a  ogni ruolo (82%) e Milano offre maggiori opportunità (65%) 

L’indagine realizzata dalle scuole in alternanza scuola lavoro per l’incontro di oggi di Camera di commercio “L’Italia che vogliamo è più donna”
Il ruolo delle donne nel mondo del lavoro è determinante per la crescita. A dirlo sono i liceali  delle scuole milanesi, che si sono auto – interrogati, anche preparando l’indagine, realizzandola e analizzando i risultati, coinvolti attivamente, tra alternanza scuola e lavoro, nel convegno della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi “L’Italia che vogliamo è più donna”.

Donne determinanti per far crescere l’economia, molto e moltissimo per circa il 70% delle ragazze (supera il 50% anche l’opinione maschile), abbastanza per il 25% e il 33%.

Possono accedere a  ogni ruolo senza preclusioni per l’82% delle ragazze e il 74% dei maschi.

Milano offre maggiori opportunità. Molto per il 35% delle ragazze e il 51% dei maschi. Abbastanza per il 30% (in totale 65% tra molto e abbastanza) e il 25%. Grazie alle maggiori opportunità di lavoro per circa il 30% e ai diversi livelli di studio.

Ogni non è equa la divisione dei ruoli sul lavoro per l’82% delle ragazze e il 74% dei maschi.

Una società più equilibrata grazie alla partecipazione delle donne per il 37% delle donne (53% dei maschi), un’affermazione di ruolo per il 27%, un buon reddito per il 25%.

Più aiuto per famiglia e figli per favorire il lavoro femminile, secondo il 44% delle femmine e il 42% dei maschi. Positiva anche la maggiore flessibilità sul lavoro per il 27% (40% per gli uomini).

Puntare su gestione di tempi e orari soprattutto per le donne per il 45% delle femmine, anche per i maschi per il 32% degli uomini.

Le giovani si aspettano di guadagnare meno a  parità di lavoro (70%) e anche i ragazzi pensano che le donne saranno penalizzate (58%).

 

Fatturazione elettronica, nel bresciano otto imprese su dieci la bocciano

in Api/Associazioni di categoria/Economia/Tendenze by
Fatturazione elettronica

Fatturazione elettronica? No grazie. A poco più di un mese dalla sua entrata in vigore (1 gennaio 2019), l’indagine flash elaborata dal Centro Studi Apindustria Brescia attraverso un questionario on line tra i propri associati fa emergere un diffuso disagio nei confronti del nuovo strumento. Oltre 8 imprese su dieci (83%) ritengono infatti che la fatturazione elettronica «non sia uno strumento adatto alla realtà delle piccole imprese», 6 su dieci «che generi ansia e preoccupazione negli imprenditori» e ancor più negli addetti ai lavori (8 su 10) per l’elevata complessità tecnica (62%) e per una sentita carenza di competenze tecniche pregresse (57%).

Non solo, la formazione per supportare la fatturazione elettronica assorbe troppo tempo e denaro per 7 imprese su 10: il tempo viene quantificato in poco meno di 24 ore di formazione, il costo intorno ai 1.220 euro (ma con punte che superano i 5.000 euro). In oltre la metà dei casi (52%) la fatturazione elettronica impone ulteriori costi, legati al rinnovamento tecnologico (acquisto-aggiornamento della dotazione tecnologica e rafforzamento rete di connessione innanzitutto). Per due intervistati su tre crescerà anche il conto del commercialista mentre il 63% si dice anche certo che si genereranno problematiche relative alla privacy. «La fatturazione elettronica va bene nelle grandi aziende strutturate – afferma Mario Magazza, vicepresidente e tesoriere di Apindustria Brescia -. Per le piccole aziende è in realtà una fonte di disagio che si tradurrà in maggiori costi operativi, dal momento che in molti casi la si risolverà passando la palla al commercialista. Nel medio periodo esiste però un rischio ancora maggiore, legato alla tutela dei dati aziendali che verranno diffusi: prezzi articoli, clienti. Il garante della privacy è intervenuto sulla tutela dei dati personali, ma esiste anche un problema di sicurezza legato a quelli aziendali».

Se costi e privacy sono problemi, a fronte di questa situazione scarsi sono i benefici percepiti: come rileva l’indagine solo 4 imprenditori su 10 credono che il rischio di perdita di documenti si ridurrà e solo il 27% pensa che ci sarà una «semplificazione amministrativa». Esiste anche un nucleo di imprese più strutturate che, al contrario, ritiene che si ridurranno i rischi di perdita dei documenti (42%), ci sarà una semplificazione amministrativa (27%), semplificherà i rapporti con i commercialisti (23%). Un quinto delle imprese usa già fatturazione elettronica, o nel rapporto con i privati o con la Pubblica Amministrazione (obbligatorio).

Le 100 imprese intervistate compongono un campione di riferimento particolarmente rappresentativo di realtà medio piccole, nelle quali trovano mediamente impiego in amministrazione 2 persone, che si occupano di 73 fatture a settimana (con una variabilità però molto elevata, dalle 2-3 del piccolo produttore manifatturiero alle più di 500 dell’impresa del settore alimentare).

 

 

Manovra: Caparini, bene investimenti, ora misure su sanità e trasporti

in Bilanci/Economia by
L'assessore regionale Davide Caparini

“La legge di bilancio 2019 presenta aspetti positivi per le Regioni, soprattutto per le politiche di rilancio degli investimenti, da cui partire per definire nuovi interventi in sanità e nel trasporto pubblico locale da parte del Governo e del Parlamento”, lo ha dichiarato Davide Caparini (Assessore al bilancio della Regione Lombardia e coordinatore della commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome), dopo l’audizione (a cui ha partecipato anche l’assessore al Bilancio della Regione Lazio, Alessandra Sartore) di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

“Tra gli elementi della manovra che vanno apprezzati rientrano naturalmente le norme già definite nell’intesa Stato-Regioni del 15 ottobre 2018. In particolare, meritano di essere ricordati – ha spiegato Caparini – l’azzeramento strutturale dei tagli per gli anni 2019-2020, la salvaguardia dei trasferimenti per 1,4 miliardi destinati alle politiche sociali; la possibilità di qualificare gli avanzi di amministrazione per liberare 4,2 miliardi a favore degli investimenti – ha aggiunto Caparini – fondamentali per lo sviluppo del Paese. A questi vanno ad aggiungersi 2 miliardi per l’edilizia sanitaria e 250 milioni di euro all’ anno a favore delle province per strade e scuole. Va poi sottolineato – ha proseguito Caparini – il rifinanziamento per il pluriennale 2019-2021 di: 100 milioni di euro annui sul Fondo non autosufficienze e di 120 milioni di euro annui sul Fondo Politiche sociali.
Per quel che riguarda la sanità per il 2019 al momento è previsto un incremento di 1 miliardo, base su cui costruire una proficua trattativa con il Governo. Destinazione delle risorse per ridurre le liste d’attesa, maggiori risorse per il rinnovo dei contratti del comparto, la soluzione dell’annosa questione del pay-back farmaceutico, il finanziamento del fondo per il risarcimento degli emotrasfusi sono alcuni dei nodi da sciogliere. C’è comunque una cornice finanziaria per definire il Patto della Salute con la definizione del fondo sanitario nazionale sul triennio 2019/2021 che prevede una crescita di 4,5 miliardi. Ma non ci sembra opportuno – ha sostenuto Caparini – vincolare l’erogazione delle “isorisorse” 2019 alla stipula del nuovo Patto per la salute, auspichiamo che il Parlamento sposti il temine al 30 giugno per il solo biennio 2020-21.

Inoltre – ha proseguito l’assessore della Lombardia – occorrono un impegno maggiore sul fonte dei contratti di formazione specialistica in sanità con l’aumento delle borse di studio e il superamento dell’attale parametro di spesa per il personale in sanità affinché si posa procedere a nuove assunzioni.Infine Caparini ha ricordato “la necessità di un rifinanziamento del Fondo nazionale Trasporti sia per i maggiori oneri a carico delle Regioni dovuti alle agevolazioni fiscali sia per i tagli fatti in passato”.

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