Magazine di informazione economica di Brescia e Provincia

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Luglio 2016 - page 3

Atp e Casa industria, per le candidature c’è tempo fino al 29 agosto

in Economia/Evidenza/Partecipate e controllate by

Il Comune di Brescia cerca rappresentanti in fondazioni e società. Il sindaco di Brescia comunica con una nota che è riaperto fino alle 12 del 29 agosto il termine per la presentazione di proposte di candidature per la nomina di tre membri in seno al consiglio di Indirizzo e la nomina di un Revisore legale in seno alla Fondazione Casa di Industria Onlus. Alla stessa data è spostato il termine per la presentazione di proposte di candidature per la individuazione di candidati per la formazione di lista ai fini della nomina di un rappresentante del Comune in seno al Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia per il trasporto pubblico locale del bacino di Brescia, in surrogazione di membro dimissionario.

Multe in aumento in città: la media è di 43 euro per ogni patentato

in Economia/Istituzioni by

Quarantatre euro per ogni patentato residente in città. E’ questo il dato pubblicato nelle scorse ore dal Corsera sulle sanzioni comminate agli automobilisti in città. Nei primi cinque mesi del 2016 la Loggia ha incassato 5 milioni e 288mila euro, con un aumento del 22 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un trend “positivo” dunque, in controtendenza con il dato nazionale che segna un calo del 12 per cento. Lo scorso anno i vigili bresciani avevano staccato 49mila multe per divieto di sosta e 50mila a chi aveva posteggiato nelle linee blu senza pagare. Soltanto 1.800 le sanzioni per guida al cellulare, 1.415 quelle per il mancato uso delle cinture.

Fiera, è arrivato il momento di unire le forze

in Economia/Opinioni by

di Sandro Belli* – Fiera si, fiera no. Per anni il dibattito è proseguito, poi l’oblio. Pochi, fra i quali Bresciacittagrande ( per questo a volte sbeffeggiata) hanno continuato insistentemente a sostenere che una città operosa, artigianale e industriale come Brescia avesse bisogno di un punto espositivo idoneo, per mostrare la propria produzione e la propria creatività, per incontrare e confrontarsi con clientela di vario tipo, per svolgere un marketing serio, sul pezzo.

Per dar senso e forza ad un grande progetto di rilancio dell’intero comparto, si proponeva di considerare il palazzetto EIB e la Fiera come un tutt’uno. Si chiedeva,in altre parole, di pensare, attrezzare, organizzare e in seguito gestire le due realtà in modo sinergico, sotto un’unica regia. Si chiedeva,inoltre, di preoccuparsi delle adiacenze, dei parcheggi e dei servizi limitrofi; di non dimenticare la raggiungibilita’ da strade, autostrade, stazione ecc.Tutto ciò non solo per le migliori chance  possibili al comparto, ma anche per renderlo più comodo e più versatile rispetto a possibili aree concorrenti, vicine o lontane. Una realtà nuova, ben attrezzata, moderna, gestita in modo snello e a costi contenuti, nella quale tra eventi ed esposizioni dei due edifici non solo non vi fosse sovrapposizione e concorrenza, ma convergenza ed ampia possibilità di utilizzo comune degli spazi, dei servizi e della sede direzionale. Ma tutto ciò non ci pareva sufficiente.

L’ ambito cittadino sembrava essere troppo limitato. Una realtà che doveva poter aver una voce internazionale, andava accompagnata da energie non solo locali. La prospettiva poliprovinciale, inserita nel grande tema della Lombardia Orientale ci sembrò assolutamente consona e indispensabile.

Oggi, dopo che sembra tutto pronto per ripartire, vorremmo riproporre quanto tempo fa scrivevamo nella convinzione che sia ancora utile ed attuale, aggiungendo questa considerazione : non abbiamo alcun dubbio che Brescia possa gareggiare quantomeno con città di medie dimensioni, come Vicenza, Verona, Bergamo, Rimini, ecc, città nelle quali le attività  fieristica, espositiva e congressuale sono presenti e, a volte in sviluppo. Come sempre serve vera convinzione e condivisione della comunità di tutta la vasta area lombardoorientale delle forze politiche ed economiche, superando gelosie e campanilismi.

Oltre a ciò  è nostra convinzione che una città non può essere costituita da tante “isolette”, da attività scollegate quando non addirittura antitetiche, da associazioni e società che, ciascuna per se, senza alcun collegamento o rapporto, pur avendo l’obiettivo comune di vivacizzare o dar lustro alla città, impiegano singolarmente ingenti risorse della comunità. Spesso una singola  attività si organizza con strutture societarie o direttive che impegnano troppi componenti, consigli di amministrazione con una pletora di consiglieri, uno per partito o uno per corrente o per categoria, con comitati tecnici a latere o direttivi operativi esagerati, creando organismi costosi e non preoccupandosi di coordinare le proprie iniziative con altri organismi similari. Per dimenticare e superare questa abitudine tutta italiana allo spreco di risorse e al concetto ” nella mia parrocchia comando io” e sopratutto per riuscire a sorreggere e sviluppare con costi sopportabili attività importanti per la città, come un nuovo comparto fieristico-sportivo-congressuale ci si deve convincere che le sinergie sono indispensabili e che si deve “unire le forze”.

* Imprenditore

Camera di commercio, 50mila euro di aiuti agli allevatori bresciani

in Agricoltura e allevamento/Camera di commercio/Economia/Evidenza by

La Camera di Commercio di Brescia ha stanziato un fondo di € 50.000 destinato alle imprese agricole operanti nel settore dell’allevamento di bovini, bufale, ovini e caprini da latte, per l’acquisto di nuove vasche da latte. Il bando di concorso avrà durata dal 18 luglio al 31 dicembre 2016. Il contributo coprirà il 50% della spesa al netto di IVA, fino ad un massimo di € 5.000 per ogni impresa, con una spesa minima di € 2.000. L’assegnazione dei contributi avverrà secondo il criterio della priorità cronologica di presentazione delle domande on line. Per visionare il regolamento ed i moduli collegarsi al sito www.bs.camcom.it alla pagina Contributi alle imprese/Bandi di contributo camerali/Settore Agricoltura. Per informazioni contattare l’Ufficio Promozione del Territorio: tel. 030/3725.271-356.

La Cgil in festa a Collebeato dal 27 al 31 luglio

in Cgil/Economia/Evidenza/Sindacati by

La Camera del Lavoro di Brescia è in festa per cinque giorni, da mercoledì 27 luglio a domenica 31 luglio, al Centro Civico «Porta del Parco» di Collebeato. Saranno un’occasione di socialità, perchè i social network possono essere utili ma è anche necessario incontrarsi a tavola per godersi buon cibo – magari con cuochi professionisti, tra cui la masterchef Lucia – e un momento di riflessione sui grandi temi del presente che stanno caratterizzando l’iniziativa sindacale della Cgil. La carta dei diritti universali del lavoro innanzitutto, cassetta degli attrezzi per affrontare con gli strumenti adeguati le sfide future. Le mobilitazioni in corso per rinnovare i contratti nazionali e per cambiare la legge Fornero sulle pensioni. La lotta contro il caporalato, piaga moderna che riguarda anche la nostra provincia, e le iniziative per garantire il diritto alla salute. E ovviamente le migrazioni, tema del nostro tempo che si intreccia con i destini dell’Europa. Numerosi gli ospiti di rilievo che interverranno alla festa, tra i quali Cesare Damiano (presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei deputati), il presidente nazionale della Fondazione Migrantes Gian Carlo Perego, il prefetto Valerio Valenti, il segretario generale nazionale Cgil Susanna camusso e i due segretari nazionali Maurizio Landini (Fiom Cgil) e Ivan Pedretti (Spi Cgil).

Dibattiti

Nel dettaglio, per quanto riguarda i momenti di approfondimento Mercoledì 27 luglio (ore 18,30) interverranno, moderati dal giornalista del Corriere della Sera Massimiliano Del Barba, il segretario generale nazionale Fiom Cgil Maurizio Landini e il docente di Economia dell’Università statale di Brescia Sergio Albertini, sul tema: «115 anni Fiom. Dal 1901 da una parte sola: con i lavoratori e le le loro lotte per la democrazia. Ma se il lavoro non c’è più? E se servissero più ingegneri e meno operai?».

Giovedì 28 luglio alle 18 il dibattito «Il Quinto Stato. Studenti, precari, autonomi e freelance»: ad intervenire, intervistato dal giornalista economico del Corriere e blogger della “Nuvola del Lavoro” Fabio Savelli, il segretario generale nazionale della Cgil Susanna Camusso. Sempre giovedì, alle 19,30 aperitivo rosso con Lucia Giorgi, la delegata Filcams Cgil quinta classificata nell’edizione 2015 di Masterchef. In serata, alle 20,30, la presentazione del «Progetto Aiki» a favore di Emergency.

Venerdì 29 luglio (ore 20,30) al centro della riflessione le pensioni di oggi e di domani: videomessaggio introduttivo del presidente nazionale dell’Inps Tito Boeri e a seguire, moderati da Erminio Bissolotti del Giornale di Brescia, l’economista Angelo Marano, il presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati Cesare Damiano e il segretario generale Spi Cgil nazionale Ivan Pedretti.

Sabato 30 luglio due le occasioni di riflessione: alle 18,30 «Diritto alla cura, un diritto disatteso», la presentazione del progetto di Emergency «Programma Italia» con Anna Cordini; alle 19,30 il dibattito «Ci mettiamo le tende. legalità e contratti per un lavoro di qualità» con il rappresentante dei Sikh del Lazio Gurmukh Singh, il funzionario Flai Cgil di Brescia Banasal Harpreet, Andrea Paco Mariano della Snk Video factory e il segretario Flai Cgil di Brescia Alberto Semeraro.

Domenica 31 luglio, alle 18,30, il dibattito «Profughi. Storie in cammino» con Don Fabio Corazzina, il direttore della Fondazione Migrantes Gian Carlo Perego e il prefetto di Brescia Valerio Valenti.

Spettacoli

Per quanto riguarda gli spettacoli mercoledì 27 luglio il concerto della «Eusebio Martinelli Gipsy Orkestar», giovedì 28 degli «Yo Yo Mundi», venerdì 29 dei «RedSka» e il djset di GioSkaRockSteady, sabato 30 lo show «Cronache sessuali» di Antonio Cornacchione, il concerto di «Isaia & Radio Clochard» e a mezzanotte «Su fratelli, su compagne», canti di protesta, di lotta e del lavoro per concludere la serata con chitarre e fisarmoniche. Domenica 31 luglio, alle 20,30 «Palco aperto: spazio agli iscritti», alle 21 il concerto rock/blues dei «True Grit» e alle 22,30 la pizzica dei «Nati così».

A completare il programma, durante la festa della Cgil si terranno anche tornei di basket e di calcio (con, in questo caso, ben quattro squadre di migranti), occasione ulteriore di socialità e di scambio anche attraverso la pratica sportiva.

Tutte le sere dalle 19 saranno in funzione gli stand enogastronomici; presenti gli stand delle associazioni e un’area bimbi. L’ingresso è libero e gratuito. Disponibilità di ampio parcheggio, la festa al centro Civico di Collebeato “Porta del Parco” si trova in via Trento (seguire le indicazioni centro sportivo).

Tutti i dettagli sulla festa su www.cgil.brescia.it e la pagine facebook dedicata. Info 0303729204 oppure 3316208605.

Ricerca Aib: il Mercato del lavoro in Provincia di Brescia

in Aib/Associazioni di categoria/Economia/Lavoro by

Rapporto 2015 A cura di Davide Fedreghini e Caterina Perugini

Centro Studi AIB Luglio 2016

 

Nel presente documento vengono illustrati i risultati più significativi dell’indagine sul Mercato del Lavoro in provincia di Brescia (anno 2015), realizzata dal Centro Studi dell’Associazione Industriale Bresciana nel periodo tra marzo e maggio 2016.
L’indagine, come è noto, si inserisce in una più ampia iniziativa del CSC (Centro Studi Confindustria), istituita nel 2005, e relativa all’Indagine del Sistema Confindustria sul mercato del lavoro, che si è rivelata nel corso degli anni un valido supporto per orientare le politiche associative e meglio mirarle alle esigenze delle imprese. La rete dei Centri Studi di Confindustria Lombardia, da qualche anno, coordina l’indagine a livello regionale e contribuisce per circa un terzo al campione nazionale. All’indagine relativa al 2015 hanno risposto 235 imprese iscritte all’Associazione Industriale Bresciana, all’interno delle quali sono occupati poco più di 27 mila addetti. Si tratta di numeri rilevanti, che certificano il valore e la portata dei risultati di seguito discussi. Rispetto all’edizione dello scorso anno è significativamente aumentato il numero delle aziende che hanno aderito all’iniziativa: pertanto i dati presentati in questa sede non sono perfettamente confrontabili con quelli dell’indagine precedente, sebbene vi sia una forte convergenza sulle tendenze di fondo dei fenomeni analizzati. Come auspicato negli anni passati, il documento ha assunto una periodicità annuale e costituisce, al pari di altri report realizzati dal Centro Studi AIB, un momento di stimolo per tutti gli attori (imprese, associazioni di categoria, organizzazioni politiche e sindacali, media, ecc.) interessati a conoscere e a interpretare le dinamiche che caratterizzano il mercato del lavoro in provincia di Brescia.

Prima di presentare i risultati dell’indagine, appare opportuno fornire, attraverso il ricorso a fonti esterne, un sintetico quadro dei principali elementi che hanno contraddistinto nel 2015 il mondo del lavoro in ambito territoriale. Più in dettaglio, il riferimento va:

• agli indicatori di performance desunti dalle statistiche ufficiali elaborate dall’ISTAT e dall’EUROST A T ;

  • alle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) diffuse dall’INPS;
  • ai flussi in entrata e in uscita, tratti dal sistema delle Comunicazioni Obbligatorie.La lettura integrata di questi tre set di informazioni ci fornisce un quadro provinciale che nel 2015 ha espresso un sostanziale miglioramento rispetto agli anni passati. Vanno tuttavia precisati due aspetti:

    • il suddetto rasserenamento non è stato pervasivo (alcune variabili, come il tasso di occupazione e quello di disoccupazione giovanile, sono ulteriormente peggiorate);

• la distanza dai livelli pre-crisi è, nella maggior parte dei fenomeni indagati, ancora fortemente elevata.

Sul versante dell’offerta di lavoro, nel 2015 il tasso di occupazione in provincia di Brescia si è attestato al 62,2%, in riduzione dello 0,5% sul 2014. L’incidenza dell’occupazione sul totale della

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popolazione in età lavorativa si conferma inferiore alla media regionale (65,1% nel 2015), ma sensibilmente superiore a quella nazionale (56,3%). Tuttavia, il confronto con alcune delle aree più sviluppate a livello europeo, i cosiddetti “Motori d’Europa” (Baden-Württemberg, Bayern, Cataluña, Rhône-Alpes) indica un notevole ritardo, intensificatosi negli ultimi anni, della provincia di Brescia. Mentre le regioni tedesche e quella francese hanno infatti saputo interamente recuperare quanto perso nella fase più acuta della crisi, la provincia di Brescia e la Cataluña, nel 2015 presentano ancora un forte divario rispetto ai livelli occupazionali del 2007.

Nel 2015, per la prima volta in sette anni, il tasso di disoccupazione in provincia di Brescia ha segnato una contrazione, attestandosi all’8,7% (dal 9,1% del 2014); esso risulta tuttavia quasi tre volte superiore rispetto ai livelli pre-crisi, quando la disoccupazione poteva essere definita come “frizionale” (3,2% nel 2007). Dal 2013 si è inoltre venuto a creare un differenziale negativo con la Lombardia, acuitosi nell’ultimo biennio, mentre il nostro territorio continua a godere di una situazione relativamente più favorevole rispetto alla media nazionale. Il paragone con le aree tedesche più industrializzate risulta tuttavia particolarmente svantaggioso: Baden-Württemberg e Bayern hanno infatti sperimentato un’evoluzione del tutto opposta a quella bresciana, al punto che, per entrambi i Länder, il 2015 ha rappresentato il minimo livello di disoccupazione. La Cataluña ha iniziato nel 2014 un movimento di riduzione, sebbene il tasso nel 2015 risulti circa tre volte superiore a quanto registrato nel 2007.

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A una riduzione del tasso di disoccupazione complessivo nel 2015 in provincia di Brescia non è corrisposta un’analoga dinamica di quello relativo alla componente giovanile (15-24 anni), che ha invece raggiunto un valore record, pari a 35,9% (quattro volte più elevato rispetto al 2007, 8,9%).

Si tratta di un dato particolarmente allarmante (soprattutto se letto insieme al contestuale incremento del tasso di inattività), che pone serie incognite circa la capacità da parte del sistema bresciano di fornire adeguato spazio a una componente vitale del capitale umano a disposizione delle imprese, con le evidenti ripercussioni sulla competitività e sulla capacità prospettica delle stesse di affrontare

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importanti sfide, come la competizione globale e la quarta rivoluzione industriale. In tale contesto, il dato provinciale risulta estremamente lontano dalle eccellenze sperimentate in Baden-Württemberg e Bayern, dove un modello particolarmente efficiente di “alternanza scuola-lavoro” contribuisce a facilitare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

Relativamente più confortante è la dinamica provinciale della Cassa Integrazione Guadagni (CIG): nel 2015 le ore autorizzate sono state 34,9 milioni rispetto ai 45,2 del 2014 (-22,8%). La componente ordinaria (9,8 milioni di ore) è diminuita del 18,6% sul 2014; problematiche amministrative sorte negli ultimi mesi del 2015 (e poi protrattesi nei primi del 2016), legate al recepimento del d.lgs. n. 148/2015, hanno tuttavia determinato un rallentamento nell’autorizzazione delle ore di CIGO. Pertanto il suddetto calo appare come la sintesi di due effetti (uno riferito al miglioramento del contesto ciclico, l’altro al blocco delle procedure di autorizzazione) difficilmente scindibili.

La componente straordinaria (pari a 23,0 milioni di ore) è diminuita del 7,2% rispetto al 2014, mentre quella in deroga, finanziata a carico del bilancio pubblico, ed estesa a comparti produttivi e categorie di lavoratori altrimenti esclusi dalla CIG (2,1 milioni di ore), è risultata in forte flessione (-74,5%), sebbene parte di tale dinamica sia imputabile al più ridotto perimetro di applicazione di questo istituto.

Nonostante gli innegabili ed evidenti miglioramenti, nel 2015 il ricorso alla CIG è apparso ancora significativamente elevato, se confrontato con i livelli pre-crisi; rispetto al 2007 (6,0 milioni di ore autorizzate), l’incremento complessivo è del 482,2%.

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Dall’analisi congiunta delle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni e delle informazioni desumibili dall’Indagine ISTAT sulle “Forze di Lavoro” è possibile ottenere il cosiddetto “tasso di disoccupazione implicita”, ovvero quella sottesa al ricorso alla CIG1.
Nel 2015 i lavoratori equivalenti a tempo pieno coinvolti nella CIG sono stati pari a 10 mila (circa 3 mila in meno del 2014, ma ben 7 mila in più nei confronti del 2008), corrispondenti a un tasso di disoccupazione implicita del 10,5% (nel 2014 aveva raggiunto il valore massimo di 11,5%). Nel 2015 il differenziale con la disoccupazione ufficiale si è pertanto attestato all’1,8%, vale a dire al livello minimo dal 2008; tale risultato è imputabile allo sgonfiamento delle ore autorizzate e al contestuale minor utilizzo da parte delle imprese.

L’evoluzione relativa ai flussi occupazionali è anch’essa positiva: nel 2015 gli avviamenti al lavoro con contratti alle dipendenze in provincia di Brescia sono stati oltre 134 mila (+8,9% sul 2014). La crescita è stata trascinata dal contratto a tempo indeterminato (+47,2%), sulla cui dinamica sembrano aver influito, almeno in parte, i provvedimenti approvati dal Governo: quello riferito agli sgravi contributivi (in vigore da gennaio 2015) e quello sul contratto a tutele crescenti (in vigore da marzo 2015). Nel contempo, l’apprendistato e il tempo determinato sono stati protagonisti di decrementi significativi (rispettivamente -20,0% e -4,8%). Nonostante il vero e proprio boom che ha caratterizzato il tempo indeterminato, la composizione delle assunzioni per tipo di contratto è ancora contraddistinta dalla netta prevalenza dei contratti a termine (che rappresentano il 59,2% del totale) e dall’incidenza marginale dell’apprendistato (3,3%). La quota delle assunzioni a tempo

1 Tale tasso viene stimato sulla base delle ore di CIG effettivamente utilizzate dalle imprese, trasformate in lavoratori equivalenti a tempo pieno.

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indeterminato ha raggiunto il 37,4% (in salita dal 27,7% nel 2014): tale espansione è avvenuta a spese sia del tempo determinato, sia dell’apprendistato2.

Le cessazioni nel 2015 sono state poco più di 132 mila (+3,8% sul 2014). Il contratto a tempo indeterminato ha guidato la crescita dei flussi in uscita (+14,6%), mentre l’apprendistato (-9,8%) e il tempo determinato (-1,0%) hanno evidenziato una riduzione.

2 Va tuttavia precisato che, con riferimento alla sola industria in senso stretto, nel 2015 le assunzioni a tempo indeterminato sono divenute maggioritarie (52,8% del totale, rispetto al 37,1% registrato nel 2014).

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La composizione delle cessazioni per contratto ha privilegiato il tempo determinato (61,3% nel 2015), seguito a distanza dall’indeterminato (35,8%) e dall’apprendistato (2,9%).

Nel 2015 il saldo netto in provincia di Brescia fra avviamenti e cessazioni è risultato positivo (+2.096); il valore misura l’incremento dello stock di contratti di lavoro alle dipendenze intervenuto rispetto alla situazione a fine 2014. Il 2015 ha pertanto sperimentato un miglioramento occupazionale rispetto all’anno precedente, che invece si era caratterizzato per un saldo significativamente negativo (-4.060). Il valore complessivo è la risultante di un saldo positivo nel tempo indeterminato (+2.994, il primo da quando è disponibile la serie storica) e nell’apprendistato (+651) e di una forte riduzione nel tempo determinato (-1.549).

Dopo questa panoramica, che ha messo in luce alcune delle evidenze caratterizzanti il mercato del lavoro in provincia di Brescia dal lato dell’offerta, è possibile sintetizzare i principali risultati dell’indagine AIB, che offre un’analisi al 2015 dal lato della domanda, in particolare quella di un campione di aziende bresciane.

Il lavoro è suddiviso i due sezioni:

  • Struttura e dinamica dell’occupazione;
  • Orari e assenze dal lavoro.
    A queste, si aggiunge un approfondimento sul giudizio espresso dalle imprese in merito aiprovvedimenti emanati dal Governo nel 2015, a sostegno delle assunzioni a tempo indeterminato. Il Centro Studi AIB 8

riferimento va alle norme sugli sgravi contributivi e sul cosiddetto “contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti”, inserito nella riforma del Jobs Act. L’analisi ricalca quella presentata nella precedente edizione del Rapporto, ma si differenzia perché, mentre l’anno scorso erano state raccolte valutazioni necessariamente provvisorie, ora le opinioni delle imprese riguardano il consuntivo sull’intero 2015 e le intenzioni per il 2016.

STRUTTURA E DINAMICA DELL’OCCUPAZIONE
Il lavoro a tempo indeterminato (full-time e part-time) è nettamente il contratto prevalente all’interno delle imprese bresciane: coinvolge il 97,0% dei lavoratori alle dipendenze. Il tempo determinato (full- time e part-time) e il contratto di apprendistato, interessano solo il rimanente 3,0% dei dipendenti (rispettivamente, 2,1% e 0,9%).
Con riferimento alla qualifica, tra i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, il 65,6% è operaio, il 29,5% è impiegato; i quadri sono il 3,2% e i dirigenti rappresentano il rimanente 1,7%. L’occupazione femminile, sul totale dei lavoratori a tempo indeterminato, rappresenta solo il 19,7%. La scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro locale trova giustificazione soprattutto nella forte specializzazione dell’industria bresciana sbilanciata verso i comparti metalmeccanici, i cui organici vedono la netta prevalenza di forza lavoro maschile. Al di là delle considerazioni relative al settore di attività, la presenza femminile evidenzia dei ritardi: le donne rappresentano soltanto il 7,9% dei dirigenti e il 17,0% dei quadri.
Dal punto di vista dell’organizzazione dell’orario di lavoro settimanale, il part-time (sia a tempo indeterminato, sia a tempo determinato) è utilizzato dall’86,0% delle imprese bresciane, mentre la sua incidenza sul totale dei lavoratori alle dipendenze è pari al 5,1%. La composizione dell’occupazione part-time per genere e per durata del contratto esprime la netta prevalenza di femmine (86,3%) e di addetti a tempo indeterminato (97,2%). Il part-time si rivela quindi come strumento prezioso per incrementare il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro.
Il bilancio complessivo dell’occupazione, derivante dalla differenza tra i flussi in entrata e quelli in uscita, è positivo (+1,9%). Si tratta di una dinamica incoraggiante, dopo anni di ridimensionamenti più o meno intensi degli organici. La crescita dei dipendenti sarebbe stata favorita dalla ripresa dell’attività produttiva e dall’entrata in vigore delle nuove norme in materia di contratti di lavoro (sgravi contributivi e “contratto a tutele crescenti”). Il contratto a tempo indeterminato registra un incremento netto degli occupati (+2,9%), a fronte di saldi negativi per i profili lavorativi a termine (-24,2% per il determinato e -13,9% per l’apprendistato). Per quanto riguarda la sola dinamica inerente il tempo indeterminato, la crescita del numero dei lavoratori ha interessato tutte le qualifiche (+1,8% i dirigenti, +3,4% i quadri, + 3,6% gli impiegati, + 2,6% gli operai).

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ORARI E ASSENZE DAL LAVORO
Le ore lavorabili sono risultate mediamente pari a 1.635, 1.634 nei maschi e 1.638 nelle femmine. Il valore, calcolato al netto delle ore di CIG effettivamente utilizzate, tende a diminuire al decrescere del livello di inquadramento professionale: per i quadri è pari a 1.694, per gli impiegati a 1.691 e per gli operai si attesta a 1.607. Le ore lavorate, invece, ammontano mediamente a 1.526, frutto di una significativa differenza di genere (1.538 nei maschi e 1.469 nelle femmine) e sono caratterizzate da una relazione positiva con l’inquadramento professionale: 1.644 per i quadri, 1.617 per gli impiegati, 1.481 per gli operai. La combinazione “operaio-femmina” è quella che si caratterizza per il minor numero di ore lavorate (1.375), mentre quella “quadro-maschio” per il valore più elevato (1.652). Le ore di assenza sono risultate mediamente pari a 108, con un’elevata eterogeneità per genere e inquadramento del lavoratore. L’addetto medio maschio ha effettuato 97 ore di assenza, contro le 170 di quello femmina; allo stesso tempo, i quadri sperimentano un valore significativamente più basso (51) rispetto a quello che caratterizza gli impiegati (74) e gli operai (126). La composizione per causale delle ore di assenza per l’addetto medio evidenzia la netta predominanza delle malattie non professionali, a cui viene addebitato il 57,8% delle ore perdute.
Il tasso di assenza, inteso come rapporto tra le ore perdute e quelle lavorabili, è pari, per l’addetto medio, al 6,6%. Il valore tende a crescere al diminuire della qualifica (è pari al 3,0% per i quadri, al 4,4% per gli impiegati e al 7,9% per gli operai). Tale tasso è inoltre funzione del genere dell’addetto: nelle femmine, per le quali si registrano più ore perdute, si attesta al 10,3%, a fronte del 5,9% che caratterizza l’occupazione maschile; le donne operaie esprimono il valore più alto (pari al 13,0%), mentre i quadri maschi quello più basso (2,4%).
L’utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni (CIG), riferito alle ore effettive e non a quelle richieste, ha riguardato mediamente il 35,3% delle imprese del campione. Le ore di CIG effettuate dall’addetto medio sono 58 (22 dai quadri, 31 dagli impiegati e 72 dagli operai); le procedure hanno maggiormente coinvolto i maschi (59 ore) rispetto alle femmine (53); il picco è stato raggiunto dalla categoria “operaio-donna” (83 ore). Le ore di CIG rappresentano, a livello complessivo, il 3,6% delle ore lavorabili; il tasso di incidenza della CIG è funzione dell’inquadramento del lavoratore e cresce al diminuire della qualifica (1,3% nei quadri, 1,8% negli impiegati e 4,5% negli operai).
Il fenomeno degli straordinari ha riguardato l’82,6% delle imprese bresciane. L’addetto medio ha svolto 79 ore di straordinario (99 fra gli impiegati e 70 fra gli operai). L’incidenza sul totale delle ore lavorabili è stata in media del 4,8% (5,9% per gli impiegati e 4,3% per gli operai).

Infine, nell’edizione di quest’anno è stato inserito un approfondimento che riguarda il giudizio a consuntivo delle imprese in merito ai provvedimenti emanati nel corso del 2015 dal Governo a sostegno delle assunzioni a tempo indeterminato. Il riferimento va alle norme sugli sgravi contributivi e sul cosiddetto “contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti”, inserito nella riforma del Jobs Act.

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Dai risultati emerge che ben il 79,1% degli operatori intervistati ha effettuato nel 2015 assunzioni e/o trasformazioni a tempo indeterminato. Tra le imprese che hanno dichiarato di aver fatto assunzioni, il 79,0% ha affermato che le norme sugli sgravi contributivi e/o quelle sul contratto a tutele crescenti hanno giocato un ruolo importante nella scelta a favore delle assunzioni. Il rimanente 21,0% delle aziende ha invece dichiarato di non essere stato influenzato dalla nuova normativa.

Tra le imprese che hanno riconosciuto di essere state influenzate dai provvedimenti del Governo, il grado di incisività delle singole norme è stato così valutato: gli sgravi contributivi hanno ricevuto una valutazione positiva nell’87,8% dei casi (39,5% giudizio “molto”, 48,3% “abbastanza”), mentre il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti ha ricevuto consensi favorevoli, sebbene relativamente più tiepidi: 18,8% giudizio “molto”, 36,1% “abbastanza”, ma anche 35,4% “poco” e 9,7% “per niente”.

Come è noto, infine, nel 2016 gli sgravi contributivi sono stati confermati, sebbene per importi e durata inferiori: qual è stato l’orientamento delle imprese, in particolare, per quanto riguarda l’impatto atteso sugli under 29? Dall’analisi effettuata risulta che il contratto a tempo indeterminato è ritenuto preferibile per l’assunzione di un under 29 solamente dal 22,5% delle imprese, mentre quelli a termine emergono come i maggiormente indicati (39,6% il tempo determinato e 37,9% l’apprendistato).

Piccole imprese: segnali positivi da fatturati, ordini e investimenti

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Fatturati e ordini in crescita in oltre un caso su due, col segno positivo in quasi un caso su due anche la produzione, input positivi iniziano ad arrivare anche da investimenti, soprattutto nel settore metalmeccanico, e occupazione (in circa un caso su cinque). L’analisi congiunturale relativa al secondo trimestre 2016 realizzata dal Centro Studi di Apindustria segnala una tendenza nel complesso positiva e, anche se ovviamente permangono elementi critici per un discreto numero di aziende del campione, l’analisi incrociata dei dati evidenzia realtà aziendali che vivono una fase di netta ripresa negli indicatori considerati. «I numeri sulla ripresa sono ancora esigui – afferma Douglas Sivieri, presidente di Apindustria Brescia -, ma molte piccole e medie imprese bresciane hanno ricominciato ad investire e questo è sicuramente un bel segnale. Purtroppo non tutte le imprese vanno nella stessa direzione e, collegato a questo aspetto, resta il grande problema di un mercato interno che continua a essere fermo e che rappresenta però il naturale sbocco di tante aziende. I mercati esteri, per chi può, sono necessari ma non sufficienti».

L’analisi dei dati congiunturali si sviluppa dal confronto dei dati del trimestre in esame rispetto al trimestre precedente. Più nel dettaglio, osserva il Centro Studi, i principali indicatori economici del II trimestre 2016 segnalano una tendenza nel complesso positiva, ma in moderata crescita: il campione di riferimento si distribuisce tendenzialmente nella fascia +1/+5%. I dati medi sono incoraggianti e positivi: mediamente, crescono fatturato (positivo nel 57% dei casi) e produzione (in crescita nel 48% dei casi, il 27% dichiara stabilità), a fronte di un aumento degli ordini (56%); aumentano mediamente anche i costi di produzione, che si stagliano tra +1 e +8% per il 40% dei rispondenti (il 53% segnala invece stabilità).

Tendenzialmente fermi gli investimenti (in crescita solo nel 22% dei casi), e l’occupazione, in timida crescita per il 28% degli associati. L’analisi incrociata dei dati evidenzia realtà aziendali che vivono una fase di netta ripresa negli indicatori rilevati, con punte positive particolarmente significative.

Rimangono tuttavia presenti situazioni di crisi aziendale, come emerge dall’analisi del grado di utilizzo degli impianti: come per il trimestre precedente, le situazioni di maggior difficoltà – in cui gli impianti lavorano alla metà (o meno) della loro capacità – segnano ulteriori riduzioni (il 33% di chi ha impianti pesantemente sottoutilizzati) anche marcate, mentre nel 7% dei casi hanno avuto un forte impulso.

La tendenza nell’utilizzo degli impianti tuttavia si muove coerentemente con la produzione, segnalando stabilità, affiancata da un timido ma fermo miglioramento. Positivi anche gli andamenti di ordini e magazzino giacenze: se nel primo trimestre 2016 si segnalava una contrazione degli ordini particolarmente pesante per più dell’8% degli intervistati (calo degli ordini superiore all’8%), mentre più dell’8% degli intervistati subiva un incremento significativo delle giacenze (variazione delle scorte superiori al 9%), in questo secondo trimestre si segnala una contrazione degli ordini solo nell’8% dei casi – di cui 5% particolarmente pesanti.

FOCUS SETTORE METALMECCANICO

Il settore metalmeccanico, circa la metà del campione complessivo, presenta evidenze leggermente discordanti rispetto alla totalità degli associati interpellati, nei principali indicatori: soprattutto, impatta negativamente la sezione “costi della produzione”, in cui il 95% dei rispondenti dichiara un incremento. D’altro canto, i metalmeccanici presentano produzione e fatturato con note più positive, nonostante una crescita degli ordini meno rappresentativa in termini percentuali, ma più significativa quantitativamente (il 31% dei rispondenti sfrutta una crescita degli ordini tra 6 e 8%).

Anche l’occupazione trova terreno fertile in questo settore, dove si evidenza una crescita nel 64% dei rispondenti. Bene gli investimenti, in crescita nel 100% dei casi.

Giada, torte da Export. Ora si apre a Miami

in Alimentare/Economia/Evidenza/Export by

Le torte di Giada sono diventate un caso. Da esportazione. Come riportato dal Corriere della Sera, infatti, Giada Farina – la 35enne bresciana diventata ormai celebre per le sue cupcake – è pronta ad espandersi. E ben al di là dei confini della Leonessa. Presto Giada – che oggi gestisce due negozi e collabora con diverse gelaterie e ristoranti bresciani -potrebbe sbarcare a Miami. Ad agosto, infatti, si terrà il primo viaggio per individuare la sede migliore (le alternative sarebbero un centro commerciale e Miami Beach), con l’obiettivo di aprire il prima possibile grazie al supporto di alcuni soci locali. Allo stesso tempo Giada guarda anche alla Cina, ma in quel caso l’apertura dovrebbe arrivare nel 2017.

Victor Massiah ha incontrato oggi gli Organi della Fondazione Crc

in Banche/Economia by

Si è concluso da poco l’incontro informale tra il Consiglio d’Amministrazione e il Consiglio Generale della Fondazione CRC e il Consigliere delegato di UBI Banca, Victor Massiah. Durante l’incontro sono state analizzate le prospettive del gruppo UBI e illustrato in anteprima agli Organi della Fondazione CRC il piano industriale recentemente approvato. “La visita alla Fondazione CRC del Consigliere delegato di UBI Banca dimostra l’attenzione del Gruppo per il nostro territorio” afferma il presidente della Fondazione CRC, Giandomenico Genta. “La stessa attenzione che ha portato alla recente sottoscrizione dell’accordo tra UBI e il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, grazie al quale il Gruppo mette a disposizione, nel triennio 2016-2018, due miliardi di euro per agevolare l’accesso al credito delle imprese che operano nel settore agricolo e agroalimentare, molto numerose nel nostro territorio”. “Torneremo con i vertici del Gruppo dopo l’estate, all’interno del road show nazionale, per presentare il piano industriale al territorio di Cuneo” dichiara Victor Massiah, Consigliere delegato di UBI Banca.

Brebemi chiude il 2015 con altri 69 milioni di rosso

in Bilanci/Economia/Infrastrutture by

Un buco da 69 milioni di euro. E’ questo il bilancio di Brebemi a due anni dall’inaugurazione. Numeri pesanti, che non fanno che aumentare le polemiche sull’autostrada “pagata dai privati” (come recita il claim contestato da molti), che però riceve ogni anno (fino al 2039) 20 milioni da Regione Lombardia e Governo.

Nel 2014 le perdite erano state di 35 milioni. Ora si raddoppia. E l’unica nota positiva arriva dal fatto che la gestione operativa è in utile di 20 milioni (a determinare le perdite sono gli ammortamenti delle opere realizzate).

Molto negativo, invece, il dato dei transiti: dalle previsioni iniziali (60mila, poi scesi a 40mila) si è arrivati a 22mila al giorno. Ma i numeri sarebbero molto più bassi: 16mila nei primi mesi del 2015, contro i 14.200 del 2014.

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