Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Maggio 2017

Piacenza-Brescia, concessione firmata. Centropadane guarda al futuro

in Economia/Evidenza/Nomine by

Nella giornata di oggi, a Roma, è intervenuta la firma della convenzione tra il ministero delle Infrastrutture e Autovia Padana Spa, società di progetto del gruppo Gavio, per la concessione dell’autostrada Piacenza-Brescia. Il provvedimento – che interviene a circa due anni dall’aggiudicazione – sarà seguito, secondo procedure di legge, dalla pubblicazione del decreto interministeriale e dall’esame di merito da parte della Corte dei conti, per poi procedere al passaggio di consegne definitivo.

La società Centropadane – con una nota – esprime soddisfazione per la firma, che prevede la piena tutela dei livelli occupazionali (nell’interesse degli oltre 200 lavoratori che fanno capo alla società) e sblocca le risorse attese dagli enti pubblici azionisti.

“Questo provvedimento”, commenta il presidente di Centropadane Fabrizio Scuri, “è il frutto di una lunga azione di mediazione condotta dal consiglio di amministrazione uscente e dall’attuale direttore Alessandro Triboldi nell’interesse dei soci, a partire dagli enti pubblici di Brescia e Cremona che ne detengono la maggioranza. Centropadane non può dunque che essere soddisfatta del fatto che tale iter si avvii finalmente verso una celere conclusione”.

Nel 2017 la società ha compiuto 57 anni di vita, di cui quasi 46 trascorsi come concessionaria della A21. Con la firma di oggi per Centropadane si aprono dunque nuove prospettive, con la necessità di ridefinire in tempi brevi il proprio ruolo operativo. A tale fine, nelle prossime settimane, proseguiranno gli incontri con i soci per arrivare a una strategia il più possibile condivisa sul futuro della società, salvaguardando il knowhow e il valore creato in questi decenni sul territorio.

Centropadane è attualmente coinvolta in diversi progetti. Il principale è quello dell’autostrada “Cremona-Mantova”, di cui la società è soggetto promotore dal dicembre del 2002.

Giancarlo Turati (Aib) nominato al Tavolo della Protezione Civile

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Personaggi by

Giancarlo Turati, vice presidente della Piccola Industria di Confindustria, già presidente della Piccola di Aib, è stato designato componente del Tavolo di Coordinamento della Protezione Civile in rappresentanza di Confindustria.

La nomina, decisa nei giorni scorsi dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, arriva dopo la sigla nel dicembre scorso del Protocollo d’Intesa tra il Dipartimento della Protezione Civile e Viale dell’Astronomia, che nel 2016 ha varato il Programma di Gestione Emergenze (PGE) in aiuto delle popolazioni e delle imprese colpite dai terremoti in Centro Italia. Insieme a Turati, farà parte del Tavolo di Coordinamento anche Roberto Cardinali, pure lui componente della task force nazionale del PGE.

“Essere coinvolti nel Tavolo di Coordinamento della Protezione Civile testimonia una volta di più la validità di un progetto come il PGE voluto da Confindustria, al quale hanno dato il loro sostegno oltre 250 aziende, offrendo beni e servizi per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro. Un risultato concreto ottenuto da un programma che punta anzitutto sulla prevenzione, sensibilizzando le aziende ad attrezzarsi in caso di calamità naturali con piani di disaster recovery e azioni in grado di portare aiuto alle popolazioni e favorire la ripresa dell’attività produttiva. Per questo sempre più imprese scelgono di sostenere il PGE, che recentemente ha riscosso interesse e apprezzamento anche da parte delle Nazioni Unite”, dichiara il vice presidente Giancarlo Turati.

Vietnam, sempre più affari con le imprese lombarde

in Associazioni di categoria/Camera di commercio/Economia/Export by

Vietnam: sempre più business con la LombardiaIl Vietnam vale per la Lombardia 2 miliardi di scambi, in crescita del 12,8%. Milano capolista con 1,7 miliardi. Seguono Bergamo e Brescia

Secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati Istat per l’anno 2016, cresce di 12,8% l’interscambio della Lombardia con il Vietnam che ammonta a più di 2 miliardi di scambi nel 2016 (rispetto ai 1,8 miliardi nel 2015), circa l’1,8 miliardi l’import e 291 milioni l’export. Milano da sola raggiunge i 1,7 miliardi (1,6 miliardi l’import e 120 milioni l’export) fatturando l’88,7% dell’import dell’intera Lombardia e il 41,4% dell’export. Il settore che pesa di più in Lombardia è quello manifatturiero ( 1,7 miliardi l’import e 289 milioni l’export). In tale settore, tra le città lombarde, Milano è capolista facendo registrare un interscambio di 1,7 miliardi (1,6 miliardi l’import e 119 milioni l’export). Seguono Bergamo e Brescia, rispettivamente con un interscambio di 63 milioni e 60 milioni. Tra i prodotti manifatturieri a Milano prevalgono gli apparecchi elettronici e computer con 1,4 miliardi l’import e 11 milioni l’export, in crescita rispettivamente del 24,2% e del 55,5% rispetto all’anno precedente.

Per incoraggiare il trend positivo del commercio tra Italia e Vietnam, Promos, Azienda Speciale per le Attività Internazionali della Camera di commercio di Milano, in collaborazione con il Consolato della Repubblica Socialista del Vietnam, il Desk Italia in Binh Duong di Unioncamere Emilia-Romagna e la Camera di commercio Italia-Vietnam a Torino, ha organizzato oggi un incontro di approfondimento sulle opportunità di business in Vietnam, con particolare riferimento alla provincia di Binh Duong.

“Il Vietnam ha un sistema imprenditoriale molto simile a quella italiano costituito per il 96% da piccole e medie imprese attive in particolare nei settori dei macchinari e della tecnologia  – spiega Sergio Rossi, Direttore di Promos, Azienda Speciale per le Attività Internazionali della Camera di commercio di Milano  – L’obiettivo dell’iniziativa è di presentare alla imprese lombarde le numerose opportunità di business offerte da un paese il cui PIL pro capite è aumentato di dieci volte nel corso dell’ultimo decennio e che presenta tassi di crescita a due cifre”.
La provincia di Binh Duong, sui cui si è concentrata l’attenzione del seminario, mira ad essere riconosciuta come la 21esima “Smart city” nel mondo. Il termine “Smart City” non è inteso solo come acquisto di tecnologie, ma anche utilizzo delle tecnologie e di politiche per il benessere del cittadino per uno sviluppo sostenibile e di lungo periodo. Si aprono cosi ampi spazi di collaborazione anche per le imprese italiane in un’ottica di partnership.
Non solo, nel mese prossimo mese di ottobre per le imprese lombarde è in programma un’iniziativa gratuita in Vietnam con incontri b2b con controparti locali grazie al progetto “Percorsi di accompagnamento in mercati strategici per il sistema economico lombardo” di Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia.

Sviluppare e fidelizzare il rapporto con i clienti – 5 Lezioni dal mondo dello sport

in Economia/Innovation club/Partner 2/Rubriche by

(A CURA DI INNOVATION CLUB) La più grande lezione di loyalty dal mondo dello sport si può riassumere in una frase: se non ti alleni con costanza, per garantire la migliore performance e superare i tuoi limiti, non riuscirai mai a vincere. E i fan non ti seguiranno mai. Applicata al digital marketing, questa regola si traduce così: Per conquistare il cuore dei clienti, dovrai lavorare sodo per coinvolgerli in una customer experience innovativa e unica. Il segreto del customer engagement.

Che tu sia appassionato di sport o meno, è innegabile che, quando si parla di loyalty, le aziende abbiano molto da imparare da quanto accade in campo, negli spogliatoi e dietro le quinte di una squadra. Calcio, rugby, basket, pallavolo: quando pensi allo sport – in tutte le sue declinazioni – sei portato ad associare immagini che parlano di sudore, muscoli, concentrazione estrema, adrenalina. Una esperienza di fango e passione. Pur non volendone negare il lato romantico, bisogna però ammettere che oggi lo sport è molto di più. È marketing. È tecnologia.

Sono ormai lontani i giorni in cui l’esperienza dei fan era basata interamente su quanto accadeva sul campo. Per quasi 80 anni, radio e televisione hanno guidato l’immaginazione delle persone, rappresentando il driver incontrastato di innovazione tecnologica nello sport. Poi, però, è successo qualcosa che ha riscritto le regole. D’un tratto, i fan non erano costretti a vivere l’esperienza dagli spalti o dal divano. La rivoluzione dello smartphone ha provocato una rivoluzione in quella che abbiamo chiamato ‘sport customer experience’: Internet è diventato mobile, e così le persone, i clienti.

La digital transformation, segnata proprio dalla diffusione degli smartphone e dall’emergere dei network sociali, ha plasmato – innovazione dopo innovazione – un nuovo modo di intendere l’esperienza ‘live’ di un evento. Così noi non viviamo lo sport come facevano i nostri padri; non pratichiamo lo sport come facevano i nostri padri. Da ‘sportivi’ ci siamo ritrovati ad essere ‘sportivi digitali’. Nonostante la sua natura ‘fisica’, l’industria sportiva si è sempre dimostrata molto ricettiva quando si trattava di sperimentare nuove tecnologie. Allenamento, organizzazione manageriale ed esperienza dei fan; non c’è ambito che non sia stato toccato dall’innovazione:

Smartphone – ogni squadra che si rispetti ha la sua app ufficiale, attraverso la quale offre un accesso privilegiato (e contenuti esclusivi) per consentire ai fan di essere sempre aggiornati.

iBeacon – la sfida, per molte federazioni, è di far alzare i tifosi dai divani e portarli allo stadio. La tecnologia iBeacon è già stata utilizzata per aumentare l’esperienza, sfruttando le dinamiche di gamification e le offerte personalizzate.

Activity tracker – che tu sia ossessionato dal fitness o uno sportivo della domenica, è molto probabile che tu sia stato già catturato dalla moda del self-tracking. La rivoluzione della tecnologia indossabile è, prima di tutto, una rivoluzione dello sport.

Smartwatch – le nuove versioni di Apple Watch e Android Wear dimostrano (se ce ne fosse bisogno) che l’orologio intelligente è il compagno ideale per chi pratica sport (sensori) e chi si limita a guardarlo (notifiche push).

A conti fatti, i tifosi non sono più costretti a vivere il match nella maniera tradizionale. Lo stadio e il televisore sono diventati solo due tra i tanti punti di contatto di un viaggio che si muove attraverso canali diversi. La consequenza di questo discorso è evidente: nella nostra epoca non esiste business senza tecnologia. Le squadre diventano brand, i brand diventano aziende. Questo passaggio implica un impegno costante per incrementare vendite e profitti, mantenendo ben saldo il focus su ciò che conta davvero: i tifosi, meglio noti come clienti. Customer engagement e loyalty rappresentano il pane quotidiano per i brand impegnati nell’agone sportivo. La necessità di ottimizzare l’esperienza, in ogni passaggio del customer journey, diventa quindi essenziale tanto quanto vincere una partita. E, quando si tratta di rispetto dei clienti e consapevolezza del loro valore, il mondo dello sport ha davvero tanto da insegnare. Abbiamo cercato di riassumere il tutto in 5 lezioni di customer engagement.

SENSO DI APPARTENENZA

Nessun team è come gli altri. Ogni squadra nasce da un percorso storico diverso è si fa portavoce di valori distintivi, narrati attraverso uno storytelling unico. Ogni azione di marketing deve trasferire questa unicità ai tifosi attuali e potenziali. La sfida inizia ancora prima di scendere in campo, giocata sul senso di appartenenza ed esclusività. Lo stesso che dovresti ricreare con il tuo brand.

YOU NEVER WALK ALONE

Citando lo storico inno del Liverpool, ci chiediamo quale sia il segno distintivo di un brand. Cosa trasforma un insieme di persone in un simbolo per milioni di persone in tutto il mondo? Non i titoli vinti, né il merchandising o i biglietti venduti. La linfa vitale di ogni grande squadra è la lealtà e devozione che, proprio nello sport, dimostrano in pieno il loro valore strategico. Lealtà non solo dei fan ma anche – e innanzitutto – di chi lavora per te.

LA PASSIONE È OVUNQUE

Il segreto di una sport customer experience di alto livello è nella natura omni-canale della relazione che si instaura tra una squadra e il tifoso. Le persone non vivono più in un unico canale; passano da analogico a digitale in un tap, usano lo smartphone per essere sempre connessi. Le aziende sportive hanno compreso il valore di questa connessione, utilizzando ogni tipo di tecnologia per coinvolgere i digital customer: app, social media, video, eventi.

SUPERA I TUOI LIMITI

Il successo nello sport è questione di allenamento e miglioramento continuo: ogni atleta conosce i propri punti di forza, e li utilizza per nascondere le debolezze che tutti – esseri umani e aziende – hanno. Ancora più importante, i campioni non si accontentano mai. Una vittoria è solo il punto di partenza per battere nuovi record. Questa dovrebbe essere anche la tua filosofia: evidenzia le qualità del brand, investi in sviluppo e non ti cullare mai sugli allori.

CONOSCI IL TUO MONDO

Come puoi comprendere cosa vogliono i tuoi clienti? Come puoi anticipare i tuoi avversarsi, e capire la direzione verso cui muove il business? La risposta è ‘analisi’. Così come non c’è sport senza tecnologia, oggi non c’è sport senza analisi di tutti quei dati che proprio la tecnologia produce. Lo scopo è di migliorare la performance, conoscere il contesto e vincere ancora prima di battersi. In poche parole è questa l’essenza della predictive analytics, che proprio nello sport ha trovato uno dei suoi campi di applicazione privilegiati. Accumulare una gran mole di dati per conoscere meglio mercato e cliente è inutile se poi non si utilizzano per costruire una digital customer experience davvero innovativa e coinvolgente.

Regione, con l’anno della cultura in arrivo 50 milioni per gli eventi

in Economia/Istituzioni/Regione/Turismo by

“Un palinsesto con 60 eventi e iniziative finanziato con 50 milioni di euro dalla giunta regionale, di cui 5 deliberati nella riunione di oggi a Cremona, l’attivazione di Piani Integrati di Cultura che stimoleranno i territori per una migliore collaborazione tra i diversi livelli istituzionali e i cittadini”.

Questi gli elementi qualificanti del nuovo ‘Anno della Cultura’ in Lombardia presentato oggi a Cremona, al Museo del Violino, dall’assessore regionale alle Culture, Identita’ e Autonomie Cristina Cappellini insieme al presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e all’assessore regionale allo Sviluppo economico Mauro Parolini.

INIZIA L’ANNO DELLA CULTURA – In occasione del ‘passaggio di testimone’ dall’Anno del Turismo all’Anno della Cultura, l’assessore Cappellini ha indicato alcune delle linee guida che caratterizzeranno il palinsesto di eventi che sara’ presentato a luglio.

PATRIMONIO STRAORDINARIO – “La Lombardia e’ la regione – ha sottolineato l’assessore Cappellini – che ha una varieta’ immensa di identita’ locali, di specificita’ culturali e di territori diversi che meritano attenzione e promozione, per questo abbiamo destinato risorse per la valorizzazione di questo straordinario patrimonio”.

MOTORE CULTURALE – “Il nostro sogno – ha commentato Cappellini – e’ che la Lombardia non sia conosciuta solo come motore economico ma anche culturale. Siamo la regione con il maggior numero di siti Unesco in Italia anche se questo prezioso elemento di distintivita’ non e’ conosciuto da tutti i lombardi”.

LE RISORSE APPROVATE OGGI DALLA GIUNTA – Le risorse approvate oggi per la cultura in Lombardia ammontano a circa 5 milioni. In particolare, 1.938.000 euro sono destinati alla valorizzazione dei musei, 850.000 euro per la promozione dei siti archeologici iscritti e candidati a patrimonio dell’Unesco, 735.000 euro per le biblioteche e gli archivi storici, 533.000 per la promozione educativa e culturale (eventi come mostre, presentazione di ricerche, spettacoli non inseriti gia’ in festival e rassegne), altri 424.000 per il patrimonio immateriale, ulteriori 250.000 per la promozione della musica e della danza, 130.000 euro per il settore del cinema e degli audiovisivi e 125.000 per i complessi bandistici.

PALINSESTO EVENTI – Tra gli appuntamenti piu’ significativi, il Festival Monteverdi – che terminera’ il 24 giugno – l’abbonamento musei. “Un grande successo che oggi conta piu’ di 35.000 tessere vendute” – ha chiosato Cappellini sottolineando l’estensione a Valle d’Aosta, Piemonte e Canton Ticino, l’Expo di Astana in Kazakistan (dal 17 al 23 giugno) con per tema l’energia. “Regione Lombardia e’ stata invitata – ha spiegato Cappellini – e sara’ presente con un modello della macchina progettata da Leonardo da Vinci e con uno spettacolo dedicato interpretato da Massimiliano Finazzer Flory.

Al centro dell’Anno della Cultura anche il festival della letteratura di Mantova, che quest’anno compie vent’anni e si svolgera’ dal 6 al 10 settembre, Next – il laboratorio delle idee e ‘borsa teatrale’ e la ‘Festa de lo pan ner’, inserito nel quadro degli eventi dedicato al patrimonio immateriale in
collaborazione con Val d’Aosta e Val Poschiavo (Canton Grigioni, Svizzera) in calendario in ottobre.

Logistica e trasporti: innovazione e tecnologia per migliorare

in Economia/Evidenza/Trasporti by

Il mondo del lavoro si sta evolvendo, giorno dopo giorno. La quarta rivoluzione industriale ha cambiato il modo di concepire il lavoro grazie a supporti tecnologici in grado di facilitare i compiti dei lavoratori e, quindi, di migliorare le aziende. Uno dei mondi più esposti al fenomeno dell’industria 4.0 è quello della logistica trasporti. Un settore decisamente ampio che non include solo i mezzi di trasporto come veicoli su gomma, aerei, treni e navi, ma anche tutti i settori e i servizi collegati, tra cui le strutture di imballaggio, quelle di movimentazione, quelle di deposito e quelle di distribuzione.

Il mondo della logistica e dei trasporti è il punto di riferimento delle filiere globali, comprendendo la gestione, la pianificazione e l’organizzazione dei flussi di prodotti, di servizi, di beni e di informazioni. Un modo vastissimo che ha, ovviamente, risentito della crisi economica degli ultimi anni, non rinunciando però alle innovazioni tecnologiche, volgendo lo sguardo al futuro nonostante le numerose difficoltà.

Negli ultimi anni, dietro la spinta della rivoluzione industriale, le grandi aziende hanno deciso di investire nel mondo della tecnologia, cominciando ad ampliare le proprie attività estendendole in diversi comparti.

Secondo un recente studio di Bergh Insight, infatti, il mercato globale di soluzioni basate su rete cellulare o satellitare per la tracciabilità di container utilizzati nel trasporto intermodale crescerà di circa il 67% l’anno grazie all’IoT. Tale settore ha l’esigenza di utilizzare sistemi in grado di pianificare, gestire ed ottimizzare i flussi sia lungo la supply chain sia all’interno di snodi logistici complessi, consentendo al tempo stesso la tracciabilità della merce in tempo reale lungo tutto il percorso. Ma non solo: IoT consente, infatti, di controllare l’integrità della merce stessa, con il beneficio della contemporaneità. IoT diventa indispensabile per il monitoraggio remoto di flussi ed asset attraverso quattro parametri: l’identificazione (via RFld attivi o barcode); la localizzazione (via GPS); il monitoraggio di parametri e variabili di stato degli asset (tramite sigillo elettronico o sensori; la trasmissione (via rete Wi-Fi oGSM/GPRS). Le stesse funzionalità possono essere utilizzate a supporto della sicurezza di mezzi e persone. In conclusione, Internet of Things offre in ambito logistico soluzioni per la gestione del parco mezzi quali l’automatizzazione di attività quali il monitoraggio in tempo reale di stato e posizione del veicolo, attraverso la sua localizzazione. Senza contare la gestione della supply chain, in termini di tracciabilità delle merci e di gestione delle attività logistiche in nodi complessi a fini di tracciabilità e sicurezza operativa.

I forti investimenti verso il futuro hanno l’obiettivo di trovare ed ottenere delle efficienze di business maggiori e migliori, sempre tenendo conto della necessità di assecondare i bisogni dei clienti e richieste diventate sempre più complesse. Fondamentali, quindi, per le aziende di logistica e trasporti, i nuovi strumenti tecnologici, ma con un occhio al valore delle proprietà immobiliari che in molti casi costituiscono il costo più elevato per le aziende. In questo ambito tutte le fasi aziendali, dalla movimentazione di prodotti a quella interna, sono sottoposte a continui controlli, incluso lo stoccaggio per destinazione o referenza, sempre grazie alle nuove tecnologie.

Industria 4.0 – Il volto mutevole della logistica dei trasporti

Ambrosi, il fatturato vola a quota 335 milioni di euro

in Agricoltura e allevamento/Alimentare/Ambrosi/Aziende/Bilanci/Diego Ambrosi/Economia/Personaggi by

Cresce ancora il fatturato della Ambrosi di Castenedolo, che festeggia il 75esimo anniversario di vita con un incremento del 2,6 per cento nei fatturati, saliti a quota 335 milioni di euro. A trainare i conti è stato in particolare l’export (soprattutto quello negli States), cresciuto di ben il 14 per cento, che oggi vale ben il 44 per cento del fatturato. L’utile netto è salito a 2 milioni di euro, per un per un cash-flow che raggiunge quota 6,6 milioni.Tra le società controllate spicca in particolare la Ambrosi Spa Industria Casearia, con ricavi per 247,5 milioni di euro (valore della produzione 258,1) e costi a 250 milioni, con profitti che sono più che raddoppiati passando dal 940mila euro a 2,56 milioni.

 

Holding Umberto Gnutti, l’utile verso i 20 milioni di euro

in Aziende/Bilanci/Economia/Holding Umberto Gnutti by
Holding Umberto Gnutti

Vola a quasi 20 milioni di euro l’utile netto 2016 della Hug, la Holding Umberto Gnutti di Roncadelle. Il fatturato consolidato è passato da 362,698 milioni di euro a 343,939 mln di euro, con uun utile netto in crescita di quasi il 15% da 17,221 milioni di euro a 19,743 mln di euro.  I prncipali indicatori economici del gruppo – guidato da Giorgio e Gabriele Gnutti affiancati da Umberta Gnutti Beretta – sono comunque notevolmente influenzati dall’andamento dei prezzi delle materie prime.

In aumento l’organico, da 772 a 795 addetti.

Per il prossimo biennio, secondo quanto riportato da Brescia oggi, Hug ha annunciato investimenti per altri 70 milioni di euro, che saranno destinati in particolare alla realizzazione di un nuovo magazzino totalmente automatico per lo stoccaggio delle barre.Hug spa, con società in Italia, Stati Uniti e Canada, controlla la Almag spa di Roncadelle (che produce barre d’ottone per stampaggio e lavorazioni meccaniche) e Brawo spa di Pian Camuno; inoltre, ha partecipazioni nella Berna Ernesto spa di Lumezzane e nella venezuelana Vetramet.

Finanza e terzo settore, ecco il sesto rapporto di Ubi Banca

in Banche/Economia/Evidenza/Tendenze/UBi by

E’ stato diffuso il sesto rapporto di Ubi Banca sul rapporto tra banca e terzo settore. Il rapporto 2016 si concentra sui fabbisogni finanziari e le prospettive evolutive di due gruppi che compongono il Terzo settore italiano: da un lato, infatti, l’indagine è volta ad esplorare le previsioni di entrate per il 2017, i rapporti con le banche e le prospettive future in termini di fabbisogni finanziari delle cooperative sociali; dall’altro, la stessa analisi è stata condotta sulle associazioni di maggiori dimensioni (entrate superiori a 50 mila euro).

Principali evidenze relative alle cooperative sociali:

  1. Peggioramento della stabilità dei rapporti con la Pubblica Amministrazione (-2,4%) e migliora-mento delle previsioni di crescita delle entrate da vendita di beni e servizi sul mercato (+1,6%)
  2. Si consolida l’utilizzo di servizi digitali (91,6%), così come pure la richiesta di sviluppare servizi a supporto della raccolta fondi (+2,8%)
  3. Aumentano le richieste di finanziamento (+3,6%), in particolare quelle per investimenti (+2,4%)
  4. L’autofinanziamento si conferma la principale fonte di copertura (40,9%) degli investimenti previ-sti, le cui previsioni sono in aumento (+11,2%)
  5. La conoscenza da parte delle cooperative sociali rispetto agli strumenti di finanza ad impatto socia-le riguarda 1 realtà su 4, di queste, il bacino potenziale di utilizzatori è pari a 7 cooperative sociali su 10

Principali evidenze relative alle associazioni:

  1. Le associazioni, ed in modo particolare le organizzazioni di volontariato (73,3%), sono caratterizza-te soprattutto da previsioni (per il 2017) di stabilità dei rapporti con la Pubblica Amministrazione e relative entrate (63,0%, + 11,4% rispetto alle cooperative sociali)
  2. Alta percentuale di utilizzo di servizi digitali (92,0%) e di interesse allo sviluppo di servizi di sup-porto alla raccolta fondi (84,0%); bassa percentuale di richiesta di finanziamenti (18,0%)
  3. La principale fonte di copertura dei fabbisogni finanziari futuri è l’autofinanziamento (35,9%), se-guita dalle entrate da soggetti privati (34,0%)
  4. Bassa sia la conoscenza (34,0%) che l’interesse all’utilizzo (19,0%) degli strumenti innovativi di fi-nanza ad impatto sociale

 

Milano, 25 Maggio 2017 – UBI Banca, con il supporto scientifico di AICCON (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit), presenta la sesta edizione dell’Osservatorio UBI BANCA su “Finanza e Terzo Settore” nato con l’obiettivo di monitorare in maniera continuativa lo stato e l’evoluzione del fabbisogno finanziario dei diversi soggetti che compongono il Terzo Settore.

Per il sesto anno consecutivo prosegue l’osservazione delle principali tipologie giuridiche di organizzazioni non profit, intrapresa nel 2011 con l’analisi annuale sulla cooperazione sociale, cui si è aggiunto nel corso degli anni il focus sull’associazionismo (2012), sulle fondazioni (2013), sulle imprese sociali aventi forma giuridica di Srl (2014) e sugli ibridi organizzativi a matrice cooperativa (2015).

La VI edizione dell’indagine, riferita all’anno 2016, è stata realizzata attraverso un’analisi campionaria svolta tramite la somministrazione di un questionario di indagine rivolto rispettivamente ai responsabili di 250 cooperative sociali e consorzi di cooperative sociali e di 100 associazioni di grandi dimensioni in termini di entrate (superiori a 50 mila euro).

Secondo i dati più recenti (ottobre 2016, fonte: Unioncamere), le cooperative sociali iscritte nel Registro delle Imprese risultano 22.744 unità. L’Albo delle Cooperative Sociali del Ministero dello Sviluppo Economico ne conta, invece, 23.110 (febbraio 2017).

Le associazioni italiane, invece, sono complessivamente 269.353 (Istat, IX Censimento Istituzioni Non Profit, dati relativi al 2011) e hanno un volume di entrate superiore a 31,6 miliardi di euro. Le associazioni con entrate superiori a 50 mila euro, tra cui sono state selezionate i 100 soggetti che costituiscono il campione dell’Osservatorio, sono 46.128, ovvero il 17,1% del totale delle associazioni, che in termini di entrate rappresentano il 91,0% del totale delle entrate complessive delle associazioni.

 

 

Il focus sulle cooperative sociali

 

La VI edizione dell’Osservatorio UBI Banca su “Finanza e Terzo settore” restituisce una fotografia della cooperazione sociale italiana che evidenza, da un lato, una riduzione, rispetto alla precedente edizione dell’Osservatorio, delle previsioni di stabilità per il 2017 nei rapporti con il pubblico (-2,4%) e, in generale, un peggioramento delle previsioni di entrate da contributi, convenzioni, donazioni e rapporti con la Pubblica Amministrazione (una diminuzione del -3,6% delle previsioni di crescita e un aumento del 6,8% delle previsioni di diminuzione); dall’altro, un miglioramento delle previsioni di crescita (+1,6% rispetto all’anno precedente) e di stabilità (+2,0% rispetto al 2015) delle entrate market, a conferma di un crescente orientamento da parte della cooperazione sociale italiana verso il mercato a domanda pagante composto da privati cittadini al fine di raggiungere la propria sostenibilità economica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal lato della domanda (cooperative sociali), emerge soprattutto una richiesta al sistema bancario di servizi basati sulle tecnologie digitali ICT e di supporto in termini di strumenti di raccolta fondi. Rispetto all’utilizzo di servizi/strumenti  messi a disposizione dagli istituti di credito con cui si hanno rapporti, oltre 9 cooperative sociali su 10 indicano infatti di aver fruito di servizi digitali, mentre relativamente alla richie-sta di sviluppo di nuovi strumenti/servizi in capo alle banche, l’istanza principale (oltre 7 cooperative su 10) riguarda il supporto alla raccolta fondi (+2,8% sull’anno precedente) che, più in generale, può essere letto come una richiesta di supporto in termini di competenze finanziarie di cui talvolta le organizzazioni del Ter-zo settore non sono totalmente padrone. Aumentano complessivamente le richieste di finanziamento (3,6% sul 2015, anno in cui avevano fatto registrare un andamento negativo sia le richieste di finanziamento a supporto delle attività che per investimenti). In particolare, il 23,6% (+2,4% rispetto al 2015) delle coope-rative sociali dichiara di aver utilizzato finanziamenti per investimenti negli ultimi 12 mesi.

 

 

 

 

Interessante il punto di vista della cooperazione sociale osservata rispetto al tema della finanza ad impatto sociale: poco meno di 1 cooperativa su 4 dichiara di conoscere tali strumenti, anche se tale conoscenza ri-sulta essere maggiormente legata ad una consapevolezza della loro esistenza, piuttosto che ad un reale ap-profondimento del meccanismo di funzionamento di questi strumenti. Tra coloro i quali dichiarano di co-noscere gli strumenti di finanza ad impatto sociale, 7 su 10 dichiarano di essere interessati all’utilizzo di tali strumenti. Al fine di implementare l’utilizzo di strumenti di finanza ad impatto sociale, le cooperative inte-ressate dichiarano che sia necessario approfondire, oltre alla conoscenza in sé dello strumento, anche i cri-teri utilizzati per l’individuazione degli obiettivi di impatto sociale, tema quest’ultimo che oggi, con la ri-forma del Terzo settore (l. n. 106/2016), è oggetto di discussione sia a livello ministeriale (con il relativo de-creto attuativo che dovrà concretizzare quanto previsto nel testo della riforma) che all’interno del mondo della cooperazione sociale, sempre più orientata a comprendere gli strumenti e i processi volti alla valuta-zione dell’impatto sociale da loro generato.

Per l’anno in corso le cooperative sociali prevedono altresì un aumento rispetto al proprio fabbisogno finanziario per investimenti (+11,2% rispetto alla precedente edizione). Tra chi prevede investimenti (il 60,4% del campione) l’autofinanziamento si conferma la principale fonte di copertura (40,9%, -6,4% sull’anno precedente) a fronte di esigenze di sviluppo e di investimento.

Il 40,4%, infine, ritiene che per sostenere e incrementare la domanda di investimenti e quindi delle richieste di finanziamento sia necessaria l’istituzione di un fondo di garanzia dedicato; in crescita la percentuale di coloro i quali, invece, ritengono che per lo stesso fine sia necessario ampliare l’offerta di finanza specializzata (21,2%, +8,4% sul 2015).

 

 

Il focus sulle associazioni

La seconda parte della VI ed. dell’Osservatorio riporta le evidenze relative all’associazionismo italiano, esaminando le diversità e le analogie esistenti tra associazioni di promozione sociale (APS), organizzazioni di volontariato (ODV) ed altre forme di associazioni non normate da leggi speciali (quali ad esempio le associazioni culturali e ricreative), nonché rispetto al mondo della cooperazione sociale.

Le associazioni, ed in particolar modo le organizzazioni di volontariato, sono caratterizzate soprattutto da previsioni per il 2017 di stabilità dei rapporti con la Pubblica Amministrazione e relative entrate. Le associazioni di promozione sociale, invece, sono i soggetti che presentano la percentuale più alta (23,5%) relativamente alla diminuzione di questa tipologia di entrate. D’altro canto, la maggior parte delle associazioni interpellate prevede di non avere rapporti con il mercato e di conseguenza entrate, confermando la natura generalmente non commerciale dell’associazionismo italiano. Tra coloro i quali prevedono entrate market, tuttavia, si registra una previsione di sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente. Dall’incrocio delle previsioni di entrate con gli ambiti di attività emerge come il settore “Attività sportive” sia quello con le migliori previsioni di crescita in entrambi i casi (25,0%), a conferma della dinamicità e della crescita già in atto delle associazioni operanti in tale contesto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il grado di utilizzo dei servizi offerti dalle banche e l’interesse in termini di sviluppo di nuovi strumenti da parte dell’associazionismo corrisponde a quanto rilevato per il mondo della cooperazione sociale, seppur ovviamente con percentuali differenti tra le due forme giuridiche. Anche in questo caso, infatti, i servizi maggiormente utilizzati sono quelli digitali (92,0%; +0,4% rispetto al campione di cooperative sociali), mentre l’orientamento principale in termini di innovazione nell’offerta bancaria va nella direzione dello svi-luppo di strumenti di supporto alla raccolta fondi (84,0% contro il 74,6% delle cooperative sociali). Solo il 18,0% delle associazioni ha avanzato richieste di finanziamento (-33,6% rispetto alle cooperative sociali), di cui l’8,0% per investimenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel caso dell’associazionismo, risulta basso sia il livello di conoscenza (3 su 10 associazioni) che l’interesse all’implementazione di strumenti di finanza ad impatto sociale espresso dalle associazioni del campione (19,0% delle associazioni), soprattutto per quel che riguarda le associazioni di promozione sociale (rispetti-vamente 29,4% e 11,8%).

Per l’anno in corso oltre la metà delle associazioni interpellate prevedono un aumento rispetto al proprio fabbisogno finanziario per investimenti (57,0%). Tra chi prevede investimenti, l’autofinanziamento è la principale fonte di copertura (35,9%, -5 punti percentuali rispetto alle cooperative sociali) del fabbisogno finanziario previsto dall’associazionismo, seguita dalle entrate da soggetti privati (34,0%).

 

L’impegno di UBI Banca per il Terzo Settore

L’appuntamento annuale con la presentazione dell’indagine dell’“Osservatorio UBI Banca su Finanza e Terzo Settore” si inserisce in un percorso strategico di comprensione e di un più efficace supporto al mondo del non profit avviato da UBI Banca fin dal 2011 con l’introduzione di una struttura organizzativa specificatamente dedicata alla gestione dei rapporti con la clientela appartenente al settore non profit laico e religioso. A fine 2016, nell’ambito del Progetto Banca Unica e del Piano Industriale 2019/2020, è stato definito un nuovo assetto e collocamento organizzativo riferito al mondo Enti, con la costituzione di una nuova Area strategica denominata UBI Comunità con lo scopo di presidiare e sviluppare gli ambiti di business e le relazioni commerciali collegate sia al mondo del terzo settore e dell’economia civile sia agli enti pubblici ed ai sistemi associativi. Attraverso questa evoluzione UBI Banca si pone l’obiettivo di consolidare e rafforzare ulteriormente il rapporto con i territori di inserimento, con i diversi attori e con le realtà economiche e sociali di cui sono espressione, creando al contempo valore condiviso per le comunità di riferimento. Ciò grazie alla promozione ed al sostegno di iniziative tra il pubblico, il privato ed il privato sociale, ad una sempre maggiore inclusione e coinvolgimento delle comunità locali, nonché alla condivisione delle abilità e competenze del Gruppo UBI Banca.

In tale contesto, l’Area UBI Comunità, attraverso il Servizio Terzo Settore ed Economia Civile, si pone l’obiettivo di supportare investimenti orientati all’impatto sociale e di sostenere percorsi di imprenditoria sociale legati allo sviluppo locale, di comunità e nuove filiere nonché di consolidare e sviluppare il ruolo di partner strategico delle organizzazioni del Terzo Settore, laiche e religiose, in grado di sostenerle nel perseguimento delle finalità sociali e/o pastorali e nei processi di crescita sostenibile.

 

Secondo Vincenzo Algeri, Responsabile Area UBI Comunità di UBI Banca “L’Osservatorio conferma come la qualità e la diversificazione specialistica dell’offerta bancaria sia indispensabile per costruire un rapporto di lungo periodo con il mondo dell’impresa sociale e del non profit in generale. Un settore che conferma la sua resilienza e che continua a crescere in particolare nei mercati in cui si assiste all’arretramento della Pubblica Amministrazione. Con la nuova area strategica UBI Comunità, UBI Banca si pone appunto l’obiettivo di essere il partner di riferimento dei diversi soggetti dell’economia sociale e civile in grado di sostenere e promuovere sinergie e forme di convergenza tra il pubblico, il privato ed il privato sociale”.

“La VI edizione evidenzia come il mondo della cooperazione sociale, nonostante un livello ancora basso di conoscenza, sia molto interessato ad approfondire strumenti orientati all’impatto sociale.” – spiega Guido Cisternino, Responsabile Terzo Settore ed Economia Civile di UBI Banca – “Ovviamente molto dipenderà dai risultati della Riforma del Terzo settore che ci attendiamo possano sbloccare il potenziale di tutto il non profit e promuovere la diffusione di un ecosistema composto da modelli ibridi di interventi di finanza sociale  volti a sostenere gli investimenti orientati all’impatto e soluzioni innovative in grado di rispondere alle nuove sfide sociali che abbiamo di fronte”.

“La banca per le imprese sociali non è percepita solo come intermediario, ma come un soggetto che abilita connessioni e che supporta processi di gestione e di investimento.” – aggiunge Paolo Venturi, Direttore AICCON – “Per questo motivo la sfida in futuro sarà, anche per il sistema bancario, costruire piattaforme ed ecosistemi di servizi per sostenere l’innovazione e lo sviluppo di un settore in profondamente trasformato”.

 

Centropadane, il nuovo presidente è Scuri: pronto a incontrare tutti i soci

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In seguito all’indicazione alla guida della società Centropadane Spa, avvenuta ieri, il neopresidente Fabrizio Scuri ha tenuto a ringraziare tutti gli azionisti, annunciando l’avvio di un’azione di ascolto delle istanze dei territori e delle realtà coinvolte.

Ringrazio per la mia nomina”, ha detto, “sono consapevole di avere una responsabilità importante, e cercherò di onorarla nel migliore dei modi. Convocherò al più presto il Consiglio di amministrazione per iniziare ad inquadrare la situazione, quindi fisserò incontri con tutti i soci – a partire da Cremona – per conoscerli e ascoltare, con la massima apertura, le loro aspettative. Il mio impegno”, ha concluso Scuri, “sarà quello di condividere le scelte future di Centropadane, nell’interesse della società, dei soci azionisti e dell’intera collettività”.

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