Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Febbraio 2017 - page 3

Montichiari, a marzo attesi 50mila hobby farmer per la fiera Vita in campagna

in Agricoltura e allevamento/Bassa/Economia/Eventi/Evidenza/Fiere/Zone by

Non solo orto, giardino, piante da frutto, biodiversità, animali delle razze tipiche delle nostre fattorie, ecosostenibilità.  Alla Fiera di Vita in Campagna, la manifestazione leader dedicata agli hobby farmer (Montichiari, Brescia, 24-26 marzo), ampio spazio anche alla biodiversità agroalimentare rappresentata da centinaia di prodotti 100% made in Italy esposti al salone Origine. Oltre 100 tra agricoltori e piccoli artigiani provenienti da tutte le regioni italiane esporranno le loro eccellenze che i visitatori potranno conoscere, assaggiare ed acquistare. Tra un corso sull’utilizzo delle attrezzature di cucina, le degustazioni e i cooking show realizzati in collaborazione con la Federazione italiana cuochi, primo piano sulle piccole-grandi specialità introvabili nella tradizionale rete distributiva di prodotti agroalimentari: dalla liquirizia di Calabria, una dop dalle caratteristiche salutistiche uniche al mondo grazie al suo particolare contenuto di liquirizina, al pomodoro Siccagno siciliano, che non necessita di irrigazione; dai peperoni cruschi igp di Senise (Basilicata) ai salami lombardi, dalla lucanina di Picerno ai taralli, il pane, l’olio e le mozzarelle pugliesi, dalla norcineria umbra alla pasta proveniente dai grani antichi valli trapanesi. Al padiglione Origine anche i corsi gratuiti su come fare il pane, la pasta sfoglia all’uovo e su come cucinare i prodotti tipici presenti all’esposizione. Le specialità protagoniste di Origine saranno anche gli ingredienti base al Ristorante di Origine, curato dallo chef Carlo Bresciani del ristorante Antica Cascina San Zago di Salò (BS).

Fiera di Vita in Campagna è la principale mostra-mercato dedicata agli agricoltori per passione. Sei i padiglioni (3 dedicati alla piccola agricoltura e a quella hobbistica; uno alla multifunzione in agricoltura; uno a vivere la casa in campagna e l’ultimo intitolato a ‘Origine’); 300 gli espositori, più di 150 corsi gratuiti no stop con 40 esperti e 50mila visitatori attesi a Montichiari. Orto, giardinaggio, piante officinali, frutteto, vigneto, oliveto ma anche allevamenti di piccole dimensioni, biodiversità, fattorie didattiche per i bambini e le famiglie, fattorie sociali, agrobirrifici saranno protagonisti alla 3 giorni di Fiera di Vita in Campagna. L’evento è organizzato dal mensile “Vita in Campagna”, edizioni L’Informatore Agrario.

Info su orari corsi e degustazioni su www.lafiera.vitaincampagna.it

Fiera di Vita in Campagna: Centro Fiera del Garda di Montichiari (BS), 24-26 marzo 2017

Orario continuato dalle 9.00 alle 18.30. Ingresso 14,00 euro (gratuito fino ai 12 anni). Biglietto scontato scaricando il coupon di ingresso ridotto su www.vitaincampagna.it/couponridotto

 

 

 

Massetti (Confartigianato): «Giù le mani dai tassisti»

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Eugenio Massetti/Evidenza/Personaggi/Servizi/Sindacati by

«Giù le mani dai tassisti. Terremo alta la guardia». Così Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia, dopo l’incontro stamane con Antonio Amodio presidente Confartigianato Taxi Brescia. La categoria esprime grande preoccupazione anche a Brescia dove sale la protesta contro un emendamento al Milleproroghe che rimanda al 31 dicembre 2017 il termine entro il quale il ministero dei Trasporti deve emanare i decreti legislativi previsti da una norma dello scorso anno contro l’esercizio abusivo del servizio taxi e Ncc.

Per Antonio Amodio, presidente tassisti Confartigianato Brescia che conta la maggioranza dei taxi circolanti a Brescia e provincia: «Chiediamo che l’emendamento venga assolutamente ritirato. A preoccuparci sono misure che spianerebbero la strada alle multinazionali come Uber. In attesa dell’incontro con il Governo domani a Brescia i servizi sono stati garantiti, non si sono verificati blocchi né ripercussioni per l’utenza, ma siamo pronti a fermarci se dall’incontro non arriveranno notizie positive». Già provati dalla crisi che ha ridotto il lavoro, i tassisti scendono sul piede di guerra, rivendicando il rispetto della legge 21 del 1992 che stabilisce la cosiddetta “territorialità”, il principio secondo il quale la partenza di ogni corsa deve avvenire nel comune di appartenenza e che le multinazionali in gara per risucchiare il mercato italiano, vorrebbero eludere. Amodio sottolinea inoltre: «I tassisti hanno acquistato e investito fino a ieri in licenze e con questo emendamento, anche gli NCC diventerebbero tassiti a tutti gli effetti con conseguenze gravi per la nostra attività. Invitiamo tutti gli operatori taxi a partecipare alle opportune iniziative di lotta al fine di indurre il Governo ed in particolare il Ministro Graziano Delrio a ritirare l’emendamento. Invitiamo altresì le rappresentanze delle altre associazioni a serrare il confronto per giungere ad un’intesa la più larga possibile».

Conclude il presidente Massetti dopo l’incontro in Confartigianato con il presidente della categoria: «I tassisti di Confartigianato Brescia se da un lato comprendono le necessità relative alle molteplici mutazioni del mercato, dall’altro manifestano grandi preoccupazioni di una liberalizzazione selvaggia. Vanno garantite professionalità e sicurezza per l’utente. Sicurezza garantita solo da chi è in regola, come lo sono i nostri iscritti, che pagano tasse, già alte, seguono corsi di aggiornamento e offrono un servizio essenziale».

Marzo, aste in arrivo nel Bresciano per 140 milioni di euro

in Bandi/Commercio/Economia/Edilizia by

Tutto all’asta, persino una centrale a biogas. Il prossimo mese l’Anpe metterà all’asta nel Bresciano beni per un valore di circa 140 milioni di euro, suddivisi in 561 lotti. Tra questi – il 15 marzo – anche una centrale di produzione di energia elettrica alimentata a biogas collocata nel territorio di Manerbio con un valore stimato di circa 5 miluoni di euro. Nello stesso Comune, inoltre, andrà all’incanto un lotto di terreni per 2,6 milioni. Tra i lotti più costosi anche l’ex cascina Monticella di Gambara (960mila euro), un edificio immobiliare in via Casaglio a Gussago (da 804.243 euro) e una villa a Rodengo (835 mila).

Il 17, ancora – secondo quanto riferito da Bresciaoggi – tornerà sulla piazza l’ex stabilimento Baribbi, a San Polo: la stima è di 7.974.928 euro, quasi la metà dei 14 milioni chiesti a gennaio dello scorso anno. Ma nella stessa asta verranno messi o rimessi sul mercato anche  la cittadella dello shopping Feroldi di Poncarale (2,850 milioni), un maxilotto di appartamenti a Flero (2,9 milioni) e alcune abiazioni vip a San Felice del Benaco (1.743.000 euro), a Borgo San Giacomo (1.174.465) e a Padenghe (1.056.375).

Infine il 31 marzo, tra i lotti all’asta ci sarà anche un complesso in via Colombarola a Sirmione (ristorante, bowling, sala giochi, sala ballo e bar, tutto in “saldo” a 1.732.500 euro), mentre aLonghena viene messo all’asta il complesso produttivo di via 24 Maggio: 17 mila metri quadrati, di cui 2.608 ancora edificabili, stimati 3,420 milioni.

Carpenedolo, il laboratorio abusivo riapre nonostente i sigilli. Arrestati i titolari

in Bassa/Economia/Guardia di Finanza/Manifatturiero/Zone by

E’ scattato l’arresto per i due cinesi intestatari di un laboratorio a Carpenedolo. Il capannone era stato chiuso dalle autorità perché all’interno erano stati trovati lavoratori costretti a vivere e operare in condizioni a dir poco precarie. Su 13 dieci persone, infatti, i carabinieri e gli ispettori del lavoro ne avevano individuate dieci senza contratto, sei anche prive del permesso di soggiorno.

Nel laboratorio venivano prodotte calze di bassa qualità destinate ai supermercati asiatici, ma anche articoli destinati a griffe di livello. I titolari, oltre al sequestro della merce, avevano ricevuto una multa da 75mila euro. Ma il giorno dopo, i due 19enni hanno riaperto l’azienda come se nulla fosse successo. Una decisione pagata a caro prezzo.

 

 

Per la Ab Holding di Orzinuovi una commessa canadese da 10 milioni

in Economia/Energia/Export by
Un impianto della Ab Holding

Commessa da 10 milioni di euro per la AB Holding spa di Orzinuovi, leader nei settori della cogenerazione e valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili. Il gruppo conta ormai filiali dirette in diversi Paesi del mondo (tra cui Europa, Russia, Israele, Turchia, Nord America, Messico e Brasile) e circa 700 dipendenti nel mondo. L’ultimo colpo di mercato – secondo quanto riportato da Bresciaoggi – è l’accordo con la Polycon Industries, parte di Magna International Inc (il più grande produttore di parti per automobili del Canada), che ha acquistato un sistema di cogenerazione della linea Ecomax® Natural Gas con potenza di 8 MW. Dieci milioni di motivi per fare festa.

Pos, a Brescia sono 38mila. Massetti: costi d’esercizio troppo alti

in Associazioni di categoria/Confartigianato/Economia/Eugenio Massetti/Personaggi by

Moneta elettronica ai massimi e contanti in estinzione. L’era dei Pos ha preso piede anche a Brescia dove bancomat e carte di credito hanno sostituiscono sempre più banconote e monete. Nella sola provincia di Brescia, tra le attività e le imprese si è diffuso sempre di più passando dai 32.248 apparecchi del 2013, ai 33.846 del 2014, fino al boom dei 38.137 del 2015 con una variazione percentuale nel periodo tra il 2013 e il 2015 del 18,3%.

Molti, moltissimi, una rivoluzione digitale ufficializzata da un recente report della Banca d’Italia alla quale hanno partecipato le piccole e medie aziende, oggi sempre più propense ad accettare, senza eccezioni, pagamenti Pos. «Alle novità ci si abitua quando offrono comodità e sicurezza per i cittadini e la crescita delle operazioni è stata possibile grazie alla maggiore adozione da parte delle imprese di Pos. L’unico neo rimane quello delle commissioni, ancora troppo pesanti. Occorre un intervento per far sì che scendano a livelli più più adeguati e si allineino agli standard internazionali» così commenta Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia. In Italia lo scorso anno quasi 111 sono stati i miliardi di euro trasferiti senza l’uso di contanti. Picco storico per il nostro Paese che ha registrato un aumento record del 13,6% nelle transazioni Pos. Nell’ultimo triennio le transazioni elettroniche via Pos sono salite ad un ritmo otto volte più veloce di quello dei consumi.

L’analisi dei dati dell’Istat sull’ICT nelle famiglie evidenzia inoltre che sono 13.204.000 gli italiani che utilizzano servizi bancari via internet, pari al 41,3% degli utenti internet. Nel dettaglio, la quota è più elevata nei comuni dell’area metropolitana (48,0%) e negli adulti relativamente più giovani (48,7% tra 35 e 44 anni). Si osserva un gap di genere di quasi dieci punti, con il 46,0% degli uomini che utilizzano i servizi di home banking a fronte del 36,3% delle donne; nella classi di età più giovani il divario scende in modo vistoso e tra per giovani tra 25 e 34 anni si riduce a 3,3 punti.

In chiave territoriale la quota più elevata nel Nord (49,1%) seguita dal Centro (41,1%) e dal Mezzogiorno (28,8%). La regione con la maggiore quota di navigatori che effettuano operazioni di home banking è la Valle d’Aosta con il 54,5%, seguita dal Veneto con il 50,1%, dal Friuli-Venezia Giulia con il 50,0%, Piemonte e Lombardia con il 49,2%. Le quote più contenute in Puglia (27,7%), Calabria (24,8%) e Campania (23,2%).

Nel 2015 sono 3.063.141 le imprese – pari al 69,7% delle imprese non agricole – in possesso di servizi informativi e dispositivi di home banking, con cui ricevere informazioni e attivare per via telematica operazioni di pagamento. La quota è salita di 6,4 punti nell’ultimo anno. Inoltre vi sono 2.001.346 imprese (il 45,5% delle imprese) utenti dei servizi di corporate banking, servizi che permettono sia di inviare disposizioni di pagamento o di incasso sia di ricevere informazioni relative allo stato dei conti con riferimento a una pluralità di banche; la quota di utenti di corporate banking è salita di 4,8 punti nell’ultimo anno.

Anche a Brescia «la percentuale di imprese, in possesso di servizi di home banking con cui ricevere informazioni e attivare per via telematica operazioni di pagamento – spiega ancora Massetti – è salita di quasi 10 punti percentuali solo nell’ultimo anno, ed ora sette imprese su dieci ne sono provviste».

«Sportello 4.0»: operativo il nuovo servizio di consulenza di Apindustria per aiutare le piccole e medie imprese al grande balzo.

in Api/Associazioni di categoria/Douglas Sivieri/Economia/Evidenza/Personaggi by

Si chiama «Sportello 4.0» il nuovo servizio di consulenza attivato da Apindustria Brescia per gli associati. Come è noto la Legge di Stabilità 2017 ha introdotto l’iperammortamento al 250 per cento sugli investimenti di beni materiali nuovi rientranti nel piano industria 4.0 e riguardanti diverse categorie di beni. Capire però quali beni hanno possibilità di accesso all’iperammortamento o se, quando e come occorre una perizia tecnica certificata da un ingegnere iscritto all’albo non è così immediato e di qui la necessità di avere un servizio dedicato che aiuti le imprese a orientarsi nella normativa e nelle relative agevolazioni fiscali.

Il servizio, realizzato grazie all’impegno di Unimatica Confapi – l’Unione di categoria sorta all’interno di Apindustria Brescia col fine di rappresentare, tutelare e sostenere in modo capillare la piccola e media industria informatica, telematica e affine – è già operativo (informazioni allo 030.23076) e va dalla perizia tecnica fino alla certificazione della stessa.

«Attenti alle novità per aiutare le nostre imprese a essere più competitive – spiega il presidente di Apindustria Douglas Sivieri -, abbiamo il dovere di accompagnare gli associati in questo lungo cammino, di affiancarli nelle responsabilità dichiarative e renderli il più possibile immuni da errori o false promesse.  E in tale percorso siamo convinti che uno sportello dedicato all’Industria 4.0 possa essere di grande aiuto per i nostri associati».

«Oggi più che mai le aziende devono saper innovare – sottolinea Giacomo Verzeletti, presidente di Unimatica -. La consulenza che mettiamo a disposizione accompagna le aziende nell’identificazione delle tecnologie abilitanti e dei sistemi che rispondono ai requisiti di legge, partendo dalla consapevolezza che oggi anche le PMI più piccole possono dotarsi di tecnologie un tempo accessibili solo alle grandi aziende per diventare fabbriche intelligenti».

 

 

 

Formazione professionale, la Regione investe 300 milioni all’anno

in Economia/Formazione/Istituzioni/Regione by

Un miliardo e trecento milioni di euro. Sono questi i fondi investiti per la formazione professionale nel quadriennio 2013/2017 dalla Regione Lombardia. Con una media di oltre 300 milioni all’anno.

I giovani apprendisti assunti sono passati dai 110 nel 2013 ai 2.600 nel 2016. I qualificati e diplomati negli istituti di formazione sono passati da 13.724 per il biennio 2012/2013 a 21.892 nel biennio 2015/2016.

Piu’ che soddisfacenti – secondo una nota diffusa dal Pirellone – gli esiti occupazionali, certificati da
un’indagine di Eduscopio, secondo cui a 12 mesi dal conseguimento della qualifica di operatore hanno trovato un impiego quasi 14.800 ragazzi. Di questi, particolarmente lusinghieri i risultati dei giovani specializzati nel settore meccanico, occupati nel 58% dei casi; di quelli che hanno scelto il settore edile, occupati nel 53% dei casi, e degli operatori elettrici, occupati nel 41%.

Mercatone Uno, un bando più flessibile per fare ancora impresa

in Bandi/Commercio/Economia by

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato la pubblicazione del nuovo bando internazionale di vendita del Gruppo Mercatone Uno, predisposto dai Commissari Straordinari Stefano CoenErmanno Sgaravato e Vincenzo Tassinari.

Il bando è lo strumento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi della Procedura di Amministrazione Straordinaria (Legge Marzano): salvaguardia aziendale, tutela occupazionale, soddisfazione dei creditori.

Il bando disciplina la gara pubblica per la cessione dell’intero compendio aziendale. ll nuovo disciplinare di gara, coerentemente con le indicazioni provenienti dal mercato, consente flessibilità nella formulazione delle offerte e prevede un prezzo di riferimento non vincolante.

Saranno privilegiate le offerte per l’intero perimetro dei 78 punti vendita presenti sul territorio italiano, per una superficie commerciale di circa 500 mila metri quadri. Qualora non pervenissero offerte per l’intero perimetro, saranno valutate, in via subordinata, offerte per perimetri diversi, con facoltà di includere o meno gli immobili.

Nel bando è previsto un prezzo di riferimento, non vincolante, comprensivo dei 23 immobili di proprietà: 220 milioni di euro per l’intero compendio aziendale. 

Le offerte saranno valutate in base a tre parametri: prezzo, impegni di mantenimento occupazionale e piano industriale.

Il bando è aperto a operatori industriali e finanziari in grado di garantire una prospettiva industriale a Mercatone Uno, che sta continuando a recuperare quote di mercato nel settore: dal 6,6% di luglio 2015 al 10% del dicembre 2016.

Le offerte vincolanti dovranno essere presentate entro le ore 18 del 17 maggio 2017, secondo le modalità previste dal disciplinare di gara, disponibile (dal giorno 15 febbraio 2017) sul sito www.mercatoneunoamministrazionestraordinaria.it

Il nuovo bando di vendita è stato presentato oggi a Milano, nel corso di una conferenza stampa, dai Commissari Straordinari, Stefano Coen, Ermanno Sgaravato e Vincenzo Tassinari, e dal direttore generale, Gaetano Gasperini.

Mercatone Uno ha chiuso il 2016 con vendite pari a 344 milioni di euro, +12,3% rispetto al 2015. Obiettivi raggiunti anche grazie ad una nuova strategia commerciale del Gruppo, al recupero di credibilità e al riposizionamento dell’Insegna, con il completo rimodellamento dell’offerta e un innovativo approccio al cliente. Tutto con una forte attenzione al contenimento dei costi

Il risultato netto aggregato del conto economico del Gruppo, che verrà redatto nelle prossime settimane, seppur ancora negativo nel 2016, ma con un deciso miglioramento rispetto all’esercizio 2015, consente all’azienda di presentarsi al mercato con un potenziale di sicuro interesse per gli investitori.

Recupero reputazionale e attrattività del brand, sono state confermate dalla crescita di oltre il 49% degli ingressi mensili nei punti vendita, passati da 757.000 del giugno 2015 a 1.130.000 di dicembre 2016, con un correlato incremento del numero degli scontrini.

Mercatone Uno conta 3.405 dipendenti, dei quali 2.795 operativi e 610 in cassa integrazione a zero ore. La gestione della Procedura ha consentito, dal giugno 2015 al 31 dicembre 2016, un incremento del 40,4% del numero dei dipendenti richiamati al lavoro, pari a 737 unità. L’incremento dei lavoratori attivi è stato possibile grazie alla riapertura di 17 punti vendita, ubicati in aree ad alto potenziale commerciale.

Tutto ciò è stato possibile grazie al ripristino di corrette relazioni con le Organizzazioni Sindacali e all’impegno dei lavoratori. 

La Cassa Integrazione Straordinaria, scaduta il 13 gennaio 2017, è già stata prorogata fino al 14 gennaio 2018. I Commissari Straordinari sottolineano anche il recupero della fiducia nel Gruppo Mercatone Uno della gran parte di fornitori di merci e servizi.

In relazione ai provvedimenti giudiziari assunti dalla Procura della Repubblica di Bologna nei confronti di ex azionisti e amministratori del Gruppo e confermati dal Tribunale del riesame, i Commissari – senza entrare nel merito – hanno rappresentato come questi contribuiscano alla migliore tutela dei diritti dei creditori, dei dipendenti e dei clienti del Gruppo, favorendo la continuità aziendale. 

 

Acciaio, Piombino ad alta tensione: tutte le manovre in corso

in Acciaio/Economia/Evidenza/Opinioni by

Segnaliamo ai lettori e ripubblichiamo un interessante intervento di Ugo Calzoni sulla rivista FirstOnLine:

Da Populonia a Follonica e in tutta la val di Cornia la mobilitazione dei Sindaci e del Sindacato ha riproposto per l’ennesima volta il problema della sopravvivenza della siderurgia piombinese ormai limitata alla lavorazione a freddo della ex Magona e all’asfittica gestione delle Acciaierie da tre anni nelle mani della Cevital di Isach Rebrab.

L’imprenditore algerino paga certamente le difficoltà politiche casalinghe che lo vedono in contrasto con il locale Governo ma aggiunge negativamente i ritardi accumulati col piano di riassetto e di rilancio del sito industriale e del suo porto; piano che aveva spinto la liquidazione disposta dalla Legge Marzano ad affidargli la proprietà e la gestione del grande stabilimento che fu dello Stato, poi della famiglia Lucchini e infine dei russi della Severstal.

Cevital ha soltanto rimesso in funzione le tre linee di laminazione (vergella, lunghi e rotaie) comprando qua e là l’acciaio necessario ad alimentare gli impianti: in un primo tempo approvvigionandosi dai Riva, poi saltuariamente dai bresciani e, infine, sul mercato internazionale delle billette. L’alto forno a ciclo integrale promesso è di fatto rinviato sine die e quello elettrico, da complementare ad alternativo, è rimasto solo sulla carta. Tutto ciò ha costretto Piombino a lavorare a singhiozzo e a ridurre notevolmente il portafoglio-ordini delle rotaie che potevano essere il cuore strategico del business dal momento che lo stabilimento toscano resta con l’austriaca Voest Alpine l’unico produttore europeo.

Pochi soldi, scarsa liquidità, capitale insufficiente hanno obbligato Rebrab a non poter onorare gli impegni di investimento assunti e a dover cercare altre soluzioni come la ricerca di qualche socio o, almeno, di un fornitore di billette in grado di star “sul credere” per molti mesi. Da qui le sue giornate bresciane in cerca di partner o di contare sull’acciaio della Leali steel di Borgo Valsugana. E’ pur vero che nella città lombarda opera il suo studio legale di fiducia ma è altrettanto vero che da Brescia non è sorto nulla di buono per il futuro piombinese della Cevital. Anzi.

In questi giorni ha preso campo il Commissario della liquidazione Piero Nardi con un messaggio non molto criptico. Pur avendo venduto i cespiti della Caleotto di Lecco (Pasini-Gozzi) e di Servola (Arvedi) nonché in corso anche le trafilerie di Condove, ha ricordato alla stampa che nelle sue mani sono ancora saldamente tenute quote delle Acciaierie di Piombino per il 27,7% del capitale oltre ad una azione giuridicamente perseguibile qualora Cevital non sia in grado di onorare tutti gli impegni (nessuno escluso) presi a suo tempo.

Piero Nardi è stato uno dei potenti boiardi dell’acciaio di Stato. Protagonista della cessione ai Lucchini dell’Ilva di Piombino; poi manager e Ceo della Lucchini per tutto il periodo crepuscolare del Gruppo fino all’arrivo di Enrico Bondi che, cacciati tutti i dirigenti, di fatto venderà cespiti, centrali elettriche, fabbriche e pingui magazzini spianando la strada ai russi di Severstal. Ora Piero Nardi è il Commissario della liquidazione e, si dice in Toscana, in grado di non accontentarsi degli eventi ma di costruirne di migliori a suo piacimento.

Ecco perché l’amo del 27,7% è stato gettato nelle acque pescose dell’orizzonte piombinese. In primo luogo perchè gli impianti di laminazione (lunghi e vergella) sono altamente produttivi e garantiscono una altissima qualità al prodotto. Quello delle rotaie,poi, non ha bisogno di ulteriori migliorie sfornando rotaie di lunghezza competitiva a livello mondiale. Infine di alto forno a ciclo integrale non se ne parla più. L’impianto, quasi una pregiudiziale politica, di identità, che i piombinesi hanno sempre messo davanti ad ogni altra ragione o aspettativa, è ormai lasciato cadere a fronte di un futuro possibile forno elettrico. Ne guadagnerebbe l’ambiente senza più cokerie, carbone ed emissioni a sostegno di un futuro dell’immenso patrimonio territoriale che va dal centro di Piombino fino all’attuale centrale dell’Enel. Un autorevole politico a commento della mobilitazione pubblica dei giorni scorsi ha sottolineato più volte che il futuro dello stabilimento sta “ nella utilizzazione degli attuali impianti”.

Così Piero Nardi ha riaperto le porte ai vecchi amici bresciani che, lasciato alle spalle il tabù del ciclo integrale, potrebbero fare dello stabilimento un boccone ambito ed ambizioso e fornire l’acciaio necessario con le non sfruttate capacità produttive installate nei loro impianti. Al limite potrebbero governare anche insieme a Rebrab che rimane pur sempre un grosso consumatore di tondo per cemento armato in quel di Algeri.

A Brescia già circolano i nomi dei più sollecitati osservatori delle vicende piombinesi: si tratta di Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e guida della Duferco in alleanza con Giuseppe Pasini della Feralpi. Altre voci aggiungono che sulle rotaie fanno corrono le ruote di Lovere dei Lucchini. Certo è che lo scenario promette “pièces” economiche ed imprenditoriali di grande interesse. Infatti i colossi dell’Alfa Acciai e dei Banzato, minacciati al cuore dalle produzioni piombinesi, non potranno accontentarsi di pagare il biglietto e godersi lo spettacolo stando in platea.

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