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Ubi, il terzo trimestre si chiude “con le attese di Piano industriale”

in Banche/Economia/UBi by

Il terzo trimestre del 2016 si chiude con un utile di 32,5 milioni di euro che si confronta con:

– un utile di 48,1 milioni registrato nei primi 6 mesi del 2016 (al netto dell’impatto della 1

contabilizzazione degli oneri up front di attuazione del Piano Industriale )

– un utile di 37,6 milioni registrato nel terzo trimestre del 2015, che includeva un contributo al Deposit Guarantee Scheme inferiore di circa 10 milioni netti rispetto al

2 3Q2016 .

Complessivamente una trimestrale in miglioramento anno su anno, coerente con le attese di Piano Industriale.

Includendo gli impatti degli oneri previsti per l’attuazione del Piano Industriale contabilizzati

1
“up front” a partire da giugno 2016 (circa 840 milioni netti ), i primi 9 mesi del 2016 si

chiudono con una perdita di 754,5 milioni, in riduzione rispetto alla perdita registrata nel 1° semestre dell’anno (circa 787 milioni) grazie ai buoni risultati del 3° trimestre 2016 sopra descritti.

I primi nove mesi del 2016 confermano tendenze positive già in parte evidenziate in corso d’anno:

1) Si confermano solidi gli indicatori patrimoniali:

  • –  Torna a crescere il CET1 phased in, che si attesta a fine settembre 2016 all’11,68%

    rispetto all’11,43% del giugno 2016, influenzato dalla contabilizzazione up front degli oneri relativi al Piano Industriale. Il CET1 Fully loaded si attesta conseguentemente all’11,28% rispetto all’11,02% del giugno 2016.
    Si rammenta che l’annunciato riacquisto delle minorities presenti nelle Banche Rete, principalmente mediante emissione di azioni UBI, e l’effetto della deducibilità fiscale delle maggiori rettifiche su crediti effettuate porteranno progressivamente un beneficio stimato in circa +70 punti base sul CET1 fully loaded, beneficio non incluso nel dato di settembre.

  • –  Il CET1 include il computo pro-quota di un dividendo almeno pari a quello del 2015
  • –  Total capital ratio “phased in” pari al 14,55% (14,47% al giugno 2016)
  • –  Leverage ratio “phased in” al 5,9% e “fully loaded” al 5,7%
  • –  NSFR e LCR >1

    2) Impieghi medi stabili anno su anno assorbendo l’avvio di un’attività di selezione ed eliminazione delle posizioni a EVA negativo.

    1 Sono inclusi in tale importo le rettifiche su crediti che hanno determinato un corrispondente riassorbimento della shortfall, gli oneri

    per incentivi all’esodo, l’impairment dei marchi e delle spese progettuali correlati al progetto “Banca Unica” (complessivamente

    circa 835 milioni netti a giugno 2016 e circa 5 milioni a settembre 2016).

    2
    Nel 2015, la stima del contributo al Fondo di Risoluzione era stata appostata nel 2° trim2015 per un importo di 22,8 milioni lordi

    (13,2 milioni al netto delle imposte e dei terzi) mentre il contributo semestrale al Deposit Guarantee Scheme, era stato appostato nel 3° trimestre dell’anno per un importo di 11,3 milioni (7,1 al netto di imposte e di terzi). Ambedue gli importi erano stati contabilizzati tra gli “accantonamenti a fondo rischi e oneri”, quindi non tra gli “oneri operativi”.
    Nel 2016, il contributo al Fondo di Risoluzione (pari a 32 milioni lordi e 21,1 netti) è stato contabilizzato tra gli oneri operativi del 1 trimestre, mentre il contributo al Deposit Guarantee Scheme (pari a 26,4 milioni lordi e 17,9 netti) è stato contabilizzato nel 3° trimestre.

1

  1. 3)  La flessione del margine d’interesse è in rallentamento nei 9 mesi al 9% e non include i benefici del TLTRO2. L’inclusione di tali benefici, pari a circa 10 milioni, avrebbe confermato il margine d’interesse del 3 trim 2016 allo stesso livello del 2trim2016.
  2. 4)  Prosegue la crescita progressiva del risparmio gestito e della raccolta assicurativa, che segnano rispettivamente +7,7% e +11,6% rispetto a fine dicembre 2015 (+4,2% e +2,9% rispetto a giugno 2016), totalizzando rispettivamente a 36,7 e 16,1 miliardi di euro.
  3. 5)  Grazie alla significativa evoluzione della raccolta indiretta, le commissioni salgono del 2% rispetto ai 9M2015, a 989 milioni. Nel 3trim2016 le commissioni segnano +7% rispetto al 3trim2015, attestandosi a 321 milioni.
  4. 6)  Prosegue il controllo degli oneri operativi, pari a 1.553 milioni nei 9 mesi, cresciuti di soli 11 milioni (+0,7%) a/a, riuscendo ad assorbire pressoché tutto l’aggravio di 58,4 milioni dovuto ai contributi ordinari al Fondo di Risoluzione e al Deposit Guarantee

    2 Scheme, non presenti nel 2015 nella stessa voce .

    Scende il costo del personale dell’1,9% a/a e dell’1,4% rispetto al 2trim2016.

    • –  Nonostante la quasi assenza di cessioni , a fine settembre 2016 lo stock di crediti deteriorati lordi totali si riduce ulteriormente a 13.231 milioni (-1,5% vs dicembre 2015), contribuendo, assieme alle maggiori rettifiche, alla riduzione dello stock totale di crediti deteriorati netti a 8.333 milioni (-14% vs dicembre 2015)
    • –  Si riduce ulteriormente la formazione di nuovi crediti deteriorati: i flussi da crediti in bonis a deteriorati risultano in contrazione del 51% rispetto ai primi 9M2015. Rispetto al picco storico dei primi nove mesi del 2013, i flussi da bonis a deteriorati risultano ridotti del 70% circa.

7) Prosegue il miglioramento fisiologico della qualità del credito 3

– Si alzano ulteriormente le coperture dei crediti deteriorati totali, che raggiungono, 4

inclusi gli stralci , il 45,1% (44,3% a giugno 2016 e 37,2% a dicembre 2015) mentre le sofferenze risultano coperte al 58,55% (58,25% a giugno 2016 e 52,25% a dicembre 2015).

8) Si mantiene elevato il flusso di depositi a vista (lo stock ammonta a settembre 2016 a 50,3 miliardi rispetto ai 49,1 di giugno 2016 e ai 47,7 del dicembre 2015)

***

9M2016 vs 9M2015:

  • Margine d’interesse in diminuzione del 9% a 1.133,1 milioni per effetto della riduzione e

    ricomposizione del portafoglio titoli, della significativa riduzione delle inadempienze probabili (-34,9 milioni di euro di interessi attivi a/a) e per l’ulteriore discesa dei tassi di mercato. Non include i benefici del TLTRO2.

  • Commissioni nette a 988,8 milioni (+2%)
  • Risultato della finanza a 106,3 milioni (138,9 nei 9M2015)
  • Spese del personale a 953,8 milioni (-2% circa)

• Oneri operativi complessivi a 1.553,2 milioni (inclusi 58,4 milioni di contributi ordinari 5

annuialFondodiRisoluzioneealDepositGuaranteeScheme,nonpresentinel2015 sulla

stessa linea) in leggero incremento dello 0,7% rispetto ai 9M2015
• Costo del credito, al netto degli effetti del Piano Industriale6, a 522,9 milioni rispetto ai

557,6 del 2015

3

4
Gli stralci ammontano circa a 2 miliardi

5
Vedasi nota 2

Le cessioni sono state di circa 25 milioni di euro nei primi 9 mesi 2016

2

• Rettifiche di valore per deterioramento di altre attività per 50,9 milioni (6,4 milioni nel 2015) essenzialmente “una tantum” e riferite al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da una posizione di credito deteriorato, contabilizzati nel 2trim2016

3trim2016 vs 2trim2016:

  • Il Margine d’interesse a 368 milioni, -2,8% rispetto ai 378 del 2trim2016, non include i benefici del TLTRO2, stimabili in 10 milioni di euro.
  • Commissioni nette a 321 milioni, in flessione stagionale rispetto ai 330,3 milioni del 2trim2016 ma in crescita del 7% rispetto all’analogo trimestre del 2015
  • Risultato della finanza a 24 milioni (67 milioni nel 2trim2016)
  • Spese del personale a 315 milioni, -1,4% rispetto ai 319,3 milioni nel 2trim2016
  • Oneri operativi complessivi a 515 milioni, sostanzialmente in linea con i 511 milioni del

    2trim 2016 nonostante l’inclusione di 26,4 milioni di contributo ordinario al Deposit

    Guarantee Scheme, non presenti nel 2trim2016

  • Costo del credito a 167 milioni, in flessione rispetto ai 200,1 milioni, al netto degli effetti 6

    ***

    Bergamo, 10 novembre 2016 – Il Consiglio di Gestione di Unione di Banche Italiane Spa (UBI Banca) ha approvato i risultati consolidati dei primi 9 mesi del 2016, che si sono chiusi, dopo la contabilizzazione degli impatti “una tantum” relativi al nuovo Piano Industriale presentato il 27 giugno u.s. (-840 milioni), con un risultato netto di -754,5 milioni, in miglioramento rispetto al risultato di giugno 2016 (-787 milioni) grazie all’utile conseguito nel terzo trimestre dell’anno, pari a 32,5 milioni. Il risultato dei 9 mesi va a raffrontarsi con i 162 milioni conseguiti nei primi nove mesi del 2015.

    Si rammenta che gli impatti derivanti dall’attuazione del Piano Industriale, contabilizzati essenzialmente nel secondo trimestre dell’anno, ammontano complessivamente a circa -840 milioni netti e riguardano, in particolare:

    • l’incremento delle rettifiche su crediti, di cui circa 851 milioni (586 al netto di imposte e di terzi) riconducibili a rettifiche già dedotte dal patrimonio di vigilanza (la cosiddetta “shortfall”), da ricondursi anche all’obiettivo di riduzione del rapporto tra crediti deteriorati netti e patrimonio tangibile (Texas Ratio) in arco di Piano,
    • gli oneri per incentivi all’esodo per 323 milioni (207 al netto di imposte e di terzi) finalizzati alla progressiva riduzione degli organici del Gruppo,
    • l’impairment dei marchi (63 milioni, 38 al netto di imposte e terzi) e parte delle spese progettuali (12 milioni circa, 8 al netto di imposte e terzi contabilizzati nel 2° e 3° trim 2016) correlati al progetto “Banca Unica”.

      6 Tra gli elementi strategici del Piano 2019/2020 del Gruppo vi è l’obiettivo di ridurre il rapporto tra crediti deteriorati netti e patrimonio tangibile (il cd Texas ratio. Per poter conseguire tale risultato, il Gruppo ha deciso di adottare un approccio ulteriormente prudenziale nella gestione dei crediti problematici, incrementando le coperture con maggiori rettifiche, che hanno determinato un conseguente parziale riassorbimento della “shortfall” (851 milioni), già dedotta dal CET1 fully loaded, generando un beneficio stimato sul CET1 di circa 40 punti base aggiuntivi che si manifesterà progressivamente nei prossimi esercizi a partire dal 2017. L’importo relativo al costo del credito è esposto al netto di tale componente.

del Piano Industriale , contabilizzati nel 2trim2016

3

I risultati dei primi 9 mesi del 2016 rispetto ai primi 9 mesi del 2015

I primi 9 mesi dell’anno si sono chiusi con proventi operativi per 2.334 milioni, rispetto ai 2.467 milioni dei primi 9 mesi del 2015, segnati dal minor contributo del margine d’interesse e della finanza, mentre risulta in crescita l’apporto delle commissioni nette.

Nel dettaglio, il margine d’interesse, pari a 1.133 milioni, ha mostrato una flessione rispetto ai 1.246 milioni dell’analogo periodo del 2015, attribuibile in parti pressoché uguali alla riduzione del contributo del portafoglio titoli di proprietà – per il quale è in corso una manovra di riduzione e ricomposizione, come da Piano Industriale – e alla contrazione del risultato dell’intermediazione con la clientela in uno scenario di forte riduzione dei tassi di mercato (l’Euribor a 1 mese è sceso in media nei 9 mesi a -33 punti base dai precedenti -5 punti base).

Nel dettaglio, il portafoglio titoli di proprietà ha generato interessi attivi per circa 172 milioni rispetto ai precedenti 227,8 – in presenza di investimenti in titoli di debito scesi nei 12 mesi di 1,3 miliardi (-3,2 miliardi il portafoglio titoli di stato italiani). Il margine netto prodotto dall’attività di intermediazione con la clientela si è attestato a 966,8 milioni, in flessione rispetto ai precedenti 1.026,5 principalmente per effetto dell’impatto dell’evoluzione dei tassi di mercato, non controbilanciata dall’evoluzione dei volumi di impiego, stabili in termini medi, e dalla progressiva riduzione in corso del costo della raccolta.

L’andamento del margine d’interesse risente inoltre della riduzione degli interessi attivi registrati sulle attività deteriorate, in relazione alla significativa contrazione dei volumi di inadempienze probabili, pari a -34,9 milioni anno su anno.

Le commissioni nette hanno totalizzato 988,8 milioni, +2% rispetto all’analogo periodo del 2015 nonostante la minor presenza di commissioni di performance (-4,6 milioni). Le commissioni relative ai servizi di gestione, intermediazione e consulenza, che rappresentano il 56% circa dell’aggregato commissionale, si sono attestati a 555,3 milioni, in crescita del 7,1% rispetto al 2015; le commissioni correlate all’attività bancaria tradizionale ammontano a 433,5 milioni, e registrano una riduzione del 3,9% rispetto all’anno precedente.

Il risultato dell’attività finanziaria si è posizionato a 106,3 milioni (138,9 milioni di euro nei primi 9 mesi del 2015), e registra i seguenti contributi:

  • –  per 23,5 milioni dall’attività di negoziazione (57,3 milioni nei 9M2015);
  • –  per 89,1 milioni dalla cessione di asset finanziari (70,6 milioni nei 9M2015), principalmente

    riconducibili, come nel periodo precedente, alla cessione di titoli di Stato italiani; la voce comprende inoltre nel 2016 gli introiti riconducibili alle azioni Visa Europe Ltd, per un ammontare complessivo di 15,2 milioni contabilizzati nel 2trim2016;

  • –  per -7,2 milioni dalla valutazione delle attività finanziarie al fair value (+3,8 milioni nei 9M2015);
  • –  per 1 milione dalle attività di copertura (+7,3 milioni nei 9M2015).

    Dal lato dei costi, nonostante l’inclusione dei contributi ordinari al Fondo di Risoluzione (circa 32

    milioni nel 1trim2016) e al Deposit Guarantee Scheme (26,4 milioni nel 3 trim2016), non presenti 7

    7
    Vedasi nota 2

nel 2015 , gli oneri operativi dei primi 9 mesi dell’anno si sono attestati a 1.553,2 milioni di euro, con un incremento di soli 11,1 milioni rispetto al 2015.
Gli oneri operativi non includono i costi straordinari correlati al nuovo Piano Industriale, che sono stati riclassificati a voci proprie, per consentire la disamina delle tendenze operative ordinarie.

4

Nel dettaglio:
– le spese per il personale hanno registrato un’ulteriore riduzione di 18,9 milioni (-1,9%) rispetto ai

primi 9M2015, totalizzando 953,8 milioni. I risparmi derivano principalmente dalla diminuita forza lavoro media (-285 risorse nei dodici mesi), dal turnover delle risorse incentivate, nonché dai minori esborsi per prestazioni lavorative nelle varie forme previste dagli Accordi sindacali via via sottoscritti, dai congedi straordinari fino all’impatto dei nuovi part-time;

– le altre spese amministrative, pari a 493,4 milioni, includono i 58,4 milioni complessivi relativi ai contributi ordinari al Fondo di Risoluzione e al Deposit Guarantee Scheme di cui sopra, non

8
presenti nel 2015 in questa voce , e si raffrontano con i 454,6 milioni del 2015. Al netto di tali

contributi, le altre spese amministrative risultano in riduzione del 4,3% rispetto al 2015, grazie al

contenimento di pressoché tutte le componenti di costo.
– infine, le rettifiche di valore nette su attività materiali e immateriali hanno totalizzato 106

milioni, registrando una diminuzione di 8,7 milioni rispetto ai primi 9M2015 per effetto di minori ammortamenti in ambito IT e real estate, ma anche di una minor PPA allocata a seguito dell’impairment dei marchi effettuato in sede di attivazione del Piano Industriale.

Nei primi 9 mesi dell’anno sono state contabilizzate rettifiche di valore nette per deterioramento crediti per 1.373,8 milioni (557,6 nei 9M2015). Le maggiori rettifiche annunciate il 27 giugno u.s. quale premessa alle proiezioni di Piano Industriale, hanno comportato il parziale riassorbimento della cosiddetta “shortfall”, ossia della differenza tra la perdita attesa e le rettifiche di valore, già dedotta dal patrimonio di vigilanza, per circa 851 milioni. Al netto di tale importo, le rettifiche di valore del periodo ammontano a circa 522,9 milioni.

Grazie alle rettifiche di valore effettuate, la copertura complessiva dei crediti deteriorati ha segnato un incremento, attestandosi, inclusi gli stralci, al 45,1% (era il 44,3% a giugno 2016 e il 37,2% a dicembre 2015).

Infine, il conto economico dei primi 9 mesi del 2016 registra rettifiche di valore nette per deterioramento di altre attività/passività finanziarie per 50,9 milioni (6,4 nel 2015) essenzialmente riconducibili a un importo una tantum (43,4 milioni lordi) relativo al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da una posizione di credito deteriorato.

***

I risultati del 3 trimestre 2016 rispetto al 2 trimestre 2016

Dopo la perdita netta pari a 829 milioni registrata nel 2trim2016 (a seguito della contabilizzazione

nel mese di giugno degli impatti derivanti dall’attuazione del Piano Industriale, descritti sopra, per

9
circa 835 milioni netti e dell’appostamento di rettifiche di valore “una tantum” su strumenti

finanziari rivenienti da una posizione di credito deteriorato per 39,4 milioni netti), il 3trim2016 si è chiuso con un utile pari a 32,5 milioni, molto vicino all’utile di 37,6 milioni conseguito nel 3trim2015, nonostante la contabilizzazione nel 2016 di un maggior importo relativo al contributo ordinario annuo al Deposit Guarantee Scheme per oltre 10 milioni netti incrementali.

8

9
Vedasi nota 1

Vedasi nota 2

5

Dal punto di vista dell’operatività ordinaria, il terzo trimestre del 2016 ha registrato i seguenti andamenti:

  • –  il margine d’interesse si è contratto del 2,8% (10,4 milioni) 3trim2016/2trim2016. La riduzione è

    ascrivibile all’ulteriore riduzione del portafoglio titoli (-1,2 miliardi trim/trim), a minori interessi contabilizzati in relazione alla riduzione delle inadempienze probabili, e all’ulteriore riduzione dei tassi di mercato (da una media Euribor a 1 mese di -35 bps nel 2trim2016, a -38 bps nel 3trim2016), che hanno influenzato gli spread clientela. Nel margine d’interesse del periodo non è stato contabilizzato il vantaggio relativo al TLTRO2 (10 milioni), che avrebbe riportato il margine trimestrale ai livelli del 2trim2016.

  • –  Le commissioni nette si sono attestate a 321 milioni, con la consueta stagionalità rispetto ai 330,3 milioni del 2trim2016, ma in crescita del 7% rispetto al dato del 3trim2015 (300 milioni).
  • –  Il risultato dell’attività finanziaria è sceso a 23,8 milioni rispetto ai 66,9 milioni del 2trim2016, principalmente a seguito di minori cessioni di titoli AFS (-53 milioni). Il 2trim2016 includeva inoltre gli introiti riconducibili alle azioni Visa Europe Ltd, per un ammontare complessivo di 15,2 milioni, non più presenti nel 3trim2016.

    Gli oneri operativi si sono complessivamente attestati a 515 milioni, sostanzialmente in linea con il dato del 2trim2016 (510,5 milioni), nonostante l’inclusione di 26,4 milioni di contributo ordinario al Deposit Guarantee Scheme.

In dettaglio, rispetto al precedente trimestre:

  • –  le spese per il personale, pari a 314,7 milioni, si presentano in discesa sia rispetto al 2trim2016

    (319,3) che all’analogo periodo del 2015 (318 milioni), sintetizzando i risparmi conseguenti all’applicazione degli Accordi sindacali tempo per tempo sottoscritti e alla dinamica delle componenti variabili delle retribuzioni (in riduzione dopo le erogazioni una tantum contabilizzate nel secondo trimestre);

  • –  le altre spese amministrative si sono attestate a 166,1 milioni, in crescita di soli 10,6 milioni rispetto al 2trim2016 nonostante l’inclusione di 26,4 milioni di contributo al DGS. Al netto di tale contributo, le altre spese amministrative avrebbero segnato infatti una contrazione di 15,8 milioni;

– le rettifiche di valore su immobilizzazioni materiali e immateriali si sono attestate a 34,3 milioni (-1,4 milioni), per effetto della minore PPA allocata, a seguito della svalutazione dei marchi effettuata tra i costi “una tantum” per l’avvio del Piano Industriale nel mese di giugno.

Nel terzo trimestre dell’anno sono state contabilizzate rettifiche di valore nette per deterioramento crediti per 167,4 milioni, ossia un costo del credito annualizzato dello 0,82%.
Si rammenta che nel 2trim2016 le rettifiche di valore su crediti si sono attestate a 1.051 milioni, includendo le maggiori rettifiche annunciate il 27 giugno u.s. quale premessa alle proiezioni di Piano Industriale, che hanno comportato il parziale riassorbimento della cosiddetta “shortfall”, ossia della differenza tra la perdita attesa e le rettifiche di valore, già dedotta dal patrimonio di vigilanza, per circa 851 milioni. Al netto di tale importo, le rettifiche di valore del 2trim2016 ammontano a circa 200 milioni.

Le rettifiche effettuate hanno comportato un ulteriore incremento della copertura complessiva dei crediti deteriorati, passata a settembre 2016, inclusi gli stralci, al 45,1% rispetto al 44,3% del giugno 2016.

Infine, come annunciato in sede di Piano Industriale, nel terzo trimestre dell’anno sono stati contabilizzati ulteriori oneri “una tantum” relativi al progetto Banca Unica, pari, al netto di imposte e terzi, a circa 4,5 milioni.

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Gli aggregati patrimoniali

Al 30 settembre 2016, gli impieghi verso la clientela ammontano a 82,0 miliardi di euro, rispetto agli 83,9 miliardi di giugno 2016 (84,6 miliardi di fine dicembre 2015).
Nel dettaglio, l’aggregato sintetizza i seguenti andamenti:

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  • –  i crediti in bonis verso la clientela sono pari a 73,4 miliardi (-1,6% rispetto a giugno 2016,

    -0,3% rispetto a dicembre 2015) e riflettono la stabilità a giugno e settembre degli stock a medio- lungo termine (55,7 miliardi circa rispetto ai 54,9 del dicembre 2015) dato che le nuove erogazioni riescono ormai pienamente a compensare lo stock in run-off (-200 milioni circa ogni trimestre), mentre risultano in contrazione gli stock a breve termine settembre su giugno (-1,1 miliardi), effetto di una certa stagionalità presente nel periodo settembre/giugno tutti gli anni, ma anche del risultato della revisione, iniziata al lancio del Piano Industriale, che sta portando alla graduale eliminazioni di posizioni ad EVA negativo. Tale eliminazione ha comportato, nel 3trim2016, una riduzione di circa 0,5 miliardi di crediti a breve termine, senza impatto sul margine d’interesse, ma con vantaggi in termini di minori rwa e di accantonamenti alla riserva collettiva.

  • –  l’esposizione verso la CCG è pari a 0,2 miliardi (0,8 a giugno 2016 e 1,2 a dicembre 2015);
  • –  i crediti deteriorati netti sono ulteriormente scesi a 8,3 miliardi (-2,1% rispetto a giugno 2016,

    -14,0% rispetto a dicembre 2015).

    Per quanto riguarda la qualità del credito, lo stock di crediti deteriorati lordi si attesta a fine settembre 2016 a 13.231 milioni (in ulteriore discesa rispetto ai 13.280 milioni di giugno 2016 e ai

    11

.
I flussi da crediti in bonis a crediti deteriorati confermano una significativa contrazione,

13.434 del dicembre 2015), in sostanziale assenza di cessione di crediti

essendosi ridotti di un ulteriore 50,7% rispetto ai primi nove mesi del 2015.

I risultati di fine settembre 2016 mostrano coperture in ulteriore miglioramento. Includendo i crediti stralciati, la copertura del totale crediti deteriorati sale al 45,1% (era il 44,3% a giugno 2016 e il 37,2% a dicembre 2015).
Al netto dei crediti stralciati, la copertura del totale crediti deteriorati è pari al 37% (in aumento rispetto al 35,9% di giugno 2016 e al 27,9% di dicembre 2015).

Quale risultato della combinazione della riduzione degli stock lordi e di maggiori coperture, le consistenze di crediti deteriorati netti scendono ulteriormente a 8.333 milioni (erano 8.512 milioni a giugno 2016 e 9.689 milioni a dicembre 2015).
Nel dettaglio:

  • –  lo stock di sofferenze nette ammonta a 3.913 milioni (3.849 a giugno 2016 e 4.288 milioni a dicembre 2015).
    Includendo i crediti stralciati, la copertura delle sofferenze sale a settembre 2016 al 58,55% (era il 58,25% a giugno 2016 e il 52,25% a dicembre 2015).

    Al netto dei crediti stralciati, la copertura delle sofferenze è del 47,77% (in crescita rispetto al

    46,66% di giugno 2016 e al 38,64% di fine 2015).

  • –  la categoria delle inadempienze probabili (cd. “Unlikely to pay”) ammonta in valori netti a 4.258

    milioni di euro (4.470 a giugno 2016 e 5.147 a dicembre 2015), esprimendo una copertura del

    23,54%.

  • –  le posizioni scadute/sconfinanti nette ammontano a 162 milioni rispetto ai 194 milioni di giugno

    2016 e ai 254 del dicembre 2015, con una copertura del 4,97% .

    10
    Al netto della CCG indicata nel seguito

    11

Vedasi nota 3

7

La raccolta diretta da clientela ordinaria, pari a 69,3 miliardi a settembre 2016 (69,8 miliardi a giugno 2016, 72,5 miliardi lo scorso dicembre) risulta in riduzione essenzialmente per effetto della progressiva scadenza di obbligazioni collocate a loro tempo su reti terze (-1,3 miliardi da dicembre 2015 a settembre 2016, -0,3 miliardi da giugno a settembre 2016).

Si confermano peraltro le tendenze già rilevate sulla clientela del Gruppo:

  • –  costante incremento dei conti correnti, attestatisi a 50,3 miliardi a settembre 2016 dai 49,1 di

    giugno 2016 e dai 47,7 di dicembre 2015;

  • –  riduzione degli stock di obbligazioni collocate sulla clientela a seguito dei minori collocamenti

    previsti in sede di Piano Industriale anche in considerazione della normativa sul bail-in (-4,4

    miliardi nei nove mesi a 16 miliardi circa).
    Si rileva la favorevole evoluzione della raccolta indiretta da clientela ordinaria, che si è portata a 80,1 miliardi. Nel dettaglio il risparmio gestito in senso stretto si è attestato a 36,7 miliardi (+7,7% rispetto a dicembre 2015 e +4,2% rispetto a giugno 2016), la raccolta assicurativa a 16,1 miliardi (+11,6% rispetto a dicembre 2015 e +2,9% rispetto a giugno 2016) mentre la raccolta amministrata, pari a 27,2 miliardi, risulta in flessione del 12,1% rispetto dicembre 2015, principalmente per effetto della performance di mercato, ma stabile rispetto a giugno 2016.

    La raccolta diretta da clientela istituzionale ammonta a 15,3 miliardi a settembre 2016, in riduzione rispetto ai 17,7 miliardi di giugno 2016 (erano 19 miliardi ai fine 2015) per effetto di minori pronti contro termine con la CCG (-4 miliardi circa rispetto a dicembre 2015) mentre sono rimasti sostanzialmente invariati i volumi di Obbligazioni Bancarie Garantite (9,5 miliardi) e di EMTN (3,5 miliardi). Nel mese di ottobre sono state effettuate emissioni di OBG e EMTN complessivamente per oltre 1 miliardo.

    L’esposizione del Gruppo verso la BCE consiste in un ammontare totale di 10 miliardi di euro di TLTRO2, iscritti tra i “Debiti verso Banche” e quindi non inclusi nella raccolta diretta.

    Si riconferma la solidità della posizione di liquidità del Gruppo, con indici di liquidità (Net Stable Funding Ratio e Liquidity Coverage Ratio) ormai da anni superiori a 1, e uno stock di attività stanziabili complessivamente pari, al 30 settembre 2016, a 29,3 miliardi di euro, (di cui 16,6 disponibili), già al netto degli haircut.

    A fine settembre 2016, le attività finanziarie del Gruppo hanno una consistenza al mark to market di 18,4 miliardi di euro, di cui 15 miliardi relativi a titoli di stato italiani: quest’ultimo aggregato risulta in diminuzione rispetto al dato di giugno 2016 (16,2 miliardi), in continuità con le previsioni di Piano Industriale.

    Al 30 settembre 2016, il patrimonio netto consolidato del Gruppo UBI Banca, incluso il risultato di periodo, si attesta a 8.890 milioni di euro rispetto ai 8.842 milioni di euro di fine giugno 2016 e rispetto ai 9.982 milioni di fine dicembre 2015.

    Gli indici patrimoniali a fine settembre 2016 risultano in crescita rispetto a giugno 2016 e confermano la solidità del Gruppo UBI Banca.
    Il CET 1 ratio “phased in” al 30 settembre 2016 risulta pari al 11,68% rispetto al 11,43% di giugno 2016; il CET1 stimato a regime è pari al 11,28% rispetto al 11,02% di giugno 2016.

    Si rammenta che l’annunciato riacquisto delle minorities presenti nelle Banche Rete, principalmente mediante emissione di azioni UBI, e l’effetto della deducibilità fiscale delle maggiori rettifiche su crediti effettuate porteranno progressivamente un beneficio stimato in circa +70 punti base sul CET1 fully loaded, beneficio non incluso nel dato di settembre.

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Il Total Capital Ratio “phased in” si attesta al 14,55% (14,47% a giugno 2016 e 13,93% al 31 dicembre 2015).
Infine, il Leverage ratio calcolato in base alle indicazioni del Regolamento Delegato UE 2015/62, ammonta “phased in” al 5,86% e “fully loaded” al 5,68%.

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Al 30 settembre 2016, le risorse umane del Gruppo UBI Banca totalizzavano 17.573 unità rispetto alle 17.716 di fine 2015. L’articolazione territoriale a fine periodo constava di 1.532 sportelli in

Italia (1.531 a giugno 2016) e 6 all’estero.

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Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari

Elisabetta Stegher, quale Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari di Unione di Banche Italiane Spa attesta, in conformità a quanto previsto dal secondo comma dell’articolo 154 bis del “Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria”, che l’informativa contabile contenuta nel presente comunicato corrisponde alle risultanze documentali, ai libri e alle scritture contabili.

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Prevedibile evoluzione della gestione ordinaria (al netto degli elementi non ricorrenti)

Complessivamente la dinamica dei proventi operativi è prevista in crescita rispetto a quella del 3° trimestre, con un miglioramento della componente core ed un minore apporto dell’attività di negoziazione e copertura.
Gli interventi attuati a partire dal 2015 consentono di confermare l’obiettivo di contenimento degli oneri operativi ricorrenti del 2016 in linea con l’anno precedente, assorbendo i maggiori costi relativi alla contribuzione ordinaria al Fondo di Risoluzione e al Fondo di Garanzia dei Depositi.

La rischiosità particolarmente contenuta del portafoglio in bonis e la prosecuzione della riduzione del flusso di nuovi crediti deteriorati, dovrebbero confermare una riduzione del costo del credito nel quarto trimestre 2016 rispetto all’equivalente periodo del 2015.

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