Elnòs Ikea: parliamone pure male, ma senza dire bugie

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di Alessandro Benevolo – Giovedì giornata inaugurale del grande centro commerciale voluto dal Comune di Roncadelle e promosso dalla multinazionale svedese. Scene già viste, 30.000 agguerriti compratori, ingorghi in tangenziale, code ai negozi appena aperti inseguendo curiosità e occasioni.

Visto il numero di visitatori c’è da dubitare del fatto che la pioggia di critiche dei mesi scorsi che ha investito le amministrazioni comunali coinvolte (di segno piddino) fossero tutte genuine. L’edificio sarà brutto, troppo grande e troppo vicino ad altri centri del genere; la pubblicità ingannevole, le corse degli autobus cittadini troppo corte per raggiungerlo, ma intanto si registra il tutto esaurito.

Personalmente non sono un grande appassionato di queste strutture, preferisco fare acquisti nei piccoli negozi o nei mercati rionali. A Brescia poi abbiamo troppi di questi centri, mal distribuiti e anche poco originali. Quanto basta per esprimersi a sfavore, ma restando in questo campo sono fiorite e fioriscono contrarietà basate su luoghi comuni e piccole bugie.

Numero 1: è una colata di cemento che consuma ulteriore territorio in un hinterland urbano i cui terreni sono stati già abbondantemente consumati. Falso: Elnòs (si chiama proprio così: nome orrendo) occupa un’area industriale dismessa, consuma un terreno già precedentemente edificato e quindi tecnicamente non si può parlare né di colata e né di consumo.

Numero 2: diamo il colpo di grazia al commercio di vicinato del nucleo antico di Brescia, dopo averlo ferito mortalmente con la Freccia Rossa. Qualcuno può veramente credere che un gruppo di negozi in franchising di brand celebri chiusi dentro un edificio sulla tangenziale a 4 Km. di distanza possa far concorrenza alle botteghe del nucleo antico del capoluogo? Sono due offerte (purtroppo in parte coincidenti) così diverse per tipologia, per atmosfera, che si appoggiano a due domande commerciali diverse. Più che strillare contro queste aperture, suggerisco amichevolmente ai tanti amici che conosco e hanno un negozio in centro a Brescia: seguitate a diversificarvi, puntate su merci non reperibili nei centri commerciali e vedrete che anche 5 Elnòs non diminuiranno la vostra clientela.

Numero 3: non serve, ce ne sono altri lì vicino (Campo Grande, Brescia 2000, Rondinelle, ecc.). Vero, ma Elnòs nasce per fare le scarpe proprio a loro (non ai dettaglianti dei centri storici), per offrire spazi nuovi, servizi migliori: un’”esperienza di acquisto” nuova, come dicono gli esperti in questo settore. E’ un’evoluzione della specie centro commerciale e come tutte le specie evolute si impone a danno di quelle che lo sono meno.

Numero 4: non è raggiunta dal trasporto pubblico urbano e quindi si favorisce l’uso dell’automobile per raggiungere la struttura. Anche qui, ci si chiede come sia possibile pensare che la natura di questo luogo creato apposta qui per favorire gli automobilisti (che lo raggiungono direttamente dagli svincoli delle tangenziali e parcheggiano senza sforzo) possa essere messa in discussione da un autobus che lo raggiunge. Se ci sarà bene; se non ci sarà cambia poco.

Parliamo pure male dei centri commerciali, ma usiamo argomenti convincenti. A questo proposito, mi permetto qui di sollecitare una riflessione a proposito della prossima inevitabile chiusura dei molti centri commerciali vicini e lontani dalla nuova grande IKEA. Ce ne sono già troppi e molti hanno conosciuto la crisi ancor prima dell’apertura di questi nuove strutture. Il loro destino mi sembra segnato. Cosa ne facciamo? Come possiamo riconvertirli? Quali nuovi usi è possibile immaginare?

Questi mi sembrano in prospettiva i quesiti importanti sui quali val la pena impegnarsi a trovare delle soluzioni.

  • Architetto

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